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Burnout e demotivati: le riforme sono sufficienti a salvare insegnanti e alunni?

Un interessante articolo di Feliciana Cicardi sul ilsussidiario.net sul disagio all’interno della Scuola che colpisce sia insegnanti che studenti.

In tempi lontani le riforme che investivano la scuola venivano pensate e disegnate a partire da un obiettivo preciso e circoscritto. Una volta, per “fare gli italiani” dopo aver fatto l’unità d’Italia; in tempi più recenti l’istituzione della scuola media unica e obbligatoria per garantire a tutti (non uno di meno!) una formazione culturale di base, e così via. Negli ultimi due decenni, su su fino all’oggi, le riforme spesso sono nate sotto la spinta di una dimostrazione di forza di una parte politica e/o pedagogica rispetto ad altre. Così si cambia l’architettura della scuola, pensando poco o troppo alla popolazione scolastica che la abita. È vero. Molto si discetta circa le differenze della nuova generazione di alunni. Tutti a “descrivere” la generazione Y, i digital natives; a tratteggiare quasi con compiacimento i tratti distintivi degli alunni di oggi, i problemi di apprendimento di questi ultimi, i loro interessi e le loro difficoltà a crescere.
Ma, diciamolo in tutta franchezza, le analisi sono utili se portano ad individuare soluzioni.
Il palazzo di Via Trastevere, pedagogisti, sindacati a suon di leggi, circolari, proclami, pongono i riflettori su un serio problema che investe la scuola quale è l’accoglienza (e fermiamoci a questo) degli alunni stranieri nelle nostre classi. Questione seria che non può essere liquidata con l’indicazione di percentuali di presenza dei culturalmente “diversi” (30 per cento in ogni classe? classi differenziate?). Ma chi pensa a tutti gli alunni (e sono molti, un quarto degli iscritti secondo alcune ricerche) che presentano tratti di disagio conclamato, non tanto a livello di apprendimento quanto di fragilità e confusione nel gestire la propria identità affettiva e cognitiva?
In uno straordinario romanzo di Joyce Oates Sorella, mio unico amore (ispirato ad una storia vera) si stigmatizza la società della middle class americana che manda i propri figli in scuole esclusive. In queste i ragazzini fanno a gara a chi è affetto da più sindromi definite dagli acronimi più strani, a chi assume più psicofarmaci per combattere noia, depressione, aggressività. Addirittura si costruiscono amicizie a partire dalla comunanza di una sindrome da cui si è afflitti. Il tutto nell’accettazione serena e quasi compiaciuta di famiglia e scuola. La nostra società è disposta ad osservare con atteggiamento di ineluttabilità i disagi della nuova generazione? Come è stato citato sulle pagine di questo giornale «l’impossibilità di educare è pensata come una condizione normale della società in cui viviamo».

Basta fare una chiacchierata con molti insegnanti seriamente impegnati nel loro compito per toccare con mano la fatica di gestire e “contenere” problematiche originate da cause varie che affliggono molti alunni, i quali sono classificati in categorie di disturbi (DSA, difficoltà attentive). Nessuno nega l’importanza di far conoscere ai docenti le caratteristiche e i sintomi di determinate sindromi attraverso corsi di formazione e pubblicazioni. I docenti imparano a fare “diagnosi” e - qualche volta - a somministrare un sintomatico che freni l’“affezione”. Ma il problema resta su due piani.
L’insegnante si sente frustrato perché - a fronte di un suo impegno a modificare il proprio agire professionale - si sente come lo studente che, dopo aver studiato sodo il giorno precedente, non riesce a svolgere adeguatamente il compito in classe. Chi si premura di ridefinire le competenze professionali dei docenti necessarie a sostenere un compito che non è più solo di facilitazione e sollecitazione di apprendimento, ma è soprattutto di “contenimento” di manifestazioni di disagio psico-affettivo degli alunni? (E non si pensa qui a docenti –psicologi). Il docente si trova in classe - solo - con “grida” normative e nuovi (?) “programmi” da applicare su alunni “malati” di fatica di vivere emotivamente e culturalmente. Il rischio di burn out negli insegnanti aumenta in modo esponenziale creando disaffezione alla propria professione ma soprattutto frustrazione perché i propri sforzi sono vanificati dal muro di gomma della classe che non risponde più neppure ai farmaci di nuova generazione.
E gli alunni? Che beneficio traggono con le loro “provocazioni” di disinteresse, distrazione, disturbo dell’ambiente di apprendimento? Probabilmente nessuno. Basta guardare i loro occhi abitati da infelicità o da sfida. Quegli sguardi sono una domanda, una richiesta di aiuto che non può essere messa a tacere con l’alibi dell’impossibilità a promuovere cambiamento, per stabilire un equilibrio nei ragazzini che vengono affidati alla scuola. Aiuti vengono da nuove scoperte in campo neurologico, psicologico e didattico, ma non bastano. Troppe analisi e diagnosi e poche terapie, soprattutto queste non mirate ai reali profondi malesseri che i ragazzi covano dentro.

