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Spettro Autistico, come intervenire a Scuola


Complessità del trattamento dei disturbi dello spettro autistico: gli approcci sono molteplici ma gli insegnanti non hanno formazione specifica

Lo spettro autistico, termine che definisce i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo, descrive una serie di disturbi che colpiscono le abilità sociali e di comunicazione e, in misura variabile, le abilità motorie e linguistiche. Si tratta di uno spettro variabile, che può comprendere sia persone con alto quoziente intellettivo che con ritardo mentale. All'interno dello spettro autistico, infatti, troviamo diverse diagnosi, che vanno dalla Sindrome di Asperger, che definisce persone ad "alto funzionamento", al Disturbo autistico, che descrive invece persone con grave disabilità verbale ed intellettuale. In questi casi vi è necessità di una presa in carico impegnativa e continuativa. L'indagine La dimensione nascosta delle disabilità, realizzata nel Febbraio scorso dal Censis, rileva che quasi un terzo  delle mamme di bambini autistici lascia o perde il lavoro, poiché essi necessitano di assistenza continua, che ricade soprattutto sulla famiglia.

METODI E APPROCCI - Gli allievi con autismo frequentano regolarmente la scuola e sono seguiti dall'insegnante di sostegno e da educatori o assistenti. Il trattamento efficace dell'autismo, però, non è semplice. I genitori spesso lamentano competenze specifiche poco diffuse nel personale scolastico ed anche tra i terapisti le "scuole di pensiero" non sono univoche. Cognitivisti o comportamentisti? Nei casi di basso funzionamento, il trattamento più efficace sembra essere l'Applied Behavior Analysis (ABA), cioè l'analisi comportamentale applicata per la modifica dei comportamenti sociali. Nei casi complessi di alto funzionamento, però, c'è chi si appella anche alle specificità mentali, percettive e sensoriali, alla diversità individuale. Uno degli approcci più diffusi per l'insegnamento è il programma evolutivo e psicoeducativo TEACCH, in cui al centro è la strutturazione spazio-temporale; altri approcci si concentrano invece sui deficit,  sulla necessità di routine o sulla comunicazione facilitata ed oggi si parla anche di approcci neocomportamentali. Il panorama dei metodi e dei modelli è molto ampio, come emerge dalle Linee Guida per l'Autismo della Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza. La scelta non è semplice e spesso i genitori si basano sui suggerimenti di altre famiglie.

E LA SCUOLA? - Gli insegnanti di sostegno sono formati oggi con un titolo di specializzazione polivalente, che non comprende un percorso di studi specifico per il trattamento dell'autismo. Spesso ci si appella alla loro buona volontà, allo studio personale o alle competenze che maturano nel tempo. Non basta. Occorre anche che prestino molta attenzione ai suggerimenti dei genitori e dei terapisti, in modo da contribuire efficacemente al trattamento. In classe devono individuare strategie ad hoc, consapevoli che nell'autismo vi è mancanza di generalizzazione e di apprendimento incidentale, comprensione letterale, difficoltà di coinvolgimento, reazione agli stimoli. Devono presentare consegne chiare e semplici, note, anticipare i cambiamenti, insegnare le abilità sociali, utilizzare strumenti di presentazione. Devono fare questo e tante altre cose, in accordo con le famiglie e con i terapisti. La parola d'ordine, mai come in questo caso,  è sinergia.
Tina Naccarato 

Più impegno per gli studenti disabili


BRUXELLES - Circa 15 milioni di bambini in Europa hanno bisogno di particolari attenzioni educative. Molti sono iscritti in Istituti speciali e quelli che frequentano le scuole tradizionali spesso non ricevono un sostegno adeguato. In alcuni casi sono del tutto emarginati e non ricevono alcun tipo di educazione o formazione, oppure lasciano la scuola con qualifiche molto basse e che non gli consentono l'inserimento lavorativo.

E' quanto emerge dal rapporto "Educazione e disabilità/bisogni specifici - politiche e prassi nell'istruzione, nella formazione e nell'occupazione degli studenti con disabilità e bisogni educativi specifici nell'UE" pubblicato dalla Commissione Europea che rivela anche una notevole differenza sul trattamento educativo riservato agli studenti con diverse abilità nei vari Stati Membri. Secondo la ricerca, inoltre, le persone con disabilità o con bisogni educativi speciali hanno una probabilità più alta, rispetto ai propri coetanei, di essere disoccupati. Anche quelli che riescono ad entrare nel mercato del lavoro spesso guadagnano meno dei non-disabili. Quello che gli esperti della Commissione suggeriscono ai Paesi Ue è di lavorare di più per lo sviluppo di sistemi educativi inclusivi, che puntino all'eliminazione di ogni tipo di barriera in materia di istruzione, formazione e lavoro.

"Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi per fornire un adeguato finanziamento delle politiche inclusive di istruzione se vogliamo migliorare la vita dei bambini con bisogni educativi speciali - ha detto Androulla Vassiliou, Commissario europeo per l'Istruzione, la Cultura, il Multilinguismo e la Gioventù - E' tempo di rispettare gli impegni che sono state fatti. L'integrazione scolastica non è un optional - ha aggiunto la Vassiliou - ma è una necessità di base. Dobbiamo mettere i più vulnerabili al centro delle nostre azioni per ottenere una vita migliore per tutti ".

Appunti sugli Insiemi Numerici

Equazioni di 2° grado

Appunti di Analisi Matematica

LIMITI - CONTINUITA' - DERIVABILITA' - INTEGRABILITA'

Istruzione Pubblica e Ceto Medio assaltate da 20 anni


Mentre ai licei si diplomano i figli dei professinisti e si riduce il numero di iscritti all’universià, l’incertezza del futuro lavorativo e la fine del patto tra Stato, mercato e ceto medio segnano un cambiamento profondo cominciato molti anni fa e precipitato con la crisi. L’enorme disoccupazione giovanile è solo un’altra spia del fallimento dell’università e del welfare, così come pensati finora da destra e «sinistra». Tuttavia, per questi motivi studenti e precari, cioè coloro che non hanno più nulla da perdere, con la loro rabbia e i loro saperi, potrebbero giocare un ruolo non previsto nel cambiamento sociale qui e ora.

