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Tesi di laurea su Corporate identity e Comunicazione Integrata della Guardia di Finanza

Corso di Laurea Specialistica in “Comunicazione d’impresa, pubblicità e nuovi media” - Tesi di laurea Specialistica in “Comunicazione d’impresa, pubblicità e nuovi media” della Dottoressa Annunziata Labianca

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Crisi greca: cosa sta facendo l’Europa per combatterla?

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Un estratto del post sulle misure per combattere la crisi greca che ho pubblicato su Borsaipnos e che ritengo possa interessare anche i lettori di Tuttoprof.

…Le decisioni dell’Eurogruppo non hanno certo contribuito a rasserenare l’orizzonte, in fondo cosa hanno deciso? Acquistare 1000 miliardi di euro di titoli pubblici dei paesi in difficoltà, difendendo così le loro economie e l’euro. Le iniziative draconiane dei singoli stati per ridurre i loro deficit faranno il resto.
Ma ci può essere qualcuno che crede nell’efficacia di queste misure?
Prendiamo ad esempio la difesa dell’euro. A cosa serve un euro forte? A pagare meno il petrolio. Stop. Certo non è poco, visto che la maggior parte dei trasporti sono su gomma e influenzano il costo delle merci. Ma quanto effettivamente influisce il prezzo del petrolio sul costo della benzina? In questi giorni assistiamo ad un “mistero buffo”: il prezzo del petrolio è a circa 75$ e la benzina costa quasi quanto costava con il petrolio a 150$. Qualcuno me lo sa spiegare?
La barricata innalzata a difesa dell’euro sembra più di natura politica che di natura economica, l’euro è l’ultima cosa rimasta ad unire parte di questa traballante unione europea, quindi viene difeso solo a scopo di immagine. Questo catenaccio però costa caro ed è addirittura controproducente.
Vi ricordate quando a fine 2000 l’euro era arrivato a valere 0,82$? Da allora si è costantemente apprezzato fino ad arrivare ad inizio del 2009 fin quasi 1,6$. Perché l’economia europea è diventata improvvisamente più forte di quella americana? No, semplicemente perché gli americani per far ripartire la loro economia, dopo i disastri dell’11 settembre e dei mutui subprime, hanno lasciato cadere la loro moneta senza fare barricate. Ora che la loro economia è ripartita e viaggia a ritmi del 3,5% annuo, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, il dollaro si sta riapprezzando fino a riagganciare, presumibilmente, la parità con l’euro. E questo, per loro, potrebbe essere un problema. Non a caso in questi giorni il Presidente Obama si spende in incoraggiamenti all’Unione Europea nella difesa dell’euro, spingendosi nientemeno in promesse di interventi in suo aiuto. Gli Obama-fan si sono liquefatti: quanto è bravo Obama! Quanto è buono Obama! Si preoccupa anche di noi Obama…! Io molto più prosaicamente dico: quanto è furbo Obama! Un dollaro forte creerebbe seri problemi alle esportazioni americane con conseguenze negative prima di tutto sull’occupazione.
Già, in questo gli americani ci danno una gran bella lezione. Alla difesa dell’immagine del dollaro antepongono la difesa e la creazione di posti di lavoro. Che insegnamento!
Qui invece si fa il contrario, per difendere una moneta che non ha più alcuna ragione per essere superiore al dollaro si varano misure che strangoleranno ancora di più l’economia, prima fra tutte la decurtazione degli stipendi agli impiegati statali. Come può esistere qualcuno che pensi che con un minor reddito le persone spendano di più? E i nuovi posti di lavoro con che cosa si creeranno? Con i mille miliardi di carta straccia di debito sovrano che stanno acquistando?
E ancora, gli americani hanno forse tagliato gli stipendi della Pubblica Amministrazione per ripianare il deficit? Tutt’altro, nel momento del bisogno hanno addirittura stampato moneta per poi drenarla a emergenza conclusa. Al massimo Obama ha tagliato gli stipendi d’oro ai manager di Wall Street.
In Europa ancora non si è capito che la madre di tutte le emergenze non è il debito pubblico o il deficit o l’euro, è l’OCCUPAZIONE.
Ma intanto la strada dell’economia europea, prevista dai guru americani, è segnata: ci attendono almeno 7/8 mesi di deflazione a cui seguirà, per effetto di tardivi e scoordinati interventi, un lungo periodo di iperinflazione. A quel punto il cocktail letale della stagflazione sarà pronto e la prima vittima illustre sarà la pace sociale.
Visto che il panorama di un ‘29bis è ormai ben delineato i nostri governanti dovrebbero andarsi a rivedere le strategie che l’allora Presidente degli Stati Uniti Roosvelt mise in atto. Senza attendere che una nuova Grande Depressione si ripresenti in tutta la sua forza si può fare tesoro di quell’esperienza avviando un profondo piano di riforme economico-sociali VERE. In questi giorni invece assistiamo ad una passerella di politici, nostrani ed altrui, che esternano l’unica riforma che conoscono: quella delle pensioni. Non ho sentito alcuno proporre qualche altra cosa, sia esso di destra, di sinistra, di centro, italiano, straniero…
Poveri noi…in mano a chi stiamo. Ecco chi va a fare politica.
Pensano di risolvere il problema mandando le persone in pensione a 70 anni, gli unici effetti che provocano è uno scadimento della qualità del servizio, un caricamento sulle prestazioni sanitarie per patologie professionali e la mancanza di lavoro per i giovani. A nulla vale sapere che l’INPS è in attivo di 7 miliardi. Questa, poverini, è l’unica riforma che conoscono e se la strappano dalle mani per rivendicarne la paternità.
Ma c’è dell’altro in questi giorni di messaggi escatologici. In attesa della manovra da ben 1,5% del PIL un ministro ha proposto di tagliare del 5% gli stipendi ai parlamentari, preparando, con l’esempio, gli altri dipendenti pubblici ad altrettanto. Senonché un taglio del 5% ad uno stipendio di quasi 20.000€ al mese è risibile mentre su uno stipendio di 1200€ è drammatico. Ma non basta, lo stesso ministro ha dichiarato che ci sarà chi dovrà fare sacrifici ben maggiori del 5%. Anche un blocco dei rinnovi contrattuali, sopportabile in un periodo di recessione, sarebbe devastante se ripartisse l’inflazione.
Ma di questa situazione drammatica ben pochi si preoccupano. Il Potere ha messo in campo tutte le armi di “Distrazione di massa” in suo possesso: televisione, cinema, gossip, apparizioni, profezie, campionati di calcio, talk show, gratta e vinci ecc. ecc. Una volta il clima sociale italiano è stato salvato da Coppi e Bartali, oggi da Inter e Roma, la storia si ripete.

