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Un'interessante proposta del Ministro Bondi per gli Insegnanti in esubero

E' una di quelle notizie che fanno saltare sulla sedia. Il Ministro dei Beni Culturali Bondi ha proposto, nel quadro della riforma del suo ministero, di utilizzare anche gli insegnanti in esubero (ovviamente con il loro accordo e d'intesa col ministero dell'Istruzione). La prima immagine che viene alla mente è quella di un insegnante seduto su una sedia a controllare i visitatori nella sala di qualche museo ma leggendo meglio la proposta emerge qualcosa di meno pessimistico.

(dal Corriere della Sera.it) "Questo è il pacchetto di proposte per il futuro dei Beni culturali firmato ieri dalla Uil-Beni culturali. La prima novità, che riguarda gli insegnanti, viene direttamente dal ministro Sandro Bondi che l'ha messa sul tappeto commentando il materiale prodotto dalla Uil: «Vorrei discutere col ministro Gelmini la possibilità di impiegare gli insegnanti in esubero nei musei e nella valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Potrebbero essere utilizzati anche come dirigenti di strutture se non addirittura di musei». Un'idea, quella di Bondi, che nasce da una considerazione: il personale dei beni culturali scarseggia, alcuni insegnanti invece potranno essere più numerosi del necessario."

Beh... direi che, a queste condizioni,  la cosa può essere molto interessante, se riguarda la direzione di strutture appartenenti ai Beni Culturali o dei Musei. Speriamo sia la volta buona che gli insegnanti vengano valorizzati per quello che meritano.

In crescita i giovani che dopo l’obbligo non proseguono gli studi, né trovano un impiego

Preccupante rapporto dell'Istat sull'occupazione, soprattutto quella giovanile che dopo la scuola dell'obbligo non prosegue gli studi superiori e, se lo cerca, non trova neanche lavoro.

(daFTAonline) In Italia, come in Europa, sembra non conoscere fine la caduta dell’occupazione. Se i dati di novembre erano stati i peggiori da molti anni a questa parte, quelle di dicembre hanno evidenziato un ulteriore scivolone. In questo contesto di difficoltà generalizzata, certo non sorprendono i numeri che dipingono le difficoltà nel rapportarsi al mondo del lavoro dei giovani italiani di età compresa tra i 19 e i 29 anni.

Occupazione mai così in basso dal 2004
A dicembre, la disoccupazione in Italia è salita a quota 8,5%, toccando il livello massimo dal 2004. Secondo i dati raccolti dall’Istat, nell’ultimo mese dello scorso anno gli occupati, nel nostro Paese, sono stati 22 milioni e 914mila (306mila unità in meno rispetto al dicembre 2008). Numeri simili equivalgono a dire che il tasso di occupazione italiano è pari al 57,1% (1,1% in meno rispetto a dicembre 2008), mentre le persone in cerca di lavoro sono 2 milioni e 138mila. Guardando all’andamento del mercato del lavoro, l’agenzia di rating Fitch ha stimato che in Italia il tasso di disoccupazione, nel 2010 e 2011, continuerà a crescere, mantenendosi tra il 9 e il 9,5%, con effetti particolarmente negativi su giovani, stranieri e lavoratori con contratti temporanei.

La generazione né-né
Tali numeri assumono un aspetto ancora più fosco se li si incrocia con altre statistiche derivanti da un’indagine del ministero del Lavoro a proposito del rapporto dei giovani italiani con il mondo del lavoro. Le rilevazioni, infatti, hanno messo in luce come in Italia il 9% dei ragazzi tra i 19 e i 29 anni dopo la licenzia media, nel 2009, non abbia né proseguito gli studi, né trovato un’occupazione. La generazione “né-né”, come è stata etichettata, è particolarmente presente nel Mezzogiorno: nelle regioni del Sud, infatti, il fenomeno tocca picchi del 15%; il che equivale a dire che su 3 milioni di ventenni che vivono al Sud, quasi mezzo milione non ha continuato la formazione dopo la scuola dell'obbligo pur non avendo un'occupazione.

