- i ragazzi odiano studiare perché lo studio non è avventura, ma noiosa convenzione
- se un ragazzo è intelligente ma non studia è colpa dell'insegnante
- l'insegnante deve essere animatore del processo educativo. Non deve essere oggetto d'amore ma saper provocare amore per l'oggetto di studio, saper suscitare la passione per lo studio che si autoalimenta
- l'insegnante deve essere creativo e inventare situazioni dove apprendere è un gioco
- l'insegnante non si deve abbassare al livello del ragazzo, non serve al processo educativo. È vero il contrario in quanto il ragazzo non vuole rimanere prigioniero del suo mondo ma è alla ricerca di strade per uscirne. E l'insegnante deve offrirgli l'opportunità
- l'insegnante deve però umanizzarsi, farsi scoprire nei sentimenti, nelle debolezze, nella sessualità, nella quotidianità. Questo tenendo un profilo culturale alto
- la scuola deve far cadere tutti i feticci, in primo luogo quello del ruolo dell'insegnante che col suo potere terrorizza i ragazzi
- proprio per la necessità di abbattere tutti i feticci l'insegnamento della religione non deve essere obbligatorio
- nella scuola la poesia è relegata a un ruolo minore in quanto non utile ai processi produttivi. Bisogna invece dare maggiore importanza alla poesia
- la poesia è importante perché può innescare il processo creativo fine a se stesso, non utilitaristico, quindi puro
- si deve cominciare dalla poesia contemporanea perché più vicina per linguaggio e per sentire a coloro che la devono apprendere
- il processo di apprendimento passa attraverso il sentire: percepire emozioni e trovare le parole per esprimerle. Leggere poesia deve voler dire: sentirne le emozioni, scoprire le proprie, associare alle emozioni le scoperte linguistiche per esprimerle
- le antologie sono insulse e sempre vetuste, gli unici libri di testo utili sono i manuali, come la grammatica. Le antologie vanno abolite per essere sostituite da materiali vivi e locali
- il dialetto non deve rimanere fuori dalla scuola, esso è fonte primaria di ricchezza della lingua italiana
- il fine ultimo della scuola è creare cultura
sintesi dal “Diario di un insegnante” di Pier Paolo Pasolini