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Il valore reale delle professioni

Corrisponde a ovvietà sostenere che un lavoro ben remunerato è un lavoro che ha più alte probabilità di rendere felici. La realizzazione personale, però, può seguire anche strade alternative a quella del peso della busta paga: qualcuno, guardando alla propria professione, potrebbe ritenere l'impatto sociale del quotidiano faticare più importante dell'aspetto economico. La New Economics Foundation (Nef) ha condotto un'analisi intorno a questo tema, cercando di scoprire quale sia il lavoro che vale di più dal punto di vista dell'utilità sociale.

L'indagine

Più che come tentativo di stilare una vera e propria classifica, la ricerca si è configurata come un paragone tra tre professioni a elevata remunerazione e tre poco pagate. Da una parte, quindi, sono state prese in considerazione le figure professionali dell'addetto alle pulizie di un ospedale, dell'operaio di un centro di recupero di materiali riciclabili e di un operatore d'infanzia; dall'altra, quelle di un banchiere del cuore economico di Londra, di un consulente fiscale e di un dirigente pubblicitario. Elaborando una serie di parametri, i ricercatori hanno stimato, per ognuna delle professioni, quali siano i benefici e i danni portati alla società. Il risultato non darebbe adito a dubbi: secondo gli studiosi inglesi l’addetto di pulizie con un’ora di lavoro crea dieci sterline di profitto per ogni sterlina di salario; mentre per ogni sterlina guadagnata dal banchiere di Londra, la comunità ne perde sette.

I commenti

I risultati della ricerca sono certamente sottoponibili a critiche, ma la Nef, nell'introduzione dello studio, spiega con precisione lo spirito che ha guidato l'indagione: "Abbiamo scelto un nuovo approccio per valutare il reale valore del lavoro. Siamo andati oltre la considerazione di quanto una professione è valutata economicamente e abbiamo verificato quanto chi la esercita contribuisce al benessere della società. I princìpi di valutazione ai quali ci siamo ispirati quantificano il valore sociale, ambientale ed economico del lavoro svolto dalle diverse figure”.

Alla luce di questi criteri mi piacerebbe sapere qual'è il reale valore dell'insegnante secondo la Nef.
Chissa... forse servirebbe a far comprendere a qualcuno che non siamo "spesa improduttiva".


Scuola: il fisco premia i meritevoli

Il fisco incentiva i buoni risultati, ma un po’ meno rispetto agli anni scorsi. Con il 2009 scende infatti il premio per i primi della classe. Chi uscirà dunque dalla maturità con 100 e lode avrà un bonus di 650 euro e non più mille.
A doversi accontentare del magro bottino quest’anno saranno quasi 4mila ragazzi, esentati quantomeno dalle ritenute fiscali. I compagni che hanno conseguito il diploma nel 2008 sono stati decisamente più fortunati: mille euro netti da spendere per viaggi d’istruzione, accesso a biblioteche e musei, ammissione a tirocini formativi ed altro.
A provocare la sensibile riduzione è stata la drastica riduzione del fondo destinato alla valorizzazione delle eccellenze, che passa complessivamente da 5 milioni a 3 milioni e 800 mila euro. Il premio fu istituito nel 2007 dall’allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, in occasione della riforma degli esami di stato. Ma i primi beneficiari furono gli studenti della maturità 2008.

Come funziona?

Il premio viene assegnato agli studenti che si diplomano con 100 e lode ma anche a coloro che conseguono buoni piazzamenti nelle competizioni nazionali e internazionali, come le olimpiadi (della Matematica, della Fisica o di Informatica), i Certamen o i Kangourou, per citarne alcuni. L’intero budget viene suddiviso in due quote: un terzo va alle competizioni e due terzi ai diplomati con 100 e lode. Questi ultimi, nel 2009, si sono divisi poco meno di 2,5 milioni. L’anno precedente i milioni furono 3,9.

La geografia delle eccellenze

A spopolare in fatto di preparazione scolastica quest’anno sono gli allievi del Sud Italia che si sarebbero aggiudicati il 52% dei premi (2.049 milioni su 3.963). Il record spetta alla Puglia che presenta 617 eccellenze. Al Nord vanno solo 29 assegni su 100 e al Centro 19 su 100. Le somme saranno accreditate alle scuole e toccherà ai presidi stabilire sotto quale forma assegnarle agli studenti.

Fisco

I premi sono esentasse per gli studenti meritevoli, lo sottolinea l’Agenzia delle Entrate. I primi della classe tra i 14 e i 18 anni che ottengano degli incentivi per lo studio non dovranno corrispondere alcuna Irpef. I premi infatti non sono classificabili come borse di studio assimilate a reddito di lavoro dipendente
I benefici economici erogati agli alunni delle scuole superiori non sono dunque soggetti a ritenuta. Gli studenti, quindi, potranno beneficiare dell’intera somma, senza lasciare nulla al fisco.
A precisarlo, l’agenzia delle Entrate che, su invito del ministro Tremonti, ha riesaminato la problematica affrontata nella risoluzione 156/E del 12 giugno, giungendo a una soluzione di segno opposto rispetto a quella fornita nel documento di prassi.
L’impegno scolastico dimostrato da ragazzi particolarmente “eccellenti”, in sintesi, viene premiato, in linea generale, affinché essi continuino, con lo stesso zelo, nel perseguimento di mete sempre più alte rispetto alla loro formazione culturale e professionale: criteri che tengono l’incentivo loro assegnato fuori da ogni tassazione.
Diverso il discorso, ai fini dell’Irpef, per le borse di studio che hanno come scopo la frequenza di corsi di istruzione specifici e fiscalmente assimilabili a reddito di lavoro dipendente.

