L’appello lanciato al ministro Gelmini – pubblicato sul blog Burnout e attualmente sottoscritto da quasi 1.500 docenti – è stato raccolto e trasformato in una interrogazione parlamentare. Daremo conto della replica istituzionale quando questa avrà luogo.
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05374 presentata da
DANIELA SBROLLINI
venerdì 11 dicembre 2009, seduta n.257
SBROLLINI. -
Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione.
- Per sapere – premesso che:
i Ministeri dell’istruzione e delle pari opportunità hanno opportunamente patrocinato una ricerca nazionale sulla categoria professionale degli insegnanti, i cui risultati risultano essere pubblicati sul n. 3/09 dell’autorevole rivista scientifica La Medicina del Lavoro; la categoria professionale degli insegnanti (costituita all’82 per cento da donne) rientra – secondo la bibliografia scientifica internazionale - tra le cosiddette, helping profession ed è soggetta a un rischio specifico di usura psicofisica; il disagio mentale professionale negli insegnanti risulta essere un problema di livello internazionale come confermato dalle istituzioni francesi i cui dati constatano come si tratti della categoria professionale col più elevato rischio suicidario tra i dipendenti della pubblica amministrazione; in virtù dei suddetti rilievi, i dicasteri transalpini della Salute e della Pubblica Istruzione hanno reputato opportuno – già nel 2006 - assegnare d’ufficio agli insegnanti uno psichiatra (ogni 300 docenti) cui fare riferimento in caso di necessità; dei docenti presi in carico dai servizi di psichiatria francesi, nell’ambito della suddetta iniziativa, il 50 per cento risultava affetto da problemi di adattamento con manifestazioni depressive, mentre il 10 per cento da sindrome post-traumatica da stress; in Giappone un recente studio retrospettivo effettuato dai Ministero della pubblica istruzione e della salute ha osservato che la percentuale delle assenze dal lavoro per causa psichiatrica era passata dal 34 per cento del 1995 al 54,6 per cento del 2004; pur non disponendo di alcun dato istituzionale in proposito, recenti ricerche italiane – come lo studio pubblicato sul n. 5/04 de La Medicina del Lavoro – mostrano che nei grossi centri urbani del nostro Paese la categoria professionale degli insegnanti è soggetta a una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operai; ulteriori dati ad oggi disponibili mostrano inoltre che, dopo le quattro
riforme previdenziali intervenuto dagli anni novanta ad oggi, la percentuale di accertamenti medici per l’inabilità al lavoro recanti una diagnosi psichiatrica è costantemente e cresciuta tra gli insegnanti passando dal 30 per cento del 1992 al 70 per cento del 2006; lo studio oggi pubblicato su La Medicina del Lavoro (n. 3/09), peraltro patrocinato dai ministeri dell’istruzione dell’università e della ricerca e delle pari opportunità mostra come quasi 1/4 dei docenti faccia ricorso all’uso di psicofarmaci per affrontare lo stress lavoro
correlato; nel suddetto studio la metà del campione dei docenti risulta disinformato, sui propri diritti e doveri in materia di tutela della salute dei lavoratori, arrivando a considerare erroneamente illegittimo (alla stregua di un vero e proprio atto di mobbing) l’accertamento medico richiesto dal capo d’istituto senza il consenso dell’interessato; la ricerca nazionale condotta sui dirigenti, scolastici nel 2008 - presentata alle istituzioni in sala stampa a Montecitorio in data 21 maggio 2008 – mostra come solo una minima percentuale (inferiore all’1 per cento del campione) saprebbe effettivamente gestire docenti affetti da disagio mentale professionale – attraverso il ricorso all’accertamento medico in commissione medica di verifica ponendo altresì a rischio la salute del lavoratore e l’incolumità dell’utenza.
