Un lavoro certosino del Prof. Paolo Pizzo (segreteria provinciale UIL scuola Catanzaro): 7 schede per orientare docenti, Dirigenti Scolastici, segreterie nelle procedure da mettere in atto per il rinnovo del Consiglio di Istituto.
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Scheda tecnica sul PDL Aprea dell'Unione degli Studenti
La scheda tecnica dell'Unione degli Studenti sul progetto di
legge Aprea, aggiornata agli emendamenti presentati fino all'inizio di
settembre.
Sospensione delle attività non obbligatorie degli insegnanti
Documento modulo della Gilda di Catania per Dichiarare al proprio DS la sospensione delle attività non obbligatorie fino a revoca della proposta di aumento dell'orario di lezione frontale.
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Quanto lavorano gli insegnanti in Italia
Interessante documento della Gilda di Catania che, citando uno studio fatto già nel 2005, fa emergere quanto effettivamente lavorano gli insegnanti in Italia.
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l'art.3 e la morte della Scuola Pubblica
E’ bene che l’opinione pubblica più in generale, e i
genitori e gli studenti della scuola in particolare, sappiano le conseguenze
che comporterebbe la deprecabile approvazione, da parte del Parlamento,
dell’art. 3 del cosiddetto Disegno di “Legge di stabilità 2013”, presentato dal
Governo Monti e attualmente in discussione alla Camera.
Si tratta, in buona sostanza - e tralasciando tutte le altre
nefandezze previste per la scuola - di ciò che, sui media, viene indicato come
l’aumento dell’orario di lavoro (a retribuzione invariata) dei docenti delle
scuole medie, inferiori e superiori, da 18 a 24 ore settimanali.
Ora, premesso che le 18 ore di cui trattasi si riferiscono
soltanto alle cosiddette “lezioni frontali”, e che quindi non tengono in alcun
conto del tempo che i docenti dedicano alle operazioni necessariamente
correlate alle lezioni frontali e cioè: preparazione delle lezioni,
preparazione dei compiti scritti, correzione dei compiti, ricevimento dei
genitori, riunioni di consigli di classe e collegio dei docenti, riunioni di
dipartimento e di commissioni, scrutini e esami di stato, riunione e
partecipazione ad attività extrascolastiche (visite guidate, viaggi
d’istruzione, orientamento, progetti per l’arricchimento e l’ampliamento
dell’offerta formativa, ecc.), gli aspetti più sconvolgenti che un eventuale
aumento di ben 6 ore di orario settimanale (con tutto quel che ne consegue in
termini di tempo in più da dedicare alle attività sopra elencate), sarebbero i
seguenti:
1) innanzitutto
una lesione del principio costituzionale dell’eguaglianza (art. 3 della
Costituzione). In effetti si può anche comprendere che, in determinate
circostanze di grave difficoltà per l’intero Paese, il Governo possa chiedere
ai cittadini di lavorare un certo numero di ore in più, non retribuite,
finalizzate al ristabilimento dei conti pubblici e alla ripresa dell’economia.
Ma perché chiedere, anzi imporre dall’alto senza alcuna contrattazione, tale
“contributo di solidarietà sociale” ad una sola categoria di lavoratori? Perché
non chiederlo a tutte le categorie, come sarebbe più giusto ed accettabile?
2) in secondo
luogo la lesione ad un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica,
quel principio che stabilisce che, a parità di prestazione lavorativa,
corrisponda un compenso commisurato alla quantità effettiva di lavoro
effettuato (art. 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo,
approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948). Fu in nome di questo principio che, il
4 e il 5 agosto del 1789, i membri dell’Assemblea Costituente francese (ex
Assemblea degli Stati Generali) abolirono con due decreti i cosiddetti “diritti
feudali”, i diritti vantati dai nobili nei confronti dei contadini. Tra questi
diritti, di origine medievale, quelli più odiati dai contadini erano le
cosiddette “corvèes”, vale a dire prestazioni di lavoro gratuite nei campi
gestiti direttamente dal signore feudale. Dopo di allora nessuno, in un paese
occidentale, ha mai più osato richiamare in vita le corvèes; nessuno,
ovviamente, prima del Governo Monti. L’aspetto più stupefacente è che questo
Governo è formato da professori universitari, cioè persone che, per la loro
formazione, dovrebbero ben conoscere i principi e la storia e l’evoluzione
della nostra civiltà giuridica; persone, oltretutto, che sostengono di voler
modernizzare e rendere competitivo il Paese. Modernizzare significa ritornare
al Medioevo? Di fronte a questo paradossale e anacronistico “ritorno al
passato” non si può non insorgere, e non soltanto noi professori che siamo i
soggetti direttamente colpiti da questo insensato provvedimento, ma tutti
coloro che hanno a cuore la civiltà. Anche perché, se passano le corvèes per i
professori, chi ci garantisce che, nel prossimo futuro, non saranno estese
anche ad ogni altra categoria? E i giovani in procinto di entrare sul mercato
del lavoro, quanti anni di corvèes assolute (cioè lunghi periodi di lavoro
iniziale privi del tutto di retribuzione) dovranno sopportare prima di poter
vedere un misero salario?