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La classe operaia non va al liceo. Ma anche i figli del ceto medio ci pensano due volte (esattamente nel 50% dei casi) ad avventurarsi tra i corsi dell’università. Dall’indagine Almadiploma, associazione nata da una costola di Almalaurea, risulta che circa 50 diplomati su 100 intendono continuare gli studi, 10 intendono coniugare studio e lavoro, 22 intendono solo lavorare e 16 sono incerti sul loro futuro. Il 42% di loro tornerebbe indietro per scegliere un altro indirizzo di studi, o un’altra scuola, il 10% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, il 7% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso, il 24% cambierebbe sia scuola che indirizzo.
Tra i 40 mila ragazzi ai quali è stato somministrato il questionario dopo il conseguimento del diploma nel luglio 2012, ci sono conferme: ai licei si diplomano i figli del ceto medio delle professioni, il 37% ha almeno un genitore laureato che ha concluso la scuola medie con un ottimo giudizio, mentre il 24% ha un genitore che possiede un diploma e il 15% è nato in una famiglia in cui i genitori possiedono un titolo di istruzione di grado inferiore. Nulla di nuovo si direbbe, visto che sono confermate le differenze di classe sancite – strutturalmente – sin dalla riforma Gentile che si sono trascinate lungo la storia repubblicana.
Consultando i dati sulle pre-iscrizioni alle scuole fornite dal Miur quest’anno, si nota un leggero incremento nelle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali e una leggera diminuzione per i licei: il 31,50% degli studenti ha scelto quest’anno gli istituti tecnici (l’anno scorso era il 30,39%), il 20,60% gli istituti professionali (contro il 19,73% precedente), mentre ai licei si iscrivono il 47,90% dei ragazzi (contro il 49,88%). Dati che confermano una tendenza storica che consiglierebbe di ridimensionare l’allarme con il quale è stato accolto ieri il rapporto. Almadiploma conferma però una realtà strutturale dell’economia della conoscenza in Italia: sono almeno dieci anni che è esplosa la «bolla formativa».

La bolla formativa
Secondo Almalaurea, è dal 2003 che è in atto una diminuzione degli iscritti ai corsi universitari, all’incirca 43 mila all’anno. Questa diminuzione ha riguardato gli studenti provenienti dai tecnici e dai professionali, e non quelli dal liceo. Nel frattempo, anche in virtù della modularizzazione dell’istruzione con la riforma Berlinguer-Zecchino, è cresciuta la quota dei diciannovenni che hanno conseguito il diploma (dal 40% del 1984 al 73% del 2009), ma dal 2003 al 2009 il rapporto tra immatricolati all’università e gli studenti appena diplomati si è ridotto in misura consistente, quasi il 10%.
Ciò è dovuto ad almeno due fattori: l’incertezza del futuro lavorativo, e alla legittima aspirazione al conseguimento di un reddito da lavoro, sin dalla giovane età, nonostante la precarietà della maggioranza dei contratti. E poi c’è il fenomeno che un recente rapporto di Bankitalia ha definito «mismatch» tra le competenze acquisite durante il corso di studio e la mansione svolta sul luogo di lavoro. Circa il 40% dei giovani italiani tra i 24 e i 35 anni in possesso di una laurea almeno triennale svolge dal 2009 un lavoro a bassa o nessuna qualifica.
Pur non avendo intaccato in maniera significativa la percentuale degli iscritti ai licei, frequentati dai figli della classe media e del lavoro autonomo delle professioni, l’esplosione della bolla formativa ha investito principalmente i diplomati, e i laureati, nelle materie umanistiche, cioè i ragazzi che intendono svolgere una professione in cui si identificano; vogliono approfondire un’attività culturale e auspicano in futuro un lavoro ben retribuito.
Tre elementi confermati anche dal rapporto Almadiploma che registra il desiderio dei ragazzi di ottenere un contratto a tempo indeterminato, l’unica condizione per conciliare le competenze acquisite con le mansioni svolte sul lavoro. Le incertezze, e i ripensamenti, raccontati dai diplomati del 2012 confermano che, al tempo dell’esplosione della bolla, esiste una consapevolezza diffusa: solo una tutela sul lavoro, e del lavoro, può garantire una ripresa delle iscrizioni all’università.

