google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 TUTTOPROF. google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Programmazione settimanale dal 7 al 13 marzo 2010 MIUR-RAISCUOLA

Palinsesto dei Programmi in convenzione e non in convenzione visibili sulla rete Rai Scuola nella settimana dal 7 al 13 marzo 2010.

Piattaforma Didattica su Alimentazione e Benessere

Il materiale presentato sul sito Essere & Benessere del Ministero della Pubblica Istruzione intende offrire, sotto forma di "Linee guida", alcuni spunti di riflessione in ambiti come l'alimentazione e il movimento che, proprio perché radicati nella quotidianità, rappresentano fattori strategici per una crescita "armoniosa" di bambini e adolescenti.
  Le linee guida sono articolate su tre aree:

Area 1
EDUCAZIONE ALLA SALUTE

Educazione alla salute: tra famiglia e scuola

Educare alla convivenza civile

Dalla salute al benessere

Area 2
ALIMENTAZIONE E MOVIMENTO

Alimentazione e benessere

Attività fisica e benessere

Area 3
STILI DI VITA: PROPOSTE OPERATIVE

Conoscere il proprio corpo per ben-essere

Dal video-game alla palla prigioniera

Muoversi con gusto

Iscrizioni alla scuola secondaria di II grado C.M. n.17

Indicazioni sugli adempimenti e le procedure di effettuazione delle iscrizioni alla scuola secondaria di II grado. Allegati e modelli

Vai alla Circolare Ministeriale N°17

Burnout e demotivati: le riforme sono sufficienti a salvare insegnanti e alunni?

Un interessante articolo di Feliciana Cicardi sul ilsussidiario.net sul disagio all’interno della Scuola che colpisce sia insegnanti che studenti.

In tempi lontani le riforme che investivano la scuola venivano pensate e disegnate a partire da un obiettivo preciso e circoscritto. Una volta, per “fare gli italiani” dopo aver fatto l’unità d’Italia; in tempi più recenti l’istituzione della scuola media unica e obbligatoria per garantire a tutti (non uno di meno!) una formazione culturale di base, e così via. Negli ultimi due decenni, su su fino all’oggi, le riforme spesso sono nate sotto la spinta di una dimostrazione di forza di una parte politica e/o pedagogica rispetto ad altre. Così si cambia l’architettura della scuola, pensando poco o troppo alla popolazione scolastica che la abita. È vero. Molto si discetta circa le differenze della nuova generazione di alunni. Tutti a “descrivere” la generazione Y, i digital natives; a tratteggiare quasi con compiacimento i tratti distintivi degli alunni di oggi, i problemi di apprendimento di questi ultimi, i loro interessi e le loro difficoltà a crescere.
Ma, diciamolo in tutta franchezza, le analisi sono utili se portano ad individuare soluzioni.
Il palazzo di Via Trastevere, pedagogisti, sindacati a suon di leggi, circolari, proclami, pongono i riflettori su un serio problema che investe la scuola quale è l’accoglienza (e fermiamoci a questo) degli alunni stranieri nelle nostre classi. Questione seria che non può essere liquidata con l’indicazione di percentuali di presenza dei culturalmente “diversi” (30 per cento in ogni classe? classi differenziate?). Ma chi pensa a tutti gli alunni (e sono molti, un quarto degli iscritti secondo alcune ricerche) che presentano tratti di disagio conclamato, non tanto a livello di apprendimento quanto di fragilità e confusione nel gestire la propria identità affettiva e cognitiva?
In uno straordinario romanzo di Joyce Oates Sorella, mio unico amore (ispirato ad una storia vera) si stigmatizza la società della middle class americana che manda i propri figli in scuole esclusive. In queste i ragazzini fanno a gara a chi è affetto da più sindromi definite dagli acronimi più strani, a chi assume più psicofarmaci per combattere noia, depressione, aggressività. Addirittura si costruiscono amicizie a partire dalla comunanza di una sindrome da cui si è afflitti. Il tutto nell’accettazione serena e quasi compiaciuta di famiglia e scuola. La nostra società è disposta ad osservare con atteggiamento di ineluttabilità i disagi della nuova generazione? Come è stato citato sulle pagine di questo giornale «l’impossibilità di educare è pensata come una condizione normale della società in cui viviamo».

Basta fare una chiacchierata con molti insegnanti seriamente impegnati nel loro compito per toccare con mano la fatica di gestire e “contenere” problematiche originate da cause varie che affliggono molti alunni, i quali sono classificati in categorie di disturbi (DSA, difficoltà attentive). Nessuno nega l’importanza di far conoscere ai docenti le caratteristiche e i sintomi di determinate sindromi attraverso corsi di formazione e pubblicazioni. I docenti imparano a fare “diagnosi” e - qualche volta - a somministrare un sintomatico che freni l’“affezione”. Ma il problema resta su due piani.
L’insegnante si sente frustrato perché - a fronte di un suo impegno a modificare il proprio agire professionale - si sente come lo studente che, dopo aver studiato sodo il giorno precedente, non riesce a svolgere adeguatamente il compito in classe. Chi si premura di ridefinire le competenze professionali dei docenti necessarie a sostenere un compito che non è più solo di facilitazione e sollecitazione di apprendimento, ma è soprattutto di “contenimento” di manifestazioni di disagio psico-affettivo degli alunni? (E non si pensa qui a docenti –psicologi). Il docente si trova in classe - solo - con “grida” normative e nuovi (?) “programmi” da applicare su alunni “malati” di fatica di vivere emotivamente e culturalmente. Il rischio di burn out negli insegnanti aumenta in modo esponenziale creando disaffezione alla propria professione ma soprattutto frustrazione perché i propri sforzi sono vanificati dal muro di gomma della classe che non risponde più neppure ai farmaci di nuova generazione.
E gli alunni? Che beneficio traggono con le loro “provocazioni” di disinteresse, distrazione, disturbo dell’ambiente di apprendimento? Probabilmente nessuno. Basta guardare i loro occhi abitati da infelicità o da sfida. Quegli sguardi sono una domanda, una richiesta di aiuto che non può essere messa a tacere con l’alibi dell’impossibilità a promuovere cambiamento, per stabilire un equilibrio nei ragazzini che vengono affidati alla scuola. Aiuti vengono da nuove scoperte in campo neurologico, psicologico e didattico, ma non bastano. Troppe analisi e diagnosi e poche terapie, soprattutto queste non mirate ai reali profondi malesseri che i ragazzi covano dentro.

