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Indicazioni Nazionali per i nuovi percorsi liceali

Dal 26 maggio 2010 è disponibile la stesura definitiva delle Indicazioni Nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per i licei. Le indicazioni nazionali sui programmi dei Licei sono calibrate tenendo conto delle strategie suggerite nelle sedi europee ai fini della costruzione della 'società della conoscenza'. Propongono un modello senza inutili tecnicismi e accessibile all'intera comunità scolastica. L'obiettivo è quello di guidare gli allievi a raggiungere uno 'zoccolo di saperi e competenze comuni'. Il Profilo e le Indicazioni costituiscono, dunque, l'intelaiatura sulla quale le istituzioni scolastiche disegnano il proprio Piano dell'offerta formativa, i docenti costruiscono i propri percorsi didattici e gli studenti sono messi in condizione di raggiungere gli obiettivi di apprendimento e di maturare le competenze proprie dell'istruzione liceale e delle sue articolazioni. Per ogni disciplina sono state redatte delle linee generali che comprendono una descrizione delle competenze attese alla fine del percorso; seguono gli obiettivi specifici di apprendimento articolati per nuclei disciplinari relativi a ciascun biennio e al quinto anno. La scelta di evidenziare all'interno delle linee generali di ogni disciplina le competenze attese e di redigere obiettivi specifici di apprendimento in cui fossero uniti tutti gli aspetti che entrano in gioco nell'acquisizione di quelle competenze si colloca in continuità con le Indicazioni per il curricolo del primo ciclo attualmente in vigore.




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I debiti dello Stato con le Scuole ripianati con i soldi destinati al "merito"

Finalmente una buona notizia . I soldi destinati al cosiddetto "merito" (1 miliardo), che ancora non si sa bene su cosa si sarebbe basato e che certamente avrebbe escluso la maggioranza dei docenti (non per demerito ma per risparmio) andranno a pagare i debiti che lo stato ha cumulato in questi anni con le scuole.
La quota parte delle minori spese frutto dei tagli agli organici (il 30%, prevedeva il decreto legge 112/2008, la prima manvora del govnero Berlusconi IV), per un importo complessivo, su base triennale, di circa un miliardo di euro, è stata infatti dirottata su un capitolo ad hoc e finalizzata a rifondere alle scuole quanto queste hanno anticipato negli anni, a fronte di mancati trasferimenti da parte dello stato: secondo stime ufficiose, oltre 900 milioni.

La sorpresa della fine dei fondi per la valorizzazione professionale è tutta nella relazione tecnica al comma 14, articolo 8 del decreto legge finanziario, arrivata nei giorni scorsi al senato (si veda Italia Oggi di sabato scorso). Le risorse per il merito -che il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, aveva promesso sarebbero andate a rimpinguare le buste paga dei docenti più bravi, già da quest'anno- saranno destinate, recita la manovra, «al ripianamento dei debiti pregressi delle istituzioni scolastiche» ma anche «al finanziamento delle spese per supplenze brevi e di funzionamento, ivi comprese quelle per le attività di cui all'articolo 78, comma 31 della legge n. 388/2000», che sono gli appalti di pulizia assegnati dagli istituti scolastici alle cooperative di Lsu, sulla scorta della previsione della Finanziaria 2001. La relazione tecnica del Ragioniere generale dello stato, Mario Canzio, spiega anche come sia stato possibile questo diverso utilizzo: è vero che il decreto legge 112 destina una quota dei risparmi «all'incremento delle risorse contrattuali stanziate per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale docente a decorrere dall'anno 2010», ma la manovra di quest'anno prevede «il blocco della tornata contrattuale relativa al triennio 2010-2012». E precisa che le buste paga dei prossimi due anni non potranno superare il livello complessivo in godimento nel 2010.
 
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Interessante proposta per una manovra economica alternativa

Sul sito di Virgilio economia raccogliamo un'interessante proposta alternativa a quella  "lacrime e sangue" annunciata in questi giorni che eviterebbe una lunga serie di sacrifici, dal blocco delle pensioni e degli stipendi dei dipendenti pubblici, dal taglio per gli enti locali al giro di vite sugli invalidi. Nessuno sottovaluta il fatto che sia necessario trovare vari miliardi per fronteggiare la crisi a vari livelli che stiamo vivendo ma davvero non c'erano alternative sul come farlo?