Nel budget 2010 dei Conti Pubblici meno fondi alla Scuola

Tanto per cambiare nel 2010 saranno stanziati meno fondi alla Scuola. In particolare per l’istruzione scolastica si prevedono stanziamenti in calo del 2% (da 16,5 miliardi del 2009 a 15) concentrati soprattutto nella fascia della scuola secondaria. Per contro vi sarà un forte incremento degli stanziamenti per l’istruzione universitaria ma legati per la maggior parte ai fondi destinati agli istituti di alta cultura. A Ricerca e Innovazione vanno 75,5 milioni in più.
Stretta anche (-38,5%, -670 milioni) per le spese generali della Amministrazioni Pubbliche. Il costo del personale pubblico, tra retribuzioni e altre uscite, ammonta 79,9 miliardi, in lieve calo sul 2009.

Queste sono le novità contenute nel Budget dello Stato per il 2010, pubblicato oggi dalla Ragioneria generale dello Stato, da cui emergono anche più fondi destinati a sicurezza, ambiente e giustizia.

Meno Quantità e più Qualità nella riforma delle Superiori del Ministro Gelmini

Ancora una volta viene sbandierata una riforma “in stretto accordo con insegnanti e addetti ai lavori" come dice Silvio Berlusconi. Ed io ribadisco: chi sono questi insegnanti ed addetti ai lavori che hanno collaborato alla stesura di questa riforma? Esistono veramente o è un bluff per mettere un sigillo di condivisione ad un’iniziativa unilaterale e dirigistica? E poi, che fine ha fatto il Liceo Tecnologico?

( da periodicoitaliano.info) “Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non si è lasciata scoraggiare dagli scioperi e dalle contestazioni degli studenti e non ha alcuna intenzione di arrestare la sua opera riformatrice: “Più matematica, scienze e lingue straniere. Latino obbligatorio nei licei Classico, Scientifico, Linguistico e delle Scienze umane. Relazioni più strette con il mondo del lavoro e con l’università” ha dichiarato entusiasta. E questo sarà solo l’inizio per una delle Riforme del centro - destra che si preannunciano rivoluzionarie. La Gelmini ha già espresso il suo “No” a una scuola - parcheggio di studenti: ecco perchè l’obbligo d’istruzione è stato abbassato da 16 a 15 anni. Il ministero vuole offrire la possibilità di lavorare a chi non ama studiare, rendendosi dunque utile alla società e all’economia del nostro Paese. Il ministro, con il consenso del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha inoltre annunciato il via libera del Governo alla Riforma dele scuole superiori, Licei ed Istituti tecnici e professionali: “E’ un passo epocale che verrà attuato dal prossimo anno”, ha dichiarato. Ma non potevano mancare gli allarmismi: la senatrice del Pd, Mariapia Garavaglia, ha gridato subito allo scandalo, temendo una nuova Riforma Gentile del 1923, promulgata durante l’epoca fascista.
Sonora la risposta di Silvio Berlusconi: “La verità è che una riforma organica delle superiori era attesa da decenni. E il fatto che a vararla sia un Governo di centro - destra rappresenta per la sinistra una bruciante sconfitta. Con queste riforme, dal prossimo anno scolastico avremo delle scuole che potranno essere comparate a quelle dei Paesi europei più avanzati”. Una riforma avanzata, in stretto accordo con insegnanti e addetti ai lavori: leggi per il popolo e con il popolo. Secca la risposta del Ministro Gelmini alle critiche avanzate dall’opposizione: “La sinistra è allergica alle riforme e rappresenta solo la conservazione e la difesa a oltranza dell’indifendibile. La scuola cambia e non sarà più un ammortizzatore sociale”. Per il Presidente dell’Associazione nazionale Presidi, Giorgio Rembado, è una “riforma necessaria e ineludibile”.
Tra le novità: riduzione dell’orario delle lezioni, gli studenti italiani sono quelli che trascorrono più ore tra i banchi di scuola, ma con risultati scarsi. Da 1089 ore annue scenderemo a 977 (media Unione Europea);. Nei Licei: basta indirizzi sperimentali e progetti fittizi. I licei saranno solo sei. Nell’Artistico dominano sei indirizzi: arti figurative, architettura e ambiente, audiovisivo e multimedia, design, grafica e scenografia. Al Liceo classico più matematica e una lingua straniera. Al Liceo scientifico tre lingue straniere e potenziamento delle discipline matematiche. Ma le novità più attese sono il Liceo musicale e coreutico (“Sarà obbligatiorio studiare la mia musica e quella del maestro Apicella” ha ironizzato il nostro presidente del Consiglio) e il Liceo delle Scienze umane, che sostituisce il vecchio Liceo sociopedagogico.
Per gli istituti tecnici e professionali, la Gelmini promette che “non sarà istruzione di serie B”. Anzi, “sarà la migliore risposta della scuola alla crisi e favorirà il contrasto della dispersione scolastica”. Più ore di laboratorio, più stage, tirocini e alternanza scuola - lavoro. Perchè se tempo fa la scienza si affermò grazie alla tecnica, oggi il mondo del lavoro, per progredire, ha bisogno di tecnici e professionisti di alto livello. Non solo intellettuali da Liceo, dunque.