Le terapie più efficaci non sono rinvenibili in modifiche strutturali o di contenuto della scuola. Quando si disegna una riforma occorrerebbe puntare l’attenzione ai soggetti che saranno investiti da tale cambiamento, nella fattispecie a docenti ed alunni che sono oggi, entrambi, sì ‘diversi’ nelle potenzialità e nelle fragilità, ma non per questo “ineducabili” e immodificabili.
Non bisogna abdicare alla convinzione che la scuola possa promuovere benessere in chi la abita. Gli alunni sì, portatori di fatiche e di potenzialità forse più raffinate di un tempo, ma anche i docenti che devono essere aiutati a scoprire e conoscere i veri bisogni dei cuccioli d’uomo e le risposte adeguate in aggiunta alla loro buona volontà e sensibilità umana; e soprattutto non siano lasciati soli nel loro compito. Qualsivoglia innovazione si rivelerà fallimentare se non si offrono ai docenti strumenti del mestiere efficaci, che li rendano ancora e di più certi dell’importanza e delle “praticabilità” del loro impegno, oggi più che mai lontano da un’azione di trasmissione e sempre più orientato alla co-costruzione, insieme agli alunni, di soggetti che si sentano “bene” nella realtà tutta, anche quella scolastica.

I Docenti vogliono essere valutati: quali risposte?

Un interessante articolo di Giovanni Cominelli sul ilsussidiario.net sulla professionalità degli Insegnanti e la storia del dibattito intorno alla loro valutazione.

È almeno da un paio di decenni che il dibattito politico, culturale, sindacale tematizza la questione decisiva della professionalità degli insegnanti.
Per quante riforme istituzionali, ordinamentali, organizzative, curricolari si riesca a introdurre, la condizione alla quale esse producano il cambiamento desiderato è quella di una professionalità moderna del personale docente e dirigente. Le riforme camminano sulle loro gambe. Sennò sono destinate inesorabilmente al fallimento. Ciò vale anche per i nuovi regolamenti. Nel corso dell’ultimo decennio sono passati sotto i nostri occhi Luigi Berlinguer, Tullio de Mauro, Letizia Moratti, Beppe Fioroni e, ora, Maria Stella Gelmini. Ciascuno di questi Ministri ha ideato e messo in legge modifiche strutturali profonde. L’ultimo approdo, che pare al momento irreversibile, è quello dei regolamenti concernenti i Licei, gli Istituti tecnici, gli Istituti professionali. Tuttavia, poiché tutti questi cambiamenti vorticosi venivano scritti solo sulla carta, che il Ministro successivo faceva volare via, la scuola reale ha continuato la strada verso il declino della sua qualità. La percezione immediata e le indagini internazionali e nazionali confermano questa deriva. E confermano anche che la questione dei docenti/dirigenti è il passaggio a Nord-Ovest dell’intero sistema.

Niente Soldi per la Scuola ma per i Partiti Si

Dal 1994 al 2008 i partiti hanno incassato 2,2 miliardi di euro in rimborsi per spese elettorali ma ne hanno spesi "solo" 579.000. Lo rileva la Corte dei Conti. I rimborsi sono corrisposti in base al numero di voti ottenuti anziché alle spese sostenute. Per le elezioni del 2008 i partiti hanno speso 110 mln di euro, prendendo rimborsi per oltre 503 mln cioè 10,5€ in media per ogni voto preso. Il Pdl ha incassato 206mln di € dallo Stato spendendo però 53mln. Il PD ha sborsato 18mln e ne ha presi 180. La Lega incassa (solo per il 2008) 41mln a fronte di 2,9 in uscita (14 volte in più), e l'Italia dei Valori rastrella 21mln contro i 3,4 spesi. l'UDC spende 15mln e incassa 25. La Destra di Storace, senza nessun eletto al Parlamento comunque ottiene 6mln di euro dei cittadini, avendone spesi 1,8.
  Inoltre, la Corte dei Conti ha accertato che le spese dichiarate dai partiti erano in realtà "gonfiate".

fonte: rivista Acqua e Sapone
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Scrutini I quadrimestre: pioggia di 5 in Condotta, Matematica e Inglese