Un'altra manovra è possibile

Non una generica critica alla manovra del governo, ma una proposta alternativa concreta e circostanziata, una vera e propria contromanovra. E' quella proposta da Sbilanciamoci!, una sigla che raccoglie 47 organizzazioni operanti a vario titolo nell'economia non-profit, dalla Banca Etica al mensile Altreconomia, dal Wwf a Emergency. Una contromanovra che, conti alla mano, potrebbe portare 30 miliardi nelle casse dello Stato, più di quelli previsti con il provvedimento economico del governo.
I tagli vanno fatti, ma non ai servizi pubblici, agli stipendi e alle pensioni. Le entrate vanno aumentate ma non col condono edilizio. Può sembrare velleitario. Eppure la contromanovra di Sbilanciamoci! elenca e quantifica una serie di misure alternative.

I TAGLI

Le proposte vanno in cinque direzioni:

Settori Risparmio

1) riduzione del 20% della spesa militare: 4 miliardi

2) cancellazione dei sussidi alle scuole private: 700 milioni (dal 2012)

3) cancellazione dei finanziamenti al Ponte sullo Stretto e ad altre grandi opere: 1,7 miliardi

4) chiusura dei centri di identificazione ed espulsione (ex Ctp): 240 milioni

5) introduzione del software open source nella Pubblica amministrazione 1 miliardo (dal 2011)

GLI INCASSI
Cinque interventi per fare cassa:

Settori Incasso

1) aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 23%: 5 miliardi

2) varo di una tassa patrimoniale sui patrimoni superiori ai 500mila euro: 10,5 miliardi

3) aumento della progressività dell'Irpef (aliquote maggiori sugli scaglioni più alti): 1,1 miliardi

4) varo della carbon tax (la tassa sulle attività industriali che producono CO2): 1,3 miliardi (in due anni)

5) vendita all'asta delle frequenze televisive liberate dal digitale terrestre (incasso stimato sulla base della relativa asta in Germania): 4,5 miliardi

Il totale di questi interventi darebbe 30 miliardi e 40 milioni di euro da destinare, secondo la proposta, non solo alla riduzione del debito ma anche al sostegno delle fasce deboli della popolazione più colpite dalla crisi e per incentivare lo sviluppo sostenibile.

LE SPESE

In particolare sul fronte delle uscite, oltre ai 10 miliardi per la riduzione del debito, sono previsti anche:

• 1 miliardo per introdurre la 14a mensilità per le pensioni al di sotto dei 1.000 euro mensili;

• 4 miliardi per il recupero del fiscal drag;

• 4,5 miliardi per potenziare gli ammortizzatori sociali;

• 4 miliardi per sostenere le produzioni e i consumi "green" (fotovoltaico, mobilità sostenibile, efficienza energetica ecc.);

• 1 miliardo per l'innovazione e la ricerca delle imprese;

• 1,5 miliardi per le piccole opere (sicurezza delle scuole, riassetto idrogeologico, miglioramento del sistema idrico ecc.);

• 1 miliardo per gli asili nido;

• 1,3 miliardi per la scuola e l'università,

• 1,5 miliardi per il Fondo per la non autosufficienza;

• 240 milioni per l'integrazione degli immigrati.

Con tutta probabilità queste proposte rimarranno sulla carta. Ma servono a capire che nei momenti di crisi i sacrifici sono indispensabili, ma chi deve farli è come sempre una scelta politica. (A.D.M.)


Sciopero degli scrutini e della fame contro i tagli alla scuola

L'anno scolastico è appena finito, ma gli insegnanti bolognesi salgono sulla Torre degli Asinelli e decidono di bloccare gli scrutini. Anzichè dare voti agli studenti, quindi, bocciano senza appello i tagli che colpiranno la scuola pubblica. Invece, a Piacenza, i loro colleghi hanno cominciato uno sciopero della fame.