Le terapie più efficaci non sono rinvenibili in modifiche strutturali o di contenuto della scuola. Quando si disegna una riforma occorrerebbe puntare l’attenzione ai soggetti che saranno investiti da tale cambiamento, nella fattispecie a docenti ed alunni che sono oggi, entrambi, sì ‘diversi’ nelle potenzialità e nelle fragilità, ma non per questo “ineducabili” e immodificabili.
Non bisogna abdicare alla convinzione che la scuola possa promuovere benessere in chi la abita. Gli alunni sì, portatori di fatiche e di potenzialità forse più raffinate di un tempo, ma anche i docenti che devono essere aiutati a scoprire e conoscere i veri bisogni dei cuccioli d’uomo e le risposte adeguate in aggiunta alla loro buona volontà e sensibilità umana; e soprattutto non siano lasciati soli nel loro compito. Qualsivoglia innovazione si rivelerà fallimentare se non si offrono ai docenti strumenti del mestiere efficaci, che li rendano ancora e di più certi dell’importanza e delle “praticabilità” del loro impegno, oggi più che mai lontano da un’azione di trasmissione e sempre più orientato alla co-costruzione, insieme agli alunni, di soggetti che si sentano “bene” nella realtà tutta, anche quella scolastica.

I Docenti vogliono essere valutati: quali risposte?

Un interessante articolo di Giovanni Cominelli sul ilsussidiario.net sulla professionalità degli Insegnanti e la storia del dibattito intorno alla loro valutazione.

È almeno da un paio di decenni che il dibattito politico, culturale, sindacale tematizza la questione decisiva della professionalità degli insegnanti.
Per quante riforme istituzionali, ordinamentali, organizzative, curricolari si riesca a introdurre, la condizione alla quale esse producano il cambiamento desiderato è quella di una professionalità moderna del personale docente e dirigente. Le riforme camminano sulle loro gambe. Sennò sono destinate inesorabilmente al fallimento. Ciò vale anche per i nuovi regolamenti. Nel corso dell’ultimo decennio sono passati sotto i nostri occhi Luigi Berlinguer, Tullio de Mauro, Letizia Moratti, Beppe Fioroni e, ora, Maria Stella Gelmini. Ciascuno di questi Ministri ha ideato e messo in legge modifiche strutturali profonde. L’ultimo approdo, che pare al momento irreversibile, è quello dei regolamenti concernenti i Licei, gli Istituti tecnici, gli Istituti professionali. Tuttavia, poiché tutti questi cambiamenti vorticosi venivano scritti solo sulla carta, che il Ministro successivo faceva volare via, la scuola reale ha continuato la strada verso il declino della sua qualità. La percezione immediata e le indagini internazionali e nazionali confermano questa deriva. E confermano anche che la questione dei docenti/dirigenti è il passaggio a Nord-Ovest dell’intero sistema.

Niente Soldi per la Scuola ma per i Partiti Si

Dal 1994 al 2008 i partiti hanno incassato 2,2 miliardi di euro in rimborsi per spese elettorali ma ne hanno spesi "solo" 579.000. Lo rileva la Corte dei Conti. I rimborsi sono corrisposti in base al numero di voti ottenuti anziché alle spese sostenute. Per le elezioni del 2008 i partiti hanno speso 110 mln di euro, prendendo rimborsi per oltre 503 mln cioè 10,5€ in media per ogni voto preso. Il Pdl ha incassato 206mln di € dallo Stato spendendo però 53mln. Il PD ha sborsato 18mln e ne ha presi 180. La Lega incassa (solo per il 2008) 41mln a fronte di 2,9 in uscita (14 volte in più), e l'Italia dei Valori rastrella 21mln contro i 3,4 spesi. l'UDC spende 15mln e incassa 25. La Destra di Storace, senza nessun eletto al Parlamento comunque ottiene 6mln di euro dei cittadini, avendone spesi 1,8.
  Inoltre, la Corte dei Conti ha accertato che le spese dichiarate dai partiti erano in realtà "gonfiate".

fonte: rivista Acqua e Sapone
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Scrutini I quadrimestre: pioggia di 5 in Condotta, Matematica e Inglese