Fine del patto tra Stato, mercato e ceto medio
L’incertezza sul futuro cresciuta tra i diplomati del 2012 si spiegano con i dati sulla condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dalla laurea. Nel XII rapporto Almalaurea del 2012, esistono informazioni che permettono di spiegare questa realtà, alla luce di una tendenza pluriennale. Scrive Andrea Cammelli: «Tra il 2004 e il 2008, quindi negli anni precedenti alla crisi, tranne che in una breve fase di crescita moderata, l’Italia ha fatto segnare una riduzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, in controtendenza rispetto al complesso dei paesi dell’Unione europea. Un’asimmetria di comportamento che si è accentuata nel corso della crisi: mentre al contrarsi dell’occupazione, negli altri paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese è avvenuto il contrario. dell’occupazione, negli altri paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese è avvenuto il contrario».
I dati Excelsior-Unioncamere sul fabbisogno di forza lavoro delle imprese italiane chiariscono questo andamento dell’occupazione intellettuale. Negli ultimi anni è senz’altro cresciuto il peso dei laureati (e dei diplomati) sull’occupazione complessiva. E non poteva essere altrimenti in un paese dove la media dell’acculturazione è bassissima e risente di ritardi storici rispetto ai paesi Ocse. Ma la consistenza della domanda di laureati, pari a 74 mila nel 2011 (il 12,5% di tutte le assunzioni previste) conferma il fatto che il «mercato» (per non parlare della pubblica amministrazione, dove le assunzioni sono bloccate almeno dal 1999 e lo rimarranno per i prossimi 25 anni) non ha bisogno di forza-lavoro qualificata.
Un confronto con gli Stati uniti può essere utile per comprendere la situazione: le previsioni per il decennio 2008-2018 stimano il fabbisogno di laureati pari al 31% del complesso delle nuove assunzioni. In Italia, dunque, non ci sono laureati sufficienti e quelli che si laureano non servono al mercato, né al pubblico. Si tratta di un vero esodo che traduce, dal punto di vista dell’istruzione, la condizione generale di esclusione in cui vive almeno un terzo della forza-lavoro in Italia: il Quinto Stato. Oggi è ormai esploso il patto di cittadinanza istituito nel Dopoguerra tra il ceto medio, lo Stato e il mercato. Quella che definirò in seguito assalto all’istruzione pubblica è il risultato di questa crisi terminale, oltre che l’appendice di un conflitto sociale agito dall’alto che all’inizio degli anni Ottanta aveva già sconfitto le parti più avanzate della classe operaia.
L’esplosione della bolla formativa è l’ultimo esempio di una lunga vicenda politica. Ed è il più doloroso, perché colpisce la vita e il futuro dei figli della «borghesia», come di quelli delle «classi subalterne». L’Italia ha sempre avuto un problema storico nel definirsi, in senso moderno, una “nazione”. Oggi apprende un nuovo aspetto della sua difficile vicenda collettiva: la difficoltà di definire la propria riproduzione materiale e intellettuale secondo i canoni delle società contemporanee.

La coda lunga dell’inoccupazione
L’incertezza del futuro che oggi alligna tra i diplomati, ma anche tra chi è appena entrato nella scuola superiore, come hanno dimostrato i ragazzi che hanno manifestato nell’autunno 2012 contro il governo Monti, è dato dalla consapevolezza del fallimento di un sistema, noto in tutte le famiglie italiane, del ceto medio e non solo.
A questa crisi la classe dirigente, e lo Stato, hanno reagito in maniera inquietante. Come mai, davanti alla necessità di aumentare gli investimenti per la formazione e la qualificazione del lavoro cognitivo, è in atto in Italia un progressivo definanziamento dell’istruzione pubblica? Un taglio iniziato ben prima dei tagli di Gemini e Tremonti che hanno dato a scuola e università un colpo mortale (10 miliardi di euro in 5 anni, dal 2008 al 2013). Statistiche affidabili lo fanno risalire alla prima metà degli anni duemila.
Il definanziamento del sistema formativo, e della ricerca, è l’altra faccia di un processo che ha raggiunto l’apice del suo fallimento con la Gelmini. La riforma dell’università (e della scuola) è stata dettata dalla necessità di aumentare la forza lavoro qualificata (con laurea o diploma). L’aumento c’è stato, ma è stato irrilevante rispetto al fabbisogno. Un fabbisogno che è solo teorico, perché né il pubblico né il privato sono ricettivi, pronti ad beneficiarne. Non da oggi, ma dalla metà degli anni Settanta, quando emerse con forza la realtà della disoccupazione giovanile, e del rischio di inoccupazione dei diplomati e dei laureati.
Nel 1977 i movimenti impetuosi che attraversarono le scuole e le università ne erano la spia. Nel 1989, vista l’impossibilità di trovare una soluzione ad un problema che era nel frattempo diventato strutturale, è iniziato il processo di riforma dell’istruzione pubblica in direzione di una sua maggiore professionalizzazione.
Dopo 23 anni il fallimento definitivo. Complice la crisi, la disoccupazione giovanile aumenta oltre il 36%, diventa evidente la non coincidenza tra le competenze impartite nei corsi universitari e la loro spendibilità sul “mercato” del lavoro. Cresce il numero degli studenti che lavorano durante gli studi, precariamente (il 66% sono fuori corso, oltre un terzo è precario). La decisione è presa: si tagliano 10 miliardi di euro in cinque anni all’istruzione pubblica (8,5 alla scuola e 1,4 all’università) per ridimensionare un’offerta già insufficiente rispetto ad una domanda inesistente di forza lavoro qualificata.
Il mercato, e lo Stato, come parti costituenti della governamentalità neoliberale che sovrintende anche sulle politiche scolastiche e universitarie, hanno deciso di fare a meno di un esperimento fallimentare: la costruzione, anche in Italia, di una «società della conoscenza», o meglio di un’«economia del terziario avanzato» propriamente detta. E, così facendo, intendono utilizzare il lavoro della conoscenza in maniera diversa.
Il modello sociale della miseria
Sul corpo, e la mente, delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza si è sperimentato per vent’anni un nuovo modello sociale: redditi bassi, o inesistenti, lavoro a prestazione occasionale con contratti o committenze rare o inesistenti, nessuna tutela socio-sanitaria e garanzia dei diritti fondamentali, dealfabetizzazione e deprofessionalizzazione intese come condizioni per affrontare il crollo dell’occupazione generale, e in particolare intellettuale. Il laboratorio dove è stato elaborato questo modello sociale è stato lavoro immateriale in tutte le sue accezioni. Negli anni in cui si riformavano la scuola e l’università, si procedeva alla riforma pensionistica che ha istituito la gestione separata e alla riforma del lavoro che ha legalizzato il precariato di massa.
Con la riforma Berlinguer-Zecchino della scuola e dell’università la sinistra ha voluto riformare l’istruzione con criteri brutalmente economicisti (più laureati, più produzione, quindi maggiore innovazione e ricchezza). Uno scopo è stato raggiunto. Oggi l’intera forza lavoro viene governata secondo gli schemi imposti con la riforma della scuola: modularizzazione dei tempi di vita sulla base della produttività (di esami, sul lavoro); trasformazione della vita in uno scambio tra debiti e crediti; accumulazione di esperienze (corsi, contratti) per raggiungere un obiettivo (la laurea, la fine del contratto) che non ha valore perché scade.
E’ stata così impartita un’etica pubblica, e una mentalità, basata su questa mentalità del lavoro a termine, della precarietà di massa, dello sfruttamento del tempo di vita più che delle reali «competenze» possedute dal laureato o dal diplomato. La valutazione del lavoro in sé tende a scomparire, a favore della disponibilità del soggetto a prestarsi a questa ortopedia sociale trasmessa dalle istituzioni totali di nuovo genere.
L’assalto all’istruzione pubblica ha inoltre trasformato la mentalità del ceto medio. Inizialmente, le riforme «di sinistra» hanno provato a conquistare il suo consenso, facendo leva sulla retorità delle «nuove professioni», sul mondo globale al quale avrebbe preparato l’università e la scuola riformata. Ma la crisi quarantennale è stata più forte e ha sconfitto la resistenza del ceto medio che non ha più creduto a queste favole. E, dalla sua, non poteva contrapporre alla strategia neoliberista delle classi dirigenti le vecchie conquiste del welfare universale, e in particolare dell’istruzione pubblica di massa. Ormai sprofondata nella barbarie della precarietà e nel saccheggio continuo dei saperi e delle competenze dei docenti.