Ma tornando a Roosvelt, cosa fece di tanto “strano”? Semplicemente scardinò il circolo vizioso, riduzione dei consumi-disoccupazione, con grandi opere infrastrutturali. Basandosi sulle teorie dell’economista John Keynes stimolò quindi la domanda interna con l’aumento dell’occupazione convinto che anche il bilancio dello Stato, alla distanza, ne avrebbe giovato. Ma anche la sperimentazione economica, il supporto alla comunità scientifica, all’Università, alla Scuola, ebbero un effetto positivo sul superamento della crisi ridando fiducia nei giovani e nel futuro.
Ma in Europa di politici della statura di Roosvelt non se ne vede l’ombra. Anzi, a dire il vero, non si vedono proprio i politici e, a ben vedere, neanche gli economisti. Quelli che invece si vedono a frotte sono i ragionieri che davanti al loro bravo foglio da computisteria si toccano la punta del naso con i polpastrelli delle dita per fare i conti agli stati cosiddetti “sovrani” e trascurando i relativi cittadini. E qui siamo arrivati veramente alla schizofrenia: è stato proposto di multare gli stati che hanno un debito pubblico eccessivo. Ovvero gli stati (che non hanno soldi) dovranno versare soldi per punizione. Questo equivale a curare il malato a bastonate, o no?