Nel primo quadrimestre di questo anno scolastico aumentano i 5 in condotta, la materia sulla quale il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini sta conducendo una personale battaglia per esaltarne il valore, mentre nelle discipline "di merito" le insufficienze si concentrano in matematica e in inglese. Lo dice oggi il Ministero in una nota.
Divulgando i risultati dell'80% degli scrutini delle scuole medie e superiori, il ministero ha detto che "63.525 studenti delle scuole secondarie di I e II grado hanno riportato un voto insufficiente nel comportamento; l'anno scorso invece erano stati 52.344".
"Non fa mai piacere quando a un ragazzo viene assegnata un'insufficienza", ha chiosato il ministro nella medesima nota. "La nostra scuola è lontana da quella del 6 politico. Anche il comportamento è importante nella valutazione complessiva dei ragazzi, perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri come il rispetto delle istituzioni scolastiche e dei compagni".
I ragazzi più indisciplinati, stando ai 5 in comportamento, si trovano nel Sud e nelle Isole, segue il Centro e via risalendo Nordovest e Nordest.
Ma il primato delle insufficienze nella pagella della prima parte dell'anno va alla matematica (60,2% del totale dei voti dal 5 in giù), seguita da lingue straniere e italiano.
Quanto all'anno scolastico più colpito, il primato va al terzo anno delle superiori, dove in media 77 studenti su 100 hanno almeno una materia da recuperare.

fonte: Reuters
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L'argomento del giorno è: licenziamo i Professori

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Questa volta il tam-tam è scaturito da un fatto accaduto in una scuola americana del Rhode Island, la Central Falls Senior High School che, per scarsi risultati degli studenti, ha licenziato in blocco tutti i docenti. Tanto è bastato per dare la stura ad un coro di consensi ed una richiesta di emulazione per i Professori nostrani.
L'equazione è semplice: " Se tutti gli studenti di una classe danno scadenti risultati, i casi sono due: o l’indisciplina generale è così alta da impedire ai professori di insegnare, oppure sono i professori stessi incapaci di insegnare. Ma andrebbe anche osservato che se un docente non è in grado di tenere la disciplina, il più delle volte significa che non sa incuriosire e motivare all’apprendimento i propri allievi."

L'equazione è semplice anzi, è semplicistica e non può che essere enunciata da chi in classe non è mai stato se non come studente (forse).

  A questa equazione io rispondo con un paragone: immaginiamo di chiedere ad un chirurgo di operare un paziente dopo avergli legato le mani. Dopo aver constatato gli ovvi risultati lo licenziamo perché incapace di compiere un'operazione chirurgica.
  Può sembrare un paragone estremo, inappropriato, certamente provocatorio ma non così assurdo.
  Da qualche decennio si fa a gara per mettere al "centro"della scuola tutti: gli alunni, i genitori, il quartiere, il Preside manager ma non ho mai sentito qualcuno mettere al centro i Docenti.
  Sulla Scuola discettano tutti: pedagogisti, psicologi, giornalisti, ministri, sottosegretari, opinionisti....Ma in classe ci andiamo noi. Tutti hanno qualcosa da insegnarci, da inculcarci, da aggiornarci...Ma in classe ci andiamo noi.
  Esistono degli Insegnanti indifendibili, non c'è dubbio ma l'impostazione del dibattito è contro un'intera categoria. Quand'è che qualcuno metterà gli Insegnanti al centro della Scuola? Quand'è che si libereranno le mani agli Insegnanti? Se un Docente viene messo in condizione di insegnare, a meno che non abbia sbagliato mestiere, i risultati sono garantiti. Oggi, soprattutto nelle realtà più disagiate, questo è impossibile. E l'equazione: " Se un docente non è in grado di tenere la disciplina, il più delle volte significa che non sa incuriosire e motivare all’apprendimento i propri allievi" non esiste.
  Ci sono delle realtà inimmaginabili che hanno bisogno di interventi specialistici individualizzati (non sto parlando né di alunni diversamente abili né di alunni in difficoltà). L'insegnante ha in una classe, mediamente, 25 alunni e non può dedicarsi solo a quei 2 o 3 bulli che sabotano regolarmente le lezioni . Le situazioni che si creano debbono essere inquadrate, e perseguite, sotto la loro vera luce: "Interruzione di pubblico servizio". Togliere dalla classe chi impedisce lo svolgimento del lavoro scolastico è diventata un'emergenza ed un dovere primario per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Scuola. Non è un'esagerazione.
  Le prime vittime di questa situazione ingovernabile sono gli alunni diversamente abili che avrebbero, loro si, bisogno di maggiore attenzione; ben poco può fare l'Insegnante di sostegno che al massimo opera 9 ore su 30 a settimana.
Le seconde vittime sono gli alunni abili ma bisognosi di recuperare le carenze, le cui famiglie sono spesso costrette a ricorrere a lezioni private.
Le terze vittime sono gli alunni con grosse capacità che potrebbero raggiungere risultati di eccellenza resi impossibili in queste condizioni.
Infine ma non ultimi gli Insegnanti, costretti a sgolarsi e a collezionare frustrazioni verso questi elementi impuniti e impunibili che, di fatto, sono i più tutelati della Scuola.
E le patologie aumentano. E l'insoddisfazione e lo scoraggiamento aumenta. E l'età pensionabile aumenta. Il Ministro Sacconi quando ci tratterrà in servizio fino a 67 anni e oltre, farà insegnare agli alunni persone che hanno 5 volte la loro età: complimenti.
  Fino a quando durerà questa situazione?
  Il Ministro Gelmini dice di aver introdotto la bocciatura con il 5 in condotta, poi leggendo bene l'ambito di applicazione si scopre che l'alunno deve aver avuto una sospensione di 15 giorni. E' mai esistito in Italia un alunno che abbia avuto 15 giorni di sospensione? Caro Ministro, è un'arma spuntata, e a poco vale demandare all'autonomia degli istituti interventi più adeguati. Il segnale chiaro, forte e soprattutto applicabile deve venire dall'alto e uguale per tutti. Bocciare alla fine dell'anno, quando avviene, è troppo tardi; il lavoro didattico della classe è ormai compromesso.
  Per non rimanere nel vago propongo che la bocciatura avvenga alla fine del primo quadrimestre. L'alunno che avrà dimostrato disinteresse e soprattutto avrà impedito il  pubblico servizio dell'insegnamento deve essere allontanato dalla classe. Per andare dove? Dovrebbero essere organizzate classi trasversali che raccolgano tutti gli elementi di pari livello (ma non più di 12 alunni) che svolgano innanzitutto lavoro di rieducazione: alla cittadinanza, alla convivenza, al rispetto reciproco e delle istituzioni. In seguito, possono anche colmare le lacune scolastiche. Se il percorso del ragazzo sarà giudicato positivo potrà anche essere riaccorpato alla classe di provenienza all'inizio dell'anno scolastico successivo. Intanto la classe avrà avuto un quadrimestre in Grazia di Dio.
  Proposta impossibile? Inutile? Può darsi. Ma allora inventate qualcosa voi, che comandate, perché così non si può andare avanti. Coloro che si dilettano a scrivere di scuola, senza farne parte, si occupino, cortesemente, di cose in cui sono più competenti; perché alla fine in classe...ci andiamo noi.

