Tra gli assunti di quest'anno 2 su 5 sono precari ed entro la fine dell'anno saranno quasi 350 mila gli italiani che lavorano con contratti 'flessibili'. E' quanto emerge da un'elaborazione dell'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza (Milano: BDB.MI - notizie) su sistema informativo excelsior 2010-2009.
Stando ai dati forniti dalla camera di commercio di Monza e Brianza i circa 350 mila precari si dividono in collaboratori a progetto, oltre 180 mila, e collaboratori interinali, piu' di 164 mila. Quest'anno i collaboratori 'atipici' rappresentano il 43% sul totale delle nuove assunzioni, in aumento rispetto al 2009 quando pesavano il 41,1%. I nuovi precari hanno una preparazione universitaria, o sono almeno diplomati, e piu' della meta' sono andati a ricoprire figure specializzate o tecniche.
Dalla stessa elaborazione di dati emerge che il 4,3% delle imprese ha previsto di utilizzare quest'anno lavoratori interinali e il 5,9% collaboratori a progetto. Per quello che riguarda la classifica delle regioni al primo posto si trova la Lombardia con il 67,5% dei nuovi contratti che rientra nella categoria degli 'atipici' seguita da Lazio con 53,9%, il Friuli Venezia Giulia con 51,5% e il Veneto 49,5%. La minor percentuale di lavoratori precari sul totale delle nuove assunzioni si trova in Trentino Alto Adige, 15,7%.
Germania, Svezia, India, Cina e Turchia. Ecco i paesi con le migliori prospettive occupazionali per i primi mesi del 2011 secondo Manpower. Positive anche le previsioni a livello globale: in 28 dei 39 paesi presi in considerazione i datori di lavoro si dicono più ottimisti che nel recente passato sui trend occupazionali. In Italia la situazione è in miglioramento, ma è ancora presto per parlare di svolta.
Prevale un cauto ottimismo
Per il primo trimestre del 2011, i datori di lavoro intervistati da Manpower (su un campione di 64mila direttori delle risorse umane e responsabili delle assunzioni) esprimono maggiori intenzioni di assunzione rispetto a dodici mesi fa in 28 dei 39 paesi analizzati, comprese le nazioni del G7, dove le prospettive occupazionali sono stabili o in crescita sia rispetto al trimestre precedente che allo stesso periodo del 2010. Le prospettive di occupazione in questi paesi sono positive per la prima volta dal terzo trimestre del 2008.
Prospettive positive per quasi tutti i paesi considerati
L'indagine di Manpower mostra che in 32 dei 39 paesi presi in considerazione si prospettano scenari occupazionali tutti positivi anche se di differente portata, come in Cina, Taiwan, India, Brasile, Turchia e Singapore dove sono espresse le intenzioni di assunzione maggiormente favorevoli. Al contrario, le prospettive più deboli e le uniche con segno negativo sono riportate dai datori di lavoro in Grecia, Repubblica Ceca, Austria, Irlanda, Spagna e Romania. Bulgaria, Slovenia e Turchia sono state prese in esame dall'indagine per la prima volta in questo trimestre.
I piani di assunzione dovrebbero essere più forti in Turchia, Germania e Svezia e più deboli in Grecia e Repubblica ceca. I forti ritmi di assunzione in Turchia sono dovuti in parte alla domanda nel settore dell'edilizia dove il 45% dei datori di lavoro ha intenzione di assumere nuovo personale.
Inoltre, nonostante un persistente eccesso di debito pubblico, l'occupazione e la crescita economica in questo paese sono trainate dall'alta percentuale di consumi. A seguire Singapore, con una previsione netta di assunzioni del 26% per il primo trimestre.
Germania e India guidano rispettivamente l'Europa e l'Asia
In Europa i datori di lavoro più ottimisti sono quelli tedeschi e svedesi. La Germania continua infatti a caratterizzarsi come guida in Europa grazie al tasso di disoccupazione ai minimi storici da 18 anni e alla grossa richiesta di ingegneri e professionisti finanziari.
Le prospettive di lavoro continuano ad essere positive anche in Asia mostrando un miglioramento di anno in anno in tutti gli otto paesi e territori esaminati. In cima i datori di lavoro indiani (ben il 42% di prospettive di assunzione) e cinesi (40%) che guidano la classifica asiatica con le intenzioni di reclutamento più ottimistiche.
In Italia migliora il sentiment, ma non c'è ancora ripresa
I datori di lavoro italiani prospettano la situazione occupazionale migliore dalla fine del 2008, anche se non ci sono ancora le condizioni per parlare di una vera e propria svolta: il 15% infatti prevede un incremento del proprio organico, il 13% indica invece una riduzione e il 70% non prospetta sostanziali variazioni.
In America prospettive positive per quasi tutti i paesi del continente
Per quanto riguarda l'America, infine, le previsioni di assunzione dei datori di lavoro sono più forti rispetto al primo trimestre del 2010 in tutti i paesi, tranne nel Guatemala. L'ottimismo è di casa soprattutto in Brasile e in Perù; le intenzioni di assunzione tra i datori di lavoro statunitensi restano invece modeste, ma comunque sui livelli più alti degli ultimi tre anni.
La classifica dei Paesi con la maggiore previsione netta di impiego nel primo trimestre 2011:
I dossier dell'Inps con le stime sulle pensioni fino al 2037, contenuti nel bilancio tecnico dell'Ente, ci offrono un quadro non proprio incoraggiante delle pensioni future, che si attesteranno sul 47 per cento del reddito, per chi entra ora nel mondo del lavoro, e che per i precari (parasubordinati) saranno di importo medio di 6.351 euro annui, cioè 529 euro al mese, pari al 14 per cento del reddito. Inoltre, ci svela l'Inps, l'invecchiamento della popolazione metterà a dura prova anche questi conti così sfavorevoli ai pensionati futuri.