Mi permetto, sommessamente, di suggerire ai nostri governanti di spendere diversamente quei 1.000 miliardi di euro stanziati. Usateli per rilanciare grandi opere: strade, ferrovie, ospedali, porti, edilizia popolare, risanamento idro-geologico del territorio, ecc. ad iniziare magari proprio dalla Grecia e da altri stati in difficoltà. Aiutate quelle nazioni che non riescono a ripagare il debito solo per la parte che non riescono a coprire, esaminando di volta in volta le necessità e senza firmare assegni in bianco. Cacciate i ragionieri dal Tempio (Bruxelles) e fate entrare i politici, quelli veri, quelli che volano alto, quelli che vedono lontano come i padri fondatori dell’Europa.

E meditate su quella massima di John Keynes:” meglio pagare un uomo per scavare buche e ricoprirle che avere un disoccupato”.

Stefano Ponis

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La religione farà media in pagella

Interessante articolo su Italia Oggi sulle motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha capovolto la decisione del TAR del Lazio della scorsa estate. Quindi, la materia contribuisce all'attribuzione del credito scolastico dell'alunno che ha scelto di avvalersene, ovvero fa media in pagella.
Bene, ci fa felici ma allora...gli insegnanti di Religione dovranno far parte della commissione d'esame agli esami di licenza e di maturità come tutte le altre materie, o no?

Leggi l'articolo di Italia Oggi

Crisi greca, chi la deve pagare?

L’impressione che tutti hanno è che dietro il crollo delle Borse, conseguente alla crisi greca, ci sia una regia ben orchestrata riconducibile, come al solito, alla speculazione. Già ma dietro al termine generico di speculazione con cui si giustifica tutto e il contrario di tutto cosa si nasconde? E inoltre, visto che questa speculazione fa tanti danni come è possibile contrastarla?

Non è facile rispondere. La speculazione ormai è un’entità eterea, impalpabile, inqualificabile, inafferabile. Conosciamo la sua origine, la tribù dei grandi finanzieri americani (e non a caso la chiamo tribù), che da almeno un secolo prosperano sulle inefficienze del mercato. Loro studiano, scrutano, analizzano e seguono ogni fenomeno legato all’economia e alla finanza, sia delle società che delle nazioni e dove vedono inefficienze e distorsioni affondano le loro unghie. Si potrebbe quasi parlare di meritoria funzione “spazzino” della speculazione, che distrugge gli organismi malati ed esalta quelli sani, se non fosse che dietro agli stati sovrani ci sono i cittadini, ci siamo noi.

Che anche gli stati abbiano bisogno di qualcuno che li controlli è fuori di dubbio, la stessa vicenda della Grecia ne è un esempio. Apprendiamo in questi giorni che per decenni il paese ellenico ha sperperato, ecco alcuni esempi: 60.000 pensioni pagate a persone decedute; 320.000 pensioni fasulle pagate nel settore agricolo; il 43% dei pensionati che ha un secondo lavoro su cui ovviamente non paga le tasse; i ministeri che premiano con un bonus i dipendenti che arrivano puntuali al lavoro (e altri 20 tipi di indennità); commissioni statali con gli incarichi più fantasiosi, come quello ad esempio di gestire le acque di un lago prosciugato 80 anni fa, e così via. Ma il massimo dello sperpero lo ascoltiamo nel settore delle pensioni agli statali, ai quali è possibile andarci dopo 25 anni di servizio (generalmente sotto i 50 anni).

