google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 TUTTOPROF. google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Lauree ad hoc per diventare insegnanti

 Lauree specifiche abbinate a un anno di tirocinio direttamente in classe, questa è la novità in arrivo per chi decide di diventare insegnante. Le Ssis, Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, lasceranno il posto a un nuovo percorso che prevede il numero dei nuovi docenti  in base al fabbisogno, per prevenire  il fenomeno del precariato.
E' quanto ha annunciato oggi il ministro dell'Istruzione Gelmini in occasione della firma del Regolamento sulla formazione iniziale dei docenti, aggiungendo che tra le novità ci sarà anche una maggiore attenzione all'inglese, alle nuove tecnologie e ai ragazzi disabili.
"Il primo obiettivo (del nuovo Regolamento) è evitare l'insorgere di un nuovo precariato", ha detto Gelmini nella conferenza stampa di presentazione del Regolamento. "Dobbiamo pensare anche al futuro, ormai abbiamo l'obbligo di proporzionare la formazione alla definizione dei fabbisogni della scuola".
Il ministro ha annunciato che saranno istituiti dal 2011 accessi a numero chiuso ai corsi universitari come Scienze della formazione, con un limite pari al fabbisogno della scuola più un ulteriore 30%, destinato anche a coprire il fabbisogno delle scuole paritarie.
"Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell'Italia e sostituiamo alle vecchie Ssis un percorso di lauree magistrali specifiche e un anno di tirocinio co-progettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal sapere al saper insegnare", ha spiegato Gelmini in una nota diffusa dal ministero.
Recentemente le dichiarazioni del ministro Gelmini -- sull'impossibilità di assorbire tutti i 220.000 lavoratori precari della scuola -- avevano provocato aspre polemiche da parte degli stessi lavoratori e di una parte del mondo della politica. Poco dopo il ministro aveva detto di stare lavorando con le Regioni per fare in modo che almeno una parte di questi precari venisse assorbita.
"I posti vacanti sono 20mila, su 220mila precari", ha aggiunto oggi la Gelmini, che si è detta fiduciosa riguardo alla possibilità di assorbire nel sistema scolastico nell'arco di 6-7 anni, grazie a un buon numero di pensionamenti, i restanti 200mila, per i quali "al momento non c'è lavoro" nella scuola.

NUOVE REGOLE

Il Regolamento prevede che per insegnare nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sia necessaria una laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso, che venga aumentata la parte di tirocinio a scuola e che sia previsto un apposito percorso laboratoriale per la lingua inglese e le nuove tecnologie.
Inoltre, "per rispondere meglio alle esigenze dei ragazzi disabili", il nuovo Regolamento inserisce in tutti i percorsi gli insegnamenti finora riservati ai soli futuri insegnanti di sostegno, in grado di consentire a tutti i docenti di avere una preparazione di base sui bisogni speciali.
Per diventare insegnanti nella scuola secondaria di primo e secondo grado, sarà necessaria tra l'altro la laurea magistrale ad hoc (a numero programmato, basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie), completata da un anno di tirocinio formativo attivo (475 ore di tirocinio a scuola, di cui almeno 75 dedicate alla disabilità, sotto la guida di un insegnante tutor).
Per quanto riguarda i tirocini, "gli Uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini (...) e avranno anche funzione di controllo e di verifica sui tirocini", spiega il ministero nella nota.
Secondo il ministero, il Regolamento tra l'altro sostituisce al sistema Ssis strutture più snelle, evitando costi per il sistema e per gli studenti e abbreviando di un anno il percorso di abilitazione per la scuola secondaria.

Campagna 2010 contro il tabagismo - "Io non fumerò mai!"

I dati più recenti a disposizione (Indagine DOXA-ISS-OFAD 2010), indicano che negli ultimi anni, l'età di avvicinamento al fumo si è andata pericolosamente abbassando. Tra i 15 e i 24 anni d'età i fumatori rappresentano il 21,9%. I maschi sono il 25,3% e le femmine il 18, 4%. In questa fascia d'età, l'indagine ha rilevato che il 34,5% dei baby-fumatori inizia a fumare prima dei 15 anni e il 50,8% tra i 15 e i 17 anni: quindi l'85,3% dei ragazzi inizia a fumare prima del 18° anno d'età, quando frequenta ancora la scuola.

Secondo i dati, il 73,4% dei giovani fumatori prende il vizio sotto l'influenza degli amici: si fuma perché "lo fanno tutti".
Il fumo è, dunque, ancora un abitudine molto diffusa fra i giovani, che cominciano a fumare per curiosità, per sentirsi più grandi, per inserirsi in un gruppo, per imitazione, per noia, per insicurezza.
Secondo i dati dell'OMS i fumatori che iniziano a fumare in giovane età e che continuano a farlo regolarmente, hanno il 50% di probabilità di morire a causa del tabacco.

E' dunque particolarmente importante prevenire l'iniziazione al fumo attraverso strategie combinate che comprendano sia interventi di promozione della salute, anche attraverso la realizzazione di campagne di sensibilizzazione, sia politiche per la riduzione dell'offerta. In questo ambito, il Ministero della Salute è impegnato, anche con l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato - competente per gli aspetti fiscali e dei prezzi, per il controllo del settore distributivo e per i controlli di legge sui prodotti – a definire azioni per limitare l'accesso dei giovani ai prodotti del tabacco. Accanto alla graduale costante diminuzione delle vendite di sigarette (pari a circa il 9,8% in meno rispetto al 2004) il Ministero ha segnalato il costante aumento delle vendite del tabacco trinciato (per le sigarette "fai da te": RYO – Roll Your Own), più che raddoppiate (+139%) dal 2004, ed aumentate ulteriormente nel 2009 (+26%). Questo tipo di tabacco, che rappresenta attualmente l'1,7 % del mercato, ha un costo inferiore rispetto alle sigarette ed è, quindi, particolarmente "appetibile" per i giovani consumatori.

Obiettivi

La nuova campagna 2010 del Ministero si rivolge quindi ai giovanissimi e si pone l'obiettivo di prevenire l'iniziazione al fumo favorendo, fin dalla prima età scolare, un atteggiamento di netto rifiuto nei confronti di questo vizio.
La campagna non trascura anche gli altri due obiettivi che contraddistinguono le politiche antifumo del Ministero della Salute: la cessazione dall'abitudine al fumo e la tutela della salute dei non fumatori.

Tono e messaggio

Per quanto riguarda lo stile comunicativo, si è deciso di evitare il ricorso ad un approccio drammatico. I messaggi proposti in modo positivo, infatti, risultano essere quelli che sono accolti più favorevolmente dal pubblico e che vengono più seguiti. E' stata, pertanto confermata la scelta di comunicazione intrapresa con la campagna 2009, cioè quella di provare ad instaurare con lo spettatore una relazione di empatica complicità attraverso il ricorso ad un linguaggio espressivo e ad un trattamento del messaggio diretto e leggero, ma comunque sempre attento ad una corretta funzione informativa.

Strumenti e mezzi

E' stato, pertanto, realizzato uno spot televisivo della durata di 35 secondi interpretato dall'attore Renato Pozzetto. Il ricorso allo stesso testimonial della campagna 2009 permette di capitalizzare, in termini di riconoscibilità della fonte e di immediatezza di comprensione dei messaggi veicolati, l'efficacia della comunicazione.
La riuscita della precedente campagna è stata anche testimoniata dal primo premio ottenuto nella categoria Comunicazione pubblica del Concorso nazionale "Aretè" - rassegna annuale che attribuisce riconoscimenti ad aziende, enti e istituzioni che si sono distinte per un'attività di "comunicazione responsabile" - per "aver lanciato un messaggio importante ed efficace grazie anche alla scelta simpatica del linguaggio".
Nello spot Renato Pozzetto è un maestro elementare che anche utilizzando un gesto surreale tipico della sua gestualità cinematografica (un dito che si accende improvvisamente per richiamare l'attenzione della classe) invita i suoi alunni ad una riflessione critica sui danni alla salute che provoca il fumo. Per tutta risposta, i bambini in modo inaspettato manifestano una consapevolezza già maturata in senso salutistico e raccontano in modo semplice e spontaneo gli svantaggi che percepiscono quando i loro genitori fumano: "la mia mamma tossisce" "il mio papà puzza!"

