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Stefano Zuffi - Come leggere l'Arte del Rinascimento

Per chi visita un museo o sfoglia un libro d'arte, le parole “Rinascimento italiano” suonano gradevoli e familiari. Indicano una pagina importante dell'arte di tutti i tempi, e in particolare ciò che è stato . prodotto in Italia tra il XV e il XVI secolo: è una cultura visiva basata sulla prospettiva, sulla rappresentazione della figura umana, sul senso dello spazio, sul recupero delle serene certezze espresse dalla civiltà greco-romana. I nomi dei grandi maestri sono ben noti: Botticelli e Mantegna, Perugino e Leonardo, Raffaello e Michelangelo, Correggio e Tiziano, e con loro tanti altri protagonisti. Il fascino e la forza dei loro capolavori, sparsi nelle pinacoteche di tutto il mondo, danno l'impressione di un'epoca felice, una sorta di “età dell'oro” dell'Occidente. n gusto per la bellezza sotto ogni forma, il senso delle proporzioni, l'equilibrio delle composizioni, la chiarezza del disegno, la passione per la vita e per l'arte appaiono la vera eredità del Rinascimento. Per entrare nello spirito di questa lunga e articolata stagione dell'arte e del gusto, questo volume dispone i capolavori secondo la classica e chiara linea del tempo. Le opere, tuttavia, non sono state scelte solo per la loro importanza e bellezza, ma ciascuna di esse offre una diretta e semplice spiegazione di una “parola chiave”, per comprendere a fondo i concetti, il lessico specifico, il codice simbolico e formale del Rinascimento italiano.

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J. Atkin - 250 TECNICHE, CONSIGLI E SEGRETI PER I CERAMISTI

In questo manuale ogni passaggio è corredato da fotografie, diagrammi e istruzioni chiare che vi guideranno in ogni fase del lavoro o per fornirvi aiuto in caso di problemi specifici. Scoprite come improvvisare attrezzi con gli utensili da cucina, trovate il modo più rapido di lavorare perfettamente a colombino, di modellare il becco perfetto per una brocca e imparare un metodo semplicissimo per togliere il vaso dal tornio senza deformarlo. Ogni sezione comprende riquadri "provate" e "da imparare", che suggeriscono modi per fare pratica e sviluppare abilità evitando gli errori più comuni.

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Olivier Durand - CORSO DI ARABO CONTEMPORANEO + AUDIO CD

Il Corso di arabo contemporaneo introduce il principiante assoluto alla lingua attualmente ufficiale in ventidue Stati che si estendono dall'Iraq al Marocco: si tratta della lingua che scrittori e intellettuali del Novecento hanno elaborato a scopi letterari e scientifici, e che viene detta arabo standard contemporaneo. La conoscenza di questa lingua è indispensabile a chi voglia accedere alla cultura intellettuale di oltre duecentocinquanta milioni di arabi, nonché di un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo, dall'Indonesia a buona parte dell'Africa subsahariana. L'arabo standard, formatosi a partire dagli inizi dell'Ottocento con la Nahda, o Risveglio culturale e letterario del mondo arabo, continua sostanzialmente quello che fu l'arabo classico, glorioso veicolo i cui pilastri sono rappresentati dalla poesia preislamica, dal Corano e dalla letteratura medievale. Rinnovato lessicalmente e stilisticamente, l'arabo standard è oggi uno strumento comunicativo ricco, duttile e affascinante, e nel contempo rappresenta la porta di accesso ai numerosi dialetti arabi, che, dall'Iraq alla Mauritania, esprimono culture locali talvolta molto diverse e caratterizzate. Il corso, impostato secondo una strategia glottodidattica moderna e rodata, è articolato in 32 unità accompagnate da numerosi esercizi e letture, è corredato di 2 CD Audio e copre i livelli A1-B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER). . Allegati al libro 2 CD-Audio.


Olivier Durand è professore associato di Dialettologia araba e affidatario di Filologia semitica alla Facoltà di Studi Orientale dell'Università la Sapienza di Roma. È specializzato in linguistica comparata camitosemitica e in dialettologia araba. Ha svolto attività di ricerca in Palestina, Marocco e Tunisia.


Angela Daiana Langone è specializzata in letteratura e teatro arabo dialettale e in glottodidattica dell'arabo. Svolge attività di ricerca su Siria, Libano e Marocco presso l'Università di Friburgo (Svizzera).

Giuliano Mion, docente di Lingua e Mediazione araba all'Università "Gabriele D'Annunzio" di Pescara, è specializzato in fonetica araba e in dialettologia araba. Ha svolto attività di ricerca in Giordania, Tunisia e Marocco.

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Pensione: gli italiani vorrebbero andarci a 57 anni

Gli italiani vorrebbero andare in pensione presto. Dall'indagine AXA Retirement Scope 2010 condotta da GFK Eurisko per il Gruppo AXA su scala mondiale merge infatti che i lavoratori vogliono andare in pensione presto, a 57 anni, e sono tra i piu' contrari nel mondo industrializzato ad alzare l'eta' minima pensionabile: dice di no il 69%, preceduto solo da Spagna (74%) e Germania (71%); l'idea di un possibile innalzamento dell'eta' minima pensionabile sta invece prendendo piede tra i giovani, consapevoli di dover andare in pensione piu' tardi rispetto ai loro predecessori. L'aumento della soglia dell'eta' pensionabile, le trasformazioni del welfare pubblico e la crisi economica sono tra le principali leve che spingono il risparmio degli italiani. Gli italiani si confermano tra i maggiori risparmiatori d'Europa: i lavoratori risparmiano in media 488 euro al mese (5857 Euro all'anno), mentre i pensionati 382 euro (4581 Euro all'anno), molto piu' che negli altri Paesi europei e al terzo posto nelle classifiche internazionali. Gli italiani risultano comunque meno preoccupati di quanto non fossero tre anni fa rispetto al proprio tenore di vita futuro nel periodo della pensione. La propensione al risparmio rimane una risorsa fondamentale per gli italiani grazie al loro approccio realistico, ma non emerge ancora un forte orientamento alla finalizzazione del risparmio privato a fini previdenziali. Rispetto alla precedente edizione di AXA Retirement Scope (rilevazioni effettuate nell'estate del 2007) gli italiani si dimostrano piu' sereni verso la pensione. Che lavori o sia gia' in pensione, la popolazione intervistata e' mediamente positiva quando pensa allo standard di vita in pensione: 6 lavoratori su 10 prevedono un reddito da pensione sufficiente; il 57% dei pensionati e' soddisfatto del proprio reddito, anche se il livello di soddisfazione varia a seconda della fascia di reddito di appartenenza. E' piuttosto positiva anche l'immagine della ''vita da pensionati'' degli italiani, i piu' ottimisti tra i Paesi coinvolti nella ricerca, in particolare i lavoratori: perche' si ha piu' tempo per prendersi cura di se' (90% dei lavoratori, 82% dei pensionati) o da trascorrere con la famiglie (89% dei lavoratori, 87% dei pensionati) o da dedicare all'impegno sociale e a progetti a carattere associativo (78% dei lavoratori, un dato composto per l'86% da donne; 65% dei pensionati). Meno ottimisti i pensionati, per cui spesso la pensione rappresenta una fase della vita legata a ristrettezze economiche (58%, di cui 67% sono donne) o a vecchiaia, malattia, dipendenza da terzi (59%). Per quanto riguarda il dettaglio del portafoglio degli italiani, i prodotti bancari hanno la maggiore diffusione (il 93% dei lavoratori e l'89% dei pensionati dichiarano di possedere un prodotto bancario), ma emerge una propensione alla diversificazione delle risorse finanziarie, in particolare attraverso prodotti assicurativi. Gli italiani risultano pero' meno previdenti rispetto alla media europea in termini di preparazione alla pensione, un trend in aumento rispetto al 2007. Solo un terzo dei lavoratori ha iniziato a prepararsi alla pensione, dato al di sotto della media europea (45%) e superiore solo alla Spagna. E il 40% iniziera' in un prossimo futuro. Le evidenze sono analoghe per i pensionati: il 27% ha iniziato a preparare il periodo della pensione durante il lavoro, e il 42% non lo ha fatto ma sostiene che avrebbe voluto. Qualcosa, comunque, nel nostro Paese sta cambiando. A livello generale le opinioni sulla capacita' delle istituzioni finanziarie di proteggere gli standard di vita durante il periodo della pensione sono piuttosto diversificate: abbastanza positive quelle dei lavoratori rispetto ai pensionati (51% vs 40%) e, fra i primi, dei giovani lavoratori rispetto a quelli di mezza eta' e quelli prossimi alla pensione, i cosiddetti ''End-Working'' compresi nella fascia dai 50 ai 64 anni (il 58% vs rispettivamente il 49% e il 43%).