Nel primo quadrimestre di questo anno scolastico aumentano i 5 in condotta, la materia sulla quale il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini sta conducendo una personale battaglia per esaltarne il valore, mentre nelle discipline "di merito" le insufficienze si concentrano in matematica e in inglese. Lo dice oggi il Ministero in una nota.
Divulgando i risultati dell'80% degli scrutini delle scuole medie e superiori, il ministero ha detto che "63.525 studenti delle scuole secondarie di I e II grado hanno riportato un voto insufficiente nel comportamento; l'anno scorso invece erano stati 52.344".
"Non fa mai piacere quando a un ragazzo viene assegnata un'insufficienza", ha chiosato il ministro nella medesima nota. "La nostra scuola è lontana da quella del 6 politico. Anche il comportamento è importante nella valutazione complessiva dei ragazzi, perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri come il rispetto delle istituzioni scolastiche e dei compagni".
I ragazzi più indisciplinati, stando ai 5 in comportamento, si trovano nel Sud e nelle Isole, segue il Centro e via risalendo Nordovest e Nordest.
Ma il primato delle insufficienze nella pagella della prima parte dell'anno va alla matematica (60,2% del totale dei voti dal 5 in giù), seguita da lingue straniere e italiano.
Quanto all'anno scolastico più colpito, il primato va al terzo anno delle superiori, dove in media 77 studenti su 100 hanno almeno una materia da recuperare.

fonte: Reuters
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L'argomento del giorno è: licenziamo i Professori

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Questa volta il tam-tam è scaturito da un fatto accaduto in una scuola americana del Rhode Island, la Central Falls Senior High School che, per scarsi risultati degli studenti, ha licenziato in blocco tutti i docenti. Tanto è bastato per dare la stura ad un coro di consensi ed una richiesta di emulazione per i Professori nostrani.
L'equazione è semplice: " Se tutti gli studenti di una classe danno scadenti risultati, i casi sono due: o l’indisciplina generale è così alta da impedire ai professori di insegnare, oppure sono i professori stessi incapaci di insegnare. Ma andrebbe anche osservato che se un docente non è in grado di tenere la disciplina, il più delle volte significa che non sa incuriosire e motivare all’apprendimento i propri allievi."

L'equazione è semplice anzi, è semplicistica e non può che essere enunciata da chi in classe non è mai stato se non come studente (forse).

  A questa equazione io rispondo con un paragone: immaginiamo di chiedere ad un chirurgo di operare un paziente dopo avergli legato le mani. Dopo aver constatato gli ovvi risultati lo licenziamo perché incapace di compiere un'operazione chirurgica.
  Può sembrare un paragone estremo, inappropriato, certamente provocatorio ma non così assurdo.
  Da qualche decennio si fa a gara per mettere al "centro"della scuola tutti: gli alunni, i genitori, il quartiere, il Preside manager ma non ho mai sentito qualcuno mettere al centro i Docenti.
  Sulla Scuola discettano tutti: pedagogisti, psicologi, giornalisti, ministri, sottosegretari, opinionisti....Ma in classe ci andiamo noi. Tutti hanno qualcosa da insegnarci, da inculcarci, da aggiornarci...Ma in classe ci andiamo noi.
  Esistono degli Insegnanti indifendibili, non c'è dubbio ma l'impostazione del dibattito è contro un'intera categoria. Quand'è che qualcuno metterà gli Insegnanti al centro della Scuola? Quand'è che si libereranno le mani agli Insegnanti? Se un Docente viene messo in condizione di insegnare, a meno che non abbia sbagliato mestiere, i risultati sono garantiti. Oggi, soprattutto nelle realtà più disagiate, questo è impossibile. E l'equazione: " Se un docente non è in grado di tenere la disciplina, il più delle volte significa che non sa incuriosire e motivare all’apprendimento i propri allievi" non esiste.
  Ci sono delle realtà inimmaginabili che hanno bisogno di interventi specialistici individualizzati (non sto parlando né di alunni diversamente abili né di alunni in difficoltà). L'insegnante ha in una classe, mediamente, 25 alunni e non può dedicarsi solo a quei 2 o 3 bulli che sabotano regolarmente le lezioni . Le situazioni che si creano debbono essere inquadrate, e perseguite, sotto la loro vera luce: "Interruzione di pubblico servizio". Togliere dalla classe chi impedisce lo svolgimento del lavoro scolastico è diventata un'emergenza ed un dovere primario per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Scuola. Non è un'esagerazione.
  Le prime vittime di questa situazione ingovernabile sono gli alunni diversamente abili che avrebbero, loro si, bisogno di maggiore attenzione; ben poco può fare l'Insegnante di sostegno che al massimo opera 9 ore su 30 a settimana.
Le seconde vittime sono gli alunni abili ma bisognosi di recuperare le carenze, le cui famiglie sono spesso costrette a ricorrere a lezioni private.
Le terze vittime sono gli alunni con grosse capacità che potrebbero raggiungere risultati di eccellenza resi impossibili in queste condizioni.
Infine ma non ultimi gli Insegnanti, costretti a sgolarsi e a collezionare frustrazioni verso questi elementi impuniti e impunibili che, di fatto, sono i più tutelati della Scuola.
E le patologie aumentano. E l'insoddisfazione e lo scoraggiamento aumenta. E l'età pensionabile aumenta. Il Ministro Sacconi quando ci tratterrà in servizio fino a 67 anni e oltre, farà insegnare agli alunni persone che hanno 5 volte la loro età: complimenti.
  Fino a quando durerà questa situazione?
  Il Ministro Gelmini dice di aver introdotto la bocciatura con il 5 in condotta, poi leggendo bene l'ambito di applicazione si scopre che l'alunno deve aver avuto una sospensione di 15 giorni. E' mai esistito in Italia un alunno che abbia avuto 15 giorni di sospensione? Caro Ministro, è un'arma spuntata, e a poco vale demandare all'autonomia degli istituti interventi più adeguati. Il segnale chiaro, forte e soprattutto applicabile deve venire dall'alto e uguale per tutti. Bocciare alla fine dell'anno, quando avviene, è troppo tardi; il lavoro didattico della classe è ormai compromesso.
  Per non rimanere nel vago propongo che la bocciatura avvenga alla fine del primo quadrimestre. L'alunno che avrà dimostrato disinteresse e soprattutto avrà impedito il  pubblico servizio dell'insegnamento deve essere allontanato dalla classe. Per andare dove? Dovrebbero essere organizzate classi trasversali che raccolgano tutti gli elementi di pari livello (ma non più di 12 alunni) che svolgano innanzitutto lavoro di rieducazione: alla cittadinanza, alla convivenza, al rispetto reciproco e delle istituzioni. In seguito, possono anche colmare le lacune scolastiche. Se il percorso del ragazzo sarà giudicato positivo potrà anche essere riaccorpato alla classe di provenienza all'inizio dell'anno scolastico successivo. Intanto la classe avrà avuto un quadrimestre in Grazia di Dio.
  Proposta impossibile? Inutile? Può darsi. Ma allora inventate qualcosa voi, che comandate, perché così non si può andare avanti. Coloro che si dilettano a scrivere di scuola, senza farne parte, si occupino, cortesemente, di cose in cui sono più competenti; perché alla fine in classe...ci andiamo noi.

