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Programma Leonardo per studiare all'estero


Video sul programma Leonardo da Vinci, programma che l'Unione europea ha attivato sul fronte della formazione professionale. Prevede il finanziamento di progetti volti al potenziamento della formazione e allo scambio di studenti e giovani lavoratori, che possono effettuare il tirocinio aziendale in paesi stranieri. Il programma è aperto a tutti i giovani inseriti o appena usciti da percorsi di studio o di formazione professionali. Sveva Balduini presenta la triplice azione della mobilità del Leonardo che si rivolge a tre tipi di giovani: a giovani che sono ancora inseriti in percorsi di istruzione o di formazione professionale che possono integrare questi percorsi con esperienza di formazione all'estero; a giovani, sia diplomati che laureati, che sono disponibili sul mercato del lavoro; a docenti e formatori che possono scambiarsi esperienze andando all'estero condividendo informazioni con i loro omologhi del paese ospitante. 

Lettere: video di orientamento al corso di laurea in Lettere all’Università di Padova.

A Padova, Università antichissima, l’insegnamento in Lettere fa capo al Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari. Una delle sedi è il Palazzo del Liviano, costruito nel 1934 da Giò Ponti, architetto e designer. Le lauree sono in linguistica, in lingue e letterature straniere, in comunicazione e spettacolo, in storia, in filosofia.


Ingegneria Informatica: video di orientamento al corso di laurea in Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano.

Video alla scoperta del corso di laurea in Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano.

La sede di Milano Leonardo, inaugurata nel 1927, è la più antica tra le sedi del Politecnico di Milano. Ospita la didattica per gli ingegneri che intendono affrontare le professioni legate a  progettazione e la realizzazione di sistemi, servizi, processi produttivi attraverso l’uso delle tecnologie informatiche.

fonte: http://www.raiscuola.rai.it

Orientamento alla Facoltà di Economia

Conosciamo meglio la Facoltà di Economia. Dati, numeri e informazioni preziose per capire meglio cosa ci aspetta all'interno di questo corso di studi. Due schede chiare ed esaustive per una scelta consapevole ed informata.
 Se vuoi approfondire l'argomento, nella sezione programmi, alla voce "Prendi la strada giusta" ti aspetta l'intera puntata dedicata al percorso universitario di tuo interesse.

Economia: video di orientamento al corso di laurea in Economia e Commercio alla Facoltà di Economia – Milano Bicocca

Video alla scoperta del corso di laurea in Economia e Commercio alla Facoltà di Economia – Milano Bicocca. Nel 1997 l'Università degli Studi di Milano ha dato il via al secondo Ateneo statale cittadino: il polo universitario della Bicocca cui è associata la Facoltà di Economia. In strutture moderne e attrezzate sono stati attivati corsi Triennali e Magistrali per imparare l’analisi dei dati finanziari ed economici reali, nonché l’amministrazione e la gestione delle imprese.
fonte: http://www.raiscuola.rai.it
 

Scienze Statistiche: video di orientamento al corso di Laurea in Statistica all’Università di Roma ‘’La Sapienza’’.


Il video conduce alla scoperta del corso di laurea in statistica all’Università di Roma ‘’La Sapienza’’.

La statistica ha un ambito di applicazione praticamente illimitato:  ogni manifestazione della vita - dal giocare al lotto a quanto smog c’è nell’aria - può essere letta in chiave di percentuali o di probabilità. Il corso di studi è quindi ambito dagli studenti per la grande possibilità di lavoro che offre, è bene però che prima conoscano difficoltà e impegno richiesto.

