Fino al 9 dicembre l'attrice torna al Teatro
dell’Orologio con il suo Dopo
ricreazione… l’ora d’italiano. In scena solo un banco, una cattedra e la
professoressa, e la carica comica e ironica portata sul palco dall’attrice che
racconta il mondo della scuola italiana in tutta la sua precarietà tra
occupazioni, scioperi e assenze ingiustificate DI FEDERICO LONGO
Cinque anni di repliche, passaggi a Radio 2, ospitate fisse
in trasmissioni tv, piazze estive stracolme e premio “Vittorio Mezzogiorno”
come miglior attrice emergente. Riconoscimenti che sono lì a raccontare il
successo di un piccolo e divertente spettacolo che racconta con tanta ironia
gli errori e gli orrori della scuola pubblica italiana. Federica Festa, in arte
la professoressa Spinelli, è tornata - dal 14 novembre al 9 dicembre - al
teatro dell’orologio con il suo Dopo ricreazione…l’ora d’italiano.
VITA DA INSEGNANTI TRA DISAGIO E IRONIA - Un banco, una cattedra e la professoressa, in
scena nulla più a parte la carica comica e ironica portata sul palco
dall’attrice che racconta il mondo della scuola italiana in tutta la sua
precarietà. La professoressa di lettere, attraverso battute e amare
riflessioni, riesce a coinvolgere gli spettatori che vivono di riflesso e di
ricordi personali il disagio sociale degli insegnanti precari, degli studenti
svogliati e di quelli volenterosi, degli ideali e spesso delle mura che li
hanno circondati ai tempi della scuola. Un habitat innaturale per un luogo dove
si insegna cultura e nel quale persino una ricreazione diventa il miraggio di
una nuova scuola. A interrompere però questo sogno arriva, quasi interminabile,
il suono della campanella che riporta tutti alla dura realtà. E’ così che gli
spettatori-alunni tornano, per una sera, tra i banchi di scuola e si ritrovano
di fronte una professoressa precaria, 25enne, che sogna una cattedra tutta sua
dopo aver partecipato al “concorsone”.
LA ROUTINE DELLA PRECARIETA' - Una vita da precaria, una
vita da chi sogna un posto fisso dopo anni di supplenze, da chi si addormenta
mentre corregge i compiti di italiano, che perde la speranza ma che ogni volta
viene destata dal suono della campanella ed entra con rinnovato ottimismo nella
“sua” terza B. Una vita quasi monotona che procede anno dopo anno, giorno dopo
giorno, scandita da interrogazioni,
spiegazioni, scadenze e consegne ma che improvvisamente viene interrotta da una
circolare di sospensione dall’incarico per inadeguatezza professionale. Una
“botta” che stende la gelida e inflessibile professoressa che lavora in un
Istituto tecnico dove il preside deve farsi aiutare dagli allievi a connettersi
ad Internet perché non sa farlo, una scuola che ha difeso il crocifisso nelle
aule come simbolo dei valori della nostra società. La stessa scuola che la sta
mettendo alla porta dopo anni di onorata carriera. Tutto questo turbinio di
sensazioni genera nella professoressa Spinelli una trasformazione: si scioglie,
diventa più umana, abbandona Manzoni e interroga i suoi alunni sulla scuola che
vorrebbero. Da questo giorno nella sua classe si parla e si vive la difficoltà
di tutti i giorni tra occupazioni, scioperi e assenze ingiustificate, l’incognita
di un lavoro dignitoso per 160mila precari e l’attesa perenne di una riforma
democratica degli organi scolastici.
di Federico Longo
fonte: http://www.paesesera.it/