Meritocrazia: il populismo a scuola
Dalla ricerca del consenso si è passati al populismo. I tagli, le accuse di «coporativismo» alla classe docente, e ai sindacati, la retorica della «meritocrazia» contro l’anti-modernità dell’istruzione pubblica (e della ricerca) hanno cercato di solleticare una parte minoritaria del ceto medio delle professioni che credeva nei valori dell’individualismo, della competizione, nella tradizionale politica degli interessi che privilegia «chi lavora e produce» da «chi parla». Nel decennio berlusconiano è stata questa, del resto, l’etica pubblica proposta. Così anche nell’istruzione pubblica.
La destra ha constatato il fallimento della riforma «di sinistra» e li ha portati alle estreme conseguenze: i laureati, o diplomati, sono sempre troppi rispetto alle esigenze di un mercato che si è accomodato sui livelli bassi della produttività. Bisogna scremare questa massa, spingerla a scegliere un lavoro a 15 anni (la riforma dell’apprendistato prima di Sacconi e oggi della Fornero), dimostrare che il corso di studio è valido solo se è professionalizzante. Gli altri corsi o scuole che non «producono» un’élite di specialisti, o una forza lavoro di immediata spendibilità, vanno tagliati.
La «meritocrazia», come modello sociale, è inapplicabile, come sarebbe facile da dimostrare testi alla mano dalla Repubblica di Platone fino ai teorici più scafati del neoliberismo come Hayek, è la rappresentazione di un’esigenza ancora inconfessabile in Italia: la riduzione alla miseria, e allo sfruttamento, di una società «della conoscenza» ristretta, ma ancora sufficientemente ampia, che ha bisogno di tutele e garanzie di diritti per esprimere la sua necessaria complessità.
Il progetto sociale sottinteso dalla «meritocrazia» aspira ad applicare i criteri di produttività – e quindi di «qualità» e «eccellenza» – all’agire umano in quanto tale (in cui rientra la ricerca, ma anche la selezione del «capitale umano»). Un progetto, per inciso, che non può essere condiviso dalla «sinistra», solidamente «egualitaria», anche se rappresenta un’insidia non da poco. Porta, infatti, alle estreme conseguenze le premesse le premesse economicistiche della sua idea di società.
Una proposta che ha mostrato i suoi limiti, al punto che la politica della conoscenza della destra – così come quella del «governo tecnico» – continua a scontrarsi frontalmente con gli ultimi avamposti dell’istruzione pubblica. Entrambe le parti non riescono però a rispondere alla crisi reale scoppiata nel ceto medio che conosce il dramma della precarietà che, presto diventerà, disoccupazione intellettuale di lungo periodo. Tanto la strada del consenso, quanto quella del populismo, non offrono alternative ad una crisi che ha modificato i confini tradizionali dello status professionale e la sua possibilità di riconoscimento rispetto alla sfera sociale, ed economica, allargata.

La strategia riformista è finita
Lo scollamento tra la retribuzione e la mansione lavorativa, tra il processo formativo e l’inserimento e la selezione professionale sul mercato del lavoro, hanno scarnificato il profilo sociale (il suo status) del ceto medio delle professioni, cioè il soggetto che affida all’istruzione la speranza dell’ascensore sociale. La strategia riformista non è riuscita ad occultare la progressiva proletarizzazione del ceto medio, le cui antiche aspirazioni di emancipazione e prestigio sociale sono state diluite nella generale condizione di precarietà. La sconfitta dell’assalto all’istruzione pubblica si può dunque spiegare alla luce di un fallimento politico. In vent’anni, (ma la genesi è sicuramente più lunga), nessuno è riuscito a rimediare alla distruzione del patto di cittadinanza tra ceto medio delle professioni (regolamentate e non regolamentate), Stato e mercato.
Nessuno è riuscito a rimettere in piedi l’illusione umanistica sulla quale si è basata l’istruzione pubblica nei paesi del Welfare. Esiste un percorso di studi, anche a pagamento, in strutture pubbliche, e anche private, e poi master, stage, tirocini e specializzazioni, che rappresentano l’anticamera all’inserimento sociale e professionale. Lo Stato avrebbe dovuto garantire, con l’istruzione e la legislazione del lavoro, il giusto compenso per un percorso esistenziale liberamente intrapreso da una persona che si iscrive all’università, è consapevole dei diritti e ha coscienza del proprio status sociale.

