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Creare attività multimediali per la Scuola con Jclic


JClic è un programma per creare delle attività educative multimediali (come Hot Potatoes, tanto per dare un'idea), si tratta di un software libero multipiattaforma , funziona infatti su Windows, Linux, Mac e Solaris, è basato sulla tecnologia Java, per utilizzarlo occorre installare la runtime Java.

JClic è l'evoluzione in Java di Clic, un programma creato nel 1992 da Francesc Busquets per il ministero dell'educazione del governo autonomo della Catalogna (Departament d'Educació de la Generalitat de Catalunya) , è basato su standard aperti (utilizza il formato XML) ed è distribuito con licenza GNU GPL; in questi anni è stato utilizzato da numerosi insegnanti (soprattutto di lingua spagnola e delle altre lingue parlate in Spagna: catalano, basco, gallego) che ne hanno permesso lo sviluppo collaborativo .

- Il sito del programma http://clic.xtec.net/en/jclic/index.htm è attualmente disponibile in tre lingue: spagnolo, catalano e inglese. Offre una sezione per il download del programma (http://clic.xtec.net/en/jclic/download.htm), i tutorial in diverse lingue e un repertorio delle attivitàdistribuite con licenza Creative Commons.

- Può creare numerose tipologie di esercizi: puzzle, associazioni, cruciverba, esercizi di testo, cruci puzzle (wordsearch) e supporta diversi formati multimediali ( tra gli altri AVI, MPEG,QuickTime Flash, GIF animate, WAV, MP3, JPG, PNG)

Il programma è costituito da quattro moduli principali:
  • JClic player
Una volta installato, il player permette di eseguire gli esercizi di JClic off line ( cioè dall'hard disk del proprio computer , senza bisogno di essere collegati a internet
  • Jclic applet
E' un programma che permette di inserire un'applicazione di Jclic in una pagina web e di poterla quindi utilizzare in rete.
  • JClic author
E' la funzione autore che permette di creare, modificare e pubblicare in rete le attività e gli esercizi di Jclic.
  • JClic reports
E' il modulo che raccoglie e memorizza le informazioni sui risultati dei singoli alunni. La sua installazione non è necessaria per il funzionamento degli altri moduli.

- A questo punto vi starete chiedendo:"Ma com'è che non ne ho mai sentito parlare?"
La risposta è piuttosto semplice: l'interfaccia di JClic ( e di Clic prima) è disponibile nelle principali lingue europee: inglese, francese, tedesco e naturalmente nelle lingue della Spagna, ma non è stata tradotta in italiano. La traduzione nelle lingue straniere è avvenuta attraverso un progetto (Teleregions SUN2) finanziato dalla Comunità Europea a cui partecipavano sei grandi regioni europee tra cui la Lombardia, che però ha deciso che non era il caso di spendere dei soldi per tradurre JClic. Al momento nessuna delle istituzioni che si occupano di tecnologie didattiche ha pensato di farlo e certamente quello di JClic non è l'unico caso (ecco due esempi di programmi didattici che aspettano ancora una traduzione italiana: Squeak e Ooo.Hg).

- Ma non è il caso di scoraggiarsi, chi vuole provare a prendere in mano JClic può dare un'occhiata a L'angolo di Jclic, ecco quello che trovate in italiano ( con un po' di pazienza prima o poi arriva anche qualcos'altro):
- Per finire due osservazioni che riguardano l'uso didattico di JClic. I file realizzati dal programma sono dei progetti costituiti da differenti attività: l'insegnante può definire la sequenza in cui le diverse attività verranno eseguite, ordinandole secondo dei criteri didattici. Il programma si presta particolarmente all'utilizzo in ambito linguistico( l'ho sperimentato direttamente imparando un po' di catalano ): la procedura per creare attività con file sonori è piuttosto semplice; inoltre è possibile riutilizzare attività create in altre lingue, è possibile tradurre o modificare tutti i messaggi che contengono le indicazioni per lo svolgimento degli esercizi.

Organizzare e gestire corsi in rete con Moodle

Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment, ambiente per l'apprendimento modulare, dinamico, orientato ad oggetti) è unambiente informatico per la gestione di corsi, basato sull'ideologia costruzionista secondo la quale ogni apprendimento sarebbe facilitato dalla produzione di oggetti tangibili.
Il suo software è scritto in PHP e Javascript; è open source e modulare, permettendo quindi a qualunque gruppo di utenti di sviluppare funzionalità aggiuntive personalizzate.