7 GIU. 2010 - Chi sì è trovato a passare questa mattina nel centro di Bologna ha potuto veder scritto a grandi e chiare lettere sulla Torre degli Asinelli il grido di allarme dei lavoratori della scuola italiana. Il Coordinamento dei precari e i Cobas hanno srotolato uno striscione che diceva "No ai tagli" e ben esprimeva la situazione di emergenza che ha portato addirittura al blocco degli scrutini in 15 dei 32 istituti cittadini. "Sono oltre 500 i docenti di Bologna e provincia che lo sostengono, perché non possono accettare in silenzio gli ennesimi provvedimenti che tagliano il futuro di altre 41 mila persone", hanno spiegato i promotori della protesta, che continuerà anche nella giornata di domani. Gli alunni dovranno dunque aspettare per avere i loro voti, mentre la scuola pubblica italiana ha già rimediato un'inappellabile bocciatura.

Cobas, Orsa, Rdb-Cub, Unicobas, Usi Ait scuola prevedono che l'agitazione "bloccherà gli scrutini di oltre 130 classi, coinvolgendo più di 3.000 studenti". Le scuole toccate dallo sciopero, hanno scritto in una nota, sono Aldini, Adrovandi, Belluzzi, Copernico, Luxemburg, Sabin, Serpieri, Aldo Moro, Rodari Jussi di S.Lazzaro, Medie Pepoli, Alberghetti di Imola, Innocenzo da Imola, Ipsia di Crevalcore, Keynes di Castel Maggiore, Mattei di San Lazzaro, Salvemini di Casalecchio, Montessori di Porretta. In tutti questi istituti, a preoccupare i manifestanti sono le decurtazioni di risorse e personale nel mondo dell'istruzione. Stando ai loro dati, infatti, il prossimo anno scolastico mancheranno oltre 25 mila insegnanti, con l'incubo per molti precari di restare senza lavoro.

Ai piedi della Torre degli Asinelli c'era chi ha il contratto già scaduto, e quindi ha scelto di protestare "perché l'anno prossimo non sapremo se lavoreremo ancora". Oppure chi, forte di ben tre abilitazioni - "per insegnare italiano, storia e geografia nelle scuole medie, ma anche educazione civica e storia dell'arte nelle scuole superiori" - si ritrova senza lavoro dopo 6 anni di insegnamento. Tutti avevano un cartellino attaccato alle magliette con la scritta "Chi lo rivedrà a settembre?", per rendere evidente la precarietà del loro futuro. E, dopo lo striscione calato dall'alto, ne hanno voluto stenderne hanno poi steso sotto le Due torri un altro grande striscione che ha occupato quasi tutto il piazzale a fianco della statua di San Petronio, con scritto in blu: "Difendiamo la scuola pubblica".

A Piacenza si persegue invece una forma di lotta ben più drastica. "A mali estremi, estremi rimedi", dice Manuela Calza, segretario locale di Flc-Cgil, per illustrare la decisione presa dagli insegnanti cittadini, che hanno cominciato uno sciopero della fame. Per protestare contro la riforma Gelmini, quattro di loro hanno deciso di dare il via ad una staffetta e si sono messi a digiuno uno dopo l'altro per un'intera giornata. Ma molti colleghi li hanno immediatamente raggiunti in un gazebo allestito per l'occasione nella centralissima piazza Cavalli, aderendo ad un'iniziativa che da Piacenza potrebbe allargarsi in tutta Italia.

"L'obiettivo è sensibilizzare l'opinione pubblica su quello che sta accadendo alla scuola pubblica italiana", spiegano. Nei cartelli appesi si leggono infatti frasi come "Difendiamo la scuola pubblica da Ineguaglianza Impoverimento e Individialismo - le tre I", oppure "Se pensi che l'educazione sia costosa, prova l'Ignoranza". Ma l'elenco può continuare con Il taglio al personale docenti e agli assistenti, l'aumento dei finanziamenti alle scuole private, l'accorpamento delle classi. "Vivo sulla mia pelle e sulla pelle degli studenti questo smantellamento - dice un'insegnante precaria - perché si parla di accorpamento di classi d'insegnamento, ovvero in gergo di classi di concorso, indiscriminate, senza andare a vedere qual è la realtà classe".

