La lettura del
documento “Indicazioni per il curricolo“ pone alcuni interrogativi che la
scuola non può non porsi se intende procedere all’elaborazione del curricolo
alla luce dello scenario che il documento configura. Come creare le condizioni
di un apprendimento che duri per tutta la vita?
Come andare al cuore
delle discipline per trasformarle in potenti strumenti di formazione e di
esercizio attivo della cittadinanza? Come
progettare i percorsi di apprendimento per formare un pensiero complesso e una
testa ben fatta? Come tenere viva
la motivazione e la curiosità? Come
tener presente l’allievo con i bisogni del qui e dell’ora senza perdere di
vista gli scenari futuri in cui sarà chiamato a esercitare la sua
partecipazione attiva alla vita sociale, culturale del paese?
Sono
domande che se non sono inserite in un contesto e in un saldo orizzonte
teorico, possono trasformare le risposte in un ricettario e una volta
utilizzate le ricette, è difficile generarne di altre ugualmente efficaci.La
comprensione di una buona teoria aiuta a vedere oltre il contingente e a
generare altre soluzioni e buone pratiche. Riteniamo
che il contesto di senso che supera l’ottica del ricettario facile e spendibile
subito, vada ricercato riferendosi alle teorie intorno a tre nuclei
fondamentali quello di curricolo, di complessità e di differenziazione.
Il
Curricolo
Il
curricolo si può considerare il cuore didattico del POF, quest’ultimo può
essere paragonato a una sorta di piano regolatore E’ vero che il POF non
risolve i problemi della quotidianità del fare scuola e dell’essere in classe,
ma può rendere meno vago e fumoso l’orizzonte in cui l’insegnante si muove. Elaborare il curricolo
significa pianificare occasioni di apprendimento in cui si integrano la prescrittività di competenze e contenuti ritenuti
irrinunciabili e fondamentali a livello nazionale ed esigenze e bisogni della comunità locale.Gli
elementi che definiscono un curricolo sono: le competenze, la struttura dei
contenuti, le modalità d’insegnamento apprendimento. Le competenze in uscita
sono definite dal centro, esse costituiscono l’orizzonte in cui la scuola deve
muoversi calibrandole sulle capacità e sulla storia personale degli alunni. La società in cui viviamo
è caratterizzata da un’implementazione di conoscenze che sono rapidamente
superate, neppure per gli specialisti più preparati è possibile tenere il passo
con l’aumento vertiginoso delle conoscenze e informazioni. Questo pone una
riconsiderazione di che cosa deve essere appreso e del modo in cui l’apprendimento
avverrà, comporta, anche, la necessità di dover selezionare e scegliere che cosa insegnare e aver chiaro anche il perché insegnarlo. I
contenuti sono costituiti:
dai nuclei essenziali, dalle idee irrinunciabili dalle strutture e concetti che
danno unitarietà al sapere che il processo di conoscenza tende a frammentare e
dividere, dalle domande di senso che l’uomo da sempre si è posto, a cui ha
cercato di dare una risposta attraverso il sapere disciplinare, dai grandi temi
culturali. Questi
contenuti essenziali sono definiti dal centro, è affidata alla scuola,
nell’elaborazione del curricolo, il compito di definire le esperienze di
apprendimento, i percorsi perché di essi l’alunno abbia una comprensione
durevole. La scuola definisce nel suo curricolo le caratteristiche
dell’ambiente di apprendimento, individuando le soluzioni, le strategie che consentono alle discipline di
trasformarsi in strumenti di promozione integrale dell’alunno. Questo incontro con le
discipline può diventare formativo, non riducendo le distanze fra il soggetto
che apprende e l’oggetto
del sapere, ma facendo
incontrare le competenze che il soggetto ha con le risposte di senso che egli
va cercando. Alla luce di queste considerazioni un
curricolo deve rinunciare alle pretese di esaustività e di sistematicità perincrementare
le dimensioni della riflessività e dell’orientamento.
