2 parole su quanto accaduto a Ventotene che da quel tragico martedì mi girano nella testa e non riesco ad esprimere. Forse perché sono stato coinvolto maggiormente nell’accaduto per via di mia moglie insegnante nella scuola delle due vittime; forse perché mi sono troppo immedesimato nei panni dei genitori e dei docenti accompagnatori (di cui uno collaboratore di questo blog); forse perché conosco Ventotene da 40 anni e la considero uno degli ultimi paradisi rimasti. Forse perché invecchiando divento più sensibile.
2 parole su Sara e Francesca. C’è una fotografia affissa all’esterno della piccola chiesa di S.Anna nel quartiere di Morena che fa accapponare la pelle. E’ una di quelle foto scattate al termine della cerimonia di Cresima a cui le ragazze avevano partecipato pochi mesi prima. La foto ritrae un gruppo di cresimati con due ragazze in primo piano che si tengono per mano. Le due ragazze sono Sara e Francesca. Un segno? Un presagio? Una profezia? Chissà…. So soltanto che quell’immagine mi rafforza nella convinzione che Sara e Francesca sono due nuovi Angeli nel Cielo. E se così è, come sono certo, mi permetto di chiedere loro, con le parole della preghiera all’Angelo custode che abbiamo imparato da bambini, di “illuminare, custodire, reggere, governare” tutti gli alunni delle scuole italiane, Dio solo sa se ne hanno bisogno.
Ed aiutate anche noi insegnanti ad essere più pazienti, più forti, più bravi e utili alla crescita dei vostri coetanei. Siete diventate angeli durante una gita scolastica, rimanete con noi, ora abbiamo ancor più bisogno di Voi.
2 parole ai genitori di Sara e Francesca. State sopportando il dolore più forte che un essere umano possa provare. Tutti i genitori lo sanno e vi sono vicini, con la mente e con lo spirito, pregando con voi e anche per voi. Sara e Francesca non sono scomparse, si sono trasformate e continueranno ad essere vive, presenti e operose.
2 parole ai compagni presenti a Ventotene. Avete vissuto l’esperienza della morte più crudele che un ragazzo della vostra età possa fare, veder morire un coetaneo improvvisamente e in modo violento. Forse qualcuno di voi era venuto a contatto con la morte con la perdita di una persona cara ma perdere un coetaneo, un amico, è diverso. Non esiste scuola che possa insegnare quello che voi avete appreso in quella gita: il valore e la fragilità della vita. Amatela, rispettatela, la vostra e quella degli altri, accoglietela così come viene pur lottando per migliorarla e vivetela e apprezzatela attimo per attimo. La vita è meravigliosa, fragile e, a volte, anche crudele.
Un pensiero anche a Riccardo e Athena, i ragazzi feriti nell’incidente. Riccardo è già tornato a scuola e ne sono felice; ad Athena mi rivolgo con i più smisurati auguri di pronta guarigione: con pazienza, coraggio, l’aiuto dei tuoi genitori, dei medici e, sono sicuro, di Sara e Francesca, tornerai bella e sana come prima.
2 parole ai docenti accompagnatori. Cari colleghi, sappiamo con quale spirito avete accettato di accompagnare i vostri alunni in quella gita scolastica: con l’unica ricompensa di vederli felici e crescere nella conoscenza. Siete stati privati di ogni soddisfazione e, in aggiunta, siete tornati con un dolore che è poco al di sotto della perdita di un figlio. Coraggio anche a voi. Tutti gli insegnanti vi sono vicini e partecipano alla vostra sofferenza e alla vostra costernazione per non aver potuto, vostro malgrado, portare a termine la missione riconsegnando ai genitori tutti i vostri alunni.
2 parole agli abitanti di Ventotene. Non meritavate quello che è accaduto. Per voi il turismo è tutto, la vostra semplicità ed accoglienza ci hanno sempre lasciato dei bellissimi ricordi. Mi auguro che placate le acque e, soprattutto, messa in sicurezza tutta l’isola, Ventotene possa ritornare quel prezioso luogo dell’anima dove ricaricare il corpo e lo spirito.
2 parole sulle cause dell’accaduto. E’ circolata in questi giorni una piantina dell’isola di Ventotene, redatta da esperti, che mostra le parti di costa considerate pericolose. Praticamente tutta la costa dell’isola lo è tranne, paradossalmente, la baia di Cala Rossano, dove è avvenuto l’incidente. Alla luce dell’attuale situazione come dar loro torto. Cala Rossano è completamente protetta dal lungo molo del porto grande che ha trasformato quel tratto di mare, in pratica, in un lago. Ma non è stato sempre così. Le frettolose e superficiali conclusioni degli esperti non hanno considerato il vissuto antecedente di quel tratto di costa. Il molo è stato eretto nella forma attuale circa 40 anni fa, lo ricordo bene, per consentire un attracco agevole a traghetti più grandi; fino ad allora il porto più utilizzato era ancora quello romano, grande poco più di un campo da tennis e scavato come una piscina nel tufo.
Fino alla creazione e all’allungamento del molo del porto grande Cala Rossano subìva le mareggiate invernali al pari degli altri tratti dell’isola e basta osservare la sua conformazione per capire quale violenta erosione ha subìto nei millenni precedenti. Un’altra caratteristica che balza all’occhio è la diversa consistenza della roccia di Cala Rossano rispetto a quella del porticciolo romano. Mentre quest’ultima, tufacea, è dura e compatta e ha permesso di creare delle profonde cavità utilizzate in origine come rimessaggio delle reti dei pescatori ed ora per bar e negozi, quella di cala Rossano è molto meno consistente e sembra, nella sommità, addirittura terreno di riporto. Forse la baia si è formata proprio perché il mare, trovando una roccia meno resistente, è riuscito ad erodere più in profondità. Ora sembra tutto tranquillo ma i danni passati ancora provocano crolli improvvisi, come nell’incidente che ha travolto le due ragazze, testimoniati anche da grossi massi sulla spiaggia antecedenti.
Anche perché non mancano elementi destabilizzanti diversi dal mare: la pioggia e il vento in primis (non a caso si chiama Ventotene) e non ultimo la presenza di una strada, che corre proprio sulla sommità del costone che fa da corona alla spiaggia, dove passano, raramente, autoveicoli, furgoni e cisterrne. Le vibrazioni provocate da quest’ultimi non aiutano certamente la stabilità delle pareti, rinforzate solo nella parte centrale con una parete di blocchetti di tufo per contenere la strada soprastante. Per finire, la presenza di piccole grotte sotto la parete crollata generate dall’erosione del mare e forse ampliate per usarle come ricovero. Insomma, gli elementi per non considerare quel luogo più che sicuro, visto che soprattutto in estate ospita centinaia di bagnanti, non mancano.
Resta lo sconcerto legato alla caduta proprio in quel preciso momento di quel pezzo di roccia, dopo essere stato per chissà quanto tempo tranquillamente attaccato alla parete. Proprio nell’istante in cui quelle povere ragazze, da ultime, stavano togliendosi le scarpe per andare a bagnarsi i piedi nel mare. Pochi attimi prima e sotto quella frana sarebbero rimaste due classi intere.
Forse Qualcuno aveva assegnato a Sara e Francesca un Compito più grande.