E per rendere più forte la protesta, gli insegnanti hanno aperto anche un gruppo su Facebook, chiamandolo proprio "Sciopero della fame". Dalle pagine del social network più famoso del mondo, invitano "tutti coloro che ci vogliono sostenere a passare presso la nostra tenda e anche a passare un giorno di digiuno, di sciopero della fame, affinché la scuola possa riprendere ad andare un po' meglio di quanto non stia andando adesso".
fonte: viaemilianet.it


Crisi: Confcommercio, consumi tornano a scendere. -1,6% ad aprile

Se ce ne fosse stato bisogno ecco una conferma che, per stimolare i consumi e il conseguente rilancio dell'economia,  gli stipendi non dovevano essere tagliati ma, semmai, alzati o quantomeno lasciati crescere secondo quanto stabilito dai rinnovi contrattuali e dagli scatti di anzianità. Ma un governo miope, degnamente accomunato dai suoi consimili europei, ci sta portando alla recessione come confermato dalla Confcommercio.
  E si mettano bene nella zucca che questo è: "SOLO L'INIZIO", perchè non abbiamo alcuna intenzione di intaccare i nostri risparmi per far fare loro bella figura.

dal sito di ASCA

 L'Indicatore dei Consumi elaborato dalla Confcommercio segnala ad aprile 2010 una diminuzione dell'1,6% in termini tendenziali interrompendo un periodo, che durava dall'ultimo trimestre del 2009, di graduale recupero dei livelli di consumo delle famiglie.
  La battuta d'arresto registrata dalla domanda nel mese di aprile, sottolinea la Confederazione, ''si legge in modo piu' evidente guardando al dato destagionalizzato che mostra una riduzione dell'1,7% rispetto a marzo, dopo un bimestre di graduale miglioramento''.
Il dato di aprile, prosegue lo studio, sconta la fine degli incentivi ed e' stato ''largamente influenzato dalla dinamica della domanda di autovetture, come segnala il ripiegamento piu' sensibile, negli ultimi tre mesi, dell'aggregato totale rispetto a quanto registrato da quello computato al netto della domanda di autovetture''.
  Secondo Confcommercio, poi, ''la presenza di un clima meno favorevole sul versante dei consumi sembra confermato dalla flessione registrata a maggio dal clima di fiducia delle famiglie, dopo il modesto recupero di aprile. Il dato dell'ultimo mese potrebbe essere stato influenzato dai timori riguardanti la crisi greca e dalle aspettative, poi confermate, di interventi sul versante della finanza pubblica''.
  Piu' ''articolata'' la situazione sul versante del sentiment delle imprese. A maggio a fronte di un ulteriore miglioramento del clima di fiducia degli operatori delle aziende manifatturiere, gli imprenditori del commercio e dei servizi segnalano un peggioramento.

Marcegaglia: il Governo deve resistere alle riduzione dei tagli nella manovra

Il messaggio lanciato al Governo dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, riguardo i tagli previsti dalla manovra economica biennale da 24 miliardi , è di ''resistere'' a ogni tentativo di riduzione. E' questo quanto dichiarato dalla Marcegaglia all'Assemblea di Federchimica sollecitando  l'esecutivo a ''fare scelte molto precise, anche impopolari se necessario''.

PREMIO PER L'INNOVAZIONE - PROGRAMMA EGO - FONDAZIONE LARS MAGNUS ERICSSON

Il Programma Ego è un progetto nato nel 2004 con l'obiettivo di fornire opportunità di crescita e di sviluppo a nuove iniziative imprenditoriali (start up) nel settore delle comunicazioni e delle sue applicazioni. Il progetto si rivolge a studenti universitari, laureandi o neolaureati, studenti che risultano essere iscritti a Master universitari e ai corsi di Formazione e di Dottorato, nonchè a micro imprese con idee innovative.

Dal 2008 il Programma Ego rientra nell'ambito delle attività di responsabilità sociale della Fondazione Lars Magnus Ericsson, ente no-profit il cui obiettivo è quello di realizzare e supportare soluzioni di successo in grado di creare valore nel campo delle telecomunicazioni e contribuire al progresso umano e civile della società.

Il Premio per l'Innovazione, edizione 2010-2012, si rivolge agli studenti universitari e ai laureati degli Atenei che hanno sottoscritto una convenzione con la Fondazione Lars Magnus Ericsson (Università Tor Vergata, La Sapienza, Luiss, S. Anna di Pisa, Siena), permettendo ai vincitori di accedere ad un programma approfondito di “incubazione” presso la sede Ericsson pensato appositamente per lo sviluppo della propria idea business.