Lo spot si conclude con un invito ai bambini a prestare maggiore attenzione verso i rischi del fumo e con la richiesta di farsi portavoce del messaggio che non si deve fumare più. Tale invito è enfatizzato in modo corale da tutta la classe con l'espressione "TAAC!" che da due anni collega le iniziative di comunicazione contro il fumo promosse dal Ministero.
L'idea di fondo della campagna è quindi quella di informare ed imprimere nei bambini il concetto chiaro che il fumo fa male per renderli capaci di operare un domani con più naturalezza scelte a tutela della propria salute e anche della salute degli adulti a loro vicini. Sono i bambini la scommessa su cui puntare per una nuova generazione senza fumo e per stimolare gli adulti ad essere più attenti.

Tempistica

A partire dal 9 luglio lo spot sarà diffuso per un mese sulle principali reti a diffusione nazionale. Sulle tre reti RAI (negli spazi che il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio riserva gratuitamente alle pubbliche amministrazioni) sulle tre reti Mediaset e su La 7.


 

OCSE: in Europa pochi laureati, è necessario investire nell'istruzione

Secondo quanto evidenzia uno studio realizzato dall'Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)  i giovani nell'Unione Europea che si laureano sono meno rispetto a quelli di Canada, Giappone o  Russia.
Lo studio che raccomanda alla Ue di investire maggiori risorse nella Scuola ha confrontato il livello di istruzione dei giovani tra i 25 e i 34 anni, rilevando come in 21 paesi europei solo una media del 34% di loro ha compiuto un ciclo di studio universitario, contro un tasso superiore al 50% in paesi come la Corea, il Giappone, il Canada e la Russia.
Secondo lo studio, intitolato "Uno sguardo sull'istruzione 2010", il tasso massimo in Europa è quello dell'Irlanda, con il 45% del campione che ha completato un ciclo universitario.
Lo studio mette in luce anche delle conseguenze dirette tra i livelli di istruzione e il tasso di occupazione in Europa, considerando il tasso di molto inferiore dei laureati disoccupati (4%) rispetto agli altri (9%). Con questa premessa, il rapporto prospetta che con l'avanzare delle generazioni il tasso di disoccupazione in Europa possa peggiorare ancora rispetto all'attuale 10%, livello massimo degli ultimi12 anni.
"L'Europa non può rischiare di fallire in istruzione e formazione", ha detto Androulla Vassiliou, commissaria europea per l'Istruzione, la Cultura e la Gioventù, che spera che lo studio possa sollecitare nuovi investimenti comunitari nel settore.
Quest'anno la Ue ha indicato una serie di obbiettivi per i prossimi 10 anni, tra cui figura l'intento di innalzare la quota di laureati al 40%.
Secondo Pierre Mairesse, del dipartimento per l'istruzione della Commissione Europea, agli investimenti andrebbero accostate anche riforme del sistema universitario europeo.
"Gettandoci sopra soldi" non si risolverà il problema, ha detto Mairesse, secondo cui è necessario guardare anche agli sprechi e cercare maggiore coordinazione tra università europee e il settore privato, per far si che gli studenti studino effettivamente ciò che permetterà loro di inserirsi nel mercato del lavoro.

Per il ministro Gelmini è impossibile assorbire 200.000 precari

"La scuola pubblica non è in grado di assorbire tutti i 200.000 lavoratori precari della scuola", questo è quanto ha affermato il ministro Gelmini in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. "I precari che ereditiamo sono 200.000, un numero spaventoso, che è il frutto di politiche disinvolte del passato che la scuola non era in grado di finanziarie. Prima di chiedere più risorse al governo ci si deve preoccupare di ottimizzarne l'impiego. In un periodo di stretta sui conti pubblici è utopico chiedere ora più risorse".
Sulle proteste dei precari in corso, tra cui scioperi della fame in diverse regioni, il ministro ha detto che "sono in parte il frutto di strumentalizzazioni politiche. Non inconterò chi è venuto a protestare davanti a Palazzo Chigi", ha detto. "La strumentalità deriva dal fatto che non abbiamo ancora completato le operazioni (di assegnazione dei posti ai precari). Protestano senza essere stati ancora esclusi".

Il ministro ha detto di stare facendo uno sforzo di razionalizzazione circa il numero degli insegnanti non di ruolo da far lavorare, che si basa sull'entità della popolazione scolastica. La Gelmini ha inoltre aggiunto che il numero degli insegnanti di sostegno è aumentato nell'ultimo anno da 90.400 a 93.100 insegnanti. "Il problema è semmai a monte nella facilità con cui le Asl certificano la disabilità e degli abusi ci sono".

Responsabilità e autonomia degli insegnanti

Lo studio della rete Eurydice sulla professione docente offre una lettura comparata dei dati a livello europeo sull’autonomia didattica degli istituti scolastici e degli insegnanti, sulle condizioni di lavoro e sulla formazione in servizio di questi ultimi. Va a completare così il precedente studio della rete sull’autonomia scolastica degli istituti in materia di gestione delle risorse finanziarie e umane: L'autonomia scolastica in Europa. Politiche e modalità di attuazione.

Guarda lo studio in pdf

Alunni indisciplinati: cosa si fa in Europa

L'argomento delle misure disciplinari da adottare nei confronti degli alunni è un tema dibattuto in Europa. In particolare, in Slovenia, alcuni gruppi di insegnanti e capi d'istituto coinvolti hanno sollevato la questione urgente di come far fronte agli episodi di cattivo comportamento degli alunni. Una commissione ministeriale, appositamente costituita dal Dipartimento per l'istruzione obbligatoria, ha posto, quindi, le seguenti domande che sono diventate oggetto di un quesito sottoposto dall'Unità slovena alla rete Eurydice ed a cui hanno risposto 14 Paesi:

"Come ci si pone in Europa rispetto alla possibilità di espellere un alunno da scuola? Se questa misura disciplinare è prevista, in quali casi viene applicata? Vengono consultati i genitori? È previsto il trasferimento obbligatorio dell'alunno in un'altra scuola?"

Scarica il rapporto (2007) in pdf

Prevenzione e Lotta della Violenza a Scuola

Tre casi in Europa, uno Francese, uno Tedesco e uno Inglese riportati dal sito dell'Indire come spunto di riflessione su come affrontare il problema

Guarda il documento in pdf

 

Sistemi di istruzione europei

Un utile motore di ricerca messo a punto da PLOTEUS per trovare i sistemi di istruzione e formazione nazionali (descrizione del sistema, riconoscimenti di diplomi e qualifiche conseguiti all'estero, tasse scolastiche) per tutti i livelli d'istruzione e altri argomenti correlati.

Vai al motore di ricerca

Programmi di scambio e borse di studio europee

Scopri tramite PLOTEUS le possibilità di partecipare ai programmi europei.

PLOTEUS (un portale sulle opportunità formative in Europa) fu predisposto allo scopo di dare seguito alle conclusioni dei Consigli Europei di Lisbona e Stoccolma (Marzo 2000 e Marzo 2001), che invitavano la Commissione Europea e gli Stati Membri a creare, in ambito europeo, un servizio che fornisse informazioni sulle opportunità formative e di lavoro. Lo scopo di Ploteus, proprio come quello di Eures, il suo omologo, è quella di rendere effettiva la libertà di movimento per i cittadini europei supportandoli con le informazioni necessarie.
Nella sua versione attuale, PLOTEUS mira a facilitare la navigazione tra le informazioni esistenti sulle opportunità di apprendimento. Il lavoro di identificazione e classificazione delle informazioni è realizzato dai Centri Risorse Nazionali per l’Orientamento (Euroguidance) – un network europeo finanziato dal Programma Leonardo da Vinci e dalle autorità nazionali.


Che cos'è il Processo di Bologna?

Il Processo di Bologna è un processo di riforma a carattere europeo che si propone di realizzare entro il 2010 uno Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore. Vi partecipano al momento 46 paesi europei:

Albania, Andorra, Armenia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia e Herzegovina, Bulgaria, Città del Vaticano, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica ex-Yugoslava di Macedonia,Repubblica Slovacca, Romania, Russia, Serbia e Montenegro, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Ungheria.

