Era il 2003, Letizia Moratti allora a capo del, così
ribattezzato, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (da
cui fece cancellare l’essenziale aggettivo di “pubblica”, primo di innumerevoli
danni fatti al sistema statale della formazione), impose per decreto
l’accorpamento delle cattedre, per realizzare l’attuale orario di 18 ore per
tutti.
Per capirci, prima di allora l’orario di ciascuna disciplina
era commisurato alle esigenze del tipo di istituto in cui veniva insegnata e,
se avanzavano alcune ore, queste rimanevano a disposizione della scuola per
coprire le assenze: per esempio al liceo scientifico la cattedra di filosofia e
storia era di 15 ore più 3 a disposizione e il docente poteva, così, coprire
completamente un solo corso del triennio.
Ebbene, questo provvedimento, calato dall’alto e attuato
nella stessa logica dell’articolo 3 del ddl di stabilità, ebbe devastanti
effetti a catena:la perdita della continuità didattica per il cambiamento del
docente, la divisione tra due insegnamenti di materie tradizionalmente
abbinate, come matematica e fisica, italiano e latino, storia e filosofia, lo
spezzettamento casuale di cattedre come quella di Lingua straniera.
Vi furono proteste fin da allora, ma furono vane e
inefficaci.
Nel frattempo ci siamo assuefatti al nuovo sistema, ma la
qualità del lavoro e di conseguenza anche quella dell’apprendimento è andata
progressivamente peggiorando, nonostante i nostri sforzi di tenere insieme un
edificio sempre più pericolante.
Si sono creati paradossi come quello per cui un docente di
matematica, o di filosofia, o di lettere può avere alcune classi per un anno e
perderle quello successivo, tanto che ve ne sono molte, anche in questo liceo,
che cambiano quasi tutti i professori pressoché ogni anno, perfino al quinto in
cui c’è l’esame di stato.
Dopo Moratti, il processo di affossamento della scuola
pubblica statale era avviato e, nonostante la parentesi Fioroni del secondo
governo Prodi che rinominò il nostro ministero Pubblico, si arrivò a bomba,
attraverso il tunnel dei neutrini del Gran Sasso a Mariastella Gelmini e al suo
capolavoro, la legge Aprea, fino ad approdare al tecnico Profumo che, volendo
risparmiare, ha infine riacceso la fiamma della nostra protesta, che è appena
all’inizio.
Questo è il testo del mio intervento all'assemblea pubblica
del Talete, lo scorso 25 ottobre.
Prof.ssa Paola Mastrantonio