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Quanto lavorano gli insegnanti in Italia

Interessante documento della Gilda di Catania che, citando uno studio fatto già nel 2005, fa emergere quanto effettivamente lavorano gli insegnanti in Italia.

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l'art.3 e la morte della Scuola Pubblica


E’ bene che l’opinione pubblica più in generale, e i genitori e gli studenti della scuola in particolare, sappiano le conseguenze che comporterebbe la deprecabile approvazione, da parte del Parlamento, dell’art. 3 del cosiddetto Disegno di “Legge di stabilità 2013”, presentato dal Governo Monti e attualmente in discussione alla Camera.

Si tratta, in buona sostanza - e tralasciando tutte le altre nefandezze previste per la scuola - di ciò che, sui media, viene indicato come l’aumento dell’orario di lavoro (a retribuzione invariata) dei docenti delle scuole medie, inferiori e superiori, da 18 a 24 ore settimanali.

Ora, premesso che le 18 ore di cui trattasi si riferiscono soltanto alle cosiddette “lezioni frontali”, e che quindi non tengono in alcun conto del tempo che i docenti dedicano alle operazioni necessariamente correlate alle lezioni frontali e cioè: preparazione delle lezioni, preparazione dei compiti scritti, correzione dei compiti, ricevimento dei genitori, riunioni di consigli di classe e collegio dei docenti, riunioni di dipartimento e di commissioni, scrutini e esami di stato, riunione e partecipazione ad attività extrascolastiche (visite guidate, viaggi d’istruzione, orientamento, progetti per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa, ecc.), gli aspetti più sconvolgenti che un eventuale aumento di ben 6 ore di orario settimanale (con tutto quel che ne consegue in termini di tempo in più da dedicare alle attività sopra elencate), sarebbero i seguenti:

1)         innanzitutto una lesione del principio costituzionale dell’eguaglianza (art. 3 della Costituzione). In effetti si può anche comprendere che, in determinate circostanze di grave difficoltà per l’intero Paese, il Governo possa chiedere ai cittadini di lavorare un certo numero di ore in più, non retribuite, finalizzate al ristabilimento dei conti pubblici e alla ripresa dell’economia. Ma perché chiedere, anzi imporre dall’alto senza alcuna contrattazione, tale “contributo di solidarietà sociale” ad una sola categoria di lavoratori? Perché non chiederlo a tutte le categorie, come sarebbe più giusto ed accettabile?

2)         in secondo luogo la lesione ad un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica, quel principio che stabilisce che, a parità di prestazione lavorativa, corrisponda un compenso commisurato alla quantità effettiva di lavoro effettuato (art. 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948). Fu in nome di questo principio che, il 4 e il 5 agosto del 1789, i membri dell’Assemblea Costituente francese (ex Assemblea degli Stati Generali) abolirono con due decreti i cosiddetti “diritti feudali”, i diritti vantati dai nobili nei confronti dei contadini. Tra questi diritti, di origine medievale, quelli più odiati dai contadini erano le cosiddette “corvèes”, vale a dire prestazioni di lavoro gratuite nei campi gestiti direttamente dal signore feudale. Dopo di allora nessuno, in un paese occidentale, ha mai più osato richiamare in vita le corvèes; nessuno, ovviamente, prima del Governo Monti. L’aspetto più stupefacente è che questo Governo è formato da professori universitari, cioè persone che, per la loro formazione, dovrebbero ben conoscere i principi e la storia e l’evoluzione della nostra civiltà giuridica; persone, oltretutto, che sostengono di voler modernizzare e rendere competitivo il Paese. Modernizzare significa ritornare al Medioevo? Di fronte a questo paradossale e anacronistico “ritorno al passato” non si può non insorgere, e non soltanto noi professori che siamo i soggetti direttamente colpiti da questo insensato provvedimento, ma tutti coloro che hanno a cuore la civiltà. Anche perché, se passano le corvèes per i professori, chi ci garantisce che, nel prossimo futuro, non saranno estese anche ad ogni altra categoria? E i giovani in procinto di entrare sul mercato del lavoro, quanti anni di corvèes assolute (cioè lunghi periodi di lavoro iniziale privi del tutto di retribuzione) dovranno sopportare prima di poter vedere un misero salario?