Scarica in formato pdf il documento                          fonte: bolognaprocess.it

Prove nazionali di valutazione degli alunni in Europa

Prove nazionali di valutazione degli alunni in Europa: obiettivi, organizzazione e uso dei risultati 2009


Lo studio offre un'analisi dettagliata del contesto e dell'organizzazione dei test nazionali in 30 paesi europei e l'uso fatto dei risultati nell'ottica di informare la politica e la pratica educativa e di orientare la carriera scolastica degli alunni.

Presenta le diverse soluzioni adottate dai paesi europei riguardo agli obiettivi, la frequenza e la tipologia di test nazionali e indica i più importanti modelli e tendenze diffusi in Europa.

Consulta e/o scarica la pubblicazione                                          fonte: Eurydice

L'integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa 2009

Nel contesto dell'Anno europeo sul dialogo interculturale e congiuntamente alla preparazione di un Libro verde sull'istruzione e l'emigrazione, la rete Eurydice, su sollecitazione della Commissione europea, ha parzialmente aggiornato l'indagine del 2004 sull'integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa.


Questo documento si focalizza in particolare su:

- comunicazione tra scuole e famiglie

- insegnamento della lingua d'origine degli alunni immigrati.

Il rapporto copre i livelli prescolare, primario e secondario dell'istruzione generale di 30 paesi europei. Le informazioni sono state fornite dalle unità nazionali della rete Eurydice, integrate dai dati statistici Eurostat, PISA e PIRLS 2006.

L'anno di riferimento è il 2007/2008.

Consulta e/o scarica la pubblicazione                                                                  fonte: Eurydice

Strutture dei sistemi educativi europei 2009/2010: grafici 2009

Grafici che offrono una panoramica dell'organizzazione strutturale dei sistemi educativi europei.

Consulta e/o scarica la brochure

fonte: Eurydice

Organizzazione del sistema educativo italiano

Pubblicazione aggiornata annualmente che descrive in modo approfondito e articolato il sistema educativo italiano.
Si tratta della presentazione, in versione integrale, delle informazioni sul sistema educativo italiano contenute in Eurybase, la banca dati sui sistemi educativi europei, curata dalla rete Eurydice. Eurybase permette la consultazione dei contenuti sui sistemi educativi di tutti i paesi che fanno parte della rete Eurydice anche in modalità interattiva.


Organizzazione del sistema educativo italiano 2008/2009 
 

Obama: Sviluppo e fine della crisi solo con forte Classe Media

Barack Obama ha ribadito e sottolineato che solo con una forte classe media l'economia americana puo' ripartire. Annunciando alla nazione dallo Studio Ovale la fine della guerra in Iraq, il presidente Usa ha detto che "il fondamento della nostra prosperita' deve essere una classe media che si rafforza e sfortunatamente nell'ultimo decennio non abbiamo fatto quanto era necessario per sostenere le fondamenta della nostra stessa prosperita'".
Meditate governanti europei...meditate...

Obama vuole tagliare le tasse ad imprese e classe media

  Assediato da una perniciosa assenza di ripresa dell'occupazione Obama è arrivato finalmente ad una conclusione tanto banale quanto ovvia: se si vuole far ripartire l'occupazione bisogna far ripartire la ripresa economica, che a sua volta  viene messa in moto dai consumi, che a loro volta hanno il maggiore propulsore nella classe media. Ergo "bisogna tagliare le tasse alla classe media".
  Obama finalmente ci è arrivato, quando ci arriveranno anche i governanti europei che stanno facendo esattamente il contrario? Con una visione dell'economia primordiale hanno penalizzato i lavoratori del settore pubblico in nome di un roboante quanto effimero e controproducente risanamento dei bilanci pubblici, beccandosi, per contro, da una parte una contrazione dei consumi e dall'altra addirittura un declassamento del rating sovrano con tutte le conseguenze esposte in un precedente post.
  Quando capiranno che in questi periodi di crisi (il '29 insegna) l'economia va rilanciata allentando i cordoni della borsa e non stringendoli, attraverso opere pubbliche, in primis, e sgravi fiscali poi. Finora non lo hanno capito, massacrando in primo luogo gli impiegati statali, che sono il cardine della classe media e pubblicizzando l'esilirante slogan: "Coniugare il rigore dei conti pubblici con la ripresa" . Auspichiamo che anche i politici europei seguano l'esempio americano e cancellino le iniziative prese negli ultimi mesi per poi, gradualmente, aumentare il potere d'acquisto della classe media. Ne beneficerebbero tutti.
Purificatori d'Aria

I “piagnistei” dei precari della scuola

Tra le tante cose che i docenti debbono sopportare se ne è aggiunta una, forse inaspettata e per questo ancor più fastidiosa. E’ accaduto che in un afoso “post prandium” di fine agosto, quando si è in procinto di andare a fare la pennichella, all’improvviso un giornalista che fa “il punto” al TG1 economia si lamenta con tono ironico dei “piagnistei”, come lui stesso li ha definiti (prego guardare il video), che come ogni inizio anno scolastico esternano i precari “ben serviti” della scuola.

Già questo basterebbe per indignarsi, visto che si sta parlando di decine di migliaia di persone che perdono il posto di lavoro ma è tutto il suo intervento che indigna per quanto è strampalato e fuorviante.

L’ esperto (pagato con denaro pubblico dalla RAI) non sa che se ne parla ad inizio anno scolastico perché è questo il momento in cui si decidono gli organici, non per tendere le trappole come lui le definisce. E poi, quali sarebbero le trappole di cui si sente in dovere di avvisare i telespettatori? “Tradizionalmente la produttività della scuola e dell’università è misurata da quanti posti di lavoro garantiscono” pontifica con il ditino alzato da Ayatollah. Ma chi lo ha detto? Dove è scritto? A me non risulta. La produttività della scuola, ovvero i risultati che ha ottenuto la trasmissione della conoscenza si effettua a fine anno scolastico o a fine di un corso di studi. Si potrebbe dire: “Bei risultati, siamo tra gli ultimi posti in Europa”. Ma non è tagliando posti di lavoro che si migliora la situazione, questo è un argomento che meriterebbe ben altra trattazione e saprei raccontarne di motivazioni…

Ma torniamo all’intervista. Prima definisce “piagnisteo” quello dei precari che ambiscono alla trasformazione del loro rapporto a tempo indeterminato e poi dice che ha “profondo rispetto per loro”…ma mi faccia il piacere…

E’ il ragionamento di chi ha un lavoro (e che lavoro!…vogliamo parlare de privilegi dei giornalisti…?) che non ha rispetto per chi lo cerca o lo difende, atteggiamento che ben si adegua al clima generale in cui chi sta bene non sopporta “i piagnistei” di chi sta male, chi gode non sopporta “i piagnistei” di chi soffre, ecc.. Ma nel ragionamento “minestrone” ci sono altri elementi sconcertanti che improvvisamente appaiono. La retribuzione. Visto che vengono citate le statistiche europee, ha conoscenza costui di quanto sono retribuiti gli insegnanti in Europa?.

Il numero dei docenti in Italia è troppo elevato. Chi lo dice? Esistono statistiche aggiornate sull’argomento? Ho consultato il sito Eurydice ( la rete d’informazione sull’istruzione in Europa) e non ho trovato nulla al riguardo, non sarà l’ennesimo luogo comune?

Per tagliare corto, è il solito discorso di chi non conosce la scuola ma si sente in diritto di parlarne solo per averla frequentata come alunno e giustifica il suo intervento erigendosi a paladino dei diritti di studenti e genitori cercando un facile applauso con argomentazioni arbitrarie . Per quanto riguarda i precari si vorrebbe, con la logica aziendale che ormai impera, ridurli a impiegati con contratto “a chiamata”, con buona pace della loro possibilità di costruirsi un’esistenza ed un futuro degni di tale nome.