Ceto medio: la stella polare che non c’è
Nella credenza illusoria di un ceto medio è cresciuta la sconfitta di un’intera classe dirigente, di centro-sinistra e di centro-destra che ha eletto questa idea artificiale a propria stella polare. Una classe dirigente rappresentata da baroni universitari (Berlinguer o Zecchino e, da ultimo, Profumo), da grand commis della borghesia imprenditoriale (Moratti), o da oscuri rappresentanti del populismo priapesco del Cesare di turno (Gelmini). Vale a dire, dalle stesse figure sociali che hanno prodotto – o sono state prodotte – dall’ideologia del patto repubblicano del ceto medio nelle sue varie accezioni: a sinistra si volevano creare le “nuove professioni” all’altezza del mercato post-fordista della conoscenza, mezze figure usa e getta dalle competenze incerte che sarebbero state usate dalla pubblica amministrazione, come dall’impresa, il tempo necessario per tappare i buchi del turnover oppure per soddisfare il profitto dei privati. A destra si è creduto di potersi identificare nel fantasma del ceto medio, ricavato sulla vecchia idea della borghesia delle professioni o imprenditoriale.
Quella stella polare non brilla più. Oggi è diventato Quinto Stato. E’ iniziata un’altra storia.

Per un approfondimento a proposito della inadeguatezza delle categorie usate per analizzare il lavoro leggi anche «I lavoratori indipendenti non sono ceto medio».


Proposte sulla SCUOLA da parte dei lavoratori della scuola




(Un solo obiettivo, motivazione, migliorare l'offerta formativa per gli studenti.)


(Funzionamento e struttura)

1 Azzeramento del finanziamento alle scuole private, e destinare tutti i fondi per le scuole private a quelle pubbliche. (223.000.000 €) (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.)
1.1 Abolizione del piano di accorpamento degli istituti al solo fine del risparmio economico se si compromette l'efficienza amministrativa e didattica.
2 Abolizione della legge ex Aprea (DL 953 privati nelle scuole pubbliche, chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi ) (il personale deve essere assunto per concorso pubblico e trasparente (anche per soli titoli) dopo aver esaurito le G.A.E.).
3 Abolizione della legge Gelmini. (ha tagliato circa 80.000 cattedre, causato tagli all’organico, condizioni sempre più disagiate, classi affollate, mancata ristrutturazione degli edifici scolastici, mancanza di risorse per esigenze minime (come carta igienica e fotocopie)).
4 Riconoscimento dello status di scuola a rischio con relativi supporti per contrastare i disagi sociali.(più personale, laboratori, sorveglianza, assistenza sociale ed economica, ecc...)
4.1 Riconoscimento dello status di scuola di eccellenza con relativi supporti per favorire i talenti. (più laboratori, personale specializzato, scambi con altri studenti nel mondo, stage, ecc...)
5 Facoltà nell'ambito dell'autonomia scolastica ad aumentare le ore settimanali del P.O.F. fino a 45 (es. orario 8-17 per 5 giorni settimanali) con l'obligo del MIUR di fornire il personale. (in modo da avere le scuole aperte anche di pomeriggio offrendo corsi, laboratori, stage ecc...)
6 Utilizzo delle scuole per fornire servizi al territorio come corsi, uso di laboratori teatri e palestre anche per eventi culturali e sportivi. (oltre a dare un servizio al cittadino si sorvegliano le strutture e si rendono efficienti i sussidi scolastici)

(Personale)