fonte: FTAOnline News


Circolare N°1 del 19 marzo 2010 sulla trasmissione per via telematica dei certificati per malattia

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Con la Circolare n. 1 del 19.3.2010, la Funzione Pubblica – Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica spiega quali sono gli adempimenti a carico del lavoratore e del medico, e da quando decorre la nuova procedura.

Il 19 marzo 2010 è la stessa data di entrata in vigore del decreto del Ministro della salute, che porta la data 26 febbraio 2010, che ha portato ad attuazione la norma su riportata.
In sintesi: in caso di malattia pertanto, non si dovrà più inviare il certificato medico all’ufficio di servizio.
Nella stessa circolare, che si allega, è illustrata la modalità con cui le pubbliche amministrazioni devono dare attuazione alle nuove disposizioni di cui all’art. 55-septies del d.lgs. 165/2001 sulla trasmissione telematica dei certificati medici attestanti l’assenza per malattia dei dipendenti pubblici.
Per i lavoratori, resta invariato l’obbligo di comunicare all’amministrazione l’assenza per malattia ai fini del controllo fiscale, ma non dovranno più trasmettere il certificato medico entro i 2 giorni lavorativi successivi all’inizio della malattia. Dal 19.3.2010 (data di pubblicazione in G.U. del Decreto Min. Salute 26.2.2010) é iniziato un periodo transitorio di 3 mesi, entro cui valgono sia le vecchie, che le nuove procedure.
Dal 13 giugno 2010 in poi si applicherà solo il sistema di trasmissione telematica.

Guarda la Circolare

Da un punto di vista pratico sembra che (dico sembra perché non è ancora tutto chiaro):
- Se il lavoratore dipendente chiede un permesso per rimanere a casa, per via di una malattia, il sistema nazionale, da oggi in poi, ritiene doveroso o almeno possibile verificare con la visita fiscale, lo stato delle cose (nella scuola si è sempre fatto ndr).
- Dopo i primi 10 giorni di assenza dal lavoro parte la pratica per la verifica della decurtabilita’ dallo stipendio delle assenze
Secondo la nuova circolare inviata dal Ministro Brunetta, sarebbero queste alcune delle novita’ della Medicina del Lavoro.
La disciplina e’ atta a regolamentare i permessi per malattia nelle Pubbliche Amministrazioni, dove la malattia di un giorno, ad esempio, su scala nazionale, non era mai stata verificata con la visita fiscale, come ad esempio il certificato medico non era richiesto nei casi di durata cosi’ breve (nella scuola è sempre stato richiesto ndr).
Per il periodo di malattia che supera i 10 giorni consecutivi, inoltre, dopo la seconda malattia nei 12 mesi, va presentato il certificato medico che attesti lo stato di malattia, rilasciato da una struttura sanitaria pubblica, (uno o plurimo) o da un medico libero professionista convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale (ma non lo è anche il nostro medico di famiglia? ndr).
A livello retributivo, invece, saranno riconosciute nei primi 10 giorni di malattia le prestazioni fondamentali, mentre le agevolazioni e i trattamenti piu’ favorevoli saranno possibili solo nel casi di malattia per infortunio sul posto di lavoro o per attivita’ annesse alla mansione. Niente decurtazione nella tredicesima mensilita’, nella retribuzione individuale di anzianita’, negli assegni ad personam.

In sostanza, speriamo che le cose si chiariscano perché così come sono state pubblicizzate non sono chiare e soprattutto sembrano, quantomeno, inapplicabili. Quello che appare certo è l'ennesimo intento persecutorio nei confronti dei dipendenti della Pubblica Amministrazione mimetizzato dall'intento lodevole dell'eliminazione di milioni di certificati cartacei. Ma per scoraggiare le assenze non era più semplice ed efficace premiare le presenze con un bonus?




La revisione dei coefficienti darà Pensioni sempre più misere

Interessante articolo pubblicato sul sito dei COBAS sugli effetti della revisione dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione. L’azione congiunta dei governi che si sono succeduti dal 1992 in avanti, quindi di destra e di sinistra, ha creato una aspettativa pensionistica da fame.

Leggi l'Articolo


Corsi online del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo

VISonline è un'iniziativa promossa dal VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) con la finalità di diffondere una cultura della cooperazione e della solidarietà verso il Sud del mondo e di fornire competenza professionale a chi si occupa di tematiche internazionali.


 Organizza dei corsi online nelle seguenti aree:

Area Cooperazione Internazionale
Area Economica
Area Diritti Umani
Area Interculturale

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Africa: quanta sete di insegnanti !