Moody's: le misure fiscali in Europa riducono la crescita e quindi il Rating sovrano

Con un comunicato che sembra più la scoperta dell'acqua calda che un'analisi di macroeconomia, come gli competerebbe, l'agenzia di rating Moody's ha pontificato che le misure di rigore fiscale messe in atto in Europa (leggi tagli di stipendio agli statali)  pesano sulla crescita a breve termine e quindi sul rating sovrano di alcuni Paesi.
Cosi' gli esperti di Moody's nel rapporto semestrale sulle prospettive dei Paesi europei: "Senza dubbio - afferma lo studio - le deboli prospettive di crescita hanno rappresentato una spinta importante per la decisione di Moody's di declassare i rating di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda e, di recente, Ungheria. Tuttavia, Moody's ritiene ben posizionati i rating Aaa di Francia, Germania e Regno Unito anche se la distanza verso il downgrade si e' ridotta di molto". Pur non facendo esplicito riferimento all'Italia l'agenzia mette finalmente in luce quella che da questo blog andiamo dicendo dalla prima ora. Tagliare o congelare gli stipendi degli statali in Europa è stata una mossa infelice ed ignorante delle elementari regole del buon senso prima ancora che delle regole di macroeconomia. E' semplicemente una contraddizione in termini. Un declassamento del rating sovrano significa un aumento del costo di rifinanziamento del debito, quindi: da una parte prendono i soldi agli statali per ridurre il deficit, dall'altra ne spendono il doppio per pagare il maggiore costo del denaro e non fanno neanche ripartire i consumi e l'occupazione. Ma si può essere più imbecilli di così?

BUONI LAVORO per il lavoro occasionale accessorio, un buon sistema anche per arrotondare la pensione

Negli ultimi due anni varie fonti normative hanno disciplinato la regolamentazione delle prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio, individuando nell’INPS il ruolo di concessionario del servizio, estendendo progressivamente l’ambito di utilizzo di questa modalità di lavoro.

Il sistema dei ‘buoni’ (voucher)

Il pagamento delle prestazioni di lavoro occasionale accessorio avviene attraverso il meccanismo dei ‘buoni', il cui valore nominale è pari a 10 euro.

E’, inoltre, disponibile un buono ‘multiplo’, del valore di 50 euro equivalente a cinque buoni non separabili ed un buono da 20 euro equivalente a due buoni non separabili.

Il valore nominale è comprensivo della contribuzione (pari al 13%) a favore della gestione separata INPS, che viene accreditata sulla posizione individuale contributiva del prestatore; di quella in favore dell'INAIL per l'assicurazione anti-infortuni (7%) e di un compenso al concessionario (Inps), per la gestione del servizio, pari al 5%.

Il valore netto del voucher da 10 euro nominali, cioè il corrispettivo netto della prestazione, in favore del prestatore, è quindi pari a 7,50 euro. Il valore netto del buono ‘multiplo’ da 50 euro, cioè il corrispettivo netto della prestazione, in favore del lavoratore, è quindi pari a 37,50 euro; quello del buono da 20 euro è pari a 15 euro.

Attenzione: Se le prestazioni occasionali accessorie sono svolte per imprese familiari di cui all’art. 70, comma 1, lettera g) del D.Lgs. n. 276/03 - per cui trova applicazione la normale disciplina contributiva e assicurativa del lavoro subordinato - il valore nominale del voucher è comprensivo della contribuzione (pari al 33%) a favore del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, di quella in favore dell’INAIL (4%) e di una quota al concessionario (INPS) pari al 5%, per la gestione del servizio.

Pertanto, il valore netto del voucher da 10 euro nominali, cioè il corrispettivo netto della prestazione, in favore del prestatore, è in tal caso pari a 5,80 euro.

I buoni (voucher) sono disponibili per l'acquisto su tutto il territorio nazionale, presso le Sedi INPS.

I buoni 'cartacei' acquistati dal committente, e non utilizzati, sono rimborsabili esclusivamente restituendoli presso le Sedi Inps, le quali emetteranno a favore del datore di lavoro un bonifico domiciliato per il loro controvalore e rilasceranno una ricevuta.

Acquisto buoni lavoro

L’acquisto dei buoni-lavoro può avvenire mediante le seguenti procedure:

- la procedura cartacea

- la procedura telematica

- l’acquisto presso i rivenditori di generi di monopolio autorizzati

La procedura telematica è accessibile dalla pagina ‘Accesso ai servizi’ di questa sezione oppure dal sito istituzionale http://www.inps.it/, nella sezione Servizi On-Line/Per il cittadino/Lavoro occasionale accessorio/Accesso ai servizi.

Attenzione: Per le prestazioni occasionali accessorie rese nell’ambito dell’impresa familiare di cui all’art. 70, comma 1, lettera g) del D.Lgs. n. 276/03 – per cui si utilizzano i ‘buoni a contribuzione ordinaria’ - è previsto esclusivamente l’utilizzo della procedura con voucher telematico.

Riscossione buoni lavoro
La riscossione dei buoni cartacei da parte dei prestatori/lavoratori può avvenire presso tutti gli uffici postali sul territorio nazionale.

Per consentire la riscuotibilità del voucher presso gli uffici postali e il corretto accredito dei contributi previdenziali e assistenziali, si raccomanda di indicare tutte le informazioni richieste dal buono lavoro, compilando i campi relativi al codice fiscale del committente/datore di lavoro, codice fiscale del prestatore/lavoratore, data di inizio e di fine prestazione.

Per quanto riguarda la procedura telematica, si evidenzia che in caso di cambio di indirizzo da parte del prestatore, l’Istituto non risponde delle conseguenze del mancato ricevimento di comunicazioni, INPSCard, bonifici domiciliati e dei conseguenti ritardi nella riscossione.

Per comunicare un indirizzo diverso rispetto a quello registrato nella procedura in origine e confermato al Contact Center, si invita a recarsi presso una Sede INPS provinciale per la sostituzione in archivio e l’automatico invio della comunicazione corretta a Posteitaliane.

I voucher acquistati presso i rivenditori di generi di monopolio autorizzati – individuabili tramite un’apposita vetrofania – possono essere riscossi nella relativa ‘rete tabaccai’.

fonte: http://www.inps.it/

I "pensionamenti forzosi" del personale scolastico con 40 anni di contributi sono incostituzionali e illegittimi


Cari Signori, 
Vi invio il testo sottoriportato e, in attachment,  l'elenco di 62 miei colleghi firmatari dello stesso

Con preghiera di urgente pubblicazione

grazie e cordiali saluti

contattatemi per organizzare una protesta / denuncia collettiva a :

prof. Giovanni Falcetta, docente di ruolo di Lettere nella Scuola Secondaria di II grado, con 37 anni di servizio effettivo, 40 anni di servizio "contributivo",  "rottamato" dal 1° Settembre 2010

g_falcetta@hotmail.com

tel. 0373 / 23 03 04

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6000 insegnanti licenziati dal 1 Settembre 2010, solo con "circolari truffa", dal Ministro Mariastella Gelmini

I "pensionamenti forzosi" del personale scolastico con 40 anni di contributi
                            sono incostituzionali e illegittimi



di Giovanni Falcetta
I “pensionamenti forzosi” del personale scolastico con 40 anni di contributi sono incostituzionali e illegittimi una bieca operazione di “macelleria sociale” o “darwinismo sociale”del tutto priva di valide e coerenti motivazioni, realizzata con delle circolari Miur che violano la forma e la sostanza delle stesse leggi 133/2008 e 102/2009, che regolano tale pensionamento. Infatti, mentre le leggi presuppongono l’accertamento di esubero in organico, le circolari “impongono” ai dirigenti scolastici di licenziare il personale anche in condizioni di non esubero. 
Senza l’attenuante di far posto a giovani docenti precari, in attesa di immissione in ruolo, perchè la Finanziaria 2008 e la recente manovra economica correttiva hanno tassativamente bloccato nuove assunzioni. altre ulteriori discriminazioni:
1) alcuni dirigenti scolastici hanno licenziato o non licenziato i propri dipendenti per simpatia o antipatia o in base alla paura o meno di improbabili sanzioni disciplinari che sarebbero loro arrivate (a loro dire, se non licenziavano) dagli Uffici provinciali, regionali o nazionali del Miur.