3)         In terzo luogo, l’aumento dell’orario a 24 ore, oltre a comportare la perdita di altri 30.000 posti di lavoro (tutti quei colleghi precari che adesso garantiscono la copertura dei cosiddetti spezzoni di cattedra) significherebbe un colpo tremendo per la qualità della scuola. Immaginate, infatti, un docente costretto a fare 24 ore di lezioni frontali, seguite da altre 20-24 ore di attività correlate, senza oltretutto essere retribuito per l’enorme carico di plus-lavoro, con un contratto bloccato dal 2009, con gli scatti di anzianità bloccati fino al 2017, con uno stipendio quindi eroso dall’inflazione e dalle aumentate aliquote IRPEF regionali e comunali, con l’aumento fino a 6 anni dell’età pensionabile (per effetto della Riforma Fornero sulle pensioni); ebbene: cosa potete aspettarvi da questo “povero cristo” maltrattato e frustrato, malpagato e deriso? Una migliore e più competitiva qualità didattica? Come può il ministro Profumo dichiarare, impunemente, che i provvedimenti che il Governo sta varando “tendono alla valorizzazione della professione docente”? Questi provvedimenti, in realtà, significano una cosa sola: la morte definitiva della scuola pubblica, a tutto vantaggio della scuola privata, alla quale, tra l’altro, lo stesso disegno di legge di stabilità, assicura per il 2013 altri 233 milioni di euro. Si toglie alla scuola pubblica, si regala alla scuola privata. Operazione degna di un moderno Robin Hood alla rovescia (si toglie ai poveri per donare ai ricchi).

Ecco perché la lotta dei professori contro questo iniquo provvedimento dovrebbe essere sostenuta e diventare la lotta di tutti gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese: sono in gioco principi costituzionali, principi di civiltà giuridica, il futuro dei nostri giovani. In un Paese dove vengono calpestati, in una volta sola, i diritti fondamentali dei cittadini, il futuro dei giovani e l’istruzione, tutto può venire calpestato, anche le più elementari libertà. Evitiamolo. 

di Francesco Sirleto (docente liceo classico Benedetto da Norcia) -23/10/2012

Video Tg3 sul Flash Mob degli insegnanti del 28/10/12 a Roma

10 anni di affossamento della Scuola Pubblica


Era il 2003, Letizia Moratti allora a capo del, così ribattezzato, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (da cui fece cancellare l’essenziale aggettivo di “pubblica”, primo di innumerevoli danni fatti al sistema statale della formazione), impose per decreto l’accorpamento delle cattedre, per realizzare l’attuale orario di 18 ore per tutti.
Per capirci, prima di allora l’orario di ciascuna disciplina era commisurato alle esigenze del tipo di istituto in cui veniva insegnata e, se avanzavano alcune ore, queste rimanevano a disposizione della scuola per coprire le assenze: per esempio al liceo scientifico la cattedra di filosofia e storia era di 15 ore più 3 a disposizione e il docente poteva, così, coprire completamente un solo corso del triennio.
Ebbene, questo provvedimento, calato dall’alto e attuato nella stessa logica dell’articolo 3 del ddl di stabilità, ebbe devastanti effetti a catena:la perdita della continuità didattica per il cambiamento del docente, la divisione tra due insegnamenti di materie tradizionalmente abbinate, come matematica e fisica, italiano e latino, storia e filosofia, lo spezzettamento casuale di cattedre come quella di Lingua straniera.
Vi furono proteste fin da allora, ma furono vane e inefficaci.
Nel frattempo ci siamo assuefatti al nuovo sistema, ma la qualità del lavoro e di conseguenza anche quella dell’apprendimento è andata progressivamente peggiorando, nonostante i nostri sforzi di tenere insieme un edificio sempre più pericolante.
Si sono creati paradossi come quello per cui un docente di matematica, o di filosofia, o di lettere può avere alcune classi per un anno e perderle quello successivo, tanto che ve ne sono molte, anche in questo liceo, che cambiano quasi tutti i professori pressoché ogni anno, perfino al quinto in cui c’è l’esame di stato.
Dopo Moratti, il processo di affossamento della scuola pubblica statale era avviato e, nonostante la parentesi Fioroni del secondo governo Prodi che rinominò il nostro ministero Pubblico, si arrivò a bomba, attraverso il tunnel dei neutrini del Gran Sasso a Mariastella Gelmini e al suo capolavoro, la legge Aprea, fino ad approdare al tecnico Profumo che, volendo risparmiare, ha infine riacceso la fiamma della nostra protesta, che è appena all’inizio.
Questo è il testo del mio intervento all'assemblea pubblica del Talete, lo scorso 25 ottobre.