fonte: Asca

Sible De Blaauw - Storia dell'Architettura Italiana, da Costantino a Carlo Magno

Nella periodizzazione tradizionale della storia dell'arte esiste un lungo intervallo oscuro tra l'architettura dell'età imperiale romana e quella del primo Medioevo. La vecchia tesi di un progressivo declino della cultura classica e di timidi accenni di rinascita nel primo Medioevo appare tuttavia superata da tempo. Piuttosto i concetti chiave di questo momento storico sono: continuità, cristianizzazione e innovazione. Fulcro di tale sviluppo è la creazione dell'edificio di culto cristiano, che si rivelerà poi uno dei temi più fecondi della storia dell'architettura europea. Ma anche il permanere del patrimonio monumentale ereditato dall'antichità e gli impulsi scaturiti dallo stanziarsi dei Longobardi, gli influssi bizantini e la nuova dimensione europea dell'impero carolingio caratterizzano questo periodo. Tutti questi argomenti sono nel presente volume oggetto di trattazione da parte di studiosi di fama internazionale. Si illustra la prima fioritura dell'edilizia chiesastica nei centri principali dell'Italia tardoantica: Roma, Milano e Ravenna e nelle altre città e territori dell'Italia settentrionale e meridionale. Si prende inoltre in esame la permanenza dell'eredità urbanistica e architettonica del mondo antico, sotto l'aspetto sia della continuità d'uso che dell'influenza esercitata come fonte di rievocazione e d'ispirazione. All'altra estremità della trattazione si profilano i nuovi abitati del primo Medioevo.

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Umberto Eco - il Medioevo - Barbari, Cristiani, Musulmani

Dal 476 all'anno Mille: dopo la caduta dell'Impero romano assistiamo al tramonto del mondo antico e al lento formarsi di un nuovo amalgama con i popoli barbari, al diffondersi del cristianesimo, alla costruzione del rapporto complesso con l'islam, tutti elementi attraverso i quali si iniziano ad abbozzare i tratti dell'Europa che verrà. Uno sguardo totalmente nuovo, limpido, vivace e insieme profondo, per leggere vicende ed eventi lontani, ma a noi vicini in molti imprevedibili modi. Umberto Eco, con la collaborazione dei più importanti medievisti delle diverse discipline, vi accompagna in un viaggio coinvolgente e sorprendente attraverso la società, l'arte, la storia, la letteratura, la musica, la filosofia, le scienze di questo periodo così intenso della storia della civiltà europea. Il libro contiene 80 tavole a colori fuori testo con iconografia e mappe cronologiche.
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Alberto De Bernardi, Luigi Ganapini - Storia dell'Italia Unita

Esattamente un secolo e mezzo fa l'Italia è diventata una nazione. Dopo il rinascimento, il nostro paese era stato relegato in un ruolo marginale: dopo l'unità, ha iniziato un percorso che l'ha portato tra le maggiori potenze economiche del pianeta. Sul fronte della modernizzazione e della ricchezza, i successi dell'Italia unita sono dunque numerosi e innegabili. Tuttavia la storia recente del nostro paese resta segnata da due grandi tragedie come il fascismo e la distanza tra Nord e Sud. "La storia dell'Italia unita" racconta così una vicenda problematica, ricca di luci ma anche di ombre. Il volume è articolato lungo cinque narrazioni parallele, che approfondiscono altrettanti aspetti fondamentali: la politica internazionale; l'evoluzione del sistema politico e gli eventi che l'hanno segnato, a cominciare dalle due guerre mondiali; il modello di sviluppo, con i due miracoli economici; l'evoluzione della società; l'identità del paese attraverso la cultura. Tenendo presente le diverse prospettive adottate via via dagli storici per leggere il "caso italiano", De Bernardi e Ganapini offrono così una ricostruzione della vicenda italiana che tiene conto della lezione del passato, ma si apre anche alle sfide del presente: un saggio che vuole intervenire nel discorso civile del paese con gli strumenti propri del "mestiere dello storico", evitando tanto la museificazione della memoria quanto le trappole del sensazionalismo.

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Gianpaolo Pansa - I Vinti non Dimenticano

"Quando pubblicai Il sangue dei vinti nell'ottobre 2003, venni linciato dalle sinistre. Tre anni dopo, nel 2006, per l'uscita di un altro mio lavoro revisionista, La grande bugia, fui aggredito a Reggio Emilia da una squadra di postcomunisti violenti. Perché i nipoti dei trinariciuti dipinti da Giovanni Guareschi mi inseguivano? I motivi erano soprattutto due. Avevo dato voce ai fascisti, obbligati dai vincitori a un lungo silenzio. E avevo posto il problema del Pci e del suo obiettivo nella guerra civile: fare dell'Italia un paese satellite dell'Unione sovietica. Oggi l'Urss non esiste più, anche il Pci è scomparso. Eppure le sinistre continuano a non accettare che si parli delle pulsioni autoritarie dei comunisti italiani e del loro legame con Mosca. E per sfida che nei Vinti non dimenticano ho scritto le pagine che mi ero lasciato alle spalle. L'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e Fiume, guidata dal servizio segreto di Tito, con migliaia di deportati scomparsi nel nulla. La sorte delle donne fasciste, stuprate e poi soppresse. Le uccisioni di comandanti partigiani e di politici socialisti e democristiani che si opponevano al predominio comunista. La verità è sempre una chimera. Ma non si può cercarla quando si è accecati dalla faziosità politica. Nei Vinti non dimenticano ho rifiutato ancora una volta la storia inquinata dall'ideologia. Questo mi fa sentire un uomo libero, come lo sono i miei lettori." (G. Pansa)

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Donald Bloxham - Lo Sterminio degli Ebrei

Il saggio affronta la Shoah secondo una logica comparatista che passa in rassegna i fattori invarianti che attraversano la storia dei genocidi. Questo approccio non invalida o relativizza l'unicità della Shoah ma, inserendola in un quadro generale, ne evidenzia una logica storicopolitica e le conferisce una maggiore intelligibilità. Di tale quadro fanno parte i massacri verificatisi nel Caucaso ad opera del regime zarista, le guerre etniche-religiose della regione balcanica, i genocidi perpretrati dalle potenze imperialiste in Africa e nel sud-est asiatico, la distruzione degli armeni e, dopo Auschwitz, le pagine atroci che hanno continuato ad essere scritte in Asia come in Africa, ancora sotto i nostri occhi. Le analisi del volume consentono di intravedere una logica d'insieme e una coerenza strategica che lega tra di loro i fattori (economici, sociali, politici, culturali) che contrassegnarono il progetto di distruzione degli ebrei durante il nazismo. La Shoah diventa cosí un punto di precipitazione finale di una storia di lunga durata, quella dei genocidi, delle biopolitiche razziali e razziste, della polizia e della discriminazione etnica in cui un'intera civiltà risulta coinvolta.

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Sergio Romano - Le altre Faccie della Storia

I lettori del "Corriere della Sera" chiedono spesso, nelle lettere che inviano a Sergio Romano, informazioni su personaggi che hanno lasciato tracce importanti nella storia, pur non essendo stati protagonisti assoluti. Nelle sue risposte, Romano restituisce in poche decine di righe non solo i tratti essenziali di una personalità, ma anche dell'epoca in cui quei personaggi sono vissuti. Questo libro raccoglie, sapientemente rivisti e rielaborati, 100 di quei ritratti: da Margherita Sarfatti a Edgardo Sogno, da Gobineau teorico del razzismo a Dunant fondatore della Croce Rossa, dai gerarchi nazisti ai generali e diplomatici italiani. Il risultato è una galleria (in senso letterale: ciascuno dei 100 personaggi è illustrato con un medaglione in bianco e nero) che ci fa cogliere il senso della storia e delle azioni degli uomini e delle donne che hanno contribuito a farla.

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RIFORMA BRUNETTA. Cosa cambia dal 1° gennaio 2011 nella gestione della Pubblica Amministrazione

Dal "Quanto lo fai" al "Come lo fai" il sistema della valutazione della Performance.