2) si sono già avute, da parte dei giudici del lavoro di tutt’Italia sentenze difformi sui ricorsi inoltrati loro dai docenti rottamati. Fino a questo momento almeno 15 giudici hanno accolto i ricorsi dei ricorrenti, altrettanti li hanno respinti. I dirigenti, nel licenziare il personale docente e Ata, con 40 anni di contributi, oggettivamente, hanno agito in una condizione di evidente “conflitto di interessi”, perchè, essi, all’ultimo momento, sono stati furbescamente, esclusi dal “pensionamento coatto”; In una scomoda ed ambigua posizione di palese “conflitto di interessi ” si son venuti a trovare anche tutti i giudici del lavoro che si sono occupati e si stanno occupando ancora dei numerosi ricorsi, perchè anch’essi, dalle leggi 133/2008 e 102/2009, che regolano la materia, sono stati furbescamente esclusi dal “pensionamento coatto”. 
E’ totale l’incostituzionalità sia della legge 133/2008 che della successiva legge 102/2009, perchè esse confliggono palesemente con l’art. 3, comma 1, Cost. in quanto escludono dalla “risoluzione forzosa del rapporto di lavoro” i magistrati, i professori universitari (art. 72, comma 11, legge 133/2008), i dirigenti medici di strutture complesse (art. 17, comma 35 novies, legge 102/2009) e i dirigenti scolastici. Incostituzionalità che (essendo tali norme “eccezionali” relative ai soli anni 2009, 2010 e 2011, termine oltre il quale non sarà più possibile la “risoluzione forzosa del rapporto di lavoro” nella P.A.), si paleserà maggiormente, allo scadere del 2011, perchè si creerà un’altra disparità di trattamento (altro conflitto con l’art. 3, comma 1, Cost.) tra i soggetti ai quali la “risoluzione forzosa del rapporto di lavoro” oggi si applica e i loro colleghi ai quali, pur trovandosi nelle medesime condizioni dei primi, dopo il 2011, non sarà più possibile applicarla.

La “risoluzione forzosa del rapporto di lavoro” del personale, in presenza di uno stato di servizio contributivo di 40 anni, si basa sul presupposto legislativo di accertamento della condizione di esubero in organico, come novellano le leggi citate che attribuiscono alla PA la facoltà di “risoluzione forzosa e unilaterale del rapporto di lavoro” ma solo ” nell’ambito degli interventi per il contenimento della spesa per il pubblico impiego…con la riduzione di un rilevante numero di posti di docenti….” con la raccomandazione che “dovrà essere evitata ogni forma di aggravio erariale connesso al formarsi di ruoli in esubero” (vedi art. 64 legge n. 133/2008 e Direttiva Miur n. 94 del 4 dicembre 2009, pag. 1). 
La “risoluzione forzosa del rapporto di lavoro”, anche in condizioni di non esubero, per gli insegnanti con 40 anni di servizio contributivo, è prescritta come obbligatoria solo dalla nota Miur prot. n. AOODGPER 1053 del 29/1/2010 e dalla nota Miur prot. AOODGPER 2261 del 25/2/2010. Ma tali note, come tutti sanno, non hanno alcuna cogenza di legge (vedi, ad esempio, sent. Cassazione n. 35 del 5 gennaio 2010: “….“La violazione di circolari ministeriali non può costituire motivo di ricorso per cassazione sotto il profilo della violazione di legge, non contenendo le circolari norme di diritto, ma essendo piuttosto qualificabili come atti unilaterali…”). 

Esse, quindi, sono solo un’interpretazione arbitraria delle leggi 133 /2008 e 102/2009 da parte dell’Amministrazione del Miur, centrale e periferica, e configurano a loro carico un grave abuso di potere (comportamento illegittimo). Ciononostante il Ministero della Pubblica Istruzione, gli Uffici scolastici regionali e provinciali, con queste circolari (Direttiva Miur n. 94 del 4 dicembre 2009 e successive nota Miur Prot. n. AOODGPER 1053 del 29/1/2010 e nota Miur prot. AOODGPER 2261 del 25/2/2010, citate) hanno imposto ai dirigenti scolastici, su tutto il territorio nazionale, l’obbligo inderogabile di procedere al “pensionamento coatto” dei loro dipendenti che hanno maturato, entro il 28 febbraio 2010, 40 anni di servizio contributivo, con un comportamento autoritario che ha annullato, di colpo, le facoltà discrezionali propri del loro ruolo dirigenziale, le prerogative dell’autonomia scolastica e del decentramento amministrativo. 

Un provvedimento questo che confligge anche con una recente Direttiva della UE che vieta, ai fini del licenziamento, la discriminazione per età. Vista la polemica e il violento antagonismo che il “pensionamento forzoso” ha provocato negli insegnanti precari contro i loro colleghi “anziani” di ruolo da rottamare, che stanno ricorrendo al Giudice del Lavoro contro il loro “pensionamento coatto” (colpevoli, ai loro occhi, di togliere loro la possibilità di avere un posto di ruolo stabile) faccio presente una notizia poco nota alla maggioranza dei docenti e dell’opinione pubblica : Sia la Finanziaria 2008 che l’attuale manovra economica correttiva, testè approvata definitivamente alla Camera, escludono, almeno fino al 2013, tassativamente, nuove assunzioni, anche in sostituzione di docenti pensionati o pensionandi. Le immissioni in ruolo di docenti precari (pare 10.000) promesse dalla Gelmini fanno parte di posti già occupati dagli stessi precari, posti diversi da quelli che occupano attualmente i docenti con 40 anni contributivi. Questi ultimi non saranno assegnati a nessuno, si perderanno e basta (vedi Italia Oggi di pochi giorni fa). E gli alunni, che sarebbero stati affidati ai docenti pensionati, saranno “spalmati” sulle classi dei loro colleghi rimasti in servizio, andando ad incrementare ancor più, in aggiunta agli effetti dei tagli di cattedre già avvenuti, il rapporto proporzionale docenti / allievi che, ad esempio, per le scuole secondarie superiori, da Settembre 2010, potrebbe mediamente arrivare a 30 studenti per 1 docente, accrescendo notevolmente il carico di lavoro degli insegnanti. Con buona pace dell’efficacia della didattica e dei processi di apprendimento! 


Questo è il grande inganno e la crudele beffa dell’attuale Governo e del suo Ministro dell’Istruzione, con la complicità dei “compagni socialisti” Brunetta e Tremonti (SIC!): hanno scatenato cinicamente ed artatamente (divide et impera!) una guerra tra poveri, mettendo i precari contro i loro colleghi di ruolo, con il tacito consenso di tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione, della stampa, e di tutti i sindacati della scuola. Alla faccia di tutte le periodiche raccomandazioni dell’Unione Europea e dell’OCSE che, ricordando i deficit di bilancio dei vari Stati, invitano da tempo i Paesi membri ad innalzare l’età pensionabile, anche su base volontaria, fino a 67/70 anni (In Spagna Zapatero ha proposto di innalzarla a 67 anni). 
Alla faccia di analoghe raccomandazioni fatte, di recente, a Bruxelles, dal nostro Presidente del Consiglio. Alla faccia dei consigli pressanti dati al nostro governo, anche recentemente, dal dott. Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e dalla dott.ssa Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che hanno ancora sottolineato l’esigenza urgente di innalzare l’età pensionabile fino a 67 anni e oltre. Alla faccia dell’emendamento alla manovra economica correttiva, testè approvata dall’attuale governo, in cui si afferma la correlazione graduale dell’età pensionabile con la cosìddetta “speranza di vita”, misurabile in base agli indicatori periodicamente forniti a riguardo dall’Istat. 