La complessità
Il
documento delle Indicazioni è pervaso dal concetto di complessità che viene
dalla lezione di Morin.Si parla nel documento di saperi non
scissi, della necessità che la scuola guidi l’alunno a cogliere connessioni e
interconnessioni, di unitarietà del sapere, è così accolta l’istanza di Morin
che, facendo un’accurata analisi dello “status” odierno della scuola, ne
evidenzia le difficoltà e le incongruenze. Lo studioso focalizza la sua
attenzione sull’inadeguatezza dei nostri saperi, scissi per discipline in
contrapposizione ai bisogni nel nostro tempo e a problematiche che si rivelano
sempre più polidisciplinari, globali e planetarie. Morin delinea puntualmente il
“concetto di complessità” anche nelle sue forme attuative nel momento, in
cui afferma: “C’è complessità
quando sono inseparabili le differenti componenti che costruiscono un
tutto……….e quando c’è un tessuto interdipendente, interattivo e inter-reattivo
fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti”.L’espansione
incontrollata del sapere, non aiuta a far emergere una pedagogia della
complessità. Così si esprime l’autore: “L’accrescimento ininterrotto delle
conoscenze edifica una gigantesca torre di Babele, rumoreggiante di linguaggi
discordanti. La torre domina perché noi non possiamo dominare i nostri
saperi……………” La presenza di
un’informazione sempre più estesa e difficilmente padroneggiabile a fronte di
saperi sempre più specializzati, che rendono di competenza esclusiva di
super-esperti problemi di importanza essenziale per la vita di tutti, comportano quello che Morin definisce
“un deficit di democrazia” che va di pari passo con l’indebolimento del senso
di responsabilità." Ed è appunto contro questa torre di Babele che oggi
la didattica della complessità deve cercare di dare una risposta. Tutto
ciò pone il mondo della scuola di fronte alla necessità di affrontare una
riforma dei saperi che affianchi alla tendenza a elaborare conoscenze sempre
più specializzate, metodologie di insegnamento/apprendimento che favoriscano il
superamento dell’eccessiva frammentazione e compartimentazione delle discipline
e sviluppino un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi e
i principi organizzativi che permettono di collegare i saperi e di dare
loro un sensoCome tradurre in fatti il discorso sulla complessità?Allora
quale caratteristica deve avere un curricolo per rispondere all’istanza del
pensiero complesso?Per descrivere un curricolo centrato sulla
didattica della complessità possiamo ispirarci al motto latino che affermava
che si impara dalla vita, non dalla scuola, ci piace parafrasarlo per
sostenere, invece, che "Schola ipsa vita est". Un curricolo
della complessità si fonda su itinerari apprenditivi dove i compiti autentici sono gli elementi fondanti del
percorso educativo. L’alunno
ne coglie la connessione con la
vita reale, essi hanno una parte importante nell’apprendimento, che risulta
così essere un intreccio di percorsi metacognitivi e percorsi di apprendimento
significativo che favorisconocomprensioni durevoli e sviluppo di competenze trasversali.
Il curricolo diviene così un percorso di vita, in quanto luogo di esperienza,
di approfondimento e di studio di problemi che si ritengono significativi per i
soggetti che li affrontano.
La differenziazione
In più punti delle
Indicazioni si sottolinea e si ribadisce il concetto di classe come ambiente di
apprendimento, l’importanza di creare il senso del Noi, la necessità di
presidiare le relazioni e i legami d’interdipendenza positiva, l’urgenza della cura e dell’attenzione alla persona. Questa cura deve essere
pensata non solo sul versante relazionale/emotivo, ma anche su quello della
conoscenza.Prendersi cura del gruppo classe diventa pertanto
l’impegno a imparare insieme, utilizzando l’apporto che ciascuno dà nel
costruire conoscenza, partendo e promuovendo interazioni comunicative positive,
sviluppando forme e modalità diapprendimento che valorizzano il lavoro di
coppia, il tutoring fra pari e l’apprendimento cooperativo. Queste sottolineature
del testo fanno emergere in modo significativo il concetto di curricolo come strumento di
differenziazione. Concetto
che non è nuovo, ma è alla base stessa del concetto di classe che si
caratterizza proprio per la gamma di diversità in essa presenti, riconducibili
a stili cognitivi, a tratti di personalità, a background familiari e culturali,
a livelli di motivazione, a livelli di interesse, si potrebbe ancora continuare
l’elenco degli elementi che fanno della classe un coacervo di diversità e
differenze.Le differenze non sono certo una novità e neppure la
consapevolezza del peso che esse hanno nel percorso educativo-didattico di ogni
singolo alunno. La
scuola da anni è impegnata nella ricerca di soluzioni che si confrontano con
concetti di individualizzazione, personalizzazione, piani individualizzati, piani
personalizzati…Tutto questo dibattito dimostra come il problema di
rispondere alle differenze che costituiscono la classe non è di facile
soluzione.Il testo delle Indicazioni non può, né deve fornire
soluzioni, ma disegna una cornice di senso che lancia una sfida alle scuole che
è quella di costruire un curricolo quale strumento di
differenziazione. La cornice di
senso va cercata nel concetto di disciplina che emerge chiaramente nel documento e
che è stata prima già accennata, quando si parlava di complessità. Il corpus delle
discipline ha un suo valore non tanto per i contenuti, ma perché attraverso di
essi promuove e potenzia la formazione di una persona e mira allo sviluppo
delle capacità critiche, riflessive, creative che sono alla base di un esercizio attivo della cittadinanza. Partendo da questo
assunto, possiamo individuare due versanti che da tener presente nel discorso
della differenziazione che sono quello dell’alunno e quello dell’insegnante e
chiederci quali sono le caratteristiche che vanno a influire sul percorso che
porta ogni alunno a un apprendimento significativo, a una comprensione profonda
e al possesso di quegli strumenti che gli consentono di entrare a pieno titolo
in una società democratica.Quattro sono i fattori che vanno tenuti in
considerazione:
·
Un apprendimento profondo e significativo avviene quando si configura complesso e sfidante, solo
allora l’alunno raggiunge una buona competenza cognitiva, quindi questo
comporta l’impegno a progettare percorsi di apprendimento complessi e che vanno
a sfidare le conoscenze degli alunni .Differenziare vuol quindi
dire rendere capaci gli alunni di appropriarsi delle grandi idee che sono alla
base dei contenuti disciplinari o delle tematiche trattate, ma questo obiettivo
è raggiungibile solo se gli insegnanti hanno chiaro ciò che è fondamentale,
essenziale nel percorso che
hanno progettato.