Tra i motivi della rivolta nelle strade di Atene è proprio l’intenzione del governo di portare la pensione a 63 anni. Già ma da noi, che dovremo dare alla Grecia quasi 15 miliardi di euro in 3 anni, l’età pensionabile è di 65 anni e con il meccanismo automatico messo a punto dal ministro Sacconi, legato all’allungamento delle aspettative di vita, arriverà in breve tempo ben oltre visto che l’aspettativa di vita, secondo studi attendibili, aumenta di 3 mesi l’anno. Allora, mi chiedo, chi la deve pagare la crisi greca? Quantomeno vorremmo vedere tutti i lavoratori europei e a maggior ragione quelli greci, andare in pensione alla stessa età, visto che pochi mesi fa l’Europa ha imposto anche alle lavoratrici italiane di andarci a 65 anni. Invece no, in questa corte dei miracoli che è l’Europa si deve vedere anche questo: scontri di piazza ad Atene, con relativi morti, perché i greci, poverini, dovranno andare in pensione a 63 anni, mentre la cancelliera Merkel viene lapidata perché chiede alla Grecia più rigore. No, qui c’è qualcosa che non funziona.

E mi chiedo ancora, doveva pensarci la speculazione a smascherare le inefficenze della Grecia, con tutte le conseguenze che sta comportando? Perché l’Eurogruppo non ha indagato e prevenuto questa situazione?
Ora sono tutti riuniti al capezzale della Grecia per evitare il suo collasso ed il contagio ad altri paesi che comporterebbe la frana dell’euro. Oggi, sabato 8 maggio, i componenti dell’Eurogruppo si sono riuniti ed hanno stanziato 70 miliardi immediati per arginare la speculazione. Poveri illusi, pensano di arginare la speculazione con solo 70 miliardi; forse ci riusciranno per alcuni giorni ma i problemi per l’euro torneranno, come prima, peggio di prima.

Le dimensioni e la forza della speculazione sono immense, dalla piccola tribù di New York è diventata un continente, il 7° continente: Speculonia.
Al contrario dell’Antartide che ha zero abitanti e un’enorme superficie, Speculonia ha zero superficie ma un’enormità di abitanti. Forse è improprio parlare di zero superficie perché in realtà Speculonia virtualmente esiste, forse potremmo misurarla in pixel quadrati o terabyte al quadrato, quello che è certo è che non ha confini né di spazio, né di tempo né di forza economica. Su di essa non tramonta mai il sole, ovunque si accenda un computer, davanti al quale c’è un trader di qualsiasi nazionalità, lì è territorio di Speculonia. Ecco perché fa paura.

E i primi ad aver paura sono proprio i governi che non sanno esattamente contro chi devono combattere. Si sentono osservati, perennemente sotto esame, verificati, giudicati. Come erano belli quei tempi in cui potevano fare quello che gli pareva e nessuno sapeva niente…! Aumentavano gli stipendi a quelli, assumevano quegli altri, mandavano in prepensionamento quella categoria e così si garantivano voti e poltrone nei secoli dei secoli. Il costo di tutto era un semplice: “pagherò”.

Ma la cosa bella è che sono stati proprio i governi, assecondando il capitalismo, a generare il Mostro della speculazione. Come il dottor Victor von Frankstein prima lo hanno generato poi lo hanno rinnegato, lasciandolo libero di compiere tutte le sue malefatte in nome del “mercato”. Ora essi stessi sono vittime del Mostro, sempre in nome del mercato. Ma che mercato è questo? Cosa è rimasto del “principio della domanda e dell’offerta”? Nulla. Oggi si può vendere quello che non si ha, comprare con pochi soldi, emettere titoli basati sul nulla, scommettere sul futuro, amplificare i risultati ecc. ecc.

Se andiamo a ben vedere sotto questo sedicente mercato c’è un solo filo conduttore: la scommessa. E allora mi chiedo, che differenza c’è tra la Borsa e un Casinò? Nessuna. Anche qui a vincere è sempre il banco (banche, sim, sgr ecc.) che di volta in volta gestisce giochi da lui inventati e regolamentati a suo favore. Chi glielo ha permesso? Chi non ha vigilato sull’espansione di questo meccanismo perverso? Il capitalismo. Il Mostro si è rivoltato contro suo padre e lo sta strangolando.