Alla faccia del disegno di legge, a firma, tra gli altri, dell’on. Giuliano Cazzola (PDL), tutt’ora in discussione alla Camera, che propone l’innalzamento “sperimentale” dell’età pensionabile, oltre i 65 anni, su base volontaria. Alla faccia delle recenti dichiarazioni del ministro Brunetta rilasciate alla radio RTL. 102, in cui lo stesso affermava che “il pensionamento forzoso” era “una norma intelligente che va applicata con intelligenza”. Che cosa sta accadendo da mesi, invece, in tutt’Italia? 
Molti dirigenti scolastici, adducendo di eseguire ordini gerarchici tassativi, temendo di ricevere sanzioni disciplinari dai loro superiori, entro il 28 febbraio 2010, hanno inviato, in tutta fretta, ai loro dipendentii con 40 anni contributivi, il “preavviso di risoluzione forzosa unilaterale del rapporto di lavoro”, a decorrere dal 1° settembre 2010, imponendolo loro implacabilmente, in modo totalmente indiscriminato. In taluni casi, i dirigenti, nella loro ansia di far presto per compiacere i loro superiori, hanno pure violato gravemente le leggi vigenti, innescando centinaia di ulteriori ricorsi da parte dei dipendenti pensionati contro la loro volontà. Infatti, mentre le leggi citate danno loro la facoltà di licenziare i pubblici dipendenti con 40 anni di contributi effettivi e figurativi realmente e definitivamente pagati, con avvenuta registrazione del pagamento presso gli Uffici della Ragioneria provinciale e dell’Inpdap (inclusi il riscatto degli anni di laurea, dei servizi preruolo, dei servizi prestati all’estero, etc.), in molti casi, nonostante tali precondizioni legislative non esistessero, i dirigenti hanno ugualmente licenziato i loro dipendenti, senza prendere in considerazione tali elementi ostativi.

Ci sono state anche altre situazioni in cui, per omissioni o negligenza continuate nel tempo della P.A., pur non essendo stata definitivamente chiarita la posizione giuridica degli insegnanti da licenziare, ed essendosi, perciò, avviato (anche senza una formalizzazioine istituzionale), un contenzioso tra questi ultimi e gli uffici centrali e periferici del Miur (per esempio, conosciamo un caso in cui, in base ad atti ufficiali dell’Amministrazione Scolastica, non è chiaro se l’insegnante, oggetto del provvedimento di pensionamento, appartenga giuridicamente alla Scuola Secondaria di I o di II grado), i Dirigenti, senza porsi alcun dubbio, e senza considerare le ragioni degli interessati, li hanno licenziati ugualmente in tutta fretta, ledendo gravemente il loro diritto alla difesa giurisdizionale dei loro legittimi interessi lesi dall’Amministrazione, seppure in regime di autotutela amministrativa già avviata. 
Addirittura, in alcuni casi, vista la resistenza opposta al pensionamento coatto da insegnanti e Ata, i dirigenti hanno chiesto in modo autoritario a questi ultimi di firmare una lettera di autolicenziamento. In alcune scuole i dirigenti, dopo aver loro consegnato la lettera di “preavviso di licenziamento”, hanno inviato ai loro dipendenti una diffida scritta, con minacce di sanzioni disciplinari in caso di non ottemperanza da parte loro, nella quale li sollecitavano a compilare, con la massima urgenza, i vari moduli necessari per richiedere all’Amministrazione l’erogazione della pensione e della buonuscita a decorrere dal 1 settembre 2010. Ovviamente, in questa loro decisione ha influito sicuramente anche il fatto che essi, grazie anche ai loro sindacati, successivamente all’approvazione delle leggi nn. 133/2008 e 102/2009, sono stati esclusi dal “pensionamento forzoso”. 

D’altronde, proprio l’attuale Governo ha da pochi giorni firmato con tutte le OO.SS. della dirigenza scolastica il nuovo contratto di lavoro che attribuisce ai dirigenti un aumento stipendiale medio di 350 euro lorde mensili più gli arretrati di vacanza contrattuale dal 2006 al 2009 da riscuotere entro il mese di agosto 2010. Di converso, ha bloccato per 3 anni il rinnovo del contratto di lavoro, già scaduto, degli insegnanti e del personale Ata (aveva programmato di dar loro 20 euro lorde di aumenti mensili !), stabilendo anche che gli anni 2009/2012 non saranno validi ai fini della maturazione degli scatti stipendiali di anzianità. Per questi motivi, i dirigenti, nel licenziare il personale docente e Ata, con 40 anni di contributi, oggettivamente, hanno agito in una condizione di evidente “conflitto di interessi”. Altri Dirigenti, in base ai loro insindacabili criteri, compresi la simpatia o antipatia personali verso gli interessati (altra discriminazione) e, quindi, utilizzando, di fatto, le facoltà discrezionali propri del loro ruolo dirigenziale, le prerogative dell’autonomia scolastica e del decentramento amministrativo, escluse in modo autoritario, come abbiamo visto, dalle Note e dalla Direttiva Miur summenzionate, non hanno inviato ai loro insegnanti la lettera di “preavviso di licenziamento”. Le centinaia di ricorsi ai giudici del lavoro, promossi dai dipendenti pubblici, insegnanti e non, contro i “pensionamenti coatti”, stanno avendo risultati difformi in tutti i Tribunali italiani. 

Almeno una ventina di giudici si sono già schierati a favore della Pubblica Amministrazione, altrettanti contro (altra discriminazione verso i pubblici dipendenti !), con grande intasamento delle aule giudiziarie (come se non fossero già abbastanza ingolfate!) ed enorme spreco di risorse umane ed economiche da parte dei ricorrenti (altra ingiustizia!) e, talora, anche dello Stato, quando esso viene (e, in alcune ordinanze, già lo è stato) condannato a pagare le spese processuali.
Per non parlare, poi, della scomoda ed ambigua posizione di palese “conflitto di interessi “in cui si son venuti a trovare tutti i giudici del lavoro che si sono occupati e si stanno occupando ancora dei numerosi ricorsi avverso i pensiionamenti forzosi, visto che essi dalle leggi citate (vedi sopra) sono stati esclusi da tale provvedimento. Non sarebbe stato meglio, nella L. n. 133 /2008, e nella n. 102 /2009, invece che dire che “l’amministrazione ha la facoltà di procedere unilateralmente alla risoluzione forzosa del rapporto di lavoro”, affermare che “l’amministrazione ha la facoltà, in base alle sue esigenze organizzative ed operative, di procedere, con accordo bilaterale con gli interessati, o su base volontaria degli stessi, alla risoluzione del rapporto di lavoro dei dipendenti con 40 anni di contributi”? 

Ci sono, infatti, migliaia di dipendenti pubblici che vorrebbero andare in pensione con 40 anni ed anche meno di contributi. Ma perchè imporre a tutti di andare in pensione per forza, anche a quelli che se la sentono ancora di lavorare (per la passione che hanno sempre transfuso in questa difficile professione, per l’entusiasmo e l’amore per la cultura che hanno cercato, con impegno e fatica, spesso riuscendoci, di comunicare ai loro studenti, per continuità didattica a vantaggio delle classi loro affidate) e anche a quelli, magari monoreddito, con figli e mogli a carico, con il mutuo casa da pagare, che fanno fatica ad arrivare a fine mese (come la maggior parte delle famiglie italiane con reddito mediobasso da lavoro dipendente), ai quali 100-150 euro in più nello stipendio, rispetto alla pensione, in questa fase di grave crisi economica, aiutano un po’ a tirare avanti? 

E, poi, qual è il risparmo che lo Stato ricaverà da questa operazione? Secondo Italia Oggi ed altri quotidiani, il Tesoro risparmierebbe, su 10.000 appartenenti al personale scolastico, comprendenti anche i presidi, una cifra che si aggira, più o meno su 450.000.000 di euro l’anno. Essendo i presidi, come abbiamo visto sopra, stati esclusi dal provvedimento di pensionamento, rimarranno da pensiionare, press’a poco, 6000 docenti su un totale complessivo di 700. 000. 
Dal loro pensionamento si prevede di ricavare, ipotizzando uno stipendio medio di 1900 euro a testa, un risparmio di 148.200.000 Euro l’anno. Ma, se consideriamo che lo Stato deve pagare a costoro la pensione massima, minimo 1700 Euro a testa, esso dovrà sborsare Euro 132.600.000. Infine, attraverso l’Inpdap, il Tesoro dovrà pagare ai pensionati coatti, dal 1° settembre 2010, entro 3 mesi, la buonuscita massima. Calcolando mediamente una buonuscita di 70.000 Euro a persona, lo Stato dovrà pagare subito a 6000 docenti rottamati, una somma complessiva che si aggira sui 420.000.000 di Euro, aggravando, così, il traballante bilancio Inpdap che, in parte è finanziato da contributi statali accantonati proprio per le buonuscite e le pensioni dei pubblici dipendenti. A questo punto, qual’è il risparmio a beneficio dei conti pubblici? Irrisorio. 