Storia
Moodle è stato ideato da Martin Dougiamas, un amministratore di rete alla Curtin University in Australia, laureato in informatica e con un master di un anno in educazione. L'idea di Moodle nasce dai suoi studi per una tesi di dottorato, mai realizzata, su L'uso del software libero per aiutare un'epistemologia costruzionista sociale di insegnamento e apprendimento all'interno di comunità, con domande riflessive, basate su internet.
Origine del nome 

La parola Moodle è un acronimo per Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment (ambiente di apprendimento dinamico, modulare, orientato ad oggetti), anche se originariamente la M stava per "Martin", il nome dell'ideatore.
In diversi Paesi il termine è un marchio registrato da Martin Dougiamas.
In inglese esiste anche un verbo to moodle, che significa: oziare, perdere tempo.

Approccio pedagogico
L'ideologia costruzionista alla base di Moodle, dalla quale è nato lo statunitense "No Child Left Behind Act of 2011", è evidenziata da vari aspetti del suo sviluppo, come la possibilità di far inserire e commentare tabelle di dati o wiki agli studenti, o di consegnare e correggere compiti tramite internet. Per il docente è prevista la possibilità di visualizzare tutti i log degli studenti e di visualizzare quali non si sono collegati da più tempo.
Moodle lascia comunque la possibilità all'insegnante di gestire da sé il proprio corso, anche orientandolo al conseguimento dei risultati.

Funzionalità
 Moodle permette di organizzare e gestire corsi in rete, lasciando agli studenti strumenti sociali come:
un forum, un blog e una chat
una wiki e un glossario
dei quiz
Moodle può essere utilizzato in diverse lingue e con un aspetto personalizzato. La sua struttura modulare e l'utilizzo di software libero permettono inoltre a ciascuno gruppo di sviluppare ed aggiungere contenuti personalizzati.
Come programma di e-learning, Moodle utilizza "unità" (Learning object) scritti secondo la versione 1.3 di SCORM tramite applicativi d'autore.

Specifiche
Moodle può essere utilizzato sui server di rete che supportano il PHP, dunque sulla maggior parte dei servizi di hosting, come quelli che utilizzano uno dei sistemi Unix, Linux, FreeBSD, Windows, Mac OS X, NetWare. Per un utente, Moodle è accessibile tramite qualunque programma di navigazione internet.
I dati utilizzati da Moodle vengono memorizzati in un database. La versione 1.6 supportava solo MySQL o PostgreSQL. Dalla versione 1.7, rilasciata nel novembre del 2006, Moodle sfrutta l'astrazione del database, in modo da rendere possibile l'uso di altri database come Oracle e Microsoft SQL Server.

fonte: Wikipedia

Il Consiglio d'Istituto: rinnovo, normativa, competenze

Un lavoro certosino del Prof. Paolo Pizzo (segreteria provinciale UIL scuola Catanzaro): 7 schede per orientare docenti, Dirigenti Scolastici, segreterie nelle procedure da mettere in atto per il rinnovo del Consiglio di Istituto. 

Guarda la Guida

Scheda tecnica sul PDL Aprea dell'Unione degli Studenti


La scheda tecnica dell'Unione degli Studenti sul progetto di legge Aprea, aggiornata agli emendamenti presentati fino all'inizio di settembre.

Sospensione delle attività non obbligatorie degli insegnanti

Documento modulo della Gilda di Catania per Dichiarare al proprio DS la sospensione delle attività non obbligatorie fino a revoca della proposta di aumento dell'orario di lezione frontale.

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Quanto lavorano gli insegnanti in Italia

Interessante documento della Gilda di Catania che, citando uno studio fatto già nel 2005, fa emergere quanto effettivamente lavorano gli insegnanti in Italia.

Guarda il Documento in pdf

l'art.3 e la morte della Scuola Pubblica


E’ bene che l’opinione pubblica più in generale, e i genitori e gli studenti della scuola in particolare, sappiano le conseguenze che comporterebbe la deprecabile approvazione, da parte del Parlamento, dell’art. 3 del cosiddetto Disegno di “Legge di stabilità 2013”, presentato dal Governo Monti e attualmente in discussione alla Camera.

Si tratta, in buona sostanza - e tralasciando tutte le altre nefandezze previste per la scuola - di ciò che, sui media, viene indicato come l’aumento dell’orario di lavoro (a retribuzione invariata) dei docenti delle scuole medie, inferiori e superiori, da 18 a 24 ore settimanali.