Ma il Mostro non ha solo un padre, ha anche una madre: la democrazia, che sarà la prossima vittima.
In che modo ucciderà sua madre? Semplice. Ormai tutti gli esseri umani sono direttamente o indirettamente coinvolti dalle malefatte del Mostro. Fondi pensioni, azioni, obbligazioni, titoli di stato sovrani…tutto è coinvolto e un crollo del loro valore renderebbe tutti più poveri. Anche chi non ha un euro da investire verrebbe coinvolto dalla crisi dei consumi e al massimo si salverebbero quelle nazioni che riescono a produrre a prezzi stracciati sfruttando i lavoratori 12 ore al giorno.

La disoccupazione di massa farebbe emergere il primo bisogno dell’uomo: mangiare. Chi darebbe da mangiare a 7 miliardi di persone? La risposta la trovo pensando a quando, 25 anni fa, facevo l’apicoltore. All’inizio dell’estate, quando c’è una abbondante fioritura, l’ape è l’essere vivente più calmo, laborioso, organizzato di tutti. Ogni arnia pensa a raccogliere e conservare il miele ed il polline necessari per passare l’inverno. Ma quando, in autunno, le fioriture sono finite e per qualche ragione ci sono arnie che non hanno accumulato provviste, si scatenano i saccheggi. L’ape da tranquilla e laboriosa creatura diventa una feroce assassina andando a prendere con la forza quello che le occorre per sopravvivere.

Io credo che il comportamento umano non sarebbe dissimile e per contrastarlo si dovrebbero abolire principi democratici essenziali. Ecco come il Mostro può uccidere anche sua madre.
Dall’alto della sua saggezza ed esperienza il Presidente Napolitano ha già fatto accenno al pericolo di un ritorno dei disordini e del terrorismo. Ma il vero pericolo non è quello del riemergere di iniziative di qualche gruppo estremista, il vero pericolo è che il Popolo intero si rivolti contro i governi dando luogo ad una nuova rivoluzione d’ottobre.
La crisi non deve essere pagata solo dal Popolo, ben vengano i riequilibri del settore statale in Grecia ma far pagare le crisi sempre e solo agli impiegati statali non è possibile. E in Italia, per favore, non facciamo credere che, con un gioco di 3 carte, i 15 miliardi di aiuti vengano fuori dal nulla. Sempre gli statali pagheranno, Scuola in testa.

Esagerazioni? Visioni apocalittiche? Speriamo ma giusto oggi, in una riunione straordinaria a Bruxelles, Il Presidente della Banca centrale europea Trichet ha addirittura parlato di crisi sistemica. Esattamente quel che qui ho detto in maniera un po’ più cruda.

Per la prossima settimana spero solo che il Mostro sia sazio. Non credo all’efficacia degli interventi dell’Eurogruppo e alle barricate in difesa dell’euro. Non credo neanche che in poche ore si possano varare misure per depotenziare il Mostro, al massimo si può anestetizzarlo per qualche ora. L’unica vera flebile speranza è che le quotazioni siano ormai arrivate ad un livello tale che lo inducano a cambiare strategia: da venditore a compratore.

       Stefano Ponis

2 parole su quanto accaduto a Ventotene

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2 parole su quanto accaduto a Ventotene che da quel tragico martedì  mi girano nella testa e non riesco ad esprimere. Forse perché sono stato coinvolto maggiormente nell’accaduto per via di mia moglie insegnante nella scuola delle due vittime; forse perché mi sono troppo immedesimato nei panni dei genitori e dei docenti accompagnatori (di cui uno collaboratore di questo blog); forse perché conosco Ventotene da 40 anni e la considero uno degli ultimi paradisi rimasti. Forse perché invecchiando divento più sensibile.