IL SUCCESSO FORMATIVO

Come viene gestito dalle scuole il problema dell’abbandono degli studi e quello dell’orientamento degli studenti nel periodo successivo all’esame di stato? Rispondono i docenti di alcuni istituti superiori. Avvalendosi anche di contributi apportati da aziende esterne, quali per esempio le agenzie di lavoro interinale, la direzione di molti istituti scolastici, negli ultimi anni, ha affrontato insieme ai propri studenti il problema della compilazione del curriculum e della prima ricerca del lavoro. I professori intervistati raccontano le proprie esperienze relative a questo tipo di sperimentazione.

fonre: http://www.raiscuola.rai.it

Valutazione Insegnanti: gli 8 motivi di Ben Levin


Ben Levin: otto motivi per non retribuire gli insegnanti sulla base dei risultati degli studenti

Da molti anni si discute soprattutto negli Stati Uniti sull’opportunità di legare gli aumenti retributivi degli insegnanti ai risultati degli studenti. Sotto accusa la progressione di carriera per anzianità.
Nella maggior parte dei casi non la si vuole sopprimere, ma  piuttosto subordinare a valutazioni di merito, tra cui dominano i risultati degli allievi.
Un dibattito che in USA ha ripreso particolare vigore con l’elezione di Barack Obama alla presidenza e con la nomina a ministro della pubblica istruzione federale di Arne Duncan.
Anche in Italia, come noto, è stata recentemente messa in discussione la progressione per anzianità dal ministro Gelmini.
Un anno fa fu bloccata e poi tardivamente reintegrata, ma il problema resta e non vi è dubbio che la recente sperimentazione sui premi ai bravi insegnanti, di cui si è recentemente conclusa la prima fase, abbia  preso le mosse dalla volontà di superare lo sviluppo di carriera per anzianità e introdurre una valutazione fondata sul merito.
Va sottolineato che in Italia la situazione è abbastanza anomala rispetto agli altri Paesi, nel senso che la carriera si sviluppa in ben 35 anni, con scatti ogni 6 o 7 anni, mentre altrove avviene mediamente in 20 anni, con scatti annuali e biennali. Un problema tante volte sollevato in Italia, ma mai risolto.
Il sistema retributivo fondato su profitto degli studenti, che a partire dagli Stati Uniti sta contagiando altri Paesi, è contestato da molti specialisti e dagli insegnanti.
Molti di coloro che contestano questo modello guardano ad altri sistemi che funzionano  senza ricorrere a questo metodo.
Ora è stato pubblicato nel numero di maggio 2011 della rivista mensile americana di politica scolastica, Phi Delta Kappan, un articolo di Ben Levin fortemente critico sul collegamento della retribuzione degli insegnanti ai risultati degli studenti.

Ben Levin, titolare della cattedra di politiche scolastiche all’OISE (Ontario Institute for the Study of Education), Università di Toronto, è un personaggio noto nel mondo dell’istruzione nordamericano, perché prima d’intraprendere la carriera accademica è stato  figura politica di primo piano in Canada dove ha occupato posizioni prestigiose nel governo di due province canadesi, il Manitoba e l’Ontario.

In quest’articolo  Ben Levin contesta la pertinenza dell’approccio retributivo sulla base dei risultati degli studenti, sottolineando che questo modello viene adottato in totale assenza di prove della sua validità.

Ben Levin comincia l’articolo con queste parole:

Io sono un ottimista, un “indomabile ottimista” qualcuno dice. Eppure mi deprimo quando assisto alla frequenza con cui idee sulla politica educativa sono propugnate senza nessuna evidenza della loro validità. Pagare gli insegnanti sulla base dei risultati degli allievi è una di quelle

Ben Levin propone quindi 8 ragioni per respingere questo approccio, che vengono di seguito riportate.