·
L’alunno investe le sue energie cognitive ed emotive solo
se percepisce e coglie l’importanza di quello che deve apprendere, solo se lo vede
connesso con la vita reale. La differenziazione comporta in questo caso una
grande attenzione a quei processi che stimolano l’alunno a dare significato
alle idee, informazioni, abilità che sono essenziali in un percorso di
apprendimento.
·
Si apprende più facilmente se la classe sostiene e
valorizza le differenti modalità di apprendimento e l’alunno mostra attraverso compiti autentici e reali
come sa usare ciò che sa. In una classe che valorizza la differenziazione, è data
grande importanza ai prodotti in cui si chiede agli alunni di rendere conto di
cosa sanno fare del proprio sapere. Questi prodotti si configurano come
progetti,soluzioni di problemi, valutazioni autentiche.
·
L’apprendimento è fortemente influenzato da come l’alunno
si percepisce nella classe e da come percepisce la classe. Tutto ciò ha a che
fare con la gestione e il clima della classe.Questo deve portare a
riflettere sulle modalità di conduzione della classe sul tipo d’interazioni che
si stabiliscono. Scelte apparentemente poco significative (sistemazione
dell’arredo, modalità di distribuzione dei materiali, modalità di richiesta di
aiuto, modalità d’ingresso e uscita dalla lezione, modalità attraverso cui si
chiede o si dà ascolto, …) in realtà queste scelte sottendono una visione ben
precisa della gestione della classe e fanno emergere chi è veramente
responsabile del suo funzionamento.Alla luce di queste
considerazioni, un curricolo, che fa della differenziazione lo strumento per
prendersi cura degli aspetti relazioni e cognitivi dell’alunno, deve accettare
la sfida di trovare soluzioni e metodologie per supportare ogni alunno nella
comprensione di come le conoscenze si connettono con la vita di tutti i giorni.
Deve rispondere al bisogno dell’alunno di essere riconosciuto ,accettato, di
percepire come importante il proprio contributo, di capire lo scopo e la
finalità del percorso che viene proposto, di essere sfidato nel suo
sapere, di essere messo
alla prova nelle sue conoscenze.Un curricolo che dà risposte a
questi bisogni non può non configurarsi che come strumento di differenziazione
e si presenta come curricolo coinvolgente, impegnativo e con un buon scaffolding.Si
tratta perciò di progettare percorsi che siano finalizzati a far arrivare i
ragazzi al cuore delle discipline, quindi facciano acquisire agli alunni le
comprensioni fondamentali, le grandi idee, che propongano itinerari di lavori
che siano un po’ più avanti del livello di competenza, ma che prevedano un
lavoro sostenuto, in cui ognuno si senta attrezzato rispetto a ciò che gli è
proposto.Il discorso sulla differenziazione non può non fare
accenno agli strumenti che sono propri di
una didattica
differenziata. Le risorse a disposizione sono varie e diversificate, tutte
sottese dall’urgenza di dare una risposta al bisogno di partire dalle
differenze per valorizzarle e per incrementare la potenzialità del soggetto che
apprende .Sta alla competenza dei docenti scegliere e integrare in
modo consapevole le differenti prospettive al fine di realizzare una proposta
didattica flessibile, ricca e complessa. Faremo qui accenno ad alcune
prospettive didattiche che vanno nell’ottica di una didattica attenta alle
differenze che ogni alunno porta nella classe.
·
La didattica
metacognitiva che accanto
allo sviluppo dei processi che sono alla base dell’insegnamento, favorisce nel
contempo una riflessione critica sul percorso di apprendimento, sulle risorse
messe in campo, sulle potenzialità e nodi critici del proprio percorso.
·
La didattica
che valorizza i differenti stili cognitivi che contempla nella progettazione dei
percorsi i compiti diversificati che valorizzano gli stili apprenditivi di ogni
alunno e nel contempo sollecitano differenti
potenzialità. Questo comporta un‘attenta pianificazione dei compiti e un
adattamento dei materiali. Perché l’alunno possa incontrare compiti e materiali
che non sempre sono in linea con il suo stile, ma che lo aiutano a potenziare
strategie opportune di apprendimento.
·
La didattica
per progetti che valorizza il problem solving e ilproblem posing.
·
La didattica
cooperativa in cui è
valorizzato il lavoro a coppie, il tutoring, il lavoro in gruppi cooperativi.
Chiara Dicorato