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Calendario Scolastico Nazionale

Calendario Scolastico Nazionale di tutte le regioni italiane. Decreto regionale, inizio e fine lezioni, vacanze natalizie e pasquali, altre vacanze.

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Simulatore con i Quiz Miur e tutte le Risposte


Alla fine ci siamo riusciti.  Non è stato facile mettere insieme 70 colleghi volontari che si prendono l'impegno di elaborare e studiare una batteria a testa con l'intento di dare risposte corrette e visibili a ben 3500 quiz ministeriali. Il nostro simulatore è stato aggiornato con le domande ministeriali ed adesso è a disposizione di tutti. 
Eccovi il link! Vi avvisiamo che questo lavoro ci è costato tanta fatica, notti insonni e tante rinunce. Stiamo continuando a controllare le domande e le risposte per dare il meglio di noi. La versione base contiene un numero limitato di tentativi ai test con risposta a feedback immediato, la versione completa non ha limiti ed inoltre a breve conterrà l'INTERO archivio delle domande con le risposte corrette.

Bersani: la ricetta per la Scuola in 7 punti


"Perché l’istruzione torni ad essere il grande ascensore sociale di cui l’Italia ha bisogno, - ha dichiarato Bersani - il luogo di formazione della coscienza civica dei cittadini", occorre:
  1. Assegnare un organico funzionale stabile per almeno un triennio ad ogni scuola.
  2. Un piano pluriennale per estendere la rete di asili nido e raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura dei posti imposto dall’Europa.
  3. Cancellare il Maestro unico della Gelmini per riportare in vetrina i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano: tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze nella primaria.
  4. Scuole aperte tutto il giorno, per permettere agli studenti di studiare a scuola da soli o in compagnia, per fare sport, musica e teatro. Perché le scuole diventino il cuore di quartieri e città.
  5. Lotta alla dispersione scolastica, perché nessuno sia lasciato indietro. Dimezzare la dispersione come chiede l’Europa 2020 richiede interventi mirati, percorsi individualizzati, tempi distesi per l’apprendimento.
  6. Un piano straordinario per l’edilizia scolastica. Oggi il 64% delle scuole non rispetta le norme di sicurezza. E’ una vera emergenza nazionale. Servono interventi urgenti: - allentare il patto di stabilità interno per quegli enti locali che investono nella ristrutturazione o nella edificazione di nuove scuole, incentivando la costruzione di scuole con ambienti di apprendimento innovativi ed eco sostenibili.
    -rifinanziare la nostra legge 23, che permetteva un’accorta pianificazione degli interventi di concerto con gli enti locali
    - offrire ai cittadini e alle cittadine la possibilità di destinare l’8 x mille dello Stato, in modo mirato all’edilizia scolastica.
  7. Bilanciare l’istruzione e la formazione tecnica e professionale, perché siamo stati un grande paese industriale, quando abbiamo avuto i grandi periti industriali.

Curva di apprendimento, nuova classifica con l'Italia al 24° posto


Pearson pubblica oggi "La curva di apprendimento": un  nuovo rapporto punto di riferimento progettato per aiutare i responsabili politici, dirigenti scolastici e accademici ad identificare i fattori chiave che guidano emigliorano il rendimento scolastico.
Lo studio globale, effettuato dall'indipendente Economist Intelligence Unit (EIU), include un nuovo Indice globale di abilità cognitive e livello di istruzione, sulla base di dati esistenti sulle valutazioni (OCSE-PISA, PIRLS e TIMMS ) così come i dati sulla alfabetizzazione e tassi di diplomati di scuola e università.

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Scuola Elementare pubblica: la fine di un mito italiano


Un saggio racconta le colpe di un declino culturale che sancisce la fuga nelle private. Nel 1985 erano stati varati nuovi programmi che insistevano sulla didattica. Era il punto di forza dell’educazione pubblica italiana: ma ora anche l’istruzione primaria è al collasso

Da quei banchi passano tutti i futuri cittadini. Difficile evitare la retorica del “pilastro della democrazia”: lo è per davvero. In più la scuola elementare conserva nell’immaginario qualcosa di romantico, dal libro Cuore in poi. Nell’Ottocento il maestro aveva un ruolo sociale definito, accanto al gendarme e al prete. A questa missione civilizzatrice e conservatrice si sovrappone, con l’avvento della Repubblica, l’icona del maestro di frontiera, possibilità di riscatto per i figli dei diseredati, schiacciato tra la Costituzione e le sperequazioni profonde di un paese arretrato, mentre le elementari restano quelle uscite dalla riforma Gentile, verticali e nozionistiche.

E oggi? Nessuno osa discutere la centralità della scuola e la sua missione educativa, tanto più in una società in piena crisi (economica, politica, di valori). Ma in cosa consista questa missione, e su come realizzarla, c’è molta confusione. Chi non ha bambini, difficilmente sa cosa succedesse dietro il portone di una scuola primaria dopo la riforma del ’90. Poi nel 2008 il governo comincia a predicare il “ritorno al passato” come panacea contro tutti i mali. Chi ha più di vent’anni è cresciuto a pane e maestro unico e può rimanere facilmente sedotto dall’effetto-nostalgia: che male c’era nel vecchio sistema? Insegnanti, genitori e dirigenti invece protestano, sono amareggiati, indignati, preoccupati (provate a scorrere le centinaia di testimonianze su Repubblica.it). Sono davvero tutti dei conservatori miopi e politicizzati? Che cosa sta succedendo, davvero, dentro la scuola pubblica dei bambini italiani?