3) In terzo
luogo, l’aumento dell’orario a 24 ore, oltre a comportare la perdita di altri
30.000 posti di lavoro (tutti quei colleghi precari che adesso garantiscono la
copertura dei cosiddetti spezzoni di cattedra) significherebbe un colpo
tremendo per la qualità della scuola. Immaginate, infatti, un docente costretto
a fare 24 ore di lezioni frontali, seguite da altre 20-24 ore di attività
correlate, senza oltretutto essere retribuito per l’enorme carico di
plus-lavoro, con un contratto bloccato dal 2009, con gli scatti di anzianità
bloccati fino al 2017, con uno stipendio quindi eroso dall’inflazione e dalle
aumentate aliquote IRPEF regionali e comunali, con l’aumento fino a 6 anni
dell’età pensionabile (per effetto della Riforma Fornero sulle pensioni);
ebbene: cosa potete aspettarvi da questo “povero cristo” maltrattato e
frustrato, malpagato e deriso? Una migliore e più competitiva qualità
didattica? Come può il ministro Profumo dichiarare, impunemente, che i
provvedimenti che il Governo sta varando “tendono alla valorizzazione della
professione docente”? Questi provvedimenti, in realtà, significano una cosa
sola: la morte definitiva della scuola pubblica, a tutto vantaggio della scuola
privata, alla quale, tra l’altro, lo stesso disegno di legge di stabilità,
assicura per il 2013 altri 233 milioni di euro. Si toglie alla scuola pubblica,
si regala alla scuola privata. Operazione degna di un moderno Robin Hood alla
rovescia (si toglie ai poveri per donare ai ricchi).
Ecco perché la lotta dei professori contro questo iniquo
provvedimento dovrebbe essere sostenuta e diventare la lotta di tutti gli
italiani che hanno a cuore le sorti del Paese: sono in gioco principi
costituzionali, principi di civiltà giuridica, il futuro dei nostri giovani. In
un Paese dove vengono calpestati, in una volta sola, i diritti fondamentali dei
cittadini, il futuro dei giovani e l’istruzione, tutto può venire calpestato,
anche le più elementari libertà. Evitiamolo.
di Francesco Sirleto (docente liceo classico Benedetto da Norcia) -23/10/2012
fonte: http://www.abitarearoma.net
10 anni di affossamento della Scuola Pubblica
Era il 2003, Letizia Moratti allora a capo del, così
ribattezzato, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (da
cui fece cancellare l’essenziale aggettivo di “pubblica”, primo di innumerevoli
danni fatti al sistema statale della formazione), impose per decreto
l’accorpamento delle cattedre, per realizzare l’attuale orario di 18 ore per
tutti.
Per capirci, prima di allora l’orario di ciascuna disciplina
era commisurato alle esigenze del tipo di istituto in cui veniva insegnata e,
se avanzavano alcune ore, queste rimanevano a disposizione della scuola per
coprire le assenze: per esempio al liceo scientifico la cattedra di filosofia e
storia era di 15 ore più 3 a disposizione e il docente poteva, così, coprire
completamente un solo corso del triennio.
Ebbene, questo provvedimento, calato dall’alto e attuato
nella stessa logica dell’articolo 3 del ddl di stabilità, ebbe devastanti
effetti a catena:la perdita della continuità didattica per il cambiamento del
docente, la divisione tra due insegnamenti di materie tradizionalmente
abbinate, come matematica e fisica, italiano e latino, storia e filosofia, lo
spezzettamento casuale di cattedre come quella di Lingua straniera.
Vi furono proteste fin da allora, ma furono vane e
inefficaci.
Nel frattempo ci siamo assuefatti al nuovo sistema, ma la
qualità del lavoro e di conseguenza anche quella dell’apprendimento è andata
progressivamente peggiorando, nonostante i nostri sforzi di tenere insieme un
edificio sempre più pericolante.
Si sono creati paradossi come quello per cui un docente di
matematica, o di filosofia, o di lettere può avere alcune classi per un anno e
perderle quello successivo, tanto che ve ne sono molte, anche in questo liceo,
che cambiano quasi tutti i professori pressoché ogni anno, perfino al quinto in
cui c’è l’esame di stato.
Dopo Moratti, il processo di affossamento della scuola
pubblica statale era avviato e, nonostante la parentesi Fioroni del secondo
governo Prodi che rinominò il nostro ministero Pubblico, si arrivò a bomba,
attraverso il tunnel dei neutrini del Gran Sasso a Mariastella Gelmini e al suo
capolavoro, la legge Aprea, fino ad approdare al tecnico Profumo che, volendo
risparmiare, ha infine riacceso la fiamma della nostra protesta, che è appena
all’inizio.
Questo è il testo del mio intervento all'assemblea pubblica
del Talete, lo scorso 25 ottobre.
Prof.ssa Paola Mastrantonio
Flash mob di protesta degli insegnanti a Roma del 28/10/2012
Nuovo Flash mob questa mattina 28/10 davanti al MIUR dopo quello già effettuato il 21. Appuntamento a domenica 4 novembre per quello che si sta profilando come un presidio permanente a difesa della scuola.
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