1 Valorizzare (e non abolire) il titolo di studio. (per valorizzare il percorso scolastico e contrastare le raccomandazioni)
2 Divieto di aumentare le ore di lavoro unilateralmente, senza concertazione col personale e contrattazione con i sindacati. (più ore al personale eliminano altri posti di lavoro,)(in realtà non sono 18 ma 38 ore settimanali (programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, compilazione registri, aggiornamento e formazione, preparazione lavori per organi collegiali, riunioni, preparazione lezioni, correzione compiti, ricevimenti e rapporti con le famiglie (e con le ASL per i diversamente abili), preparazione lezioni multimediali per LIM, (oltre le ore di lotta per difendere la scuola pubblica))
2.1 Equiparazione degli orari e retribuzioni di tutti gli ordini e gradi alla media europea. (l'orario è in linea con i colleghi dell'O.C.S.E. e superiore a quello dei 21 paesi dell' U.E. ma lo stipendio è inferiore, )
2.2 Pagamento di tutte le attivita' di presenza oltre le 18 ore. (c. d. d., c.d.c., ricevimento genitori, riunioni disciplinari, ecc...)
3 Assunzione a tempo indeterminato di chi ha lavorato più di 36 mesi, precedenza assoluta nel reclutamento dei precari delle G.A.E. (come impone una normativa Europea (collegato lavoro) che prevede l'assunzione a T.I. dei precari oltre i 3 anni di lavoro nella stessa azienda o settore produttivo)
3.1 Pagare fino al 31/08 tutti gli incarichi su posto vacante. (contratti fino al 31/08)
3.2 Pagamento delle ferie non godute (visto il tentativo di scippo)(indennità di vacanza contrattuale).
3.3 Sblocco degli scatti d'anzianità. (e recupero di quelli pregressi) (bloccati da 4 anni) (e della progressione di carriera del personale a T.D.e dell' anzianità pre-ruolo.)
4 Divieto di indire concorsi, fino all'esaurimento delle G.A.E. su cattedre con precari presenti nelle stesse G.A.E. ed annullamento di quello indetto a settembre 2012. (tutti i precari in G.M. e G.A.E. hanno già superato vari concorsi statali, abilitazioni, S.I.S.S.I.S., master, specializzazioni, dottorati, ecc... e gli spetta di diritto entrare di ruolo dopo svariati anni di servizio.)(costerebbe allo stato circa 150.000.000€, uno spreco )(se ci sono 11.000 cattedre libere si DEVONO dare ai precari.)(La maggior parte dei precari ha un’età avanzata, lavorando nella scuola da svariati anni, con enormi sacrifici (costretti a percorrere molti chilometri per raggiungere l’istituto di servizio, lavorano su due o tre scuole diverse in contemporanea e spesso lavorano nelle suole a rischio e disagiate) con stipendi inferiori rispetto i colleghi di ruolo. In tutti questi anni hanno acquisito esperienza e avuto il merito di far funzionare le scuole, ma gli anni di servizio non hanno nessun valore in questo concorso!)(soltanto il fatto di dover essere nuovamente esaminati sulle proprie conoscenze e competenze (ormai assodate) è umiliante.)(le prove del concorso avvantaggiano i non docenti; e non sono basate sul merito.)(aumenta il precariato e la disoccupazione dei precari storici)(permette le raccomandazioni.)(questo concorso-truffa cancellerà le graduatorie di merito dei concorsi precedenti che, non sono ancora esaurite)
5 Annullamento della riconversione dei sovrannumerari sul sostegno. ( sono costretti a farlo per cui demotivati, e si è previsto un percorso formativo insufficiente on line)
6 Tutela dei diritti acquisiti dai docenti inidonei. (non si possono assegnare ad altri compiti decurtandogli lo stipendio solo perchè malati)
7 Obbligo di convocare in un'unica tornata tutti i docenti ed ata dalle GAE entro il 31 agosto ( e relativo obbligo delle scuole di comunicare le disponibilità entro il 1 agosto). (per espletare tutti gli adempimenti necessari alla regolare apertura dell'anno scolastico in tempo)
7.1 Assegnare a convocazione tutte le ore disponibili (anche gli spezzoni di 2 ore). (per un miglior funzionamento dell'attivita didattica ed amministrativa)
7.2 Istituzione di un' unica graduatoria provinciale per le graduatorie d'istituto (senza limiti numerici). (per un miglior funzionamento dell'attivita didattica ed amministrativa)
7.3 Revisione dell'assegnazione dei punteggi (in proporzione al servizio, e alla distanza dal luogo di residenza, validare tutti i tipi di corsi con punteggio in proporzione agli anni di studio (regionali, comunali, scolastici,) ) e doppio punteggio per scuole a rischio, e nelle isole e di montagna.
7.4 Riconoscere l'abilitazione ai diplomati magistrali entro il 2002. (è un loro diritto)
7.5 Equiparazione dei diritti e dei doveri tra docenti di ruolo e precari. (permessi, ferie, malattie, asenze, progressione di carriera)
7.6 Continuita' didattica (scritta sul contratto). (per tutelare alunni e docenti)
7.7 Obbligo per le scuole private parificate (con o senza finanziamento)di assumere il personale dalle graduatorie pubbliche. (per evitare raccomandazioni e sfruttamento del personale con relativo abbassamento della qualità dell'istruzione)
7.8 Pagamento, con utilizzo in compresenza, delle ore di “buco”. (perchè è un diritto e per un miglior funzionamento dell'attivita didattica ed amministrativa)
8 Istituzione della figura dell'assistente tecnico in ogni ordine e grado scolastico. (Il continuo sviluppo delle tecnologie, richiede la presenza di personale specializzato, in possesso ti diploma specifico, che contribuisca alla gestione ed alla conduzione tecnica dei laboratori, diffusi in ogni ordine e grado scolastico, presente nelle scuole superiori, ma non nelle scuole medie ed elementari, dove l'assistenza tecnica è affidata a ditte private)
8.1 Istituzione dell'assistente/docente di classe (per coadiuvare i docenti e seguire gli alunni per tutto il ciclo scolastico).
8.2 Semplificazione degli obblighi burocratici a carico dei docenti. (l'insegnamento è un'attività intellettuale che comprende anche studio, ricerca e approfondimento...)
9 Riconoscimento della professione usurante. (professione a rischio di stress, e di relazione col prossimo (bambini e adolescenti) continuato, giornaliero e per molti anni consecutivi)
10 Unificazione delle aree sul sontegno alle secondarie di 2° grado. (a scuola di fatto tutti si occupano di tutte le discipline a prescindere dall'area in cui siamo stati forzosamente collocati.)
11 Corsi gratuiti d'inglese (certificazione b1) e pc (ecdl) per i docenti della primaria (senza esclusione o penalità per chi in passato non li ha frequentati). (per aumentare la qualità dell'offerta formativa)
12 Elezione diretta del preside da parte del collegio docenti e di tutto il personale della scuola.
13 Includere le gli asili comunali tra le scuole pubbliche dipendenti dal MIUR, ed assunzione il personale dalle G.A.E. e G.P. A.T.A. riaperte al suddetto personale.

(Studenti)