"Se le regole si cambiano occorre farlo ad inizio del gioco e l’Inpdap è pronto a fornire dal prossimo mese di gennaio tutte le indicazioni per la valutazione 2011 dei dipendenti"

E’in dirittura d’arrivo la riforma Brunetta, vale a dire il decreto legislativo 150 del 2009. Le norme del decreto dal 1° gennaio 2011 devono essere applicate a tutte le amministrazioni pubbliche italiane. Esse coinvolgono tra l’altro il ciclo delle performance, la misurazione e valutazione dei singoli dipendenti e delle
strutture, la meritocrazia. Tutte indicazioni che obbligano le amministrazioni da un concetto di valutazione della prestazione ad un sistema di valutazione della performance.
Obiettivi strategici. In questo passaggio l’Inpdap si trova agevolato dal fatto che già da alcuni anni utilizza un ciclo di pianificazione, che obbliga tutta la struttura a lavorare per obiettivi strategici. Solo il raggiungimento di questi obiettivi, verificato a posteriori, autorizza il pagamento del compenso incentivante a quei dipendenti che hanno partecipato al raggiungimento dell’obiettivo.
Il passaggio ulteriore ora è quello di introdurre nell’architettura gestionale dell’Istituto un sistema di valutazione della performance individuale.
A regime ogni dipendente Inpdap verrà valutato non solo in base all’apporto dato al raggiungimento della performance della struttura a cui appartiene, ma anche in base al raggiungimento di obiettivi individuali legati a capacità, valori e competenze.
Premialità. Comprendo che possa sembrare un discorso puramente teorico, una specie di dissertazione
scolastica, parlare di meritocrazia e di incentivi economici dal momento che la legge 122/2010 (la cosiddetta
“manovra economica” di questa estate) ha stabilito che ogni dipendente non possa prendere un euro in più di quest’anno. In realtà uno spazio di manovra che ci permette di uscire dall’empasse esiste nella legge stessa, quando fa esplicito riferimento al «trattamento ordinariamente spettante» del 2010 e non più al «trattamento in godimento».
Nonostante questo articolo sia statoletto in molte occasioni come una sospensione della riforma Brunetta, per quanto riguarda la parte dei premi legati alla meritocrazia, noi abbiamo visto in questa piccola, ma importante, modifica una volontà del legislatore di mantenere intatta la riforma, proprio perché il trattamento ordinario e il trattamento accessorio sono due elementi differenti. La premialità non è legata all’ordinario.
Selezione e premio. Né si può pensare che il blocco dei contratt collettivi sancito dalla stessa “manovra
d’estate” possa rappresentare un vincolo all’introduzione dal 2011 di sistemi di valutazione della performance individuale, che assicurino il carattere selettivo e premiale alle erogazioni della contrattazione integrativa. Semmai la mancata stipula dei nuovi contratti collettivi nazionali può differire l’applicazione di altre disposizioni contenute nel decreto legislativo 150.
Mi riferisco, ad esempio, alla norma che impone di destinare alla produttività individuale la quota prevalente della retribuzione accessoria, o all’introduzione del bonus annuale delle eccellenze e del premio annuale per l’innovazione o, ancora, alla possibilità di distribuire le risorse della contrattazione integrativa sulla base della “graduatoria di performance” delle pubbliche amministrazioni.
E’ evidente che queste innovazioni presuppongono un intervento sull’ammontare e sulla struttura della retribuzione, che può essere attuato solo con i successivi contratti collettivi.
Su due fronti. In Inpdap abbiamo iniziato a ragionare sul concetto di performance individuale per tempo muovendoci su due fronti. Da un lato abbiamo realizzato una mappa di tutte le competenze dei dipendenti, sulla base della quale stabilire un percorso di miglioramento dei comportamenti organizzativi e di sviluppo delle competenze. Dall’altro lato abbiamo messo in piedi un sistema di valutazione della performance, legato congiuntamente alla struttura e al singolo dipendente.
Rispettando la scadenza del decreto 150 abbiamo concluso l’elaborazione del nostro piano di valutazione in modo che l’Organismo indipendente di valutazione (Oiv) potesse vagliarlo e comunicarlo alla Commissione indipendente per la valutazione, trasparenza ed integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit). Su questi temi è necessario che ci sia una conferenza di tutta la dirigenza (circa 180 dirigenti) e subito dopo un confronto con gli organismi sindacali con una finale comunicazione ai dipendenti.
Siamo pronti. Tenendo conto che se le regole si cambiano occorre farlo ad inizio del gioco, forniremo tutte le indicazioni per la valutazione del 2011 entro il primo gennaio 2011. Dal gennaio 2011, in pratica, Inpdap sarà in grado di conoscere le capacità di ogni dipendente e richiedere, ai fini di una valutazione positiva, che la singola capacità sia incrementata. In questo processo di cambiamento la classe dirigente ha la gravosa responsabilità della riuscita o dell’affossamento della riforma del pubblico impiego.
Trasparenza totale. Sono però ottimista: questa riforma avrà successo perché il legislatore ha inserito due
elementi dirompenti riferiti espressamente al dirigente. Il primo è quello di inserire la capacità di valutare i propri collaboratori tra gli elementi di valutazione del dirigente stesso (che diventa perciò giudicante
e giudicato). Il secondo aspetto, che corrobora la mia fiducia, è quello della trasparenza totale.
In questo modo, infatti, si rend esplicita la responsabilità del dirigente nei confronti di tutto il sistema Paese. Tutti possono chiedere conto del nostro lavoro, dei nostri risultati e del modo in cui impieghiamo le risorse pubbliche.

Vincenzo Caridi

Direttore centrale Risorse umane Inpdap
 
fonte: il Giornale inpdap dicembre 2010

FONDI PENSIONE: iscritto solo 1 lavoratore pubblico su 10

Nel settore pubblico l’adesione dei lavoratori ai Fondi pensione non supera il 10% degli iscritti rispetto ai potenziali interessati. Su 1.300.000 dipendenti con un Fondo pensione pubblico solo 130.000 hanno aderito. La maggioranza degli aderenti riguarda il Fondo Espero del comparto Scuola, in cui su circa 1.160.000 iscritti solo 83.000 hanno aderito. Migliore è la situazione per gli altri due Fondi regionali attivi – Laborfonds
(Trentino Alto Adige) e Fopadiva (Valle D’Aosta): su 85.000 48.000 si sono iscritti. Si tratta tuttavia di due realtà particolari e territorialmente circoscritte.

fonte: il Giornale inpdap dicembre 2010

Inpdap: con la Totalizzazione la Pensione si allontana di 18 mesi


La novità introdotta dalla legge 122/2010.

Pensione di Vecchiaia: 20 anni di contributi e 65 anni  d'età (uomini e donne)

Pensione di Anzianità: 40 anni di contributi e qualsiasi età

Chi chiede la pensione con la totalizzazione dei contributi dovrà attendere 18 mesi dopo il raggiungimento del diritto per averla. L’attesa è dovuta alla legge 122/2010 che ha introdotto la finestra (per l’esattezza quella riservata ai lavoratori che vanno in pensione con contributi da lavoro autonomo) in una materia nella quale non c’era mai stata.
L’attesa riguarda i lavoratori che, avendo svolto più attività e versato contributi in diverse Casse di previdenza, devono riunire i versamenti per raggiungere il diritto a una pensione.

Esempio: lavoratore allo Stato per 16 anni (Inpdap), poi all’Inps (17 anni), quindi alla Cassa dottori commercialisti (7 anni). Tenendo separate le assicurazioni non sorge diritto a pensione in nessuna delle tre assicurazioni. Mettendo insieme i periodi (40 anni) si ottiene la pensione da tutte e tre.

Requisiti: Per la pensione di vecchiaia occorre raggiungere almeno 20 anni complessivi di contributi e 65 anni di età (uomini e donne).

Per la pensione di anzianità bisogna avere 40 anni di contributi complessivi, qualunque sia l’età.

Per queste pensioni è necessario un terzo requisito: in ogni ente occorre avere versato almeno tre anni  di contributi. Ed è inoltre necessario che la persona abbia cessato di lavorare in forma dipendente.

Per le pensioni di inabilità e ai superstiti (con i requisiti minimi chiesti dalle leggi) non c’è alcuno stop: le
pensioni decorrono dal mese successivo alla domanda o all’evento.

Il calcolo della pensione. Il vantaggio che si ottiene dalla totalizzazione viene in larga parte mitigato dal sistema di calcolo della pensione “totalizzata”. La norma infatti impone che la pensione venga calcolata solo con il sistema contributivo, anche se l’interessato avrebbe teoricamente diritto al più favorevole sistema retributivo avendo versato almeno 18 anni di contributi entro l’anno 1995.

