Il tragico avvenimento accaduto alla ragazza in gita scolastica a Londra fa luce su una situazione ben nota agli addetti ai lavori ma poco conosciuta e soprattutto poco creduta al di fuori: il compenso inesistente, o quasi, per i Docenti accompagnatori, a fronte di una responsabilità 24 ore su 24. Ho detto quasi inesistente perché effettivamente, ad esempio, il sottoscritto, per una gita di 4 giorni a Ventotene con una classe di 24 alunni di seconda media, ha ricevuto 12 euro netti di compenso, complessivi!. Il fatto che siano minorenni non è ininfluente poiché la sorveglianza e la responsabilità ne vengono amplificate.
Riporto l'articolo pubblicato oggi dal
Messaggero.it di Luca Brugnara su questa situazione che, se non sarà affrontata seriamente, porterà inevitabilmente alla cancellazione di questo sia pur importante strumento didattico, con conseguenti ricadute negative sugli studenti, in primis, e su tutti gli operatori turistici che su di esso prosperano.
Ad ogni buon conto raccomando ai colleghi di esigere la lettura, nella loro scuola, della polizza assicurativa che copre i sinistri in queste circostanze. In particolare i massimali, gli ambiti di applicazione e le eventuali esclusioni.
ROMA (20 febbraio) - Gestione difficile, indennità minima, rischi quotidiani o, per meglio dire, continui: i professori romani partecipano sempre più malvolentieri alle gite scolastiche. Alla fine, magari, partono, ma solo dopo lunghe insistenze. Nel tempo, i pericoli sembrano aumentati e, chi può, evita le città più “tentatrici”, quali Londra, Parigi e Barcellona.
«Per due anni sono state sospese - spiega la preside del liceo scientifico Pasteur, Daniela Scocciolini. - Le gite erano diventate sempre più lontane da un viaggio di istruzione, troppo rischiose e costose: erano solo un momento di sregolatezza. Quest’anno ci riproviamo, ma cambiando le regole: l’organizzazione è affidata direttamente ai professori, con fondi di istituto e dei ragazzi. E norme ferree. Si tratta di viaggi di istruzione veri, con mete come Andalusia e Salamanca per chi studia Spagnolo, Berlino, Lisbona».
I pericoli sono quotidiani. «Convincere i professori è stata un’impresa - ricorda Annalisa Contardi, dirigente dell’Itis Manzoni. - Ragazzi che si calano dai balconi, altri che tornano ubriachi o si sentono male, senza poi fornire una spiegazione. Le famiglie, poi, non fanno sconti e se la prendono con la scuola se qualcosa non andasse per il verso giusto. Il gioco non vale assolutamente la candela».
Il momento peggiore, sono tutti d’accordo, è la notte. «Durante il giorno, ci sono i rischi classici - aggiunge Contini - ma la sera e la notte, tutto si complica e sicuramente nessun accompagnatore va a dormire tranquillo. Del resto, non si possono chiudere i giovani in camera. Facciamo una rotazione tra gli accompagnatori, perché, dipendesse da loro, non partirebbe nessuno». Un metodo adottato anche ai licei Orazio, Virgilio e Seneca. Come se non bastasse, il compenso è minimo. «Non è stato facile trovare insegnanti disposti a partire per Budapest - ricorda Marcella Cognolato, professoressa dell’istituto Von Neumann - anche perché l’indennità è troppo bassa per i rischi che si corrono».
Ma quanto viene “pagato” il rischio? «Come un normale giorno scolastico - specifica Valeria Azzolini, preside del Itc Marconi - senza alcuna retribuzione per il lavoro notturno, di fatto, quello più rischioso. Da noi, solo 3 docenti su 21 hanno dato disponibilità a partire. I ragazzi, in gita, esprimono una personalità diversa rispetto alle ore di lezione, con tutti i loro problemi ed esuberanze, aumentate dall’essere in gruppo». «Al Plinio - racconta un insegnante che preferisce l’anonimato - solo due docenti erano disposti a partire volontariamente».
L’allarme viene ribadito da altre scuole. «Il viaggio di istruzione è una offerta proposta dalla scuola, non un obbligo - sottolinea Rosario Salamone, preside del liceo classico Visconti. - Oggi, sono troppi i rischi di chi parte». Un tema affrontato e ora superato anche al liceo Mamiani: «Quest’anno si faranno le gite - sostiene il dirigente scolastico dell’istituto di viale delle Milizie, Cosimo Guarino - mentre lo scorso anno i professori non accettarono di partire anche in seguito al taglio dei fondi. Le mete sono state stabilite dai singoli consigli di classe». E forse anche per diminuire le tentazioni, la scelta ricade spesso su mete meno caotiche. «Le destinazioni sono due - precisa il preside del liceo scientifico Newton, Mario Ruscioni - Cracovia e Auschwitz oppure Berlino, niente Barcellona o altre città. La regola stabilisce la presenza di un insegnante ogni 15 ragazzi ma, spesso, partono almeno due docenti, anche con soli 10-15 ragazzi, per una maggiore sicurezza».
«Niente Londra o Parigi come in passato - prosegue la preside del liceo scientifico Righi, Margherita Mastrangelo - ma Berlino, Lisbona o Tunisia». Ad allontanare i prof dalla gita, il timore di non riuscire a mantenere sotto controllo la situazione in ogni momento. «Non dimentichiamo un concetto - conclude Scocciolini. - I docenti-accompagnatori non lavorano una mattinata, ma 24 ore su 24, con pericoli continui e imprevisti».