L’ultima giustificazione per il “pensionamento coatto”, addotta, oltre che dalle burocrazie ministeriali, dai precari, ancora dall’opinione pubblica ed anche, in un’altra intervista alla radio RTL. 105, dallo stesso ideatore del provvedimento, il ministro Brunetta, si fonda sull’asserzione (falsa) che, mandando in pensione 6000 insegnanti (ma il problema è esteso a tutti i pubblici dipendenti) si farebbe gradualmente largo ai giovani, svecchiando l’età anagrafica di questi lavoratori della scuola. Tale tesi è facilmente confutabile. Tra gli insegnanti, per esempio, centinaia di migliaia su 700.000, che rimarranno in servizio per non avere maturato 40 anni di contributi, hanno un’età anagrafica di 60-64 anni, spesso superiore a quella dei loro colleghi rottamati a 52-59 anni che possiedono 40 anni contributivi solo perchè hanno già riscattato, a loro spese (e a loro danno!) i 4 anni di laurea, servizi pre-ruolo, servizi all’estero o in altre Amministrazioni pubbliche o aziende private (ricongiunzioni). 

Ed allora, qual è la ragione del “pensionamento coatto”? Non è individuabile. Insomma, stiamo assistendo ad un’ ennesima operazione di “macelleria sociale” o “darwinismo sociale”, da parte del governo in carica, del tutto priva di valide e coerenti motivazioni. Puro arbitrio del potere. 
Un capriccio del Principe ! E, poi, seguendo una logica di “svecchiamento anagrafico”, perchè non mandiamo in “pensione coatta” i politici (i componenti di assemblee elettive nazionali, europee e degli enti locali) o i manager pubblici (parecchi dei quali hanno raggiunto l’età di 70 anni ed oltre), a partire da 60 anni in su? 
 

Pensioni: 16.000 uscite in meno a giugno rispetto alle stime Inps

L'INPS aveva stimato per giugno 147.700 nuovi pensionamenti, a causa dell'insaprimento dei requisiti deciso nel 2009, e invece i lavoratori che sono andati in pensione sono solo 131.300.
Lo riferisce una nota dell'istituto di previdenza. Sono scappati in pensione, in numero maggiore del previsto, i lavoratori dipendenti usciti in 85.500, ben 18.000 in più dei 67.200 attesi dall'Istituto.
Sotto le stime sono stati invece gli abbandoni di commercianti artigiani e lavoratori agricoli. Erano attesi al traguardo della pensione in 80.500, ma hanno lasciato il lavoro solo in 45.900: 34.600 in meno del preventivato.

Pensioni: Convenzioni Internazionali in materia pensionistica

Sul sito dell'INPS si trova una sezione con  le informazioni relative alle Convenzioni Internazionali in materia di sicurezza sociale stipulate per garantire la tutela previdenziale dei lavoratori migranti. I contenuti sono organizzati per argomento, come segue:
Regolamenti UE e Convenzioni bilaterali:
illustra la normativa relativa ai Paesi dell'Unione Europea e ai Paesi esteri con i quali sono stati stipulati accordi bilaterali;

Prestazioni >Totalizzazione Importo: chiarisce le modalità di erogazione della prestazione in totalizzazione con la contribuzione versata nel Paese estero;

Pagamenti all'Estero: descrive la modalità con cui il pensionato può richiedere il pagamento della pensione all'Estero. Tale criterio facilita l'utente nella ricerca delle informazioni, sia che si tratti di lavoratore attivo che di pensionato, consentendogli di conoscere prima gli accordi tra Paesi che regolano le prestazioni, per poi prendere visione delle modalità di erogazione e di richiesta della prestazione.


Aumento esponenziale dei trasferimenti dei docenti

Segnalo un interessante articolo a commento della notizia, pubblicata in questi giorni su tutti i giornali, dell'aumento esponenziale dei trasferimenti dei docenti. Non è, come si potrebbe pensare, solo il desiderio pur legittimo dell'avvicinamento a casa. C'è dell'altro e questo altro, a volte, ha delle origini inquietanti.
Tornando all'aspetto trasferimenti mi chiedo per quale motivo siano così avversati. Basti pensare alla "punizione" di dieci punti del proprio punteggio d'istituto per coloro che fanno domanda che non va a buon fine. Oppure la penalizzazione, sempre del proprio punteggio, della voce "continuità didattica" in caso di trasferimento andato a buon fine.
Ecco, il grande feticcio è la "continuità didattica" eletta a grande valore a favore degli studenti. Non sono d'accordo. Un insegnante che mette le radici in un istituto è un'insegnante che perde molti stimoli importanti. Cambiare volontariamente scuola, ambiente, studenti, colleghi ecc. è una sferzata positiva che ti rimette in gioco, ti rinnova, ti fa riscoprire la bellezza dell'insegnamento, ti da l'impressione di ricominciare da capo e quindi di ringiovanire. Tutto ciò con le positive ricadute sulla didattica e sugli studenti. Non dico che si dovrebbe cambiare scuola ogni anno ma un periodo di tre anni oltre il quale non si dovrebbero subire penalizzazioni mi sembra congruo.
Oltretutto questa maggiore mobilità avrebbe certamente una ricaduta positiva in termini di pendolarismo  e quello che ne comporta, in termini di costi, traffico, inquinamento, stress ecc.
Se poi si sta bene dove si sta....tanto meglio.

Video dell' intervento di Di Pietro alla Camera sul DDL intercettazioni con testo allegato

Lectio magistralis di democrazia parlamentare dell'On. Di Pietro alla Camera sul decreto intercettazioni del 31 luglio 2010 riportato in video e con testo integrale.

Guarda il video 

Cos'è la pensione di inabilità

È una prestazione economica, erogata a domanda, in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.

I pensionati di inabilità possono presentare domanda per ottenere l’assegno per l’assistenza personale e continuativa.

Guarda gli approfondimenti sul sito dell'INPS
 

Proposta di legge in favore di chi vuole prolungare il lavoro oltre i 65 anni

Proposta di legge in favore di chi vuole prolungare il conto assicurativo e contributivo. In caso di prosecuzione del lavoro si pagano contributi ridotti di due terzi. E il lavoratore per il periodo in più ha diritto a una minisupplementare rapportata ai versamenti ridotti.
E’opportuno che si possa andare in pensione superando la barriera dei 65 anni. I lavoratori devono avere il diritto di optare per continuare a lavorare oltre i limiti del collocamento a riposo. Lo sostiene la proposta di legge i cui primi firmatari sono l’on. Giuliano Cazzola per la Camera e il sen. Pietro Ichino per il Senato. Proposta firmata da parlamentari di maggioranza e opposizione. Scopo dell’intervento: consentire un  ulteriore permanenza al lavoro per due anni. Sulla scorta di quanto è previsto nel settore pubblico.
Attività senza limiti.
La prosecuzione dell’attività lavorativa oltre il compimento del sessantacinquesimo anno è disciplinata in termini diversi nel settore privato. In tale ambito, infatti, al raggiungimento dell’età per il collocamento al riposo (65 anni di età per gli uomini), il rapporto di lavoro non cessa automaticamente, in quanto il lavoratore può, con il consenso del datore di lavoro e fino a quando esso permane, proseguire nella propria attività.
Il datore di lavoro, infatti, può recedere ad nutum (ossia senza giusta causa o giustificato motivo e, quindi,
senza le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori) dal rapporto di lavoro.
Diversamente dal settore pubblico, tuttavia, il rapporto di lavoro può proseguire anche oltre un biennio. In altri termini, se nel settore pubblico (escludendo magistrati e professori universitari) non è in nessun caso consentito di prolungare l’attività lavorativa oltre il compimento del sessantasettesimo anno di età, nel settore privato è possibile prolungare l’attività lavorativa senza limiti di età con il consenso del datore di lavoro.
Tre proposte.
La proposta di legge, composta di due articoli, interviene attraverso modifiche all’articolo 4 della legge n.108 del 1990, introducendotre nuovi commi.

A – E’ previsto, in via sperimentale per un triennio, che il lavoratore debba comunicare al datore di lavoro la propria decisione di prolungare l’attività lavorativa con congruo anticipo (sei mesi).