Fabio Giuffrida

Un articolo sulla Scuola "salvata" che vale la pena di commentare

Riporto un articolo di Marcello Veneziani sulla riforma della scuola che, in alcuni passaggi, giudico addirittura sconcertante. E' l'ennesima persona che, per il solo fatto di essere stato studente, crede di sapere tutto della Scuola sin nei più reconditi meandri. Esprimere un parere è lecito, pontificare no. Soprattutto se si sta parlando di qualcosa che non si conosce, se non marginalmente.

(ilGiornale.it) Finalmente il Sessantotto va in pensione con la riforma della scuola. Dopo i guasti dell'immaginazione ritorna la realtà e si mette ordine al caos delle materie. Non foss'altro che per questo, siamo grati alla Gelmini e al governo Berlusconi. E l'assenza di campagne contro la riforma mostra la scarsità di argomenti contro. Di più non poteva fare Mariastella Gelmini. Ragionevole, realista, la sua riforma migliora le condizioni della scuola italiana. Solo un governo coeso, non ricattato da partitini e lobby, con un'ampia maggioranza in Parlamento e un largo consenso nel Paese, poteva permettersi di riformare la scuola.

Se i ministri e i governi vanno giudicati attraverso i paragoni, la riforma Gelmini è decisamente preferibile alla riforma Berlinguer, svetta rispetto ai tentativi a volte anche encomiabili di De Mauro e Fioroni e segna un passo avanti rispetto alla svolta impressa alla scuola dalla stessa Moratti, che aveva un impianto manageriale-privato più che scolastico-educativo. Alcuni ministri della scuola del centrosinistra pensavano anche loro che si dovesse tornare alla serietà degli studi e alla selezione, dunque avevano aspirazioni non lontane da quelle che hanno animato la Gelmini; ma lavoravano sull'orlo precario di governi risicati, ricattati da sinistre radicali, comunisti, verdi e sessantottini e gli annunci di serietà e selezione finivano maledetti nel gorgo del nulla.
Non so, in verità, se davvero si tratti di una svolta storica e di una riforma epocale, come dice la Ministro con comprensibile fierezza. E non paragono l'apprezzabile impianto della riforma Gelmini alla grande riforma di Gentile che fu l'architrave storica della scuola italiana o anche alla grande innovazione di Bottai, che fu il ministro più rivoluzionario, più «a sinistra» e più modernizzatore della scuola, benché d'epoca fascista; aprì la scuola al nuovo, alla tecnica e alla scienza senza far perdere la meritocrazia, l'educazione nazionale e l'aspirazione alla qualità. A limitare lo sguardo alla Repubblica, non credo che ci siano stati tentativi migliori di cambiare la scuola. Quasi tutte le riforme, da quella di Gui a quella di Misasi, da Ferrari Aggradi a Sullo e alla Falcucci, più sottofondo di Moro ed Andreotti, dalla scuola media unica ai decreti delegati, una sfilza numerosa di ministri della Pubblica istruzione democristiani incisero male sulla scuola italiana, e ne favorirono il declino.
Uno dei migliori del passato, massacrato dalla demagogia studentesca e sindacale, fu non a caso un ministro mosca bianca perché non democristiano: fu il liberale Salvatore Valitutti, non a caso di scuola gentiliana. Ricordo gli slogan contro di lui: Valitutti Valiniente. Slogan falso e ingeneroso, che ignorava la statura intellettuale e civile del galantuomo liberale. Ma con quei governicchi lì, che duravano poco, vivevano di mediazioni interne e di compromessi con la sinistra e i sindacati, che si poteva fare? Quando si farà la storia della Dc alla guida dell'Italia si potranno scrivere pagine positive e negative; ma penso che sulla scuola e la cultura il potere democristiano abbia scritto le pagine più brutte.