2 parole su Sara e Francesca. C’è una fotografia affissa all’esterno della piccola chiesa di S.Anna nel quartiere di Morena che fa accapponare la pelle. E’ una di quelle foto scattate al termine della cerimonia di Cresima a cui le ragazze avevano partecipato pochi mesi prima. La foto ritrae un gruppo di cresimati con due ragazze in primo piano che si tengono per mano. Le due ragazze sono Sara e Francesca. Un segno? Un presagio? Una profezia? Chissà…. So soltanto che quell’immagine mi rafforza nella convinzione che Sara e Francesca sono due nuovi Angeli nel Cielo. E se così è, come sono certo, mi permetto di chiedere loro, con le parole della preghiera all’Angelo custode che abbiamo imparato da bambini, di “illuminare, custodire, reggere, governare” tutti gli alunni delle scuole italiane, Dio solo sa se ne hanno bisogno.
Ed aiutate anche noi insegnanti ad essere più pazienti, più forti, più bravi e utili alla crescita dei vostri coetanei. Siete diventate angeli durante una gita scolastica, rimanete con noi, ora abbiamo ancor più bisogno di Voi.

2 parole ai genitori di Sara e Francesca. State sopportando il dolore più forte che un essere umano possa provare. Tutti i genitori lo sanno e vi sono vicini, con la mente e con lo spirito, pregando con voi e anche per voi. Sara e Francesca non sono scomparse, si sono trasformate e continueranno ad essere vive, presenti e operose.

2 parole ai compagni presenti a Ventotene. Avete vissuto l’esperienza della morte più crudele che un ragazzo della vostra età possa fare, veder morire un coetaneo improvvisamente e in modo violento. Forse qualcuno di voi era venuto a contatto con la morte con la perdita di una persona cara ma perdere un coetaneo, un amico, è diverso. Non esiste scuola che possa insegnare quello che voi avete appreso in quella gita: il valore e la fragilità della vita. Amatela, rispettatela, la vostra e quella degli altri, accoglietela così come viene pur lottando per migliorarla e vivetela e apprezzatela attimo per attimo. La vita è meravigliosa, fragile e, a volte, anche crudele.
Un pensiero anche a Riccardo e Athena, i ragazzi feriti nell’incidente. Riccardo è già tornato a scuola e ne sono felice; ad Athena mi rivolgo con i più smisurati auguri di pronta guarigione: con pazienza, coraggio, l’aiuto dei tuoi genitori, dei medici e, sono sicuro, di Sara e Francesca, tornerai bella e sana come prima.

2 parole ai docenti accompagnatori. Cari colleghi, sappiamo con quale spirito avete accettato di accompagnare i vostri alunni in quella gita scolastica: con l’unica ricompensa di vederli felici e crescere nella conoscenza. Siete stati privati di ogni soddisfazione e, in aggiunta, siete tornati con un dolore che è poco al di sotto della perdita di un figlio. Coraggio anche a voi. Tutti gli insegnanti vi sono vicini e partecipano alla vostra sofferenza e alla vostra costernazione per non aver potuto, vostro malgrado, portare a termine la missione riconsegnando ai genitori tutti i vostri alunni.

2 parole agli abitanti di Ventotene. Non meritavate quello che è accaduto. Per voi il turismo è tutto, la vostra semplicità ed accoglienza ci hanno sempre lasciato dei bellissimi ricordi. Mi auguro che placate le acque e, soprattutto, messa in sicurezza tutta l’isola, Ventotene possa ritornare quel prezioso luogo dell’anima dove ricaricare il corpo e lo spirito.

