Stando a quanto risulta dai dati resi noti in questi giorni dall'Inps, la riforma del sistema pensionistico sta dando i frutti attesi. Nel 2009, infatti, le pensioni d'anzianità (quelle anticipate rispetto alla vecchiaia) erogate dall'Inps si sono dimezzate rispetto al 2008, dando sollievo alle casse dello Stato.
Italiani, popolo di lavoratori
Da gennaio a novembre 2009, sono stati 91925 gli italiani a entrare in pensione prima di raggiungere l'età prevista (65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne). L'anno precedente, gli assegni che lo Stato aveva dovuto staccare erano stati 196522. Il calo, dunque, è stato del 53%.
Dipendenti fedelissimi
I valori registrati derivano, principalmente, dal settore del lavoro dipendente. Se nel 2008 erano state 120626 le nuove pensioni di anzianità richieste dai dipendenti, nei primi undici mesi dell'anno che sta per concludersi i trattamenti anticipati erogati dall'Inps sono stati meno della metà: 52132.
Effetto riforma?
Secondo il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, i risultati non possono essere spiegati come il semplice riflesso delle riforme delle pensioni portate avanti nell'ultimo decennio. Al pari dell'intervento innovatore sul settore pensionistico, sull'andamento dei dati ha influito, a parere di Mastrapasqua, anche una maggiore disponibilità degli italiani a rimanere al lavoro anche una volta superati i 60 anni. Lo dimostrano i dati sulle pensioni di anzianità: fino a dicembre, nel 2009, i lavoratori che hanno lasciato il lavoro per raggiunti limiti di età sono stati 152546; 63,1% in più rispetto all'anno scorso, ma molto meno dei 210000 previsti.
Le casse respirano
Qualunque siano i motivi alla base delle decisioni degli italiani, a godere degli effetti dei loro comportamenti sono le casse dell'Inps. Con questi risultati, i migliori dal 2002, si stima che l'Istituto nazionale di previdenza sociale chiuda l'anno con un attivo compreso tra i 6 e i 7 miliardi di euro.
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