1. Nei vari mestieri sono poche le persone retribuite sulla base della misurazione delle prestazioni
Secondo indagini svolte recentemente [1] soltanto una proporzione che varia tra il 15% e il 30% di tutti i lavoratori riceve un salario che, nel computo, tiene conto delle prestazioni del lavoratore o dell’impiegato. La maggior parte delle retribuzioni non è stabilita in funzione delle prestazioni e nell’insieme dei sistemi retributivi soltanto il 6% della struttura salariale è determinato unicamente dai risultati. Questo avviene soprattutto nel settore del commercio. Nel mondo delle grandi aziende  non esiste  invece nessuna correlazione tra la retribuzione e i risultati,  ad esempio tra la retribuzione degli amministratori delegati e i risultati conseguiti dall’azienda.
E allora, se lo stipendio basato sui risultati è tanto allettante, perché mai è così poco applicato perfino nel settore privato ? 
2. In nessun’altra professione lo stipendio è stabilito in funzione della misurazione dei risultati
I professionisti sono essenzialmente retribuiti sulla base di contratti di lavoro che non prevedono nessuna misurazione dei risultati. In genere, lo stipendio è fissato in funzione della quantità di lavoro oppure della responsabilità connessa al posto che si occupa. Nei rari casi nei quali la retribuzione è stabilita in funzione delle prestazioni dei professionisti, la misurazione delle prestazioni è raramente fatta sulla pelle dei clienti.
3. La maggioranza degli insegnanti è ostile a questo schema di retribuzione
Le numerose indagini svolte ovunque tra gli insegnanti comprovano la presenza di una forte ostilità (circa il 70% del corpo insegnante) all’adozione di un sistema di retribuzione modulato in funzione dei risultati degli studenti. Siccome il miglioramento della scuola dipende in grande misura dall’impegno degli insegnanti, tutto quanto concorre a ridurre la loro adesione al modello non aiuta certamente a migliorare le scuole.
4. Lo stipendio calcolato in funzione dei risultati degli studenti può generare con grande probabilità una diminuzione dell’attenzione prestata ad altri importanti obiettivi dell’istruzione scolastica
Quando si riceve un incentivo finanziario per conseguire uno scopo ben preciso, questo incentivo può distogliere l’impegno  da altre attività altrettanto utili e auspicabili. Poiché nei modelli di remunerazione in funzione dei risultati non tutti gli obiettivi dell’istruzione sono misurati, quelli che vengono presi in considerazione per calcolare lo stipendio riceveranno ovviamente maggiore attenzione a scapito di altri obiettivi. La ricerca psicologica ha dimostrato che le ricompense estrinseche possono produrre effetti di rimozione delle motivazioni intrinseche. Lo stipendio basato sui risultati degli studenti potrebbe dunque attenuare la volontà degli insegnanti a svolgere bene il loro lavoro, un lavoro di cui dovrebbero invece sentire in ogni caso  la responsabilità. Se lo stipendio in base al merito è individuale e competitivo, gli insegnanti avranno minori occasioni per cooperare tra loro e per condividere i loro problemi con i colleghi.
5. Non esiste nessun consenso su cosa si debba misurare
I risultati accademici non sono la sola prestazione importante della scolarizzazione ; oggi si presta molta attenzione e si attribuisce molta importanza alla capacità della scuola e degli insegnanti di sviluppare negli allievi l’abilità ad apprendere, a imparare da soli o in gruppo, a documentarsi, alle strategie d’apprendimento, alle motivazioni ad apprendere, alla capacità di lavorare con altri, alla tolleranza, alla capacità di difendere le proprie idee in modo argomentato. Purtroppo questi obiettivi che sono presi sul serio in molti sistemi scolastici non sono quasi mai considerati negli schemi di computo dello stipendio degli insegnanti impostati sulla misura del profitto scolastico degli studenti.
Tra l’altro, anche se si restringesse l’obiettivo della scolarizzazione al miglioramento delle conoscenze di tipo accademico, resta sempre in sospeso una questione : come misurarle.
Si devono misurare tutte le materie oppure una sola ? Si deve misurare il livello assoluto di profitto, il quale è fortemente influenzato dalle esperienze anteriori, oppure si deve prestare attenzione al miglioramento progressivo nell’apprendimento ? In questo caso risulta assai difficile dimostrare che ci sono stati miglioramenti o progressi se gli studenti già in passato, sin da piccoli, sono sempre stati bravi.