2 parole sulle cause dell’accaduto. E’ circolata in questi giorni una piantina dell’isola di Ventotene, redatta da esperti, che mostra le parti di costa considerate pericolose. Praticamente tutta la costa dell’isola lo è tranne, paradossalmente, la baia di Cala Rossano, dove è avvenuto l’incidente. Alla luce dell’attuale situazione come dar loro torto. Cala Rossano è completamente protetta dal lungo molo del porto grande che ha trasformato quel tratto di mare, in pratica, in un lago. Ma non è stato sempre così. Le frettolose e superficiali conclusioni degli esperti non hanno considerato il vissuto antecedente di quel tratto di costa. Il molo è stato eretto nella forma attuale circa 40 anni fa, lo ricordo bene, per consentire un attracco agevole a traghetti più grandi; fino ad allora il porto più utilizzato era ancora quello romano, grande poco più di un campo da tennis e scavato come una piscina nel tufo.
Fino alla creazione e all’allungamento del molo del porto grande Cala Rossano subìva le mareggiate invernali al pari degli altri tratti dell’isola e basta osservare la sua conformazione per capire quale violenta erosione ha subìto nei millenni precedenti. Un’altra caratteristica che balza all’occhio è la diversa consistenza della roccia di Cala Rossano rispetto a quella del porticciolo romano. Mentre quest’ultima, tufacea, è dura e compatta e ha permesso di creare delle profonde cavità utilizzate in origine come rimessaggio delle reti dei pescatori ed ora per bar e negozi, quella di cala Rossano è molto meno consistente e sembra, nella sommità, addirittura terreno di riporto. Forse la baia si è formata proprio perché il mare, trovando una roccia meno resistente, è riuscito ad erodere più in profondità. Ora sembra tutto tranquillo ma i danni passati ancora provocano crolli improvvisi, come nell’incidente che ha travolto le due ragazze, testimoniati anche da grossi massi sulla spiaggia antecedenti.
Anche perché non mancano elementi destabilizzanti diversi dal mare: la pioggia e il vento in primis (non a caso si chiama Ventotene) e non ultimo la presenza di una strada, che corre proprio sulla sommità del costone che fa da corona alla spiaggia, dove passano, raramente, autoveicoli, furgoni e cisterrne. Le vibrazioni provocate da quest’ultimi non aiutano certamente la stabilità delle pareti, rinforzate solo nella parte centrale con una parete di blocchetti di tufo per contenere la strada soprastante. Per finire, la presenza di piccole grotte sotto la parete crollata generate dall’erosione del mare e forse ampliate per usarle come ricovero. Insomma, gli elementi per non considerare quel luogo più che sicuro, visto che soprattutto in estate ospita centinaia di bagnanti, non mancano.
Resta lo sconcerto legato alla caduta proprio in quel preciso momento di quel pezzo di roccia, dopo essere stato per chissà quanto tempo tranquillamente attaccato alla parete. Proprio nell’istante in cui quelle povere ragazze, da ultime, stavano togliendosi le scarpe per andare a bagnarsi i piedi nel mare. Pochi attimi prima e sotto quella frana sarebbero rimaste due classi intere.

Forse Qualcuno aveva assegnato a Sara e Francesca un Compito più grande.

Il valore reale delle professioni

Corrisponde a ovvietà sostenere che un lavoro ben remunerato è un lavoro che ha più alte probabilità di rendere felici. La realizzazione personale, però, può seguire anche strade alternative a quella del peso della busta paga: qualcuno, guardando alla propria professione, potrebbe ritenere l'impatto sociale del quotidiano faticare più importante dell'aspetto economico. La New Economics Foundation (Nef) ha condotto un'analisi intorno a questo tema, cercando di scoprire quale sia il lavoro che vale di più dal punto di vista dell'utilità sociale.

L'indagine

Più che come tentativo di stilare una vera e propria classifica, la ricerca si è configurata come un paragone tra tre professioni a elevata remunerazione e tre poco pagate. Da una parte, quindi, sono state prese in considerazione le figure professionali dell'addetto alle pulizie di un ospedale, dell'operaio di un centro di recupero di materiali riciclabili e di un operatore d'infanzia; dall'altra, quelle di un banchiere del cuore economico di Londra, di un consulente fiscale e di un dirigente pubblicitario. Elaborando una serie di parametri, i ricercatori hanno stimato, per ognuna delle professioni, quali siano i benefici e i danni portati alla società. Il risultato non darebbe adito a dubbi: secondo gli studiosi inglesi l’addetto di pulizie con un’ora di lavoro crea dieci sterline di profitto per ogni sterlina di salario; mentre per ogni sterlina guadagnata dal banchiere di Londra, la comunità ne perde sette.