B – E’ prevista la riduzione di due terzi dell’obbligo contributivo relativo all’assicurazione pensionistica generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, nonché alle forme sostitutive della medesima. La contribuzione ridotta è destinata a produrre produrre la provvista necessaria per una pensione supplementare, che si aggiungerà alla pensione principale maturata fino alla data originariamente prevista per il collocamento a riposo.

C – E’ previsto che, quando si tratti di rapporto di lavoro di diritto privato, decorso il termine originariamente previsto per il collocamento in quiescenza, il datore di lavoro abbia la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro per soppressione del posto o per sostituzione con altro lavoratore o per altro motivo di natura economica od organizzativa, corrispondendogli – in aggiunta al trattamento di fine rapporto – un’indennità di risoluzione del rapporto di lavoro pari al 25 per cento di una mensilità dell’ultima retribuzione lorda per ogni anno di anzianità di servizio del lavoratore o frazione di anno superiore a sei mesi, fino a un massimo di due mensilità. Decorso un biennio dal termine originariamente previsto per il collocamento in quiescenza, l’indennità prevista nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro non è più dovuta e si torna al regime di risoluzione del rapporto senza altro onere se non quello del preavviso, rimanendo a sostegno della continuazione del rapporto soltanto l’incentivo economico costituito dalla riduzione dell’onerecontributivo.
Tutti contenti? Il nuovo regime così delineato appare bilanciare in modo adeguato gli interessi di tutte le parti coinvolte, configurando anche un risparmio per il bilancio pubblico. Il lavoratore che intende posticipare il pensionamento può, proseguendo nell’attività lavorativa, godere di un trattamento economico superiore a
quello che percepirebbe se andasse subito in pensione.
Il datore di lavoro può continuare ad avvalersi dell’opera di lavoratori con un elevato livello di esperienza a costi più contenuti, in virtù della riduzione del carico contributivo.Per quanto concerne l’erario, infine, il rinvio del trattamento pensionistico si risolve in un risparmio netto sul piano economico.


ilcreaviaggi.com: i migliori Tour Operator raccolti in un solo sito

I diritti dei genitori quando arriva un figlio o quando si ha un handicap in casa

Opuscolo dell'INPDAP riguardante la normativa per i permessi di congedo per le mamme ed i papà prima, durante e dopo il parto. Inoltre congedi parentali prolungati in caso di malattia o handicap grave.

Guarda l'opuscolo

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La Previdenza complementare del Pubblico Impiego

Fondi esistenti, Fondi in arrivo, conviene, non conviene? Un interessante opuscolo dell’Inpdap tenta di dare una risposta esauriente alla domanda che tutti gli impiegati pubblici si pongono.

Guarda l'opuscolo

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Riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione

E' nato il sito per aiutare a conoscere la riforma della PA. Consente di seguirne le varie fasi e di sapere a che punto è arrivata. permette anche di partecipare al dibattito che sta crescendo su tutti i temi della riforma.

Vai al sito della riforma

Le assenze per malattia nell'impiego pubblico

Documento chiarificatore sul "cosa fare in caso di malattia" dell'INPDAP

- Cosa fare in caso di malattia
- Il certificato medico
- Visite di controllo
- Le sanzioni disciplinari
- Ferie e congedi parentali
- Conservazione del posto di lavoro
- La retribuzione
- Pensione e buonuscita

Guarda il documento in pdf

Come si calcolano le pensioni INPDAP

Finalmente un documento chiarificatore che spiega in modo chiaro ed esauriente il calcolo della pensione INPDAP nelle sue tre forme:
- Sistema Retributivo
- Sistema Contributivo
- Sistema Misto

Guarda il Documento in pdf 

Nei primi 6 mesi 2010 il Tfr doppia i fondi pensione

Il primo semestre del 2010 si è chiuso sottotono per i fondi pensione di categoria. Infatti, secondo i dati eleborati da Assofondipensione, il risultato medio dei negoziali è stato del +0,6%, contro il +1,3% registrato dalla rivalutazione del Tfr. Ovviamente si parla della performance media; i risultati vanno dal +3,1% del bilanciato di Solidarietà Veneto al -2,7% del bilanciato-azionario di Fonchim. Le tensioni che hanno segnato i mercati finanziari innescate dall’esplosione della crisi greca e dal debito sovrano nell’Eurozona hanno pesato non poco. Tuttavia il 77% dei comparti ha ottenuto rendimenti positivi e il 53% ha battuto il proprio benchmark di riferimento.

L’orizzonte temporale fa la differenza

L’investimento previdenziale, si sa, guarda al lungo periodo. Per questo è importante analizzare diversi orizzonti temporali. Secondo le statistiche di Assofondipensione, negli ultimi 5 anni (dal 30 giugno 2005 al 30 giugno 2010) i comparti negoziali hanno offerto un rendimento medio composto del 2,1%, leggermente superiora al 2% del Tfr.
Le cose cambiano ancora se si allarga ulteriormente lo sguardo. Fra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2010, tutti i comparti già esistenti all’inizio del periodo (prevalentemente bilanciati) hanno segnato una performance inferiore al +33% registrato dalla rivalutazione del Tfr (il migliore è stato il fondo dei metalmeccanici Cometa con un risultato leggermente superiore al 30%); il conteggio è stato fatto senza contare il contributo aziendale per i lavoratori che scelgono la previdenza complementare.

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A proposito di pensioni: la fatwa di Beppe Grillo ai parlamentari

La Scuola non è uno stipendificio? Ma anche il Parlamento non dovrebbe essere un pensionificio, invece lo è.
Guardatevi il video sulla maledizione (fatwa) lanciata da Beppe Grillo ai Parlamentari che dopo solo 2 anni e mezzo hanno diritto alla pensione (l'inizio è un po' noioso ma il finale è tutto da vedere).

POLITIKRON, il gioco dell'estate: conosci i politici di ieri? Mettiti alla prova

Sei sicuro di conoscere i maggiori protagonisti della politica italiana del secolo scorso? Su politikron trovi un gioco per metterti alla prova.

Vai a politikon

Governi del Regno d'Italia dal 1848 al 1946

Governi del Regno d'Italia dal 1848 al 1946, utile materiale didattico

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I nuovi percorsi liceali

Dal 26/05/2010 sono disponibili la stesura definitiva delle Indicazioni Nazionali e i percorsi liceali che comprendono la nota introduttiva, il profilo generale, il profilo specifico del percorso, il quadro orario e le Indicazioni di ciascuna disciplina.


Scarica il documento completo delle Indicazioni nazionali

I percorsi liceali

Liceo Artistico

indirizzo Arti Figurative

indirizzo Architettura e Ambiente

indirizzo Design

indirizzo Audiovisivo e Multimediale

indirizzo Grafica

indirizzo Scenografia

Liceo Classico

Liceo classico

Liceo Linguistico

Liceo linguistico

Liceo Musicale e Coreutico

sezione Musicale

sezione Coreutica

Liceo delle Scienze Umane

Liceo delle scienze umane

Liceo delle scienze umane - opzione Economico Sociale

Liceo Scientifico

Liceo scientifico

Liceo scientifico - opzione Scienze Applicate 

A proposito di merito, ecco come questo governo lo premia

Il ministro Brambilla mette ai vertici dell'Aci tre manager che si sono fatti da soli. Uno è il suo fidanzato, il secondo è il figlio di La Russa e il terzo è il pargolo del consulente berlusconiano Bruno Ermolli.

Trovare lavoro ai giovani e valorizzare i loro talenti è una missione nobile e importante: basta con questo Paese dominato dagli ultrasettantenni. E nessuno meglio di Maria Vittoria Brambilla - una vita a sgambettare nelle discoteche prima di diventare misteriosamente ministro - è consapevole dell'esigenza di un ricambio generazionale in questo Paese.
Avendo preso molto sul serio questo suo impegno, la signora Brambilla ha appena trovato lavoro a due giovani - non ragazzini, ma insomma under 40 - molto bravi e promettenti. Uno si chiama Massimiliano, ha 38 anni ed è un simpatico ragazzo che ama le camicie rosa e le cravatte azzurre, già noto negli ambienti accademici internazionali per essere stato fidanzato con Cristina Dal Basso del Grande Fratello, accanto alla quale è apparsa sulle pagine del settimanale "Chi".

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