Buona lettura (si fa per dire)

Usa, la scuola non funziona? Licenziati tutti i professori
Professori somari? Licenziamoli anche noi
I ragazzi non sanno l’italiano..perchè i professori si?
Salvata la scuola, peccato sia tardi
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Unità didattiche proposte dall' Unione Nazionale Consumatori

Un capitolo tra i più importanti ed impegnativi dell’attività dell’Unione Nazionale Consumatori è la collaborazione, ormai più che trentennale, con la scuola.

Grazie ad essa è possibile, infatti, coinvolgere gli insegnanti, gli allievi e, tramite questi, anche le famiglie su temi e problemi di grande interesse pratico, solitamente trascurati o non sufficientemente approfonditi dagli abituali mezzi d’informazione.
Nell'ambito di tale impegno di collaborazione sono state realizzate apposite unità didattiche dedicate alle scuole medie e contemporaneamente sono stati organizzati appositi concorsi a premi tra gli allievi.

Alcune unità didattiche realizzate dall' Unione Nazionale Consumatori:

Il latte (Unità didattica: Il diario di Laura - pdf 1,4 Mbyte)

Sicurezza elettrica(Unità didattica: Sicurezza elettrica - pdf 398 Kbyte)

Il riso

L'acqua che beviamo(Unità didattica)

Galassia salumi (Unità didattica)

La qualità si vede

Occhi aperti  (3 Unità didattiche)

fonte: http://www.consumatori.it/

ESAME DI STATO: prove scritte di Italiano 2007/08/09, per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali

Le tracce relative alla sessione 2007  (pdf)
Scheda di correzione della I prova - sessione 2007 

Le tracce relative alla sessione 2008

Le tracce relative alla sessione 2009


LA VALUTAZIONE DELLA PRIMA PROVA DELL’ESAME DI STATO (presentazione)
LA VALUTAZIONE DELLA PRIMA PROVA DELL’ESAME DI STATO (fascicolo)


fonte: INVALSI

ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO 2007-2008 Ordinario e sperimentale

Liceo Scientifico CORSO DI ORDINAMENTO Sessione ordinaria 2007 MATEMATICA

Liceo Scientifico CORSO SPERIMENTALE PIANO NAZIONALE INFORMATICA Sessione ordinaria 2007 MATEMATICA

Maschera di correzione - elaborati 2007


Liceo Scientifico CORSO DI ORDINAMENTO Sessione ordinaria 2008 MATEMATICA

Liceo Scientifico CORSO SPERIMENTALE PIANO NAZIONALE INFORMATICA Sessione ordinaria 2008 MATEMATICA

fonte: INVALSI