I commenti

I risultati della ricerca sono certamente sottoponibili a critiche, ma la Nef, nell'introduzione dello studio, spiega con precisione lo spirito che ha guidato l'indagione: "Abbiamo scelto un nuovo approccio per valutare il reale valore del lavoro. Siamo andati oltre la considerazione di quanto una professione è valutata economicamente e abbiamo verificato quanto chi la esercita contribuisce al benessere della società. I princìpi di valutazione ai quali ci siamo ispirati quantificano il valore sociale, ambientale ed economico del lavoro svolto dalle diverse figure”.

Alla luce di questi criteri mi piacerebbe sapere qual'è il reale valore dell'insegnante secondo la Nef.
Chissa... forse servirebbe a far comprendere a qualcuno che non siamo "spesa improduttiva".


Scuola: il fisco premia i meritevoli

Il fisco incentiva i buoni risultati, ma un po’ meno rispetto agli anni scorsi. Con il 2009 scende infatti il premio per i primi della classe. Chi uscirà dunque dalla maturità con 100 e lode avrà un bonus di 650 euro e non più mille.
A doversi accontentare del magro bottino quest’anno saranno quasi 4mila ragazzi, esentati quantomeno dalle ritenute fiscali. I compagni che hanno conseguito il diploma nel 2008 sono stati decisamente più fortunati: mille euro netti da spendere per viaggi d’istruzione, accesso a biblioteche e musei, ammissione a tirocini formativi ed altro.
A provocare la sensibile riduzione è stata la drastica riduzione del fondo destinato alla valorizzazione delle eccellenze, che passa complessivamente da 5 milioni a 3 milioni e 800 mila euro. Il premio fu istituito nel 2007 dall’allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, in occasione della riforma degli esami di stato. Ma i primi beneficiari furono gli studenti della maturità 2008.

Come funziona?

Il premio viene assegnato agli studenti che si diplomano con 100 e lode ma anche a coloro che conseguono buoni piazzamenti nelle competizioni nazionali e internazionali, come le olimpiadi (della Matematica, della Fisica o di Informatica), i Certamen o i Kangourou, per citarne alcuni. L’intero budget viene suddiviso in due quote: un terzo va alle competizioni e due terzi ai diplomati con 100 e lode. Questi ultimi, nel 2009, si sono divisi poco meno di 2,5 milioni. L’anno precedente i milioni furono 3,9.

La geografia delle eccellenze

A spopolare in fatto di preparazione scolastica quest’anno sono gli allievi del Sud Italia che si sarebbero aggiudicati il 52% dei premi (2.049 milioni su 3.963). Il record spetta alla Puglia che presenta 617 eccellenze. Al Nord vanno solo 29 assegni su 100 e al Centro 19 su 100. Le somme saranno accreditate alle scuole e toccherà ai presidi stabilire sotto quale forma assegnarle agli studenti.

Fisco

I premi sono esentasse per gli studenti meritevoli, lo sottolinea l’Agenzia delle Entrate. I primi della classe tra i 14 e i 18 anni che ottengano degli incentivi per lo studio non dovranno corrispondere alcuna Irpef. I premi infatti non sono classificabili come borse di studio assimilate a reddito di lavoro dipendente
I benefici economici erogati agli alunni delle scuole superiori non sono dunque soggetti a ritenuta. Gli studenti, quindi, potranno beneficiare dell’intera somma, senza lasciare nulla al fisco.
A precisarlo, l’agenzia delle Entrate che, su invito del ministro Tremonti, ha riesaminato la problematica affrontata nella risoluzione 156/E del 12 giugno, giungendo a una soluzione di segno opposto rispetto a quella fornita nel documento di prassi.
L’impegno scolastico dimostrato da ragazzi particolarmente “eccellenti”, in sintesi, viene premiato, in linea generale, affinché essi continuino, con lo stesso zelo, nel perseguimento di mete sempre più alte rispetto alla loro formazione culturale e professionale: criteri che tengono l’incentivo loro assegnato fuori da ogni tassazione.
Diverso il discorso, ai fini dell’Irpef, per le borse di studio che hanno come scopo la frequenza di corsi di istruzione specifici e fiscalmente assimilabili a reddito di lavoro dipendente.

fonte: FTAOnline News