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È una delle poche risorse che l’Africa, ricolma di ogni ricchezza naturale, non possiede a sufficienza. Ed è anche quella, probabilmente la sola, che potrebbe innescare con decisione la marcia di uno sviluppo concreto del continente. Questa preziosa quanto rara "merce" che scarseggia a sud del Sahara ha un volto umano: quello degli insegnanti.
I maestri di villaggio, così come i professori impiegati nelle scuole delle grandi capitali, non sono abbastanza. E, se la situazione non cambierà al più presto, l’Africa mancherà clamorosamente uno dei più importanti obiettivi del Millennio: l’istruzione primaria per tutti entro il 2015. L’allarme viene dall’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura), secondo cui, per non perdere la sfida cruciale che si gioca nelle aule scolastiche, l’Africa subsahariana avrebbe bisogno di quasi altrettanti insegnanti – 2,4 milioni – in più di quelli su cui può contare attualmente, che sono 2,8 milioni.
Una situazione che purtroppo da queste parti non è nuova, anche se la sua origine viene collegata, di volta in volta, a fattori diversi: dai piani di aggiustamento strutturale, che dagli anni Ottanta hanno imposto tagli drastici alle spese per la funzione pubblica, alle politiche più recenti – ma non abbastanza innovative – di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale, fino al malgoverno (e alla corruzione) dei leader locali, più propensi a investire eventuali proventi delle ricchezze nazionali in armi piuttosto che in maestri.

Oggi, la mannaia che si sta abbattendo sui bilanci destinati all’istruzione di numerosi Paesi africani si chiama crisi economica internazionale. E minaccia di colpire così duro che il numero degli analfabeti, invece che azzerarsi, rischia addirittura di aumentare. Nel 2009, secondo lo staff dell’Unesco che monitora i progressi verso la meta dell’istruzione per tutti, la recessione globale ha provocato una diminuzione delle entrate fiscali in 27 dei Paesi più lontani dal raggiungimento di questo obiettivo, con la conseguenza di vanificare anche i successi ottenuti negli ultimi anni: «C’è il pericolo reale che nazioni che avevano compiuto dei progressi, come Mozambico, Etiopia, Mali, Senegal e Ruanda, ora subiscano nuovi arretramenti».
Perché, tradotti in pratica, budget più bassi per il sistema scolastico significano paghe sempre più inadeguate e condizioni di lavoro estreme per maestri e professori, con classi troppo numerose e un aumento massiccio dell’orario di lavoro, per compensare i tagli di personale. Tagli che avvengono mentre, secondo i calcoli dell’Unesco, per arrivare al 2015 con le cattedre piene Paesi come Repubblica Centrafricana ed Eritrea dovrebbero incrementare il numero di insegnanti rispettivamente del 18,5 e del 16% ogni anno.
Un "divario educativo" che in Ciad tocca il 14%, in Niger il 12,5% e in Burkina Faso il 12%. E mentre in molte parti del continente le famiglie sono costrette a ricorrere a maestri "comunitari" (pagati cinque o sei volte meno di quelli statali), vari governi stanno reagendo all’emergenza reclutando personale a termine e spesso non diplomato, quindi meno costoso. Una strategia che, oltre ad aver suscitato l’ira delle associazioni di categoria – con scioperi di massa dal Gabon al Burkina Faso – è fortemente stigmatizzata da Education International, federazione globale di insegnanti, che in Africa riunisce 116 corporazioni di 51 Paesi. «Il ricorso a personale non professionale mina l’offerta di istruzione di qualità – sottolinea l’organizzazione –. Al contrario, è necessario delineare politiche per la formazione, di base e continua, dei docenti, così da assicurare a ogni bambino una cultura adeguata».
E non solo, se è vero che – come ha riconosciuto la stessa Unesco – «il sistema educativo può giocare un ruolo attivo ed efficace anche nella lotta all’Aids, attraverso l’insegnamento e la presa di coscienza sui comportamenti a rischio». Un elemento tutt’altro che marginale, visto che nell’Africa subsahariana circa il 9% dei bambini sotto i 15 anni sono sieropositivi, o hanno perso i genitori a causa del virus dell’Hiv.
Anche per questo la recessione, lungi dall’essere una buona scusa per abbassare gli standard scolastici, rappresenta una sfida che proprio il settore educativo può aiutare a vincere: «Investire nella scuola rappresenta una risposta strategica alla crisi – sostengono gli esperti di Education International –. Chiediamo ai governi di darci gli strumenti per costruire la società del futuro, basata sulla conoscenza: noi siamo parte della soluzione».

Chiara Zappa

fonte: Avvenire.it

Progetto "Scambi professionali" Docenti tra Italia e Francia

Progetto promosso nell’ambito delle iniziative di cooperazione bilaterale fra Italia e Francia. Termine per la presentazione della disponibilità a partecipare: 11 maggio 2010

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Libri di testo: modalità di adozione e quadro normativo

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Modalità di acquisizione e trasmissione telematica dei dati riguardanti le nuove adozioni e le conferme. In linea sul sito del MIUR la nota operativa per l'anno scolastico 2010/2011 con le modalità di adozione e il quadro normativo.

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