Si può continuare ad applicare il calcolo retributivo solo se il lavoratore ha raggiunto in un determinato fondo i requisiti minimi per avere tale calcolo. Facciamo l’esempio di un lavoratore che sia stato assicurato con l’Inps per 26 anni; poi abbia vinto un concorso nello Stato e abbia versato contributi Inpdap per altri 14 anni. Ora ha 65 anni e chiede la pensione con il sistemadella totalizzazione (senza di essa non avrebbe diritto alla pensione Inpdap).
Ebbene, la quota di pensione a carico Inps – avendo il soggetto raggiunto l’anzianità minima di 20 anni – viene calcolata con il sistema retributivo. La quota Inpdap con il sistema contributivo.
Se si tratta di pensione di anzianità il calcolo retributivo è possibile solo se l’interessato abbia raggiunto 35 anni di contributi in Inpdapo Inps (per seguire l’esempio di prima).

La domanda. Si fa la domanda di totalizzazione all’ente o cassa di previdenza presso cui il lavoratore da ultimo è stato o è iscritto. Questo ente si fa carico di contattare gli altri per l’esame congiunto della domanda.
Se tutto è okay ogni ente liquida in pro-quota la parte di pensione che gli spetta in base ai contributi ad esso versati. E comunica la quota parte all’Inps per unificare tutti gli spezzoni e fare un unico pagamento mensile.

Chi paga. Paga l’Inps, anche nei casi in cui il lavoratore abbia contributi solo in altre gestioni.

DAL 2011 IL PUBBLICO IMPIEGO PASSA AL TFR, RESTA IL TFS PER I PERIODI FINO AL 2010

Le indicazioni Inpdap sulla legge 122/2010 in materia di trattamento di fine servizio e di fine rapporto.
Il calcolo della liquidazione diventa doppio: vecchie regole (Tfs) fino al 2010, nuove regole (Tfr) dal 2011. Per le anzianità maturate fino al 2010 il calcolo del Tfs resta legato alla retribuzione annua percepita al momento del collocamento a riposo. Per le anzianità maturate dal 2011 si accantona ogni anno il 6,91% della relativa retribuzione.

Apartire dalle anzianità utili maturate dal 1° gennaio 2011 il calcolo dei trattamenti di fine servizio (tfs) del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche si effettua secondo le regole del trattamento di fine rapporto (tfr) con applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento.
La nuova disciplina si applica:
1) ai dipendenti delle amministrazioni e degli enti datori di lavoro rientranti nell’elenco di quelli individuati dall’Istat e inseriti nel conto economico consolidato, iscritti all’Inpdap ai fini del tfs, assunti a tempo indeterminato entro il 31/12/2000;
2) al personale in regime di diritto pubblico. Ai lavoratori che hanno al 31 dicembre 2010 un’anzianità utile al pagamento del tfs (nel caso dei lavoratori in regime di diritto pubblico è, ad esempio, sufficiente anche un’anzianità di 6 mesi e un giorno, a condizione che nel corso del 2011 essi compiano almeno un anno di iscrizione a fini tfs) sarà pagata, al momento della cessazione dal servizio, una prestazione costituita dalla somma di due importi:
a) il primo calcolato in base alle modalità previste dalla specifica normativa del tfs sull’anzianità maturata al 31 dicembre2010,
b) il secondo calcolato in base alle regole dettate per il Tfr.

Prima e seconda quota.

Per stabilire la misura dell’indennità di buonuscita e dell’indennità premio di servizio si procede ai seguenti
calcoli.

A - Il calcolo della “prima quota” di tfs, relativa all’anzianità maturata al 31 dicembre 2010, rimane invariato,
continuando ad applicarsi le vecchie disposizioni (Dpr 1032/1973 e legge 152/1968) a seconda che si tratti di una buonuscita o di una indennità premio di servizio (Ips), che individuano quale base di calcolo, la retribuzione contributiva annua percepita al momento del collocamento a riposo ( 1 - retribuzione dell’ultimo giorno di servizio, espressa su base annuale, per l’indennità di buonuscita; 2 - retribuzione degli ultimi dodici mesi di effettivo servizio per l’indennità premio di servizio).

B - Il calcolo della “seconda quota” di Tfs, a partire dalle anzianità maturate dal 1° gennaio 2011, si effettua
attraverso l’applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento alla retribuzione contributiva utile a fini Tfs per ciascun anno di servizio; l’importo risultante viene rivalutato secondo i parametri indicati ogni anno dall’Istat.

Un esempio.

Ad esempio, un dipendente statale assunto a tempo indeterminato il 1° gennaio 1990 e che cesserà dal servizio il 31 dicembre 2030 avrà diritto ad una prestazione di fine servizio calcolata nel seguente modo.

A - “Prima quota”: anzianità dal 1° gennaio 1990 al 31 dicembre 2010 pari a 21 anni. Tfs calcolato sulla base di un 1/12esimo dell’80% della retribuzione utile ai fini dell’indennità di buonuscita, computata su base annuale e comprensiva della tredicesima mensilità, percepita al momento del collocamento a riposo, moltiplicata per 21 anni.

B - “Seconda quota”: anzianità dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2030 pari a 20 anni. Importo risultante
dall’applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento alla retribuzione utile per ciascun anno di servizio; l'accantonamento annuale è soggetto alla rivalutazione prevista dall’art. 2120 del codice civile.

Riscatto periodi o servizi.

1 - I riscatti ai fini Tfs, la cui domanda è presentata successivamente al 31 dicembre 2010 ma relativa a periodi e/o servizi prestati in data antecedente al 1° gennaio 2011 influiscono, ai fini del calcolo degli anni utili, sulla individuazione della “prima quota” Tfs, contribuendo ad aumentare l’anzianità utile.

2 - I riscatti di periodi e/o servizi prestati successivamente al 31 dicembre 2010 hanno l’effetto di trasformare
i relativi periodi in quote di retribuzione da accantonarsi unitamente a quelle calcolate in base alle modalità previste per la “seconda quota” Tfs e da valorizzare nell’anno di presentazione della domanda di riscatto.

Relativamente a quest’ultimo aspetto i mesi riscattati si trasformano in altrettante quote di Tfs che, dalla data della domanda, si rivalutano unitamente agli accantonamenti del 6,91 per cento.

Anni arrotondati.

A - Per il Tfs i periodi superiori a 6 mesi si arrotondano ad anno intero. Questa regola continua ad applicarsi
ai fini dell’individuazione della “prima quota” Tfs. Se nell’anzianità utile al 31 dicembre 2010, comprensiva
dei servizi o periodi riscattati, risulta una frazione di anno superiore a 6 mesi, questa si arrotonda ad anno intero; la frazione uguale o inferiore a sei mesi si trascura. La medesima regola si applica anche ai casi di anzianità superiore a sei mesi al 31 dicembre 2010.

B - Per individuare la “seconda quota” Tfs le frazioni dell’ultimo anno di servizio devono essere proporzionalmente ridotte e l’aliquota del 6,91% è applicata alla retribuzione contributiva utile mensile. Le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni sono calcolate come mese intero.

ETA’ PENSIONABILE: DAL 2015 IL LIMITE DEI 65 ANNI SALE OGNI TRE ANNI

L’aumento triennale riguarda anche le “quote”. Il primo aumento non potrà superare i tre mesi. Gli enti non possono risolvere i rapporti di lavoro con i dipendenti che hanno chiesto la pensione, finchè non si apra la prima “ finestra” utile. La riduzione delle retribuzioni superiori a 90 mila euro annui non riguarda la pensione e i trattamenti di fine servizio.
Dal 1° gennaio 2015 i requisiti di accesso al sistema pensionistico sono adeguati agli incrementi della speranza di vita. Gli adeguamenti - aggiornati ogni tre anni - riguardano:

1 - i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva (cosiddetto sistema delle quote);

2 - i requisiti anagrafici di 65 anni e 60 anni per la pensione di vecchiaia;

3 - il requisito di 65 anni per la pensione contributiva;

4 - il requisito di 65 anni per l’assegno sociale Inps.

Si inizia con tre mesi. In sede di prima applicazione, l’incremento dei requisiti in vigore, pari all’incremento
della speranza di vita accertato dall’Istat in relazione al triennio di riferimento, non può essere superiore a 3
mesi.
L’adeguamento dei requisiti anagrafici è applicato anche ai regimi sostitutivi dell’assicurazione generale
obbligatoria, agli altri regimi e gestioni pensionistiche per cui siano previsti requisiti diversi da quelli vigenti
nell’assicurazione generale obbligatoria e al personale delle Forze armate, Forze di polizia, il personale del servizio antincendi, e rispettivi dirigenti.