Il nuovo testo unico sulla tutela della salute dei lavoratori (articolo 28 del decreto legislativo n. 81 2008) prevede l’individuazione del rischio lavoro correlato (rischi psico-sociali) soppesato anche per sesso ed età nel documento di valutazione dei rischi (DVR) di ciascun istituto scolastico; lo studio pubblicato su La Medicina del Lavoro (n. 3109) ha evidenziato come nella donna il rischio di sviluppare una patologia depressiva aumenta di 5 volte in periodo perimenopausale, rispetto al periodo fertile, e l’età media dei docenti, italiani (82 per cento donne) è di 50 anni; la predetta ricerca ha evidenziato come solo una minima parte della categoria professionale in questione (11,8 per cento) possiede stima e fiducia nelle istituzioni competenti; in data 16 maggio 2009, è scaduto il termine – già precedentemente oggetto di proroga – per l’individuazione dei rischi psico-sociali e l’elenco delle contromisure atte a contrastarli nel DVR; la materia dei rischi psico-sociali negli insegnanti nonché la loro prevenzione e gestione – rispettivamente nei docenti e nei dirigenti scolastici – risulta essere sconosciuta in ambito scolastico ed il succitato argomento non è oggetto di fondazione istituzionale sistematica da parte di alcun ufficio scolastico regionale e provinciale seppure specificamente espresso per i capi d’istituto (comma 2, articolo 6 del decreto ministeriale n. 382 del 1998) e per i docenti (articoli 15 e 37 decreto legislativo n. 81 del 2008; i reiterati episodi di cronaca nera riportati dai mass media (maestra che taglia la lingua ad alunno, professore investe di proposito due suoi studenti eccetera) meritano di essere attentamente considerati quale eventuale espressione di disagio mentale professionale anziché venir liquidati come fatti sporadici; è in fase iniziale il dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, pur non disponendo di alcun dato nazionale sul disagio mentale professionale degli insegnanti -: se i Ministri interpellati non ritengano doveroso intervenire in merito alla problematica in oggetto, per tutelare la salute degli insegnanti e l’incolumità dell’utenza. Se, in particolare, non ritengano opportuno intraprendere tempestivamente le seguenti iniziative:
a) attivare ricerche epidemiologiche per conoscere l’entità del disagio mentale professionale degli insegnanti accertando urgentemente: a) l’incidenza della patologia psichiatrica nelle assenze per malattia e negli accertamenti sanitari operati dalle commissioni mediche di verifica afferenti al Ministero dell’economia e delle finanze; b) il consumo di psicofarmaci (antidepressivi, ansiolitici, ipnotici) con l’aiuto dei medici di medicina generale; c) il tasso suicidario della categoria come peraltro già avviene in Francia;
b) avviare, a livello nazionale e regionale, iniziative formative omogenee e standardizzate a favore dei dirigenti scolastici per, una corretta prevenzione, il riconoscimento precoce dei segnali di disagio e soprattutto la gestione appropriata del disagio mentale professionale (attraverso il ricorso alle competenti commissioni mediche di verifica del Ministero dell’economia e delle finanze);
c) valutare nel tempo l’andamento dell’incidenza dei casi di patologia psichiatrica negli insegnanti, accertarne l’effettiva correlazione con la menopausa (le donne rappresentano l’82 per cento dei docenti e l’età
media è di 50 anni), prima di ipotizzare una riforma dell’età pensionabile;
d) prevedere idonei stanziamenti per i suddetti interventi e per l’applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, nella scuola attraverso opportune azioni di sensibilizzazione dei dirigenti, dei medici (di base, specialisti, componenti delle CMV), nonché di informazione, formazione prevenzione, cura e ricerca a favore di docenti e personale ATA;
e) effettuare campagne di comunicazione sociale a favore della professione docente col duplice obiettivo di: restituire il giusto prestigio e la relativa dignità di ruolo a coloro che hanno il compito di formare le future generazioni; ripristinare la fiducia nelle competenti istituzioni, attraverso una nuova e meritata attenzione verso una professione attualmente dimenticata e svilita. (4-05374)