1 Assoluto rispetto delle norme di legge nella formazione delle classi.(classi pollaio), max 20 alunni in classi con alunno diversamente abile e mai più di uno per classe. (le classi con alunni d'età inferiore agli 8 anni non devono superare i 20 alunni) (secondo il Decreto ministeriale del 18/12/1975 ogni alunno deve avere a sua disposizione: 1,80 mq/alunno nelle scuole materne, elementari e medie 1,96 mq/alunno nelle scuole superiori, secondo il D.M. del 26/08/92 - Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica : le aule scolastiche non devono contenere più di 26 persone (alunni ed insegnanti compresi)
2 Divieto di cambio dei libri di testo prima di 5 anni. (per abbassare i costi per le famiglie e perchè non è necessario)
2.1 Uso di testi autoprodotti dalle scuole e a bassissimo costo. (per abbassare i costi per le famiglie e per personalizzare meglio i programmi)
2.2 Le tasse scolastiche si devono pagare in base al proprio reddito familiare con molti scaglioni (15.000 esenti , 20, 30, 40, 50, 80, 100 ...). (per abbassare i costi per le famiglie)
3 Estendere il sostegno agli alunni con D.S.A. (disturbi specifici dell'apprendimento) e con problemi d'integrazione sociale e linguistica, e gli alunni in stato di gravità devono avere il sostegno per tutto il tempo scuola. (perchè gli ultimi devono essere i primi ad essere supportati)
3.1 Piu' compresenze nelle classi di tutti gli ordini e gradi, ed in particolare alle primarie per tutto il tempo scuola. (in classe ci sono alunni che hanno bisogno di un percorso personalizzato con rapporto 1 ad 1)
3.2 Introduzione del laboratorio curriculare tecno-pratico-manipolativo in tutti gli ordini di scuola (falegname, elettrauto, fontaniere, muratore, saldatore, meccanico, sarta, tapezziere, elettricista, giardiniere, cuoco, danza,DJ,tecnico audio e luci, ......). (per creare realmente le basi di uno sbocco lavorativo in relazione ad un progetto di vita)
4 Le commissioni d'esame devono essere composte da prof. esterni (principio di vicinanza) tranne i coordinatori di classe. (per aumentare il livello della qualità scolastica)
5 Diario del curriculum dello studente (con voti per materia e finali). (per poter meglio conoscere, valutare e indirizzare lo studente secondo un valido progetto di vita condiviso)
5.1 Equiparare i punteggi tutti in centesimi in ogni ordine e grado scolastico. (per una migliore efficienza della valutazione)
6 Premiare le eccellenze anche con assegni o viaggi d'istruzione. (per una migliore motivazione allo studio)
7 Revisione dei cicli scolastici (Asili Nido da 0 a 3 anni, 3 anni scuola dell'infanzia, di cui obbligo scolastico dai 3 anni d'età, 5 anni elementare(3-8), 5 media(9-13), 5 superiori(14-18), 3 università(19-21)), obbligo scolastico fino alla maggiore età. (per aumentare il livello della qualità scolastica)
8 Potenziamento degli Asili nido pubblici, con l'obligo di accogliere tutte le richieste e garantire la continuità educativa alla scuola dell'infanzia. (per aumentare il livello della qualità scolastica ed il servizio alle famiglie lavoratrici)
9 Aumento delle ore di Ed. Fisica, Artistica, Musicale in tutti gli ordini e gradi ed in particolare nella scuola primaria. (per aumentare il livello della qualità scolastica, il benessere degli alunni ed il livello culturale specifico Italiano)
10 Divieto di vendita con i distributori automatici e nelle mense scolastiche di cibo e bevande che non sia certificato come naturale, sano e nutriente. (perchè prevenire è meglio che curare)
11 Uso dei pc, wifi, LIM a basso costo, linux e software libero (sia didattico che amministrativo), (riducendo i libri di testo e sostituendoli con ricerche on line). (per una migliore efficienza didattica, risparmio, e coinvolgimeto nello studio)

DOVE PRENDERE I SOLDI

1. Disdire l'acquisto degli F-35, le missioni militari all'estero e ridurre le spese militari in genere.
1. Accorpamento di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
2. Divieto di pagare stipendi pubblici superioni ai 10.000€ al mese e pensioni superiori ai 5.000.
1. Eliminare tutte le provincie ed accorpare Regioni e Comuni.
2. No a beni di lusso negli uffici pubblici.
3. I.C.I. per la chiesa, i sindacati e le banche.
4. Super tassa sul lusso ............................................................................ e il resto mancia ... ;)

consigli per protestare conto i continui attacchi alla scuola pubblica

(Studenti)
1 Autogestioni, lezioni tematiche pubbliche (sui problemi della scuola) sia nelle piazze che a scuola invitando genitori e stampa. (NO alle occupazioni che si sono dimostrate inefficaci)
(Personale)
2 Incontri, lezioni informative nazionali e domenicali (sui problemi della scuola) nelle principali piazze, aule magne scolastiche, o davanti alle sedi rai.
2.1 Sensibilizzare le famiglie e i colleghi di ruolo ( + allievi + ore + stress = – diritti - € - qualita').
3 Sospendere le gite e le attività volotarie e non retribuite (per far sapere ai genitori che si stà distruggendo la scuola pubblica)
4 Non accettare le divisioni degli alunni nelle classi in assenza del docente (solo per i posti degli assenti), le supplenze tappabuchi e le disponibilità.
5 Non aderire a scioperi continui e divisi per sindacati. (sembra una gara egoistica fatta con i soldi dei lavoratori per vantarsi su chi ne ha coinvolti di più)

(... dalla costituzione Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. - Art. 33.L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. - Art. 34.La scuola è aperta a tutti.L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.)

se ne parla qui....
http://www.facebook.com/romano.daniele.54
http://www.meetup.com/Il-Grillo-di-Palermo/files/
http://www.meetup.com/Scuola-a-5-Stelle-Italia/files/
http://www.meetup.com/Il-Grillo-di-Palermo/messages/boards/thread/28763092
http://www.meetup.com/Movimento-5-Stelle-Sicilia/messages/boards/thread/28855982/#87904302
chi vuole può votare qui...
http://movimentocinquestelle.uservoice.com/forums/80867-general/suggestions/3353356-versione-0-1-lavori-in-corso-si-
https://ziopino.kng.it/lf2/sicilia5s/initiative/show/223.html
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2012/11/sempre-sulla-scuola.html
Docente scuola media e tecnico audio e luci. presso MIUR Ha studiato presso conservatorio v.bellini Vive a Palermo, Italy

Profumo a Che Tempo Che Fa oggi 3 dicembre 2012 ore 21

Fabio Fazio conduce un confronto sulla scuola italiana tra il Ministro Francesco Profumo e il professore Salvatore Settis 

Domande, contenute in una email inviata a Fabio Fazio, che un gruppo di insegnanti su facebook vorrebbero fossero fatte al min. Profumo da parte loro.


Gentile Fabio Fazio,
...
un gruppo di facebook che raccoglie quasi 2000 docenti italiani (http://www.facebook.com/ groups/docentincazzati/), in prosecuzione dello scambio epistolare avviato con la sua trasmissione a seguito della puntata di domenica 25 novembre (presente il Primo ministro Mario Monti), le chiede di sottoporre al Ministro F. Profumo la seguente “lista” (genere da lei molto frequentato):

1. Ministro Profumo, con proposte come quella -contenuta in maniera irrituale nella legge di stabilità varata dall’esecutivo- di aumentare di 6 ore a parità di salario il lavoro in aula dei docenti della secondaria (com’è noto, materia di contrattazione e non riservata alla legge), non pensa di aver contribuito alla scarsa considerazione sociale della classe docente e quindi di aver danneggiato il ruolo dell'istruzione pubblica?