No all’aumento
L’adeguamento non opera per i lavoratori peri quali viene meno il titolo abilitante allo svolgimento della specifica attività lavorativa per il raggiungimento di tale limite di età, quali, ad esempio, controllore del traffico aereo, pilota, operatore radiomisure, esperto di assistenza al volo e meteo.
Servizio prolungato. Dal 2011 la finestra delle pensioni di vecchiaia e anzianità si apre con un “ritardo” di
12 mesi - ovvero 18 mesi per le pensioni il cui diritto è raggiunto con la totalizzazione - dalla maturazione dei
prescritti requisiti.

Al fine di garantire un’adeguata tutela previdenziale ed evitare soluzioni di continuità tra stipendio e pensione,
le amministrazioni e gli enti datori di lavoro mantengono in servizio i dipendenti, che cessano per limiti di età ovvero di servizio, fino alla data di decorrenza del trattamento pensionistico.

Retribuzioni ridotte
La legge 122/2010 stabilisce che, per il periodo dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2013, i trattamenti economici complessivi dei pubblici dipendenti che superano 90.000 euro sono ridotti del 5 per cento, per la parte eccedente il predetto importo e fino a 150.000 euro, e del 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro.
Per esplicita previsione normativa, questa riduzione non opera ai fini previdenziali (pensione e trattamento di fine servizio). Perciò le amministrazioni e gli enti datori di lavoro sono tenuti a versare i contributi sulle
intere retribuzioni virtualmente spettanti, senza tener conto delle riduzioni operate in busta paga, sia per la parte a loro carico, sia per quella a carico dei dipendenti. E questo discorso vale anche per il contributo
dovuto alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali.

fonte: ilGiornale inpdap novembre

Massimo Gramellini - l'Ultima Riga delle Favole

Tomàs è una persona come tante. E, come tante, crede poco in se stesso, subisce la vita ed è convinto di non possedere gli strumenti per cambiarla. Ma una sera si ritrova proiettato in un luogo sconosciuto che riaccende in lui quella scintilla di curiosità che langue in ogni essere umano. Incomincia così un viaggio simbolico che, attraverso una serie di incontri e di prove avventurose, lo condurrà alla scoperta del proprio talento e alla realizzazione dell'amore: prima dentro di sé e poi con gli altri. Con questa favola moderna che offre un messaggio e un massaggio di speranza, Massimo Gramellini si propone di rispondere alle domande che ci ossessionano fin dall'infanzia. Quale sia il senso del dolore. Se esista, e chi sia davvero, l'anima gemella. E in che modo la nostra vita di ogni giorno sia trasformabile dai sogni.

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Paolo Crepet - Un'anima Divisa

In una piccola città di provincia, dove tutti sanno e nessuno dice, una storia senza tempo che svela l'anima di un mondo condannato. Sara non sa liberarsi da un padre che la detesta. L'illusione della fuga è ciò che le rimane, mentre la sua famiglia di diabolici avvocati, che stringe nel pugno la città intera, celebra la propria dissoluzione. Sara vive la cattiveria, la grettezza, l'aridità di cui sono capaci gli uomini quando si tratta di tenere le donne nel ruolo che per secoli hanno costruito per loro. La storia di Sara ci fa attraversare questo inferno domestico, affascinati da una ragazza che ne porta, con tenerezza e coraggio, le stimmate. Una metafora della cecità del potere.


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CHE FINE HANNO FATTO TRE ANNI LAVORATIVI AI FINI DELL’ANZIANITA’ DI CARRIERA?

Pubblichiamo il comunicato sindacale dei Cobas Scuola Terni sul furto di tre anni nel calcolo dell’anzianità di servizio.
GLI SCATTI DI ANZIANITA’ VERRANNO CORRISPOSTI ANCHE NEL PROSSIMO BIENNIO MA RIMANE IL FURTO DI TRE ANNI LAVORATIVI AI FINI DELL’ANZIANITA’ DI CARRIERA
Prima il segretario generale della CISL Bonanni ed ora la segretaria provinciale della CISL Scuola cantano vittoria e rivendicano all’azione del loro sindacato il merito del ripristino nella scuola degli scatti di anzianità e della progressione di carriera. Ma le cose stanno veramente così?
Il comma 14 dell’art. 8 della finanziaria ha previsto che il (30%) dei cosiddetti “risparmi di sistema” devono essere comunque destinati al settore scolastico e che la destinazione di quelle risorse è stabilita con successivo decreto interministeriale. “Fermo restando qua.....continua a leggere

Nuove norme in materia disciplinare rivolte al personale della scuola (circolare 88 dell'8/11/2010)

Oggetto: Indicazioni e istruzioni per l'applicazione al personale della scuola delle nuove norme in materia disciplinare introdotte dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, "Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni". Trasmissione circolare.

Scarica circolare 88 dell'8/11/2010 (WinRAR)

Scuola: premiare il merito o punire il demerito?

Tanto tuonò che piovve, il preannunciato progetto di premiare il merito è stato finalmente varato, anche se in via sperimentale e su un numero limitato di scuole.

Ma…era così necessario? Per quale motivo nella scuola bisogna individuare i “migliori”?

Io credo che nella Scuola tutti debbano essere i migliori e chi non lo è debba essere allontanato.

Il concetto che sottintende la volontà di premiare i migliori è che la massa dei docenti sia mediocre, solo una parte emerge e per questo deve essere premiata.

Il concetto che invece sottintende la volontà di allontanare chi demerita è che la massa dei docenti sia brava e solo una parte, da individuare e punire, sia mediocre.

Qual’ è il punto di vista più giusto?

Un’analisi a parte, a mio avviso, andrebbe fatta per capire esattamente cosa significa e/o cosa si intende per merito.

Certo non può essere il semplice impegno temporale, giustamente riconosciuto e retribuito con il Fondo d’Istituto, in nome del “chi lavora di più guadagna di più”.

Ho l’impressione però, ascoltando questi giorni alcuni politici, che molti confondano le due cose. Annunciando la riforma ho sentito dire, da un eminete uomo politico con un foglietto in mano davanti ad un microfono, “E’ giusto che chi lavora di più guadagni di più”.

Eh no!…attenzione!…Non vorrei che chi dà la sua disponibilità con ore aggiuntive nella scuola, magari perché non ha una famiglia da accudire o perché nel pieno delle sue energie, prenda il soldi del fondo d’Istituto e il premio al merito e chi invece non è in queste condizioni non prenda né l’uno né l’altro.

Se proprio deve esistere il “Merito” deve essere altra cosa. Il merito deve riguardare la “Qualità” non la quantità del tempo trascorso a Scuola.

Ma, è facile valutare la qualità? Non credo.

E soprattutto, è giusto che in un servizio offerto alla comunità ci sia chi ne riceve uno “migliore” e chi ne riceve uno “peggiore”?

Ve l’immaginate i dialoghi delle mamme di fronte alla scuola?

- Tuo figlio in che classe è stato assegnato?

- Mio figlio in IB e il tuo?

- Mio figlio in IA, ho saputo che ci sono ben tre insegnanti meritevoli e delle materie più importanti.

- Che fortuna…e come lo hai saputo?

- Qui nel quartiere si sa tutto…

- Va bene, domani vado dal Preside e chiedo di spostarlo…

Non meno inquietanti sarebbero i discorsi tra colleghi, sul perché e per come a Tizio o a Caio è stato dato il premio…E non credo che ci sarà la corsa ad emularli…anzi!

E’ facile anche presagire un aumento delle sindromi depressive e del burnout, di cui già la categoria soffre e che è già stata oggetto di una interrogazione Parlamentare.

In conclusione, non dico che tutto debba rimanere così com’è, un monitoraggio più efficace è necessario sia a livello di comportamenti che di carico di lavoro.

Se penso a certi insegnanti del Liceo di mia figlia dico che non solo è necessario ma è addirittura indispensabile:
la professoressa d’Inglese, responsabile delle gite, che in 5 anni non ha insegnato un’H perché perennemente impegnata nelle sue mansioni extracurricolari;
il professore di Filosofia che per 5 anni ha parlato solo della strage di piazza Fontana;
e così via…

Bene, certe persone non debbono rimanere neanche allo stipendio base, debbono essere licenziate.

C’è poi il discorso del carico di lavoro, assolutamente diverso da materia a materia. Mia moglie insegna inglese e l’ho vista con i miei occhi passare i sabati e le domeniche a correggere i compiti in classe. Abbiamo fatto un conto approssimativo delle ore passate  a casa per la correzione delle verifiche e ne sono risultate ben 100 in un anno scolastico. Tutte le materie hanno questo carico di lavoro? Non credo. Eppure tutti gli stipendi sono uguali.

Perché prima di parlare di un generico e fantomatico “Merito” non si parla di carico di lavoro? Perché non si perseguono i comportamenti fraudolenti?