Il grado attuale di copertura della pensione, per i lavoratori dipendenti, è del 52 per cento della retribuzione, che scenderà gradualmente, fino ad arrivare al 47 per cento, nel 2037. Ciò è il risultato del graduale passaggio in atto, dal sistema retributivo (pensioni calcolate in base al reddito) a quello contributivo (pensioni calcolate in base ai contributi effettivamente versati), solo parzialmente compensato dalla previdenza integrativa, che consente di destinare quella che un tempo era la liquidazione (il Tfr) ad alimentare la rendita pensionistica.
Il grado di copertura della pensione per i lavoratori parasubordinati, stimato dall'Inps, nel 2037 sarà del 14 per cento del reddito, ma, in verità, non ci sono ancora dati sufficienti per effettuare calcoli attendibili, considerato che una parte dei contribuenti della "gestione separata" versa contributi relativi ad un secondo lavoro. I diversi centri di ricerca privati stimano invece un grado di copertura tra il 36 e il 50-55 per cento.
Prospettive anche più nere sono quelle dei professionisti, coperti non dall'Inps, ma da ben 29 diverse casse previdenziali, autonome dal 1994 (decreto legislativo 509/94). Biologi, psicologi e agrari riceveranno il 25 per cento del reddito attuale, mentre ai giovani avvocati o ingegneri andrà circa il 50 per cento. E i contribuiti spesso si abbassano ulteriormente, rispetto a quanto guadagnato, a causa della quota di "nero" che caratterizza molte professioni. Ma di questo non si potranno certo lamentare.
Molti lavoratori, una volta in pensione, potrebbero non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato. L'allarme arriva da uno studio di Bankitalia, che sottolinea come la diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa fara' si' che i lavoratori in futuro saranno 'esposti a un forte rischio previdenziale. Lo studio e' dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti.
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La scuola pubblica come principale investimento culturale delle democrazie avanzate. Questo significa ricostruire il tessuto civico sul quale si innestano le condizioni stesse dello sviluppo economico e si ridefiniscono tempi, modi e spazi della mediazione politica. Ma l'attribuzione di una nuova centralità all'istruzione come luogo di formazione delle generazioni future passa necessariamente attraverso un ripensamento del "pubblico", di cui deve farsi garante lo Stato riaffermando la dimensione della laicità nell'apprendimento e nell'insegnamento. Proprio dai protagonisti del nostro sistema scolastico e universitario bisogna ripartire, operando un processo di riqualificazione del personale docente, nel riconoscimento del suo ruolo sociale e nella determinazione della sua professionalità. La società è chiamata a mettere a disposizione dei propri figli, dei propri nipoti, dei propri ragazzi, per i cittadini del domani le migliori risorse umane, impegnandosi a rispettarne competenze e a riconoscerne retribuzioni e tutele sindacali corrispondenti al rilevante lavoro che svolgono. Una democrazia avanzata, degna di tale fama, è tenuta a dare e garantire ai propri cittadini una scuola pubblica con queste caratteristiche.
STORIE DI VITA E METODOLOGIE PER LA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO E L'UNIVERSITA'
Di difficoltà e disturbi specifici di apprendimento — riferiti a studenti della scuola primaria e secondaria, ma anche universitari — si parla sempre di più, ma su queste problematiche la competenza di docenti, genitori e altri operatori interessati può e deve crescere ancora molto.
Il libro le affronta fornendo sia informazioni sia indicazioni e piste di lavoro: il necessario ricorso alle teorie è infatti sempre condotto alla luce e in vista delle esigenze di chi opera quotidianamente nel campo educativo.
Raccogliendo le esperienze e le storie di studenti di scuola secondaria di secondo grado e universitari, senza filtri né censure, il volume individua criticità e modalità/relazioni di aiuto traducendo le esperienze che si sono rivelate positive in concreti suggerimenti educativi e/o percorsi didattici.
Permette così di comprendere meglio come, attraverso un grande impegno, le persone con disturbi specifici di apprendimento raggiungano i livelli più alti della scolarizzazione, combattendo per farsi accettare nella loro diversità e dimostrando che, pur con le oggettive difficoltà, si può imparare e crescere anche con la dislessia.
Il volume si articola su tre livelli di analisi. In primo luogo sui presupposti teorici della critica radicale come metodo di formazione pedagogica. In secondo luogo sulla descrizione di un seminario/tipo di formazione e sulla definizione di una specifica e originale metodologia che consente di sperimentarlo nelle diverse situazioni operative. In ultimo sulla descrizione/interpretazione dei tre campi di applicazione - la scuola, le professioni di cura, l'educazione territoriale - in cui, tramite l'esemplarità di alcune esperienze concrete, si mettono in gioco le diverse professionalità pedagogiche. Concepito come modello d'intervento educativo, il testo si presenta in forma di strumento/guida per coloro che, impegnati a fronteggiare la crisi del cambiamento formativo nei diversi campi di lavoro, intendono agire secondo una prospettiva che lega in maniera radicale il tema della formazione all'analisi complessa dei processi culturali e sociali. In questo senso il volume si rivolge non solo agli studiosi e agli studenti universitari di discipline pedagogiche e di scienze umane, ma soprattutto a insegnanti, educatori e responsabili delle professioni sanitarie.