Il profitto è misurato una volta sola all’anno e in un solo anno [2] oppure in diversi anni di seguito ? Le prestazioni degli insegnanti saranno misurate in funzione di una qualche norma oppure rispetto a un metro convenzionale di confronto, a un punto di riferimento esterno? Oppure si misurano rispetto alle prestazioni di altri insegnanti? In questo caso quali insegnanti vengono presi come punto di riferimento? Insegnanti della stessa scuola? Dello stesso provveditorato scolastico oppure saranno confrontati a insegnanti di altre scuole che hanno le stesse caratteristiche demografiche? Con insegnanti della stessa materia oppure con insegnanti di altre materie?
6. Qualsiasi misura delle prestazioni comprende un grado di errore significativo
Qualsiasi misura del profitto degli studenti-che si tratti di voti assegnati dagli insegnanti oppure di prove strutturate- è soggetta ad errore [2]. La presenza di  errori deve essere presa in considerazione. Inoltre, studenti differenti saranno valutati usando differenti strumenti di misura (per esempio diverse prove strutturate usate per livelli scolastici diversi) e ciò costituisce di per sé una sorgente di errore. Laddove sono in gioco somme di denaro considerevoli anche un piccolo errore può essere significativo.
7. I dettagli degli schemi di stipendi fissati in base al merito variano moltissimo, ma questi dettagli contano moltissimo
Di quali insegnanti si tiene conto per calcolare le prestazioni ? Che cosa fare con gli insegnanti che non hanno una classe di studenti o che non hanno studenti (per esempio gli insegnanti di sostegno oppure i consiglieri) oppure con gli insegnanti che insegnano materie che non si valutano ( come per es. musica o educazione fisica)? Gli insegnanti neoassunti, che insegnano  da un anno o due , oppure quelli che insegnano per la prima volta in un nuovo grado scolastico (per es. con un passaggio dalla scuola primaria alla secondaria) oppure una nuova disciplina devono essere valutati come  gli altri?
La misurazione si applica individualmente a qualsiasi insegnante oppure a gruppi di insegnanti? In quest’ultimo caso, se si considera il gruppo, si deve prendere in considerazione tutto il personale della scuola o soltanto un sottogruppo? 
Se ci si riferisce a un gruppo, si tiene conto della media di tutti i membri o si applica un altro criterio di computo? Se si ricompensa il gruppo, in che modo il premio va distribuito? 
Tutti i membri del gruppo ricevono una parte uguale del premio oppure spetta al gruppo decidere come il premio dovrà essere utilizzato? Potenzialmente, tutti gli insegnanti sono candidati a ricevere un premio, nessuno escluso, oppure si fissa una soglia, una percentuale, che limita la proporzione di insegnanti che possono aspirare a ricevere un premio salariale? In quest’ultimo caso quanti possono aspirare ad ottenere il premio e quali saranno gli effetti sulle motivazioni dei colleghi, ovverosia di coloro esclusi a priori dalla premiazione?
Di quale entità deve essere il premio finanziario? Una piccola somma, per esempio l’1% o il 2% dello stipendio, nel qual caso l’effetto dell’incentivo sugli insegnanti sarà alquanto ridotto, oppure la ricompensa potrà essere più sostanziosa – per esempio il 10% dello stipendio – e presentarsi quindi con un aspetto alquanto allettante? Occorre qui segnalare che molti schemi di questo genere sono falliti proprio per la crescita costante dei costi nel tempo, anno dopo anno, diventati estremamente elevati, per cui alla fine lo schema è diventato insostenibile.
8. Prove evidenti dell’efficacia della retribuzione in base al merito sono scarse e deboli. I tentativi non mancano ma nessuno è durato a lungo.
Lo stipendio in base al merito non è un’idea nuova. Si è cominciato a parlarne oltre un secolo fa. A dire il vero, non ci sono molte indagini empiriche svolte in maniera rigorosa su questa questione, ma buone indagini ci sono e hanno dimostrato che gli effetti sugli studenti sono o inesistenti o molto deboli. Inoltre, pochi schemi di remunerazioni strutturate in base al merito sono durate a lungo, il che ci induce a credere che per una ragione o per un’altra non erano duraturi.
Quando l’evidenza è debole e l’esperienza non è positiva ci sono buone ragioni per essere vigili rispetto a qualsiasi politica di questo tipo.
Ben Levin così conclude:

Perché non concentrarsi allora su cambiamenti nell’ambito scolastico che si basano su prove evidenti e che sono meno controversi come per esempio il supporto fornito agli insegnanti per migliorare le loro competenze ?

a cura di Norberto Bottani