Buona lettura (si fa per dire)

Usa, la scuola non funziona? Licenziati tutti i professori
Professori somari? Licenziamoli anche noi
I ragazzi non sanno l’italiano..perchè i professori si?
Salvata la scuola, peccato sia tardi
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Unità didattiche proposte dall' Unione Nazionale Consumatori

Un capitolo tra i più importanti ed impegnativi dell’attività dell’Unione Nazionale Consumatori è la collaborazione, ormai più che trentennale, con la scuola.

Grazie ad essa è possibile, infatti, coinvolgere gli insegnanti, gli allievi e, tramite questi, anche le famiglie su temi e problemi di grande interesse pratico, solitamente trascurati o non sufficientemente approfonditi dagli abituali mezzi d’informazione.
Nell'ambito di tale impegno di collaborazione sono state realizzate apposite unità didattiche dedicate alle scuole medie e contemporaneamente sono stati organizzati appositi concorsi a premi tra gli allievi.

Alcune unità didattiche realizzate dall' Unione Nazionale Consumatori:

Il latte (Unità didattica: Il diario di Laura - pdf 1,4 Mbyte)

Sicurezza elettrica(Unità didattica: Sicurezza elettrica - pdf 398 Kbyte)

Il riso

L'acqua che beviamo(Unità didattica)

Galassia salumi (Unità didattica)

La qualità si vede

Occhi aperti  (3 Unità didattiche)

fonte: http://www.consumatori.it/

ESAME DI STATO: prove scritte di Italiano 2007/08/09, per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali

Le tracce relative alla sessione 2007  (pdf)
Scheda di correzione della I prova - sessione 2007 

Le tracce relative alla sessione 2008

Le tracce relative alla sessione 2009


LA VALUTAZIONE DELLA PRIMA PROVA DELL’ESAME DI STATO (presentazione)
LA VALUTAZIONE DELLA PRIMA PROVA DELL’ESAME DI STATO (fascicolo)


fonte: INVALSI

ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO 2007-2008 Ordinario e sperimentale

Liceo Scientifico CORSO DI ORDINAMENTO Sessione ordinaria 2007 MATEMATICA

Liceo Scientifico CORSO SPERIMENTALE PIANO NAZIONALE INFORMATICA Sessione ordinaria 2007 MATEMATICA

Maschera di correzione - elaborati 2007


Liceo Scientifico CORSO DI ORDINAMENTO Sessione ordinaria 2008 MATEMATICA

Liceo Scientifico CORSO SPERIMENTALE PIANO NAZIONALE INFORMATICA Sessione ordinaria 2008 MATEMATICA

fonte: INVALSI


ESAME DI STATO 2009-2010 - PRIMO CICLO - Quadri di Riferimento di Italiano e Matematica

STRUTTURA DELLA PROVA
La Prova Nazionale per l'esame di Stato scuola secondaria di I grado è strutturata tenendo conto delle tecniche adottate per le rilevazioni degli apprendimenti dalle indagini nazionali ed internazionali.
La prova è oggettiva e semistrutturata (composta da quesiti sia a scelta multipla sia a risposta aperta), ed è costruita anche in riferimento alle pratiche didattiche dei docenti di italiano e di matematica.
La prova è articolata in due fascicoli: uno dedicato alla valutazione in matematica e l'altro a quella in italiano.
La durata complessiva è di due ore.