Forse perché sono cose troppo addentro alla Scuola, troppo peculiari. Chi va in cerca di consenso dal popolo ha bisogno, ovviamente, di argomenti più demagogici.

Notizie su 3500 Musei divisi per Regione

Museionline, frutto di una partnership tra Microsoft e Adnkronos Cultura, raccoglie informazioni costantemente aggiornate su oltre 3.500 musei. Il sito nasce con l'obiettivo di valorizzare e promuovere nel mondo il patrimonio culturale italiano. Oltre a dettagliate informazioni di servizio su ogni singolo museo, il sito fornisce informazioni su eventi culturali e artistici e aggiornamenti su novità e iniziative culturali, mostre e sulla realtà museale italiana. Un utile riferimento online per i turisti amanti dell'arte.

fonte: fol

200.000 in piazza contro i tagli alla Scuola

MILANO, 17 novembre 
Migliaia tra studenti, insegnanti e genitori sono scesi oggi nelle piazze di molte città italiane, in occasione della giornata mondiale di mobilitazione per il diritto allo studio, in una protesta mirata soprattutto contro i tagli alla scuola pubblica.
"Più di 200 mila gli studenti che hanno invaso le strade di tutto il paese, oltre 100 le città dove gli studenti hanno manifestato", si legge in un comunicato della Rete degli studenti e Unione degli universitari, organizzatori della protesta.

Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha detto che l'adesione allo sciopero è stata del 3,8% del personale.

Gli studenti organizzatori delle manifestazioni sostengono che "dopo l'ultimo, sconcertante, aumento dei fondi alle scuole private... ci sembra palese che la scelta di tagliare sulla scuola pubblica non sia una necessità, ma nasconde un'intenzione ben precisa: eliminare l'alternativa culturale e il pensiero critico nel nostro paese, consegnarci un futuro fatto di precarietà, assenza di diritti, crisi", si legge in una nota.

Qualche giorno fa, il governo ha fatto sapere che il maxiemendamento alla legge di Stabilità destina 245 milioni nel 2011 alle scuole non statali. Tra le misure previste dalla legge di Stabilità inoltre c'è il fondo per il finanziamento ordinario dell'Università che viene incrementato di 800 milioni (500 milioni dal 2012) e anche un credito di imposta a favore delle imprese che affidano attività di ricerca o sviluppo alle Università, per il quale è previsto un finanziamento di 100 milioni. Altri 100 milioni vanno al Fondo di intervento integrativo per i prestiti d'onore e le borse di studio.

"Vogliamo fondi per la scuola pubblica da investire prima di tutto sull'edilizia scolastica, basta morire sotto le macerie delle scuole, su una nuova didattica, fatta di insegnanti competenti e preparati, non licenziati, più democrazia e partecipazione nelle scuole, via il riordino delle secondarie che taglia tutto il possibile portando al collasso le nostre scuole", scrivono ancora gli studenti nella nota.

La protesta di oggi giunge dopo le molte organizzate quest'autunno contro i tagli di orario, materie e posti di lavoro nel settore della scuola.

fonte: Reuters

Cerca gli errori ortografici in 20 lingue

Translated correttore ortografico è uno strumento che analizza in tempo reale il testo digitato alla ricerca di eventuali errori di ortografia. E' in grado di suggerire possibili correzioni in più di 20 lingue. Inoltre, se viene selezionata la funzione AUTO, provvede ad identificare la lingua in cui si sta scrivendo. Molto utile.

Imparare gratis le lingue online dai madrelingua

Busuu è un' innovativa community che vuol creare un nuovo concetto di apprendimento gratis delle lingue impostato sul social network. Busuu offre il vantaggio di imparare direttamente dai madrelingua tramite una video-chat integrata, grazie alla quale si possono mettere in pratica le capacità linguistiche in una conversazione dal vivo. Si può imparare attraverso contributi interattivi composta da oltre 150 unità di apprendimento che coprono diverse aree tematiche, nonché unità grammaticali e contenuti che si basano su immagini e applicazioni sonore.

LIM: raccolta di video dimostrativi per il suo utilizzo didattico

Lavagne Interattive LIM è un canale su YouTube interamente dedicato alle LIM. Sono raccolti, al momento, 124 video, con vari relatori, girati soprattutto in convegni dedicati all'uso della LIM prevalentemente nella scuola primaria. Interessante soprattutto per capirne le potenzialità e seguire i suggerimenti di chi la usa già.

Disabilità: parte Super-otto, superare le diversità in otto film

Otto pellicole che raccontano di persone con sindrome di Down e altre disabilità alle prese con l'amore, il lavoro, la vita. Un "mini festival" organizzato a Roma dall'Associazione italiana persone down dal 16 novembre fino a marzo 2011

ROMA - Dal 16 novembre e con proiezioni bisettimanali fino a marzo 2011, parte a Roma il "mini festival" Super-otto, un'iniziativa articolata in otto film sui temi legati alle diversità alle disabilità e, più in generale, alle disomogeneità presenti nel tessuto sociale contemporaneo organizzata dall'Associazione italiana persone down, in collaborazione con il cineclub Detour e con il contributo del Consiglio Regionale del Lazio. "Accompagnati dalle emozioni offerte dalle opere cinematografiche - spiegano gli organizzatori - si parlerà di amore, casa, lavoro, amicizia, genitorialità e integrazione cercando di partire dalle esperienze concrete di chi vive o lavora con una qualche forma di diversità".
Da Daniel Auteil e Pascal Duquenne, a Kim Rossi Stewart, passando per la Spagna e il meraviglioso mondo dei cartoni animati con "Alla ricerca di Nemo" fino alle produzioni video dell'Associazione, l'iniziativa prevederà anche uno spazio di discussione e dibattito alla fine di ogni proiezione. "Vogliamo offrire un'occasione di informazione - aggiungono gli organizzatori - e confronto su aspetti della vita fondamentali per ciascun essere umano". Il progetto verrà inaugurato il 16 novembre nella sala del Cineclub "Detour" di Roma alle ore 20.30, in via Urbana 47, e proseguirà con le proiezioni bisettimanali fino a marzo 2011 sempre nello stesso Cineclub. Il calendario è pubblicato sul sito www.aipd.it e su http://www.cinedetour.it/

fonte: SuperAbile

TV scuola: i video per gli alunni delle scuole superiori per potenziare e recuperare le lezioni

TV scuola è un utile sito dove trovare video rivolti agli studenti delle superiori, e non solo, per potenziare le proprie conoscenze, recuperare le lacune e più in generale ripassare argomenti trattati a scuola. Il tutto gratuitamente e con la possibilità non superflua di riascoltarlo infinite volte fino ad assimilazione avvenuta. Non tutte le materie e gli argomenti sono trattati ma il sito è in crescita e in cerca di nuovi videoinsegnanti. Facciamoci avanti.

MathTV: Docenti online che insegnano a risolvere problemi di Matematica, Algebra, Geometria e Trigonometria

MathTV è un sito che spiega chiararamente, passaggio per passaggio, la risoluzione di problemi di matematica, geometria, algebra e trigonometria, ecc. attraverso video lezioni.
Molto utile per insegnanti e studenti ma anche per appassionati di matematica. Peccato che le spiegazioni siano solo in Inglese ma potrebbe anche essere uno stimolo ad imparalo.
I video sono organizzati in categorie e sono gratuiti. Non è richiesta neppure la registrazione.

A noi chiedono 40 anni di contributi, a loro ne bastano 5 e non vogliono cambiare...!

Non ne hanno dato notizia ne' radio, ne' giornali, ne' Tv OVVIAMENTE.

Facciamola girare noi !!!

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire ! :

Presenti 525

Votanti 520

Astenuti 5

Maggioranza 261

Hanno votato sì 22

Hanno votato no 498).

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.

Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata.

Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.

Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno.

Per maggiori informazioni ecco il link al sito di Borghesi con il discorso:

Trasmissione telematica dei Certificati per malattia, fino al 31 gennaio 2011 le Amministrazioni non contesteranno l'inadempienza ai Medici

Intervista con il dott. Vincenzo Caridi, capo della Direzione centrale delle Risorse umane e, a interim, della Direzione centrale Previdenza dell'INPDAP.

La nuova normativa si applica a tutti i pubblici dipendenti?

Non a tutti: solo al personale ad ordinamento privatistico. La norma non riguarda il personale in regime di diritto pubblico: magistrati, avvocati di Stato, professori universitari, forze armate, forze di polizia, vigili del fuoco, carriera diplomatica e prefettizia. Per tutti costoro resta in uso il tradizionale certificato cartaceo.

