Loescher Editore dedica ai linguaggi della comunicazione
didattica il nuovo numero della rivista “La ricerca”
Torino, maggio 2016 – La scuola è in grado di
rappresentare la realtà che
la circonda? Come sono cambiati i linguaggi della comunicazione didattica negli
ultimi anni? Questi i temi al centro dell’ultimo numero della rivista “La ricerca” di
Loescher Editore. Un numero che raccoglie i contributi di studiosi,
ricercatori e docenti con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra
comunicazione e pratiche didattiche in una scuola che cambia – perché, come afferma Sandro
Invidia, direttore editoriale di Loescher Editore: “È cambiato il mondo, quello che sta
dentro e fuori dalle aule”.
La rivista si apre con l’intervista a Dario Corno,
docente di Tecniche di comunicazione e scrittura al Politecnico di Torino,
e con il suo appello a riconoscere il valore educativo di ogni
comunicazione e l’importanza, soprattutto in ambito educativo, della scrittura
come fondamento della vita associata: “non si tratta di convincere, quanto di
condividere aperture di conoscenza”; a Marco Guastavigna,
responsabile del Laboratorio di tecnologie dell’informazione e della
comunicazione nei percorsi di specializzazione sul sostegno a Torino, il
compito di confutare l’idea che “semplificazione” sia sinonimo di
“banalizzazione”, e che proporre testi disciplinari difficili sia
inevitabile per abituare gli studenti alla complessità della conoscenza.
Mario Ambel, esperto di educazione linguistica, firma
un’interessante riflessione sulla sopravvivenza delle Dieci
tesi per l’educazione linguistica democratica a 40 anni dalla loro pubblicazione e
sull’eredità di Don Milani, con un estratto da Lettera a una
professoressa in cui gli allievi della Scuola di Barbiana descrivono
la loro tecnica di scrittura. A chiusura della sezione Saperi: un excursus
di Gino Roncaglia sulla storia del libro come strumento di
apprendimento e sui suoi possibili sviluppi futuri, e quattro poesie
di Valerio Magrelli, il poeta italiano che più di ogni altro è
riuscito a rappresentare l’esperienza della scrittura e della lettura.
La comunicazione visiva è protagonista della sezione
Dossier.
A introdurre l’argomento, l’analisi che il direttore editoriale
della rivista, Ubaldo Nicola, dedica alle opportunità e ai limiti
della comunicazione per immagini nei libri di testo; a seguire, la traduzione
di un articolo di Suzanne Stokes, docente della Troy State
University in Idaho, sull’efficacia degli strumenti didattici non verbali, e di
uno di Rosalee A. Clawson, della Purdue University in Indiana – uno
studio sulle immagini che descrivono la condizione di indigenza nei manuali di
economia più adottati nelle università americane. Chiude la sezione il
confronto, tutto italiano, tra le immagini che corredano tre noti manuali scolastici di
storia.
La sezione Scuola raccoglie i contributi
di Lucia Lumbelli, una delle più autorevoli studiose del fenomeno
della comprensione, su come sia possibile trasformare un difetto di scrittura
in un’opportunità educativa; di Marco Gustavigna, sulle
risorse digitali per la scrittura; di Cristina Nesi (e
del progetto COMPÌTA), che analizza la pratica della brevitas ai
tempi del tweet; e di Raffaella Bosso e Francesca
Di Fenza, che raccontano il successo de “La pagina che non c’era”, concorso
di scrittura creativa nato all’Istituto Pitagora di Pozzuoli, che ha dato vita
alla creazione del festival “Scrittori tra I banchi”, e alla pubblicazione di
un libro, Dalle pagine al quaderno. Cinque anni di pagina che non c’era”
(2016). La chiusura della rivista è affidata alla consueta sensibilità di Giusi
Marchetta e al suo “Se una fontana si ammala”, un ‘racconto di
scuola’ che ci ricorda che “la prima cosa che dovremmo insegnare della poesia è
il modo in cui anima il mondo attraverso le parole”.
E l’editoria italiana come sta reagendo alla rivoluzione
della comunicazione didattica? Sandro Invidia, direttore editoriale
della casa editrice torinese, non ha dubbi: “La scelta di Loescher è di creare
testi scritti in modo chiaro, attenti ai bisogni dell'inclusione ma anche
della valorizzazione delle eccellenze. Noi immaginiamo dei libri ‘cassetta-degli-attrezzi’ che
non creino problemi di comprensione ai ragazzi; che alleggeriscano
il lavoro dei docenti in classe e a casa; che lascino la libertà di
scegliere il supporto preferito (la carta? il tablet? il computer?) e
possano essere usati da tutti, quale che sia la provenienza geografica o il
retroterra culturale”.