  Insomma in un bilancio storico, la riforma scolastica del governo Berlusconi, nel tempo della crisi, è sicuramente un passo avanti e segna un'inversione di tendenza. Però lasciatemi dire una cosa: i ministri e i governi sono impotenti a mutare il corso della scuola, il suo profilo e il suo ruolo nella società. La scuola vive un inarrestabile declino, paragonabile alla tv pubblica. Un declino che non può essere fermato dalle leggi, perché il marcio è negli uomini e nella mentalità. Non potendo cambiare quelli, perché è impossibile cambiare i due terzi dei docenti italiani, la scuola s'infrange nella sua stessa inadeguatezza. E non avviando alcuna rivoluzione culturale nel Paese, non riuscendo a bilanciare il potere della agenzie private (a cominciare dal web e dalla stessa tv) con una crescita civile e culturale dello spirito pubblico, la scuola vive un'indecorosa marginalità. Non è più al centro ma alla periferia dei processi innovativi, ai margini della cultura, di cui è un malfamato e popoloso sobborgo, pervasa da piagnistei e rancori, latitanze e ritardi, ideologie e ignoranze militanti.
  Da decenni non è più un luogo formativo, non seleziona classi dirigenti e società del futuro, vive una lungodegenza in vistoso affanno sulla vita. Il suo declino è un processo che viene da lontano, è troppo difficile arrestarlo ed impossibile farlo a suon di leggi e di riforme, pur benememerite. E si innesta poi sulla crisi demografica del Paese, sull'assenza di utenti, cioè i ragazzi, a parte i rinforzi che vengono dagli immigrati, che però pongono più problemi che soluzioni. Naturalmente, questa considerazione non deve indurre al disarmo e al disfattismo. Le riforme si devono fare, tutti i tentativi per migliorare la scuola vanno fatti e non si deve abbandonare la nave alla bufera. Ma non aspettatevi la resurrezione dalla scuola, non riponete troppe aspettative sulla riforma e poi non prendetevela con la Gelmini e il suo governo se la scuola resterà affogata nei suoi malanni. È un pachiderma malato, a cui prestare le dovute terapie perché sul suo dorso ci sono pur sempre i cittadini del futuro. Abbiate cura di lei, ma non fatevi illusioni.

Nuove regole per la Carriera dei Docenti

Pubblico uno stralcio dell'intervista, rilasciata a settembre 2009 al mensile Tuttoscuola, in cui il Ministro Gelmini fa un elenco di buoni propositi. Dopo 4 mesi forse si può fare un primo bilancio. Cosa è cambiato? Quel famoso tavolo di consultazione è stato aperto? C'è qualcuno che vi ha partecipato e ce ne può parlare? Troppo spesso si propongono riforme aggettivandole con "condivise" dagli insegnanti. Io vorrei capire meglio come, dove, quando e chi, della nostra categoria, ha condiviso. Fatemi sapere, Grazie

"Entro sei mesi intendo definire le regole per la carriera dei docenti. Vorrei farlo con il coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni professionali. Apriamo un tavolo, sono aperta a consigli, suggerimenti, proposte, non ad una contrattazione sindacale. Se dopo sei mesi si sarà pervenuti a una soluzione condivisa bene, altrimenti il Governo andrà avanti per la propria strada prendendosi tutte le responsabilità. E' una cosa troppo importante, un passaggio fondamentale per arrivare a quella valorizzazione dei docenti che tutti vogliamo".


"Se ci si vuole arrivare, sei mesi sono più che sufficienti, non perderò e non farò perdere questo treno alla scuola. Del resto siamo tutti d'accordo, ritengo, sul fatto che la qualità della scuola è data prima di tutto dalla qualità delle persone che la rappresentano. Ebbene dobbiamo essere tutti consapevoli che se la carriera resta quella che è, o mi lasci dire quella che non è, non avremo mai le migliori risorse sulle nostre cattedre. Dobbiamo attrarre verso l'insegnamento le risorse migliori, i cervelli più brillanti, quelli in grado di accendere la scintilla della conoscenza nei nostri studenti. Come farlo? Discutiamo di questo".