Quadri di riferimento:



SOMMINISTRAZIONE PER PARTICOLARI TIPOLOGIE DI ALUNNI
La prova è obbligatoria per tutti gli alunni ammessi all'esame, anche per quelli con cittadinanza non italiana.
Per le minoranze linguistiche tedesche e slovene i testi delle prove verranno predisposti in lingua madre dall'INVALSI.
Per alunni con disabilità intellettiva la costruzione della prova è affidata alle sottocommissioni. In questa pagina sono raccolti suggerimenti ed esempi su come le sottocomissioni potrebbero impostare la costruzione della prova d'esame.
Gli alunni con diagnosi specialistica di dislessia sosterranno la prova con l'ausilio degli strumenti compensativi impiegati durante l'anno scolastico (tabelle, tavola pitagorica, calcolatrice, registratore, computer con programmi di videoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocale...), oltre all'assegnazione di maggior tempo per lo svolgimento della prova stabilito dalla commissione (di norma 20 minuti).
Per gli alunni con disabilità visiva è previsto l'uso della strumentazione normalmente utilizzata (braille, lettura digitale, sintetizzatore vocale), oltre a un maggiore tempo di somministrazione (di norma 30 minuti). Le scuole devono indicare la presenza di alunni con disabilità visiva quando compilano il report Dati scuola.

Ulteriori Informazioni


Credito Agevolato per i Dipendenti Pubblici

L’Inpdap offre finanziamenti a tassi agevolati per i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie. Questi sono erogati direttamente dall’Istituto oppure da banche e società finanziarie in convenzione.

Nel primo caso, si tratta di prestiti e mutui che l’Inpdap finanzia con un proprio Fondo credito: la Gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie e sociali. Nel secondo, invece, i finanziamenti sono erogati da banche e società finanziarie, sulla base di convenzioni stipulate con l’Istituto.
Il Fondo credito è alimentato dalla contribuzione obbligatoria degli iscritti Inpdap e da quella volontaria di pensionati Inpdap e lavoratori e pensionati pubblici iscritti, ai fini previdenziali, ad altri enti o istituti (decreto ministeriale 45 del 2007) che aderiscono a tale Fondo.

Posizione Assicurativa dei Dipendenti Pubblici

Per ogni dipendente pubblico iscritto l´Inpdap costruisce e gestisce una posizione assicurativa, cioè registra, certifica e aggiorna i dati sul rapporto previdenziale tra questo e l´Istituto:
  • datori di lavoro
  • anagrafica e domicilio iscritto
  • stato di servizio e retribuzioni

  • periodi riconosciuti (riscatti, ricongiunzioni, computi, etc)
 La posizione assicurativa aggiornata consente all´Istituto di definire, con esattezza e in tempi rapidi, le prestazioni cui l´iscritto ha diritto: pensioni, indennità di fine servizio, trattamenti di fine rapporto, prestiti e mutui, riscatti e ricongiunzioni.
 Consente, inoltre, all´iscritto di accertare se possiede i requisiti richiesti dalla normativa per l´accesso alla pensione e di valutare se aderire a fondi di previdenza complementare.
 I canali e i passi che portano alla definizione della posizione assicurativa sono molteplici e vedono coinvolti più soggetti: le Amministrazioni Pubbliche, gli iscritti, i Patronati e l´Inpdap che gestisce e governa l´intero processo.
Gli iscritti, in particolare, sono coinvolti personalmente nel processo di verifica e aggiornamento dei propri dati.
 Nell´agosto del 2006 è partita, in via sperimentale l´operazione "prime comunicazioni", su un campione limitato di iscritti.
 L´invio delle prime comunicazioni a tutti gli iscritti consente agli stessi di inoltrare eventuali richieste di modifica o integrazione della propria posizione assicurativa.
 Le posizioni assicurative opportunamente integrate alimentano il Casellario centrale dei lavoratori attivi.
 L´operazione è un importante passo verso l'estratto conto integrato, vale a dire l´esposizione della posizione assicurativa completa e certificata.
 L´estratto conto integrato riporta tutte le informazioni relative a periodi di lavoro svolti dall´iscritto, sia presso Amministrazioni pubbliche, sia presso Aziende private e quindi con iscrizione a Enti previdenziali diversi.
DOCUMENTAZIONE:

fonte: INPDAP

I Contributi Pensionistici

I contributi – che costituiscono salario differito – sono somme calcolate sulle retribuzioni e versate all’Inpdap dalle amministrazioni e dagli enti iscritti per il conseguimento delle prestazioni pensionistiche, previdenziali e creditizie.
Esistono vari tipi di contributi, ma quelli principali sono i contributi obbligatori, quelli figurativi, quelli volontari e i contributi per riscatti e ricongiunzioni.
Le Amministrazioni e gli Enti iscritti detraggono mensilmente i contributi obbligatori dalla busta paga del lavoratore e, aggiungendo la quota a loro carico, li versano all’Inpdap. Per garantire il regolare flusso delle entrate si utilizzano procedure informatiche.
I lavoratori iscritti, in possesso dei requisiti richiesti, possono presentare domanda per la copertura di periodi di astensione dal lavoro così come indicati dalla normativa di riferimento (congedo parentale, aspettativa per cariche pubbliche elettive, aspettativa sindacale, etc.), per la prosecuzione volontaria dei contributi e per la ricongiunzione e il riscatto di particolari periodi.

fonte: INPDAP
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La Previdenza Complementare e le tappe del suo ingresso

La previdenza complementare è una forma di previdenza integrativa che si aggiunge a quella obbligatoria.
Nasce per garantire a tutti i lavoratori, in particolare ai più giovani, un tenore di vita adeguato anche dopo il pensionamento. Nel Perché aderire sono descritti i vantaggi.
Il continuo processo di riforma delle pensioni, iniziato nel 1992, ha contribuito alla sua diffusione. Prima di allora il sistema pensionistico pubblico assicurava un grado di copertura tale da non rendere necessaria una seconda forma di tutela previdenziale.
Il primo atto che ne regola costituzione, funzionamento e finalità è il decreto legislativo 124 del 1993.
Importanti novità sono state introdotte con il decreto legislativo 252 del 2005. Le nuove disposizioni, in vigore dal 1º gennaio 2007, interessano esclusivamente il settore privato.
Per i dipendenti pubblici il riferimento resta, per ora, il decreto legislativo 124, anche se è all’esame del Governo e delle parti sociali l´estensione della nuova normativa al mondo del lavoro pubblico. Pertanto le regole di seguito descritte potrebbero subire modifiche.

