Il Collegio dei Docenti dell’IC Via Laparelli 60 di Roma,
riunitosi in data 12/11/2014, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e
dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n°
25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma della scuola
denominata “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime grande
preoccupazione per quanto previsto e in particolare per i seguenti aspetti:
1
Il piano “La buona scuola” interviene su una
serie di materie che oggi sono oggetto di Contrattazione a livello nazionale
(CCNL) e di Contrattazione Integrativa di istituto: progressioni stipendiali,
mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione
degli incarichi aggiuntivi.
2
La riforma non prevede investimenti nella scuola
pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari, provvedimento in
realtà già previsto dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite
nella proposta verrebbero attuate a costo zero.
Le nuove
assunzioni, di cui parla la riforma, appaiono funzionali solo ad una parziale
copertura delle necessità di supplenza; l’organico funzionale, citato nella
riforma, di fatto non aggiungerebbe cattedre all’organico di diritto ma
creerebbe solo bacini di utenza a disposizione delle scuole o reti di scuole
per coprire le assenze brevi.
3
Il
documento “La buona scuola” non parla affatto del vero strumento utile per
riequilibrare gli organici: l’abbassamento del numero degli alunni per classe,
fondamentale per garantire efficacia negli interventi educativi e didattici e
reale attenzione alla diversità dei bisogni e delle risorse di ciascuno.
4
La
riforma non fa menzione del ripristino delle ore di compresenza nella scuola
primaria. Pertanto, il docente dovrà continuare da solo a dover gestire classi
troppo numerose, attuandovi didattiche
personalizzate/differenziate per gli alunni bes, dsa o diversamente abili
(nelle ore in cui per questi ultimi non è presente l’insegnante di sostegno).
5
L'abolizione degli scatti di anzianità e
l'accesso alle progressioni stipendiali esclusivamente per merito (scatti di
competenza)per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante. Appare
peraltro discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e
una percentuale di personale (34%) che sarà esclusa da qualsiasi progressione
di stipendio.
6
Gli “scatti di competenza” introdurranno una
forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione
che sono stati fino ad oggi fondamentali per stimolare la didattica e la
creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per
poter rientrare nella quota del 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad
accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in
altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità
didattica.
7
La proposta di riforma interviene in senso
peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sulle prerogative degli
organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori della scuola e rafforzando
quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti esterni e privati. Il Dirigente
scolastico, secondo il nuovo profilo manageriale delineato nella riforma,
acquisterebbe un ruolo decisivo nella valutazione dei docenti e potrebbe
addirittura ricorrere alla chiamata diretta dei lavoratori, prescindendo dal
rispetto delle graduatorie.
8
Nella riforma ci si riferisce ad un Nucleo di
Valutazione interno alle scuole costituito dal DS, da docenti Mentor e da
soggetti esterni. La sua funzione diverrebbe decisiva ai fini dell’attribuzione
degli “scatti di competenza” e dunque degli aumenti di stipendio e
all’attribuzione di risorse alla scuola stessa. I suoi criteri di giudizio
restano, però, confusi e poco definiti.
9
Le risorse sono assegnate alle scuole secondo
criteri di premialità, collegati al sistema di valutazione favorendo così la competizione tra scuole e
la corsa verso il basso delle scuole inserite in territori disagiati.
10
Entreranno ufficialmente nella scuola pubblica i
finanziamenti di enti privati e di singoli cittadini che saranno chiamati a
sopperire alle sempre minori risorse investite.La dichiarazione di
impossibilità da parte dello Stato di garantire finanziamenti alla scuola
pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare
gravemente in contrasto con lo spirito della Costituzione (art. 33 Comma 2 “La
Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali
per tutti gli ordini e gradi) e, soprattutto, antitetico alla libertà
d’insegnamento costituzionalmente tutelata (art. 33, comma 1: “L’arte e la
scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”). Consegnare la
scuola pubblica ai privati comporterà la rinuncia al ruolo educativo e
formativo della scuola stessa e ad una spinta di tipo aziendale, concorrenziale
e spesso conflittuale. Il reperimento dei finanziamenti da privati/genitori
creerà solchi ancora più profondi tra scuole di serie A e scuole di serie B.
Per quanto sopra esposto il Collegio dei
docenti dell’IC Via Laparelli 60 rifiuta il progetto di riforma “La Buona
scuola” e invita il Governo a rivederne l’impianto complessivo e a impegnarsi
nel destinare risorse e investimenti adeguati per finalmente riqualificare
l’istruzione pubblica e una vera “buona scuola” del futuro.
In conclusione sulla base delle riflessioni svolte
chiediamo, tra l’altro:
1
una comunità scolastica integrata e cooperante
scevra da competizioni di ogni tipo;
2
l’assunzione della collegialità come prassi
decisionale;
3
la valorizzazione della professionalità dei
docenti e il ripristino degli scatti di anzianità;
4
la crescita scolastica e umana degli allievi
attraverso la proposizione di una didattica composita, libera nei metodi e nei
contenuti;
5
edifici non fatiscenti; attrezzature, palestre,
laboratori e aule idonei;
6
un reale adeguamento agli standard scolastici
europei, a partire dalle retribuzioni;
7
che gli alunni che non parlano l’italiano
compiano percorsi d’apprendimento specifici, con l’impiego di docenti
specializzati nell’insegnamento dell’italiano “seconda lingua”;
8
che gli alunni in situazioni
di svantaggio (DSA, BES) siano aiutati a inserirsi nella comunità scolastica e
nella società civile con l’ausilio di strumenti idonei e con l’assunzione di
figure professionali ad hoc, adeguatamente formate e qualificate, in
grado di rispondere ai loro specifici bisogni
9
l’implementazione
delle ore di sostegno in ragione delle oggettive necessità di ogni singolo
istituto per garantire degna assistenza ai bambini e ai ragazzi diversamente
abili.
10
di includere nel piano di assunzioni i
circa 100.000 abilitati TFA e PAS, i
docenti di III fascia e i laureati in scienze della formazione primaria del
vecchio ordinamento.
11
l’innalzamento dell'obbligo scolastico fino ai
18 anni.
Per compiere questo occorrono
investimenti, rispetto ai quali lo Stato non può defilarsi adducendo la
mancanza di risorse. Se davvero la scuola occupa nella vita della Nazione la
centralità affermata nelle pagine del documento ministeriale, è venuto il
momento di dimostrarlo, al di là della demagogia e degli annunci.
Il documento viene approvato dal Collegio dei docenti
dell’IC Via Laparelli con un solo astenuto.