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Organizzare e gestire corsi in rete con Moodle

Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment, ambiente per l'apprendimento modulare, dinamico, orientato ad oggetti) è unambiente informatico per la gestione di corsi, basato sull'ideologia costruzionista secondo la quale ogni apprendimento sarebbe facilitato dalla produzione di oggetti tangibili.
Il suo software è scritto in PHP e Javascript; è open source e modulare, permettendo quindi a qualunque gruppo di utenti di sviluppare funzionalità aggiuntive personalizzate.

Storia
Moodle è stato ideato da Martin Dougiamas, un amministratore di rete alla Curtin University in Australia, laureato in informatica e con un master di un anno in educazione. L'idea di Moodle nasce dai suoi studi per una tesi di dottorato, mai realizzata, su L'uso del software libero per aiutare un'epistemologia costruzionista sociale di insegnamento e apprendimento all'interno di comunità, con domande riflessive, basate su internet.
Origine del nome 

La parola Moodle è un acronimo per Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment (ambiente di apprendimento dinamico, modulare, orientato ad oggetti), anche se originariamente la M stava per "Martin", il nome dell'ideatore.
In diversi Paesi il termine è un marchio registrato da Martin Dougiamas.
In inglese esiste anche un verbo to moodle, che significa: oziare, perdere tempo.

Approccio pedagogico
L'ideologia costruzionista alla base di Moodle, dalla quale è nato lo statunitense "No Child Left Behind Act of 2011", è evidenziata da vari aspetti del suo sviluppo, come la possibilità di far inserire e commentare tabelle di dati o wiki agli studenti, o di consegnare e correggere compiti tramite internet. Per il docente è prevista la possibilità di visualizzare tutti i log degli studenti e di visualizzare quali non si sono collegati da più tempo.
Moodle lascia comunque la possibilità all'insegnante di gestire da sé il proprio corso, anche orientandolo al conseguimento dei risultati.

Funzionalità
 Moodle permette di organizzare e gestire corsi in rete, lasciando agli studenti strumenti sociali come:
un forum, un blog e una chat
una wiki e un glossario
dei quiz
Moodle può essere utilizzato in diverse lingue e con un aspetto personalizzato. La sua struttura modulare e l'utilizzo di software libero permettono inoltre a ciascuno gruppo di sviluppare ed aggiungere contenuti personalizzati.
Come programma di e-learning, Moodle utilizza "unità" (Learning object) scritti secondo la versione 1.3 di SCORM tramite applicativi d'autore.

Specifiche
Moodle può essere utilizzato sui server di rete che supportano il PHP, dunque sulla maggior parte dei servizi di hosting, come quelli che utilizzano uno dei sistemi Unix, Linux, FreeBSD, Windows, Mac OS X, NetWare. Per un utente, Moodle è accessibile tramite qualunque programma di navigazione internet.
I dati utilizzati da Moodle vengono memorizzati in un database. La versione 1.6 supportava solo MySQL o PostgreSQL. Dalla versione 1.7, rilasciata nel novembre del 2006, Moodle sfrutta l'astrazione del database, in modo da rendere possibile l'uso di altri database come Oracle e Microsoft SQL Server.

fonte: Wikipedia

Il Consiglio d'Istituto: rinnovo, normativa, competenze

Un lavoro certosino del Prof. Paolo Pizzo (segreteria provinciale UIL scuola Catanzaro): 7 schede per orientare docenti, Dirigenti Scolastici, segreterie nelle procedure da mettere in atto per il rinnovo del Consiglio di Istituto. 

Guarda la Guida

Scheda tecnica sul PDL Aprea dell'Unione degli Studenti


La scheda tecnica dell'Unione degli Studenti sul progetto di legge Aprea, aggiornata agli emendamenti presentati fino all'inizio di settembre.

Sospensione delle attività non obbligatorie degli insegnanti

Documento modulo della Gilda di Catania per Dichiarare al proprio DS la sospensione delle attività non obbligatorie fino a revoca della proposta di aumento dell'orario di lezione frontale.

Guarda il modulo in pdf

Quanto lavorano gli insegnanti in Italia

Interessante documento della Gilda di Catania che, citando uno studio fatto già nel 2005, fa emergere quanto effettivamente lavorano gli insegnanti in Italia.