Previdenza obbligatoria: Le Tipologie di Pensioni

Le pensioni del settore pubblico sono erogate e gestite dall’Inpdap.
I trattamenti pensionistici sono distinti in prestazioni dirette, ovvero la pensione di anzianità, di vecchiaia, di inabilità e di privilegio, e prestazione indirette, come la pensione che spetta al coniuge superstite e ai congiunti dell’iscritto deceduto in servizio e la pensione di reversibilità che spetta ai superstiti del pensionato.
La legge di riforma delle pensioni 335 del 1995, più conosciuta con il nome di riforma Dini, ha profondamente cambiato l’intero sistema pensionistico italiano, in particolare quello pubblico, insieme con la legge 449 del 1997 e la 243 del 2004 (la riforma Maroni). La legge Dini ha infatti introdotto il sistema di calcolo contributivo delle prestazioni pensionistiche, che sta sostituendo con gradualità quello retributivo.
L'attuazione della riforma avviene in fasi differenti e coinvolge i lavoratori secondo gli anni di servizio.
I lavoratori neoassunti al primo gennaio 1996 e quelli che optano per il nuovo sistema sono soggetti all’applicazione integrale delle nuove regole di accesso e del metodo di calcolo contributivo. In questo sistema è prevista soltanto la pensione di vecchiaia.
I lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 sono soggetti al calcolo della pensione con il cosiddetto calcolo misto (retributivo per la parte di pensione relativa alle anzianità maturate prima del 1996, contributivo per quelle maturate successivamente) e accedono alle prestazioni secondo le regole del sistema retributivo (a meno che non optino il contributivo integrale). Per loro è prevista sia la pensione di anzianità sia quella di vecchiaia.
Le lavoratrici possono accedere anche alla pensione di anzianità a partire dal primo gennaio 2008 con 35 anni di contributi e 57 anni di età a condizione che optino per una liquidazione del relativo trattamento secondo le regole di calcolo del sistema contributivo (legge 243 del 23 agosto 2004).
I lavoratori con più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 sono soggetti all’accesso e al calcolo della pensione secondo le regole del vecchio sistema retributivo. A loro spettano i trattamenti pensionistici di anzianità e di vecchiaia.

fonte: INPDAP

Modulistica INPS

Sezione del sito dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, dedicato alla modulistica scaricabile ed inviabile online, divisa per macro categorie:
Assicurato / Pensionato
Aziende e Contributi
Prestazioni a sostegno del reddito
Convenzioni Internazionali
Unione Europea
Moduli vari
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PRESA DIRETTA di Riccardo Iacona - La Scuola Tagliata

Inchiesta di Riccardo Iacona su RAI3 del 10 febbraio 2009 ancora terribilmente attuale. Lungi da noi il pensare che sia il risultato solo dei tagli del ministro Gelmini, che ha tuttavia dato il colpo di grazia. Lo sfascio della Scuola è un meticoloso e condiviso lavoro bipartizan di destra e sinistra accomunati da uno stesso gene: l'ignoranza dei reali problemi della Scuola.

La Riforma Gelmini e l'Istruzione Tecnica e Professionale

E’ di poche sere fa un circostanziato servizio del TG1 che metteva in evidenza la difficoltà di molte industrie soprattutto del centro nord nel reperire personale tecnico qualificato.
Il problema sembra essere imputabile soprattutto alla carenza di tecnici diplomati nelle scuole tecniche e professionali, tradizionalmente impiegati quadri intermedi.
Lo stesso ministro Sacconi confermava immediatamente dopo l’evidente difficoltà delle aziende in un suo intervento allo stesso Tg.
Viene spontaneo domandarsi se l’attuale politica del governo nei confronti della scuola e del nostro sistema di istruzione e di formazione nel suo complesso, sia in grado di porre rimedio a questa situazione.

Gite Scolastiche: solo rischi e nessuna indennità per i Professori accompagnatori