Quali medici sono obbligati a utilizzare la trasmissione telematica?

Sono i medici: 1) dipendenti del servizio sanitario nazionale; 2) convenzionati con tale servizio: medicina generale, specialisti, pediatri di libera scelta; 3) liberi professionisti.

E se il lavoratore è ricoverato in una struttura di pronto soccorso o in ospedale?

In questo momento l’applicazione della trasmissione telematica dei certificati di pronto soccorso, ricovero e dimissione presenta alcune criticità, per cui il ministro Brunetta ha disposto che i medici continuino a rilasciare i certificati cartacei. In questi casi è il lavoratore che deve farsi carico di recapitare o consegnare i certificati e gli attestati al l ’amminist razione di appartenenza.

Il certificato ricevuto dal datore di lavoro non indica il tipo di malattia del lavoratore. L’Ente conosce solo la prognosi, cioè quanti sono i giorni di malattia riconosciuti dal medico e basta. Ma questa non conoscenza della diagnosi non crea difficoltà gestionali all’Ente?

In alcuni casi sicuramente sì. Per alcune malattie infatti non è prevista la decurtazione dello stipendio e il dipendente non è tenuto a essere reperibile per le visite medico- fiscali. In queste ipotesi il lavoratore ha tutto l’interesse a che il datore di lavoro applichi correttamente la normativa a lui favorevole e che quindi conosca la natura della malattia.
La circolare ministeriale 2/2010 precisa che in queste evenienze il medico, nell’elaborare il certificato in forma telematica per poi inviarlo all’Inps, debba inserire anche i dati e le informazioni necessarie (nell’apposita finestra dedicata alle “note”) per conoscere la tipologia della malattia.

E debba anche stampare e consegnare copia del certificato cartaceo al lavoratore, cui farà carico di farlo pervenire, entro i termini di legge, all’amministrazione secondo le modalità di sempre: pec, fax, raccomandata, consegna a mano.

In questo modo: a) l’assenza del dipendente dal servizio è giustificata dal documento informatico; b) il regime giuridico dell’assenza è condizionato dalla ricezione del documentocartaceo.
La corrispondenza tra il certificato cartaceo e quello telematico può essere accertata dall’Ente datore di lavoro consultando il sito Inps.

Per i medici che non si attengono alle disposizioni sulla trasmissione telematica scattano sanzioni?

Certamente. L’inosservanza costituisce illecito disciplinare. Se è ripetuta, può giungere:

1) al licenziamento, se si tratta di medici dipendenti del servizio sanitario nazionale,

2) alla decadenza dalla convenzione, se si tratta di medici convenzionati.

Ad esempio, il contratto collettivo nazionale di lavoro del 6 maggio 2010 per la dirigenza medica e veterinaria prevede inizialmente la sospensione dal servizio senza busta paga per un periodo da tre giorni a sei mesi.
Per i liberi professionisti – per i quali la normativa non prevede specifica sanzione – c’è la segnalazione al Consiglio dell’Ordine.
Ma in questi mesi di prima messa a punto della normativa non è facile, per applicare in modo corretto il quadro sanzionatorio, accertare e qualificare eventuali responsabilità del medico. Ed è per questo che il ministro Brunetta, in attesa del collaudo finale del sistema, ha disposto – fermo restando per i medici l’obbligo di trasmettere i certificati in via telematica se le condizioni organizzative e tecniche lo rendano possibile – che le amministrazioni competenti, fino al 31 gennaio del prossimo anno, “si astengano dalla contestazione degli addebiti”.
(B.B.)

La pensione INPDAP si può avere anche se il dipendente non è più in servizio

La recente norma che abroga la legge 322/1958, che ha finora consentito di costituire la posizione assicurativa presso l’Inps per i dipendenti pubblici senza diritto a pensione Inpdap comporta la revisione del tradizionale sistema di attribuzione di questa ultima pensione. Caridi conferma.

L’abrogazione della 322 comporta la possibilità per l’Inpdap di attribuire il diritto a pensione di anzianità o di vecchiaia, in presenza dei requisiti contributivi minimi prescritti, indipendentemente se l’interessato, al raggiungimento del requisito anagrafico minimo previsto dalla legge, sia ancora in attività di servizio o abbia cessato il rapporto di lavoro.
Il diritto alla pensione è garantito dalla sussistenza di una contribuzione previdenziale nell’ammontare minimo prescritto dalla legge e dal raggiungimento dell’età indicata dalla legge. Il che significa che la pensione può essere riconosciuta anche a chi non è più titolare di un rapporto di lavoro.

Da quando si applica la nuova normativa?

Il discrimine tra vecchia e nuova norma è il 31 luglio 2010, data di entrata in vigore della legge 122/10.
Per cui l’abrogazione dell’istituto della costituzione della posizione assicurativa presso l’Inps non opera:

1) per gli iscritti alla cassa dei dipendenti dello Stato, nel caso in cui la cessazione dal servizio del dipendente
statale, senza diritto a pensione presso questo Istituto, sia avvenuta prima del 31 luglio;
2) per gli iscritti agli ex Istituti di previdenza del Tesoro (Enti locali, sanità, ecc.) che prima del 31 luglio abbiano presentato domanda di costituzione a questo Istituto a seguito di cessazione senza diritto a pensione.

Gli iscritti alle gestioni previdenziali Inpdap potranno consultare da casa la propria posizione assicurativa

Gli iscritti alle gestioni previdenziali Inpdap potranno consultare da casa la propria posizione assicurativa semplicemente collegandosi ai Servizi in linea – Estratto conto informativo. Il servizio sarà attivato gradualmente.

A chi è dedicato oggi il servizio

A metà luglio 2010 è stata effettuata una sperimentazione nei confronti dei dipendenti di otto enti locali dell’Umbria. Dal 31 ottobre 2010 il servizio è esteso ai dipendenti di due amministrazioni pubbliche per ogni Regione (Sezioni di riferimento - Servizi in linea – Estratto conto informativo - elenco enti/amministrazioni). Nel corso del 2011 la platea degli iscritti che potrà fruire del servizio estratto conto on-line aumenterà ulteriormente fino a raggiungere tutti i pubblici dipendenti. Tutte le informazioni sul progressivo allargamento del servizio saranno disponibili su questo sito.
 
 
fonte: INPDAP

Novità sul calcolo e il pagamento delle indennità di fine servizio

Com’è noto, quando si conclude un contratto di lavoro l’Inpdap paga all’iscritto una indennità di fine servizio. Si tratta dell’Indennità premio di servizio (IPS) per i dipendenti degli enti locali e del servizio sanitario nazionale; dell’Indennità di buonuscita per i dipendenti dello stato; e del trattamento di fine rapporto (TFR) per le categorie contrattualizzate iscritte all’Inpdap dopo il 31 dicembre 2000.

La legge 122 del 2010 ha introdotto importanti modifiche che riguardano il calcolo e il pagamento di queste indennità, modifiche che interessano tutti coloro che al 31 dicembre 2010 maturano il diritto all’indennità di fine servizio.
Più precisamente, l’indennità di buonuscita e l’Indennità premio di servizio saranno calcolate in due quote.

•La prima quota si calcola in base all’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2010 secondo le vecchie disposizioni che variano in base alla prestazione, e cioè:

◦per la buonuscita tanti dodicesimi dell’80% dell’ultimo stipendio annuo e della tredicesima mensilità, per quanti sono gli anni utili, considerando anno intero la frazione di anno superiore a sei mesi (decreto del Presidente della Repubblica 1032 del 29 dicembre 1973 e successive integrazioni e modificazioni);

◦per l’Ips un quindicesimo dell’80% dello stipendio degli ultimi dodici mesi di servizio, per quanti sono gli anni utili, considerando anno intero la frazione di anno superiore a sei mesi (legge 152 del 2 aprile 1968).

•La seconda quota si calcola in base all’anzianità maturata dal 1° gennaio 2011 ed è determinata dall’accantonamento di una quota pari al 6,91% della retribuzione annua e dalle relative rivalutazioni, per ogni anno di servizio. Le frazioni dell’ultimo anno di servizio sono proporzionalmente ridotte in base alla retribuzione utile mensile, considerando come mese intero la frazione di mese uguale o superiore a 15 giorni.