Prof.ssa Paola Mastrantonio

Flash mob di protesta degli insegnanti a Roma del 28/10/2012

Nuovo Flash mob questa mattina 28/10 davanti al MIUR dopo quello già effettuato il 21. Appuntamento a domenica 4 novembre per quello che si sta profilando come un presidio permanente a difesa della scuola.
clicca sulle foto per ingrandirle





















Manifestino per flash mob 1440x900 pixel

Manifestino da usare nei flash mob o altro, o anche come sfondo desktop, personalizzabile con il nome della scuola e/o slogan (con paint). Clicca per ingrandire



24 ore di insegnamento, ad oggi (25/10/12) nulla è cambiato

Oggi la V Commissione bilancio della Camera inizierà a esaminare il disegno di legge di stabilità 2013. Il testo presentato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre è già stato modificato dal Presidente dell'Assemblea il 18 ottobre, a seguito del parere espresso dalla V Commissione stessa in merito all'incompatibilità di alcune parti con quanto previsto dall'articolo 11 della legge n. 196 del 31 dicembre 2009. 

Le modifiche sono state solo tecniche e non politiche. In poche parole sono state stralciate tutte le parti che prevedevano interventi di carattere ordinamentale e non esclusivamente finanziario. 

Per quanto riguarda la scuola nel nuovo testo non compaiono più nell'articolo 3 i commi: 

32 (Personale docente dichiarato inidoneo), 33 (Diagnosi funzionale dell'alunno disabile), 35 (Salvaprecari regionale), 36 (Posto per DS o DSGA nelle scuole sottodimensionate), 39 (Uffici scolastici interregionali), 40 (Formazione delle classi nelle scuole paritarie) e 41 (Esami di idoneità). 

Mentre continuano a farne parte i commi: 

30 - 31 (Funzioni superiori assistenti amministrativi), 37 - 38 (Compensi per le commissioni esaminatrici dei concorsi per docenti), 42 (Aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore nella scuola secondaria), 43 (Ferie personale docente), 44 (Monetizzazione delle ferie ai docenti precari), 45 (Inderogabilità da parte del CCNL), 46 (Distacchi), 47 - 48 (Comandi presso altre amministrazioni), 75 - 76 (Fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica).

Per il momento quindi tutte le norme inserite nel disegno di legge per produrre risparmi continuano a essere presenti. Il comma 42, quello dell'aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore, che produce la quasi totalità dei risparmi, è dunque pienamente confermato.

Nulla è cambiato rispetto al disegno di legge iniziale. 
Solo nei prossimi giorni sapremo veramente in che modo la V Commissione intenderà modificare il provvedimento e quali modifiche saranno accolte o imposte dal Governo.