Il tragico avvenimento accaduto alla ragazza in gita scolastica a Londra fa luce su una situazione ben nota agli addetti  ai lavori ma poco conosciuta e soprattutto poco creduta al di fuori: il compenso inesistente, o quasi, per i Docenti accompagnatori, a fronte di una responsabilità 24 ore su 24. Ho detto quasi inesistente perché effettivamente, ad esempio, il sottoscritto, per una gita di 4 giorni a Ventotene con una classe di 24 alunni di seconda media, ha ricevuto 12 euro netti di compenso, complessivi!. Il fatto che siano minorenni non è ininfluente poiché la sorveglianza e la responsabilità ne vengono amplificate.
  Riporto l'articolo pubblicato oggi dal Messaggero.it di Luca Brugnara su questa situazione che, se non sarà affrontata seriamente, porterà inevitabilmente alla cancellazione di questo sia pur importante strumento didattico, con conseguenti ricadute negative sugli studenti, in primis, e su tutti gli operatori turistici che su di esso prosperano.
  Ad ogni buon conto raccomando ai colleghi di esigere la lettura, nella loro scuola,  della polizza assicurativa che copre i sinistri in queste circostanze. In particolare i massimali, gli ambiti di applicazione e le eventuali esclusioni.
ROMA (20 febbraio) - Gestione difficile, indennità minima, rischi quotidiani o, per meglio dire, continui: i professori romani partecipano sempre più malvolentieri alle gite scolastiche. Alla fine, magari, partono, ma solo dopo lunghe insistenze. Nel tempo, i pericoli sembrano aumentati e, chi può, evita le città più “tentatrici”, quali Londra, Parigi e Barcellona.
«Per due anni sono state sospese - spiega la preside del liceo scientifico Pasteur, Daniela Scocciolini. - Le gite erano diventate sempre più lontane da un viaggio di istruzione, troppo rischiose e costose: erano solo un momento di sregolatezza. Quest’anno ci riproviamo, ma cambiando le regole: l’organizzazione è affidata direttamente ai professori, con fondi di istituto e dei ragazzi. E norme ferree. Si tratta di viaggi di istruzione veri, con mete come Andalusia e Salamanca per chi studia Spagnolo, Berlino, Lisbona».
I pericoli sono quotidiani. «Convincere i professori è stata un’impresa - ricorda Annalisa Contardi, dirigente dell’Itis Manzoni. - Ragazzi che si calano dai balconi, altri che tornano ubriachi o si sentono male, senza poi fornire una spiegazione. Le famiglie, poi, non fanno sconti e se la prendono con la scuola se qualcosa non andasse per il verso giusto. Il gioco non vale assolutamente la candela».
Il momento peggiore, sono tutti d’accordo, è la notte. «Durante il giorno, ci sono i rischi classici - aggiunge Contini - ma la sera e la notte, tutto si complica e sicuramente nessun accompagnatore va a dormire tranquillo. Del resto, non si possono chiudere i giovani in camera. Facciamo una rotazione tra gli accompagnatori, perché, dipendesse da loro, non partirebbe nessuno». Un metodo adottato anche ai licei Orazio, Virgilio e Seneca. Come se non bastasse, il compenso è minimo. «Non è stato facile trovare insegnanti disposti a partire per Budapest - ricorda Marcella Cognolato, professoressa dell’istituto Von Neumann - anche perché l’indennità è troppo bassa per i rischi che si corrono».
Ma quanto viene “pagato” il rischio? «Come un normale giorno scolastico - specifica Valeria Azzolini, preside del Itc Marconi - senza alcuna retribuzione per il lavoro notturno, di fatto, quello più rischioso. Da noi, solo 3 docenti su 21 hanno dato disponibilità a partire. I ragazzi, in gita, esprimono una personalità diversa rispetto alle ore di lezione, con tutti i loro problemi ed esuberanze, aumentate dall’essere in gruppo». «Al Plinio - racconta un insegnante che preferisce l’anonimato - solo due docenti erano disposti a partire volontariamente».
L’allarme viene ribadito da altre scuole. «Il viaggio di istruzione è una offerta proposta dalla scuola, non un obbligo - sottolinea Rosario Salamone, preside del liceo classico Visconti. - Oggi, sono troppi i rischi di chi parte». Un tema affrontato e ora superato anche al liceo Mamiani: «Quest’anno si faranno le gite - sostiene il dirigente scolastico dell’istituto di viale delle Milizie, Cosimo Guarino - mentre lo scorso anno i professori non accettarono di partire anche in seguito al taglio dei fondi. Le mete sono state stabilite dai singoli consigli di classe». E forse anche per diminuire le tentazioni, la scelta ricade spesso su mete meno caotiche. «Le destinazioni sono due - precisa il preside del liceo scientifico Newton, Mario Ruscioni - Cracovia e Auschwitz oppure Berlino, niente Barcellona o altre città. La regola stabilisce la presenza di un insegnante ogni 15 ragazzi ma, spesso, partono almeno due docenti, anche con soli 10-15 ragazzi, per una maggiore sicurezza».
«Niente Londra o Parigi come in passato - prosegue la preside del liceo scientifico Righi, Margherita Mastrangelo - ma Berlino, Lisbona o Tunisia». Ad allontanare i prof dalla gita, il timore di non riuscire a mantenere sotto controllo la situazione in ogni momento. «Non dimentichiamo un concetto - conclude Scocciolini. - I docenti-accompagnatori non lavorano una mattinata, ma 24 ore su 24, con pericoli continui e imprevisti».

Riforma Gelmini: un interessante Punto di Vista

Segnalo un interessante punto di vista sulla Riforma Gelmini, di Fulvio Lo Cicero, pubblicato su dazebao.org
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Prestazioni dei Fondi Pensione

Prestazione sotto forma di complementare
Il versamento del Tfr e degli eventuali altri contributi presso i fondi pensione dà luogo, al raggiungimento dei requisiti, alla liquidazione di una pensione aggiuntiva a quella obbligatoria. La pensione complementare si ottiene quando si maturano i requisiti di legge per la pensione pubblica, di vecchiaia o di anzianità, purché si siano cumulati almeno 5 anni di partecipazione nel fondo pensione. L’iscritto può ottenere la pensione complementare con un anticipo massimo di 5 anni rispetto alla pensione obbligatoria, nei casi di non occupazione superiore a 48 mesi e di invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo. In caso di decesso prima che si raggiunga il diritto alla pensione complementare, l’intera posizione è versata agli eredi o alle persone che il titolare ha indicato per iscritto.