:: Presentazione del Premio :: Bando del Premio :: Regolamento :: Domanda di partecipazione

Ulteriori informazioni sul Premio sono disponibili sul sito della Fondazione Lars Magnus Ericsson all’indirizzo web: http://www.fondazione-ericsson.org/ego.html


LA FACOLTÀ DI ECONOMIA DI TOR VERGATA AL PRIMO POSTO TRA LE UNIVERSITÀ PUBBLICHE

Repec, la più ampia collezione al mondo di articoli accademici sull’Economia e sulle discipline collegate, ha pubblicato la lista delle 25 Università top in Italia per la ricerca in campo economico, secondo i criteri del database che collega informazioni sui lavori, pubblicati e non, di migliaia di economisti: la Facoltà di Economia di Tor Vergata è al primo posto tra le Università pubbliche, al quarto posto, dopo Bocconi, Banca d’Italia ed EIEF, l’Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanza, come istitution.
Tra i primi posti in classifica, al dodicesimo e al ventiquattresimo, compaiono il Dipartimento di Economia e Istituzioni; il Dipartimento di Studi economico-finanziari e Metodi quantitativi (SEFEMEQ), al quarantaduesimo il CEIS, il Centro di Studi internazionali sull’Economia e la Sviluppo.
Inoltre, sono stati presi in esame 1819 autori in 257 differenti Dipartimenti internazionali e, per il loro lavoro svolto nella Ricerca, tra i primi posti in classifica compaiono ben ventitré professori della Facoltà. Sono: Luigi Guiso, al quinto posto, del Dipartimento di Studi economico-finanziari e metodi quantitativi, Leonardo Becchetti, al ventiduesimo posto. Seguiti da: Robert Waldmann, al ventitreesimo, Franco Peracchi, al ventinovesimo, Tommaso Valletti, al quarantatreesimo, Furio Camillo Rosati, al quarantaseiesimo, Tommaso Proietti, al quarantanovesimo, Giancarlo Spagnolo, al cinquattottesimo, Gianni de Fraja, Giancarlo Marini, Gianluca Cubadda, Daniela Vuri, Alessandra Pelloni, Michele Bagella, Stefano Fenoaltea, Pasquale Scaramozzino, Lorenzo Guarcello, Vincenzo Atella, Fabrizio Mattesini, Stefano Gagliarducci, Giovanni Trovato, Gustavo Piga, Barbara Annicchiarico, Pasquale Lucio Scandizzo e Alessandro Piergallini. Appartengono ai Dipartimenti di Economia e Istituzioni, al Dipartimento di Studi economico-finanziari e Metodi quantitativi (SEFEMEQ) e al Ceis, il Centro di Studi internazionali sull’Economia e lo Sviluppo, della Facoltà di Economia dell’Ateneo.

Per interviste e approfondimenti: Ufficio Stampa 06.72595510 - 5522

Cos’è RePEc?


RePEc, Research Papers in Economics (articoli di ricerca in economia), è un progetto, gestito su base volontaria, rivolto a creare un database pubblico per la comunicazione tra ricercatori in economia e nelle discipline correlate. Il database contiene informazioni relative a oltre:
  •  4.000 studiosi e professionisti del settore (e rispettivi enti di appartenenza e pubblicazioni),
  • 6.000 istituzioni (dipartimenti di economia, centri di ricerca e enti pubblici),
  • 100.000 informazioni bibliografiche su working papers prodotti da istituzioni e singoli individui,
  • 55.000 riferimenti bibliografici di articoli pubblicati sulle principali riviste del settore,
  • 800 descrizioni di programmi e software informatici,
  • Più di 70.000 tra documenti e files presenti nell’archivio sono disponibili gratuitamente in rete.

 Principali aderenti al RePEc:

Dipartimenti di economia di molte delle “top 50” università degli Stati Uniti e delle altre principali università di tutto il mondo. I seguenti istituti di ricerca: NBER, CEPR, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, IFS, Federal Reserve, ECB, Bank of England. I principali editori, inclusi: AEA, Econometric Society, Royal Economic Society, Cambridge, Oxford, Chicago, MIT, Springer, Kluwe.

Per maggiori informazioni: http://repec.org/