"Io dico che prospettare un percorso in cui chi dà di più può raggiungere uno status e dei riconoscimenti anche economici di tutto rispetto possa rendere più appetibile una professione che è in se stessa affascinante, ma che oggi presenta troppi fattori disincentivanti per i giovani più motivati. Mi chiedo se ci può essere oggi qualche giovane brillante e ambizioso che possa essere attratto dalla prospettiva di entrare in ruolo a 40 anni per guadagnare 1.300 euro al mese. Lo chiedo ai sindacati, ci può essere? Lo dico chiaramente: l'insegnamento non può essere una professione di serie B, non può essere il ripiego nel caso non siano andate bene altre strade o per chi vuole conciliare un impiego a mezzo servizio con altri impegni. Oggi in troppi casi, non nascondiamolo, è così".

Pensioni: nuovi controlli a tappeto sulle invalidità civili

Finiscono nel mirino dell’Inps le false pensioni di invalidità. Con l’anno nuovo dovrebbero infatti partire 100 mila verifiche aggiuntive sulle invalidità civili, lo stabilisce il pacchetto welfare all'interno alla Finanziaria in approvazione.
Falsi invalidi
Secondo quanto documentato dall’Inps sarebbe, nonostante i controlli più severi, ancora alta la percentuale di falsi invalidi civili che approfitterebbe illecitamente della pensione pubblica. Si tratterebbe di 1 su 8 dei soggetti controllati. Sui falsi invalidi "nel 2010 - dice il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - ci attendiamo risultati simili" a quelli del 2009 "intorno al 13-15%". Inoltre per combattere il fenomeno “stiamo lavorando ad un'altra novità: una volta concessa la pensione di invalidità, sarà fissato un campione di posizioni da certificare con un incrocio tra le varie Regioni. I medici Inps di una Regione controlleranno le valutazioni fatte dai loro colleghi di un'altra”, conclude Mastrapasqua.

Il valore dei controlli
La manovra ha un peso economico non indifferente, sottolineano gli esponenti del Governo. Secondo le previsioni, infatti, l’attività di verifica dovrebbe consentire allo Stato di recuperare 50 milioni di euro in un solo anno e 300 milioni di euro dal 2009 al 2011. I 50 milioni che il Governo intende recuperare dalle false pensioni di invalidità dovrebbero convogliare, insieme ai 100 milioni tagliati dal Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, nel pacchetto sul “welfare”, che costerà all’erario circa 1 miliardo nel suo complesso.

Le novità procedurali
Il giro di vite sui falsi invalidi è stato inaugurato con l’approvazione del decreto legge numero 78 del 1° luglio 2009, con cui si è introdotto un nuovo sistema di accertamento dei requisiti per ottenere questo beneficio previdenziale: dal 1° gennaio 2010, infatti, le domande per ottenere le pensioni di invalidità civile dovranno essere indirizzate direttamente all’Inps e non più alle Asl.

L'Inps dà i numeri
Se in totale gli italiani che percepiscono una pensione di invalidità civile sono 2,1 milioni, di questi quasi la metà si trova al Sud. Rispetto ad una media nazionale di 3,58 pensionati ogni 100 abitanti, al Nord le pensioni erogate sono 2,91, al Centro 3,73 e al Sud 4,39 ogni 100 abitanti. Ma la regione che ha il maggior numero di invalidi in rapporto alla popolazione residente e’ l’Umbria (5,48).
Al Nord importi medi da 5.930 euro. E’ il quadro che emerge dalla Relazione generale del ministero dell’Economia.

Importi che importano
Tuttavia, quando si parla di importi, e’ il Nord che vanta le pensioni piu’ alte, in media di 5.930 euro (contro il dato nazionale di 5.840), mentre al Centro le pensioni medie sono pari a 5.890 euro e al Sud arrivano a 5.750. Nel 2008 per i trattamenti di invalidita’ civile sono stati erogati 12,5 miliardi di euro.

fonte: Borsa italiana

Il Prof. Duccio Troller al Collegio dei Docenti parte I

A grande richiesta un altro video del Prof. Duccio Troller, a Che Tempo che Fa di Fazio, alle prese con il Collegio dei Docenti.