Guarda il Documento in pdf

l'art.3 e la morte della Scuola Pubblica


E’ bene che l’opinione pubblica più in generale, e i genitori e gli studenti della scuola in particolare, sappiano le conseguenze che comporterebbe la deprecabile approvazione, da parte del Parlamento, dell’art. 3 del cosiddetto Disegno di “Legge di stabilità 2013”, presentato dal Governo Monti e attualmente in discussione alla Camera.

Si tratta, in buona sostanza - e tralasciando tutte le altre nefandezze previste per la scuola - di ciò che, sui media, viene indicato come l’aumento dell’orario di lavoro (a retribuzione invariata) dei docenti delle scuole medie, inferiori e superiori, da 18 a 24 ore settimanali.

Ora, premesso che le 18 ore di cui trattasi si riferiscono soltanto alle cosiddette “lezioni frontali”, e che quindi non tengono in alcun conto del tempo che i docenti dedicano alle operazioni necessariamente correlate alle lezioni frontali e cioè: preparazione delle lezioni, preparazione dei compiti scritti, correzione dei compiti, ricevimento dei genitori, riunioni di consigli di classe e collegio dei docenti, riunioni di dipartimento e di commissioni, scrutini e esami di stato, riunione e partecipazione ad attività extrascolastiche (visite guidate, viaggi d’istruzione, orientamento, progetti per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa, ecc.), gli aspetti più sconvolgenti che un eventuale aumento di ben 6 ore di orario settimanale (con tutto quel che ne consegue in termini di tempo in più da dedicare alle attività sopra elencate), sarebbero i seguenti:

1)         innanzitutto una lesione del principio costituzionale dell’eguaglianza (art. 3 della Costituzione). In effetti si può anche comprendere che, in determinate circostanze di grave difficoltà per l’intero Paese, il Governo possa chiedere ai cittadini di lavorare un certo numero di ore in più, non retribuite, finalizzate al ristabilimento dei conti pubblici e alla ripresa dell’economia. Ma perché chiedere, anzi imporre dall’alto senza alcuna contrattazione, tale “contributo di solidarietà sociale” ad una sola categoria di lavoratori? Perché non chiederlo a tutte le categorie, come sarebbe più giusto ed accettabile?

2)         in secondo luogo la lesione ad un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica, quel principio che stabilisce che, a parità di prestazione lavorativa, corrisponda un compenso commisurato alla quantità effettiva di lavoro effettuato (art. 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948). Fu in nome di questo principio che, il 4 e il 5 agosto del 1789, i membri dell’Assemblea Costituente francese (ex Assemblea degli Stati Generali) abolirono con due decreti i cosiddetti “diritti feudali”, i diritti vantati dai nobili nei confronti dei contadini. Tra questi diritti, di origine medievale, quelli più odiati dai contadini erano le cosiddette “corvèes”, vale a dire prestazioni di lavoro gratuite nei campi gestiti direttamente dal signore feudale. Dopo di allora nessuno, in un paese occidentale, ha mai più osato richiamare in vita le corvèes; nessuno, ovviamente, prima del Governo Monti. L’aspetto più stupefacente è che questo Governo è formato da professori universitari, cioè persone che, per la loro formazione, dovrebbero ben conoscere i principi e la storia e l’evoluzione della nostra civiltà giuridica; persone, oltretutto, che sostengono di voler modernizzare e rendere competitivo il Paese. Modernizzare significa ritornare al Medioevo? Di fronte a questo paradossale e anacronistico “ritorno al passato” non si può non insorgere, e non soltanto noi professori che siamo i soggetti direttamente colpiti da questo insensato provvedimento, ma tutti coloro che hanno a cuore la civiltà. Anche perché, se passano le corvèes per i professori, chi ci garantisce che, nel prossimo futuro, non saranno estese anche ad ogni altra categoria? E i giovani in procinto di entrare sul mercato del lavoro, quanti anni di corvèes assolute (cioè lunghi periodi di lavoro iniziale privi del tutto di retribuzione) dovranno sopportare prima di poter vedere un misero salario?