CNR cerca idee per il Web tra Studenti

L'idea piu' brillante mai sviluppata su Internet? Proveranno a scoprirla un milione e mezzo di studenti italiani, in oltre tremila istituti superiori sparsi per tutta la penisola, con il sostegno del Registro.it gestito dall'Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Iit-Cnr). Con l'unico limite della fantasia e della creativita', i ragazzi sono invitati a emulare Larry Page o Mark Zuckerberg (che, poco piu' che maggiorenni, crearono dal nulla Google e Facebook) per indagare le potenzialita' della Rete e trarne spunti per un utilizzo evoluto e consapevole.
I progetti piu' validi verranno sostenuti per giungere a compimento. L'iniziativa, ''Nativi digitali'', e' finalizzata alla diffusione della cultura di Internet nelle scuole.
L'Iit-Cnr la promuove nell'ambito della campagna di comunicazione del Registro.it: l'organismo che da oltre vent'anni assegna e gestisce i domini a targa italiana. La campagna, avviata nel novembre scorso con spazi rivolti al pubblico generalista, ha adesso l'obiettivo educativo e formativo di far conoscere agli studenti le norme nazionali e internazionali che consentono il funzionamento di Internet e, in particolare, il ruolo svolto dal Registro .it.
''Il progetto - osserva il direttore dell'Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, Domenico Laforenza - e' focalizzato sugli aspetti positivi di Internet e sulle opportunita', ancora tutte da scoprire, che la Rete offre a chiunque abbia idee valide''. Nelle prossime settimane 3.000 scuole riceveranno il kit di ''Nativi digitali'' (un dvd da vedere e commentare in classe con gli insegnanti e materiale informativo sulla Rete e sui domini .it) e potranno cominciare a elaborare le proposte: immagini o videoclip 'virali', progetti di socializzazione online o di strumenti per lo scambio di informazioni, servizi innovativi, elaborati artistici, videogame e programmi che documentino le potenzialita' di internet associate all'uso di un dominio italiano.it.
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fonte: ASCA
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Più soldi alla Scuola Privata

''Ogni giorno che passa e' sempre piu''evidente come il Governo voglia distruggere la scuola e l'universita' pubblica per privatizzare il sistema d'istuzione. La disponibilita' del Presidente del Consiglio Berlusconi ad aumentare le risorse per scuole private cattoliche, a fronte di tagli per 8 miliardi a quelle pubbliche e di 1,5 miliardi alle universita', sono un atto irresponsabile e in netto contrasto con i principi e i valori della nostra Costituzione''. Cosi' Mimmo Pantaleo, Segretario Generale Flc Cgil.
''Mentre migliaia di precari sono stati licenziati in tutti i comparti della conoscenza - aggiunge Pantaleo - e per il prossimo anno si prevedono altri 40000 tagli tra docenti e personale Ata,e non ci sono i soldi nemmeno per comprare la carta igienica,e moltissime scuole cadono a pezzi e le universita pubbliche rischiano la bancarotta, si vuole privilegiare l'istruzione per pochi e non un apprendimento di qualita' per tutti. Si ritorna al passato, alla selezione di classe e all'esclusione dall'istruzione dei soggetti sociali piu' deboli''.
''Un'idea regressiva della societa' - sottolinea Pantaleo - che allarga ulteriormente le disuguglianze e con una scuola che diventa sempre meno laica. La Flc-Cgil non e' disponibile a subire passivamente lo scempio dei diritti civili e sociali e per queste ragioni chiediamo al Governo di tornare ad investire nei settori della conoscenza pubblica''.
Lo sciopero generale del 12 Marzo, conclude, ''sara' una risposta forte ed unitaria per rivendicare il diritto delle nuove generazioni ad avere un sistema d'istruzione all'altezza dei tempi, che permetta di poter avere un presente e un futuro migliore rispetto a quello dei propri padri''.

res-map/mcc/alf

fonte: ASCA
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Assenze per malattia degli Insegnanti -9% a gennaio

Diminuiscono le assenze per malattia degli insegnanti. Rispetto a quelli dello stesso mese dell'anno precedente, nel mese di gennaio i giorni di assenza per malattia del personale della scuola con contratto a tempo indeterminato sono diminuiti del 9,2% per quanto riguarda gli insegnanti (534.638 giorni rispetto ai 588.495 del gennaio 2009), mentre sono aumentati del 7,8% per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo (206.102 giorni rispetto ai 191.244 del gennaio 2009). Lo riferisce una nota del ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione.
Le assenze superiori ai 10 giorni sono invece diminuite del 20,2% tra gli insegnanti e del 12,0% tra il personale tecnico amministrativo. Le assenze per altri motivi sono infine diminuite del 7,7% tra gli insegnanti e del 15,5% tra il personale tecnico amministrativo.
La rilevazione del Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca e' stata effettuata su 10.377 istituzioni scolastiche (il 97,9% del totale).
Nel confronto tra ordini di scuola, la diminuzione piu' significativa nelle assenze per malattia dei docenti si registra nella scuola secondaria di primo grado (-11,7%).
Seguono la scuola secondaria di secondo grado (-11,4%), la scuola primaria (-7,6%) e la scuola dell'infanzia (-4,9%). E' nel Nord Est che si osserva, a livello territoriale, la maggior riduzione di assenze per malattia, sia tra gli insegnanti (-25,1%) sia tra il personale Ata (-2,9%). Nel Sud e nelle Isole le assenze per malattia sono invece significativamente aumentate tra il personale tecnico amministrativo (+11,8%).

fonte: ASCA
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