Milano, 24 ottobre 2012

Mario Piemontese su Rete scuole

La mia esperienza di insegnante a 24 ore


  Pochi ricordano che le 24 ore di insegnamento nella scuola già esistono. Sono una possibilità di aumento delle ore, volontaria, che ogni docente ha fino ad arrivare appunto a 24.
  Ogni anno quando il DS constata che nella scuola sono a disposizione degli spezzoni orari ha il dovere di proporli ai docenti già presenti nell’istituto prima di inviarli al Provveditorato per la ricerca di un supplente annuale.
  Ora, visto che gli insegnanti non navigano nell’oro, si penserebbe che su quelle ore c’è l’arrembaggio. Assolutamente no, la maggioranza delle volte le ore tornano al Provveditorato che da parte sua provvede ad assegnarle.
  Non avevo mai capito il perché di questo “spreco” finché non è toccato a me.
Una decina di anni fa nella mia scuola media, in una borgata di Roma, si erano rese disponibili 6 ore di Educazione Tecnica (ancora si chiamava così) che furono proposte agli insegnanti della scuola. Tutti le rifiutarono compreso io, più per imitazione che per convinzione.

Iniziò quindi la ricerca da parte del provveditorato di un supplente a cui assegnarle. Niente, dopo un mese e mezzo il supplente non si trovava. Era accaduto che dopo l’accorpamento della cattedra di Educazione Tecnica si era creato un tale soprannumero di insegnanti che nessuno si era dedicato a fare supplenze su quella materia certo che non ne avrebbe trovate.
  Così, verso la fine di ottobre, un po’ pregato e un po’ obbligato, accettai di farle io.

Senza entrare troppo nel dettaglio vado subito alle conclusioni: è stata un’esperienza devastante che mi ha fatto giurare, arrivato all’agognato termine, che non l’avrei più rifatta.
Non esagero, ricordo solo che gli ultimi mesi sono andato avanti a Red Bull. Ricordo gli sfottò dei colleghi che mi vedevano berla in sala professori, alle ultime ore, e la scorta che avevo nel cassetto.

E avevo meno di 50 anni. E avevo 3 ore per classe (quindi 9 classi) e non 2 ore come ha Tecnologia adesso.

Se dovessi insegnare ora per 24 ore avrei 12 classi, quindi circa 300 alunni e 4 terze da portare agli esami. A quasi 60 anni e con la prospettiva di dover arrivare a 66, se non a 67.
No grazie, ho già provato. Non ho neppure il piacere di scoprire cosa significhi avere 24 ore d’insegnamento.
Qui non si tratta di sogni infranti o di cultura negata o di delusione esistenziale. Qui si tratta di pura, “animale” resistenza fisica, imparagonabile con qualsiasi altro lavoro intellettuale. Ed ho parlato solo delle 24 ore di insegnamento frontale, poi c’è tutto il resto di cui non parlo per non tediarvi ma che conoscete bene.
Se passasse questo provvedimento l’unica soluzione per me sarebbe o il part time o le dimissioni volontarie.

E parliamo dell’aspetto economico
Lo so..lo so che non c’è alcun aspetto economico nel provvedimento ma, tanto per capire quanto ci estorcerebbero, vi spiego quello che ho percepito per quelle 6 ore.
  Per un periodo di tempo che va dal 1 novembre alla fine delle lezioni ha preso 7050 € lordi che, dopo tasse e detrazioni varie, sono diventate circa 3950 (il 44% in meno). E mi dicono che adesso tasse e detrazioni sono arrivate al 47% (che fortuna che ho avuto!).
Facendo le debite proporzioni ad occhio e croce se iniziassimo dal 1 settembre a fare 24 ore ci estorcerebbero oltre 5000€ netti! Ovvero 420€ al mese. Scusate se è poco. E in più avremmo la Red Bull a nostro carico, speriamo almeno che la rendano mutuabile.