Per anni utili si intendono i servizi resi con iscrizione all’Inpdap, quelli riscattati e quelli relativi ad anzianità di servizio convenzionali la cui copertura previdenziale è prevista da apposite disposizioni legislative.


fonte: INPDAP

Per il Times nessuna Università italiana nelle prime 200 al mondo

Mentre qui si continua a tagliare gli altri ci guardano e ci classificano.
Secondo la classifica appena resa nota dal Times Higher Education nessuna università italiana è tra le prime duecento  del mondo. Il supplemento del noto quotidiano dedicato all’alta formazione pone in cima al ranking internazionale annuale la famosa triade: Harvard, l’Istituto della tecnologia della California e il MIT di Boston. Tra le prime 200 ci sono soprattutto università statunitensi e britanniche che nelle classifiche mondiali si contendono puntualmente i primi posti, in cima: Stanford, Cambridge, Oxford, Berkeley, Yale, solo per citarne alcune . Per trovare la prima italiana bisogna scendere tra le prime 400 e se continuerà la politica dei tagli non è difficile intuire che il prossimo anno dovremo scendere oltre i mille.
Umiliante la pagella degli atenei italiani per il Times Higher Education che non la riporta neanche nella sotto-classifica delle migliori università Europee. Qui le migliori segnalate sono le università del Regno Unito (Cambridge, Oxford, Imperial college of London, University college of London), l’Istituto di tecnologia di Zurigo, la Scuola politecnica francese, la Scuola normale superiore di Parigi, l’ateneo tedesco di Göttingen e il Karolinska Institute, svedese.
Molto simile l'opinione del ranking internazionale di Quality&Success che nella classifica 2010 pubblicata la settimana scorsa inseriva ben due (!) atenei italiani: l’Alma Mater di Bologna (176°) e la Sapienza di Roma (190°).
Insomma, si raccoglie quello che si semina.

La Psicomotricità: attività motoria e sviluppo psichico della persona

Un interessante libro sulla psicomotricità, indispensabile strumento di crescita e di recupero dei bambini.
Una terapia che fa dell'attività motoria uno strumento essenziale per armonizzare lo sviluppo psichico della persona.

  •   L'origine e l'evoluzione storica della disciplina psicomotoria
  •  Lo sviluppo del bambino e il ruolo del movimento nella definizione della sua identità 
  •  Ipercinesi, disgrafia, autismo, disturbi psicomotori: i campi di applicazione della psicomotricità

   - La Psicomotricità, corporeità e azione nella costruzione dell'identità di Ambrosini Claudio, De Panfilis Carlo, Wille Anne Marie Ordina su Librisalus.it

Buoni pasto: quando potranno beneficiarne anche gli Insegnanti?

Chi va spesso al supermercato lo sa bene, ormai almeno il 30% dei clienti paga con i buoni pasto. Se qualcuno pensa che siano solo le imprese private ad elargirli si sbaglia, moltissimi enti pubblici lo fanno già da tempo. Mi chiedo perché anche nella Scuola non si possa averli visto che tra Collegi dei Docenti, Consigli di classe, Tempo prolungato, Incontri con le  Famiglie, Consigli d'Istituto, Riunioni per Dipartimenti, ecc. ecc. sempre più spesso dobbiamo rimanere anche il pomeriggio a Scuola. E non tutti abitano nelle vicinanze.

Buoni Pasto: cosa sono e come funzionano
(fonte: contrattolavoro)

I buoni pasto sono un mezzo di pagamento dal valore predeterminato, in forma di tagliandi cartacei (più raramente, di una tessera con microchip), che può essere utilizzato per acquistare esclusivamente un pasto o prodotti alimentari.
Nel nostro paese i buoni pasto sono spesso indicati col termine inglese "ticket", dal marchio registrato del prodotto introdotto per primo sul mercato (Ticket Restaurant; senza dimenticare i buoni QUI! Ticket).
I buoni pasto sono utilizzati dal personale di aziende private ed enti pubblici, che li ricevono come servizio alternativo alla mensa aziendale interna; possono essere spesi solo in pubblici esercizi (bar, ristoranti ecc), "take away" o gastronomie di supermercati, convenzionati con le società emettitrici.
I buoni pasto non danno diritto al resto in denaro, qualora il valore della prestazione sia inferiore al valore nominale del buono. Nel caso la prestazione effettuata ha un valore superiore il dipendente dovrà pagare la differenza in denaro.
Inoltre i buoni pasto non possono essere convertiti in denaro, non possono dare diritto a ricevere prestazioni diverse da quelle previste dal contratto di ristorazione e non possono essere utilizzati da persone diverse dai dipendenti del cliente e non possono essere ceduti o commercializzati.

Novità sull'Aspettativa nel Pubblico Impiego nel Collegato Lavoro 2010

Novità per l'aspettativa nel pubblico impiego: il Collegato Lavoro 2010 prevede che i dipendenti pubblici possano andare in aspettativa non retribuita, senza decorrenza dell'anzianità di servizio, per un massimo di 1 anno.
Questo tipo di aspettativa può essere utilizzata anche per avviare attività professionali e imprenditoriali, tenendo sempre conto delle esigenze organizzative del pubblico impiego.
Durante il periodo di aspettativa non si applica il decreto legge relativo all'incompatibilità e al divieto di cumulo di impieghi per i dipendenti pubblici. Diverse le regole del Collegato Lavoro 2010 per l'aspettativa di dirigenti, diplomativi, prefetti e magistrati.

fonte: contrattolavoro

LINKAMIGRATIS: Cliclavoro è il nuovo portale del Ministero del La...

LINKAMIGRATIS: Cliclavoro è il nuovo portale del Ministero del La...: "Cliclavoro è il nuovo portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l’accesso ai servizi per il lavoro erogati sul territor..."

Rinnovo del Contratto Dirigenti Scolastici 2010 (testo completo)

Dopo oltre 4 anni dalla scadenza arriva il rinnovo del Contratto Dirigenti Scolastici 2010 e porta importanti novità e aumenti delle retribuzioni. Qui trovate il testo definitivo del Contratto Dirigenti Scolastici.
Questo Contratto Dirigenti Scolastici 2010 riguarda il periodo che va dal 2006 al 2009. Gli aumenti degli stipendi sono la parte saliente del rinnovo di questo contratto. Per il biennio 2006/2007 l'aumento salariale è di 215 euro lorde mensili, mentre per il biennio 2008/2009 l'aumento della retribuzione è di 150 euro lorde mensili.
Il tutto, a regime, dovrebbe portare nelle buste paga dei Dirigenti Scolastici oltre 200 euro nette in più al mese. Per quanto riguarda gli arretrati, da contratto la cifra si aggira intorno ai 5/6 mila euro netti.
 
Scarica il testo definitivo del Contratto Dirigenti Scolastici.

Legge 104: novità dal Collegato Lavoro 2010

I permessi per la legge 104, per assistenza a portatori di handicap, sono stati limitati dal Collegato Lavoro 2010.
In particolare vengono limitati i tre giorni di permesso mensili retribuiti. Con il Collegato Lavoro 2010 viene previsto il limite del secondo grado, e non più del terzo, per parenti e affini che necessitano di assistenza.
Inoltre, altra novità, è la soppressione del riferimento alla convivenza, come condizione per beneficiare del permessi della legge 104.
Altra novità importante per tutte le famiglie che utilizzano i permessi per assistenza a portatori di handicap, è che questo diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l'assistenza di una stessa persona.
In caso però di genitori che assistono il figlio in condizioni di disabilità grave, i permessi della legge 104 vengono riconosciuti ad entrambi i genitori.

Vivifacile, per connettersi e interagire con la Pubblica Amministrazione

Vivifacile è un servizio del tutto innovativo e interattivo della Pubblica Amministrazione italiana. Dal punto di vista tecnico è innovativo per almeno 2 motivi: perché prevede una registrazione unica che abilita il cittadino, il professionista o l'impresa, ad accedere a tutti i servizi on line presenti e futuri della Pubblica Amministrazione centrale e locale e perché prevede la convergenza, nell'ambito del Sistema Pubblico di Connettività, tra internet e telefono cellulare.

I Presidi decideranno la sospensione dei Professori

Di seguito 2 articoli che riguardano la decisione sulla sospensione dei Professori non più affidata agli organi collegiali nazionali ma direttamente al Preside.

- Corriere della Sera: I PRESIDI ORA DECIDONO LE SOSPENSIONI DEI PROFESSORI

- Il Messaggero: SCUOLA, SANZIONI PER I PROF: SARANNO I PRESIDI A DECIDERE

Cancellata la diaria ai docenti accompagnatori per i viaggi d'istruzione all'estero

Non è una notizia fresca ma comunque non credo che abbia avuto molta risonanza visto che è uscita nel pieno delle vacanze estive (6 luglio). Comunque non è inutile ribadire l'ennesimo insulto alla nostra professionalità.
Leggete l'articolo pubblicato su Italia Oggi