Ora, premesso che le 18 ore di cui trattasi si riferiscono soltanto alle cosiddette “lezioni frontali”, e che quindi non tengono in alcun conto del tempo che i docenti dedicano alle operazioni necessariamente correlate alle lezioni frontali e cioè: preparazione delle lezioni, preparazione dei compiti scritti, correzione dei compiti, ricevimento dei genitori, riunioni di consigli di classe e collegio dei docenti, riunioni di dipartimento e di commissioni, scrutini e esami di stato, riunione e partecipazione ad attività extrascolastiche (visite guidate, viaggi d’istruzione, orientamento, progetti per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa, ecc.), gli aspetti più sconvolgenti che un eventuale aumento di ben 6 ore di orario settimanale (con tutto quel che ne consegue in termini di tempo in più da dedicare alle attività sopra elencate), sarebbero i seguenti:

1)         innanzitutto una lesione del principio costituzionale dell’eguaglianza (art. 3 della Costituzione). In effetti si può anche comprendere che, in determinate circostanze di grave difficoltà per l’intero Paese, il Governo possa chiedere ai cittadini di lavorare un certo numero di ore in più, non retribuite, finalizzate al ristabilimento dei conti pubblici e alla ripresa dell’economia. Ma perché chiedere, anzi imporre dall’alto senza alcuna contrattazione, tale “contributo di solidarietà sociale” ad una sola categoria di lavoratori? Perché non chiederlo a tutte le categorie, come sarebbe più giusto ed accettabile?

2)         in secondo luogo la lesione ad un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica, quel principio che stabilisce che, a parità di prestazione lavorativa, corrisponda un compenso commisurato alla quantità effettiva di lavoro effettuato (art. 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948). Fu in nome di questo principio che, il 4 e il 5 agosto del 1789, i membri dell’Assemblea Costituente francese (ex Assemblea degli Stati Generali) abolirono con due decreti i cosiddetti “diritti feudali”, i diritti vantati dai nobili nei confronti dei contadini. Tra questi diritti, di origine medievale, quelli più odiati dai contadini erano le cosiddette “corvèes”, vale a dire prestazioni di lavoro gratuite nei campi gestiti direttamente dal signore feudale. Dopo di allora nessuno, in un paese occidentale, ha mai più osato richiamare in vita le corvèes; nessuno, ovviamente, prima del Governo Monti. L’aspetto più stupefacente è che questo Governo è formato da professori universitari, cioè persone che, per la loro formazione, dovrebbero ben conoscere i principi e la storia e l’evoluzione della nostra civiltà giuridica; persone, oltretutto, che sostengono di voler modernizzare e rendere competitivo il Paese. Modernizzare significa ritornare al Medioevo? Di fronte a questo paradossale e anacronistico “ritorno al passato” non si può non insorgere, e non soltanto noi professori che siamo i soggetti direttamente colpiti da questo insensato provvedimento, ma tutti coloro che hanno a cuore la civiltà. Anche perché, se passano le corvèes per i professori, chi ci garantisce che, nel prossimo futuro, non saranno estese anche ad ogni altra categoria? E i giovani in procinto di entrare sul mercato del lavoro, quanti anni di corvèes assolute (cioè lunghi periodi di lavoro iniziale privi del tutto di retribuzione) dovranno sopportare prima di poter vedere un misero salario?

3)         In terzo luogo, l’aumento dell’orario a 24 ore, oltre a comportare la perdita di altri 30.000 posti di lavoro (tutti quei colleghi precari che adesso garantiscono la copertura dei cosiddetti spezzoni di cattedra) significherebbe un colpo tremendo per la qualità della scuola. Immaginate, infatti, un docente costretto a fare 24 ore di lezioni frontali, seguite da altre 20-24 ore di attività correlate, senza oltretutto essere retribuito per l’enorme carico di plus-lavoro, con un contratto bloccato dal 2009, con gli scatti di anzianità bloccati fino al 2017, con uno stipendio quindi eroso dall’inflazione e dalle aumentate aliquote IRPEF regionali e comunali, con l’aumento fino a 6 anni dell’età pensionabile (per effetto della Riforma Fornero sulle pensioni); ebbene: cosa potete aspettarvi da questo “povero cristo” maltrattato e frustrato, malpagato e deriso? Una migliore e più competitiva qualità didattica? Come può il ministro Profumo dichiarare, impunemente, che i provvedimenti che il Governo sta varando “tendono alla valorizzazione della professione docente”? Questi provvedimenti, in realtà, significano una cosa sola: la morte definitiva della scuola pubblica, a tutto vantaggio della scuola privata, alla quale, tra l’altro, lo stesso disegno di legge di stabilità, assicura per il 2013 altri 233 milioni di euro. Si toglie alla scuola pubblica, si regala alla scuola privata. Operazione degna di un moderno Robin Hood alla rovescia (si toglie ai poveri per donare ai ricchi).

Ecco perché la lotta dei professori contro questo iniquo provvedimento dovrebbe essere sostenuta e diventare la lotta di tutti gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese: sono in gioco principi costituzionali, principi di civiltà giuridica, il futuro dei nostri giovani. In un Paese dove vengono calpestati, in una volta sola, i diritti fondamentali dei cittadini, il futuro dei giovani e l’istruzione, tutto può venire calpestato, anche le più elementari libertà. Evitiamolo. 

di Francesco Sirleto (docente liceo classico Benedetto da Norcia) -23/10/2012