2. Non crede che con questo precedente in futuro altre leggi possano imporre aumenti di ore di lavoro settimanali anche ad altre categorie, trasformando di fatto i contratti collettivi in carta straccia?

3. Ministro Profumo, lo sa che ogni eventuale futuro innalzamento delle ore di lezione frontale produrrebbe un aumento insostenibile di ore di lavoro non frontale (destinate a correzione dei compiti, preparazione delle lezioni, programmazione, colloqui con i genitori, riunioni collegiali, esami di fine anno) dato che a ogni ora di lezione frontale corrisponde una certa quota di lavoro che i docenti svolgono al di fuori dell’aula scolastica?

4. Ministro Profumo, Lei, ministro dell'istruzione di questo Paese, come si è sentito quando il premier in questa stessa sede ha definito indistintamente i docenti, di cui conosce bene le condizioni di lavoro, “conservatori”, “corporativisti” e “strumentalizzatori” degli studenti in protesta?

5. Ministro Profumo , Obama ritiene forte l’America non per il suo esercito, ma per la sua scuola: il ‘governo dei professori’, in Italia, condivide quest’idea? E, se è così, perché non ha invertito la tendenza degli ultimi governi, tagliando le spese militari e lasciando invariato lo stanziamento per l’istruzione pubblica?

6. Ministro Profumo, nella lettera che ha inviato ai docenti e agli studenti prima dello sciopero del 24 novembre Lei ha detto di non aver mai condiviso l'impianto del Ddl 953 (ex Aprea), allora perché non si è mai pronunciato contro il disegno di legge nelle sedi competenti?

7. Ministro Profumo, si fa un gran parlare di digitalizzazione, di tablet, di LIM , ma lei sa che le scuole ‘reali’ -in cui alcuni nuovi strumenti sono arrivati in maniera insufficiente, non omogenea né pianificata e senza specifica formazione- stanno assistendo ad un processo di ‘dematerializzazione’ che nulla ha a che vedere con l’informatica, visto che mancano ‘materie prime’ come la carta per le fotocopie (che, quindi, molti docenti devono gestire a proprie spese) e sussidi didattici indispensabili?

8. Ministro Profumo, è consapevole del fatto che (almeno nella fascia dell'obbligo) gli insegnanti -spesso senza alcun aiuto né economico né strutturale- stanno affrontando da anni e da soli il difficile compito di alfabetizzare ragazzi stranieri (il cui numero supera quasi sempre il tetto fissato dalla legge) provenienti da tutti i continenti e che sono in aumento esponenziale gli alunni con disabilità nonché DSA (certificato e non certificato), per cui la programmazione didattica e di conseguenza il lavoro in classe è via via più complesso (mentre dal 2008 gli interventi di Riordino dei cicli hanno eliminato le compresenze)?

9. Ministro Profumo, Lei ritiene davvero di migliorare il servizio scolastico agli studenti, offrendo con il nuovo Concorso (fondato su quiz di dubbia aderenza alle reali esigenze didattiche ) la possibilità di entrare in ruolo a persone che non hanno mai insegnato anziché a precari super qualificati con molti anni di esperienza?

10. Ministro Profumo, quanto costerà il Concorso e quanti docenti realmente otterranno una cattedra, considerata la progressiva contrazione degli organici in vista dell'aumento dell'orario di insegnamento e della riduzione del corso di studi da lei prospettati?

11. Ministro Profumo, Lei è a conoscenza del fatto che le graduatorie sono stracolme di docenti specializzati nell'insegnamento e che la maggior parte di essi hanno meno di 35 anni?

12. Ministro Profumo, è forse ancora allo studio il progetto di ridurre a 4 gli anni curriculari delle superiori, che comporterebbe un'ulteriore, grave falcidia delle cattedre e un impoverimento insostenibile per l'offerta formativa della scuola secondaria di secondo grado?

13. Ministro Profumo, Lei, oltre ad essere Ministro dell'Istruzione, è stato anche rettore del politecnico di Torino e presidente del CNR: è abituato, quindi, a lavorare con le eccellenze nel mondo dell'istruzione. Quelle eccellenze si sono nella maggior parte formate a partire dalla scuola pubblica. Le è mai capitato di fare un'esperienza di insegnamento in una classe di un istituto superiore di una qualsiasi periferia di questo nostro bel Paese? Ha idea di quanti sono gli alunni in un’aula? Di quali sono le strutture reali? E’ a conoscenza del fatto che con l'aumento degli allievi per classe dovuto ai tagli e con la presenza giornaliera di studenti in sovrannumero perché, in caso di assenze del personale docente, vengono ‘smistati’ per mancanza di supplenti (ciò succede anche ai bambini delle primarie), quasi nessuna scuola pubblica può rispettare le norme di sicurezza, né garantire effettivamente il diritto allo studio, specialmente ai ragazzi con difficoltà?

Gentile Fazio,
gli elenchi, come gli esami, non finiscono mai: il tempo, però, anche ‘quello che fa’, è una risorsa finita, quindi ci fermiamo qui. Scelga pure lei le domande da sottoporre al ministro, se lo ritiene, se, come sappiamo, il tempo è poco. Sono tutte vitali per la nostra professione e per il futuro della scuola pubblica statale. Speriamo fiduciosi che la sua risposta non lasci ‘il tempo che trova’ e che nella prossima occasione di un dibattito sulla scuola voglia ospitare nella trasmissione anche un insegnante.

2000 proff forse inca…lzanti, certo inca…lzati
http://www.facebook.com/ groups/docentincazzati/