3)         In terzo luogo, l’aumento dell’orario a 24 ore, oltre a comportare la perdita di altri 30.000 posti di lavoro (tutti quei colleghi precari che adesso garantiscono la copertura dei cosiddetti spezzoni di cattedra) significherebbe un colpo tremendo per la qualità della scuola. Immaginate, infatti, un docente costretto a fare 24 ore di lezioni frontali, seguite da altre 20-24 ore di attività correlate, senza oltretutto essere retribuito per l’enorme carico di plus-lavoro, con un contratto bloccato dal 2009, con gli scatti di anzianità bloccati fino al 2017, con uno stipendio quindi eroso dall’inflazione e dalle aumentate aliquote IRPEF regionali e comunali, con l’aumento fino a 6 anni dell’età pensionabile (per effetto della Riforma Fornero sulle pensioni); ebbene: cosa potete aspettarvi da questo “povero cristo” maltrattato e frustrato, malpagato e deriso? Una migliore e più competitiva qualità didattica? Come può il ministro Profumo dichiarare, impunemente, che i provvedimenti che il Governo sta varando “tendono alla valorizzazione della professione docente”? Questi provvedimenti, in realtà, significano una cosa sola: la morte definitiva della scuola pubblica, a tutto vantaggio della scuola privata, alla quale, tra l’altro, lo stesso disegno di legge di stabilità, assicura per il 2013 altri 233 milioni di euro. Si toglie alla scuola pubblica, si regala alla scuola privata. Operazione degna di un moderno Robin Hood alla rovescia (si toglie ai poveri per donare ai ricchi).

Ecco perché la lotta dei professori contro questo iniquo provvedimento dovrebbe essere sostenuta e diventare la lotta di tutti gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese: sono in gioco principi costituzionali, principi di civiltà giuridica, il futuro dei nostri giovani. In un Paese dove vengono calpestati, in una volta sola, i diritti fondamentali dei cittadini, il futuro dei giovani e l’istruzione, tutto può venire calpestato, anche le più elementari libertà. Evitiamolo. 

di Francesco Sirleto (docente liceo classico Benedetto da Norcia) -23/10/2012

Video Tg3 sul Flash Mob degli insegnanti del 28/10/12 a Roma

10 anni di affossamento della Scuola Pubblica


Era il 2003, Letizia Moratti allora a capo del, così ribattezzato, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (da cui fece cancellare l’essenziale aggettivo di “pubblica”, primo di innumerevoli danni fatti al sistema statale della formazione), impose per decreto l’accorpamento delle cattedre, per realizzare l’attuale orario di 18 ore per tutti.
Per capirci, prima di allora l’orario di ciascuna disciplina era commisurato alle esigenze del tipo di istituto in cui veniva insegnata e, se avanzavano alcune ore, queste rimanevano a disposizione della scuola per coprire le assenze: per esempio al liceo scientifico la cattedra di filosofia e storia era di 15 ore più 3 a disposizione e il docente poteva, così, coprire completamente un solo corso del triennio.
Ebbene, questo provvedimento, calato dall’alto e attuato nella stessa logica dell’articolo 3 del ddl di stabilità, ebbe devastanti effetti a catena:la perdita della continuità didattica per il cambiamento del docente, la divisione tra due insegnamenti di materie tradizionalmente abbinate, come matematica e fisica, italiano e latino, storia e filosofia, lo spezzettamento casuale di cattedre come quella di Lingua straniera.
Vi furono proteste fin da allora, ma furono vane e inefficaci.
Nel frattempo ci siamo assuefatti al nuovo sistema, ma la qualità del lavoro e di conseguenza anche quella dell’apprendimento è andata progressivamente peggiorando, nonostante i nostri sforzi di tenere insieme un edificio sempre più pericolante.
Si sono creati paradossi come quello per cui un docente di matematica, o di filosofia, o di lettere può avere alcune classi per un anno e perderle quello successivo, tanto che ve ne sono molte, anche in questo liceo, che cambiano quasi tutti i professori pressoché ogni anno, perfino al quinto in cui c’è l’esame di stato.
Dopo Moratti, il processo di affossamento della scuola pubblica statale era avviato e, nonostante la parentesi Fioroni del secondo governo Prodi che rinominò il nostro ministero Pubblico, si arrivò a bomba, attraverso il tunnel dei neutrini del Gran Sasso a Mariastella Gelmini e al suo capolavoro, la legge Aprea, fino ad approdare al tecnico Profumo che, volendo risparmiare, ha infine riacceso la fiamma della nostra protesta, che è appena all’inizio.
Questo è il testo del mio intervento all'assemblea pubblica del Talete, lo scorso 25 ottobre.

Prof.ssa Paola Mastrantonio