Ci aiuta diradare le nebbie il nuovo saggio di Girolamo De Michele, La scuola è di tutti (minimum fax, pagg. 338, euro 15) “E’ necessario combattere una battaglia per le “precise parole”, per l’esattezza“, dichiara. Allora decodifica i “frames” concettuali dietro gli slogan con cui il centrodestra ha mascherato la realtà brutale dei tagli di bilancio alla scuola pubblica e analizza con scrupolo i numeri – solo apparentemente obiettivi – del Ministero e dei rapporti internazionali. Ma soprattutto, inserisce i problemi italiani nel quadro più ampio di una crisi (cioè un momento di potenziale evoluzione, non un’”emergenza”) dell’educazione in atto da decenni a livello globale.

La scuola è chiamata all’arduo compito di preparare bambini e ragazzi a muoversi in una società più complessa, fornendo, oltre alle nozioni, metodi per “imparare a imparare”, anche fuori dai banchi. Non è più affiancata nell’opera educativa da soggetti forti come parrocchia o famiglia, ma assediata da una “società diseducante” i cui modelli contraddicono valori e comportamenti che l’insegnante cerca di trasmettere. De Michele intreccia questi problemi coi dati allarmanti sull’”analfabetismo funzionale” che affligge 2/3 degli italiani, e li rende prede facilmente manipolabili nella società dell’informazione, o sulla mobilità sociale quasi inesistente per i giovani italiani. Una visione ampia, articolata, che mostra la funzione essenziale della scuola pubblica in una democrazia che voglia essere veramente tale.

In questo discorso, il caso della scuola primaria è illuminante. L’Italia, eterna pecora nera, affrontò costruttivamente la “crisi educativa”, con esiti addirittura eccellenti. Dopo decenni di confronti tra politici e specialisti di pedagogia e didattica, nell’85 la scuola elementare si dota di nuovi programmi che mettono al centro il “saper fare” accanto al conoscere, per una “progressiva costruzione delle capacità di pensiero riflessivo e critico e di una indispensabile indipendenza di giudizio”, le competenze relazionali, la capacità di ascoltarsi e stare insieme, oltre alla disciplina. Su queste basi, nel ’90 si avvia una riforma, che ha passato il vaglio della Corte dei Conti, la stagione di lacrime e sangue pre-ingresso nell’euro e un rodaggio faticoso, per regalarci una posizione di eccellenza nelle classifiche internazionali (TIMMS 2007 per la matematica e PIRLS 2006 per la lingua). Con buona pace di chi sostiene che servì solo al sindacato per moltiplicare i posti.

Cosa offriva la primaria pubblica del nuovo millennio? “Modulo” o tempo pieno, ossia due o tre maestri, specializzati in aree disciplinari diverse: ben venga un’attenzione specifica per l’area logico-matematica, in cui l’Italia è sempre indietro. Programmazione collegiale, cioè più teste che concordano la didattica e rispondono alle esigenze dei bambini: più sguardi pronti a cogliere i loro disagi come i talenti. Ore di compresenza: indispensabili per gestire la presenza di bimbi stranieri che non padroneggiano l’italiano, per il recupero di chi resta indietro, specie nelle aree più disagiate, ma anche per gite e laboratori.

Tempo scuola più lungo (da 27 a 40 ore) e più ricco: al pomeriggio non c’era più il vecchio doposcuola, merenda e compiti, ma lezioni e laboratori, cioè apprendimento attivo. Una ricchezza per i bambini, una necessità per i genitori che lavorano. A parità di maestri incompetenti e lavativi, che non mancano mai (la Gelmini parla di premi al merito, ma nessuna misura è stata varata), il sistema offre più risorse e garanzie. La primaria pre-Gelmini rispondeva alle esigenze di una società profondamente mutata con spirito democratico: molto per tutti i bambini e speciale cura per i più deboli.

Bello, no? Bene, lo stanno demolendo. Il Ministero raccomanda maestro unico, 4 ore mattutine e taglia i posti. Ma i genitori chiedono le ore e la qualità del tempo scuola lungo e i dirigenti sono chiamati all’impossibile quadratura del cerchio. Regna il caos. Classi affollate, patchwork di maestre per coprire i buchi (alla faccia del bisogno di continuità rassicurante). I maestri, sottopagati e sotto pressione, ancorché occupati, di sicuro non lavorano sereni (si parla di merito e mai di motivazione).

Lo scenario tracciato da De Michele è inquietante: c’è un disegno politico per smantellare la scuola pubblica, per foraggiare il business delle scuole private, perché l’ignoranza rende le persone più controllabili. Anche chi non condividesse questa tesi, sarà costretto a domandarsi il perché di una politica così dannosa. Non è “la solita storia”. Disperdono un patrimonio, picconano la base sana della piramide educativa. Danneggiano i bambini e le loro famiglie e la società in cui dovranno vivere, non gli “insegnanti fannulloni”. Almeno, la smettano di mentire.

di Benedetta Tobagi

da La Repubblica 20 settembre 2010

No alle prove Invalsi


fonte: forum scuole

Guida per i rappresentanti dei genitori nella Scuola


Guida per i rappresentanti dei genitori negli Organi Collegiali della Scuola di tutti gli ordini e gradi

Alberto Manzi: perché non classificare

Scritto del Maestro Alberto Manzi, il mai dimenticato autore e conduttore della trasmissione RAI "Non è mai troppo tardi" che alfabetizzò migliaia di italiani adulti, del 7 giugno 1975 in cui esprime la sua contrarietà alla valutazione nella scuola dell'obbligo.

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