Quiz per l'esame di Stato di abilitazione all'esercizio
della professione di medico, I Sessione 2012 del 12 luglio
2012.
I Prof sono soli: riflessioni dei Docenti del Liceo delle Scienze Umane di Perugia "A. Pieralli"
I prof sono soli.
La mattina, entrano in classi, nelle quali li aspettano, stipati, fino a venticinque, trenta alunni. Sono classi brutte: fredde d'inverno, calde d'estate, non ben illuminate, con la vernice che si scrosta, le tapparelle che cadono, le pareti nude, oppure coperte da carte geografiche che raffigurano ancora stati come la Cecoslovacchia o l'Unione Sovietica. In quelle classi, ogni mattina i prof cercano di motivare e coinvolgere ragazzi che perlopiù vorrebbero essere altrove.
Sono soli quando escono dalla classe, corrono in quella successiva, oppure vanno a ricevere i genitori, senza avere il tempo di incontrare i colleghi, parlarsi, discutere di didattica, di bisogni degli alunni, di strategie per migliorare l'insegnamento.
Sono soli quando il pomeriggio, a casa, senza che nessuno li veda, correggono pile di compiti, spulciano libri in cerca di spunti per la lezione del giorno dopo, o scrivono programmazioni che, già lo sanno, finiranno a prendere polvere negli schedari.
Sono soli anche durante i consigli di classe: ognuno solo con il proprio registro, nel quale i ragazzi si trasformano in file di nomi, numeri, giorni di assenze, note disciplinari.
I docenti, per la maggior parte, credono in ciò che fanno: altrimenti non lavorerebbero per una retribuzione che riconosce loro soltanto una minima parte del lavoro necessario perché le ore di insegnamento siano realmente efficaci. Un lavoro che parte ai primi di settembre e va avanti sino a fine giugno, o sino a metà luglio con gli esami.
Un lavoro per la maggior parte non pagato, o pagato male: volontariato, se vogliamo dirlo in maniera gentile.
I docenti sono quelli che, nell'opinione comune, “lavorano tre ore la mattina e hanno tre mesi di ferie l'estate”. Quelli soggetti a una disistima sociale generalizzata. Quelli che, secondo le recenti dichiarazioni del Presidente Monti, “difendono interessi corporativi” e “usano i ragazzi come scudi” per “evitare di lavorare due ore in più”.
I docenti, a questo punto, si sarebbero anche un po' stufati.
Ci chiediamo, noi docenti, se l'opinione pubblica si sia accorta del feroce attacco alla scuola, quella pubblica, che è in atto da almeno un decennio, da parte dei governi di qualunque colore politico.
Lo Stato italiano, lo sanno tutti, non ha mai brillato per attenzione alla cultura, è stato anzi il Ministro dell'Economia di uno dei recenti governi ad affermare che “la cultura non si mangia”: e sorvoliamo sulla grottesca paradossalità di un'affermazione del genere, in un paese che conserva più di metà del patrimonio artistico mondiale.
Negli ultimi anni, la scuola ha subito tagli ai finanziamenti pubblici pari al venti per cento annuo, a fronte di aiuti sempre più consistenti alle scuole private. I docenti hanno assistito alla perdita del potere d'acquisto dei propri stipendi e il blocco degli aumenti legati agli scatti d'anzianità. Si sono visti calare sulla testa “riforme” (quella Gelmini è solo la più tristemente famosa) che hanno compromesso la loro possibilità di svolgere la propria missione: costruire il sapere, far crescere le menti e le coscienze. Li si vorrebbe sempre più ridotti a ripetitori di nozioni, esecutori di programmi, somministratori di test a scelta multipla (i famigerati test Invalsi, ultima frontiera dell'omologazione cognitiva).
Ascoltano i ministri parlare di informatica, di lavagne multimediali, di tablet, di didattica via internet, ma sanno che gran parte delle scuole dispone a malapena di una connessione e di pochi computer vecchi e mal funzionanti.
Chi ha pagato di più queste politiche sono stati i più deboli: insegnanti precari, alunni con disabilità, oltre ovviamente a tutti quei ragazzi che, avendo difficoltà scolastiche, avrebbero bisogno di una maggior cura da parte dei docenti. Cura che non è più possibile fornire, affogati come siamo in classi da trenta persone.
Stando alle notizie (poche e confuse) arrivate dal Ministero, le ultime misure di legge dovrebbero prevedere un'ulteriore decurtazione di risorse pari al venti per cento, che equivale a dare un altro giro di vite al già esiguo flusso di ossigeno, che ancora prolunga l'agonia della scuola.
Il governo ha promesso, da una parte, che saranno ripristinati gli scatti d'anzianità, dall'altra ha deciso che i soldi saranno sottratti dal Fondo d'Istituto, ossia da quelle risorse che dovrebbero migliorare l'offerta formativa delle scuole. Insomma, dare con una mano per togliere con l'altra.
Il ventilato aumento delle ore di insegnamento da diciotto a ventiquattro (a quanto pare rientrato: ma non si sa mai) sarebbe stato solo l'ultimo di questi schiaffi. Non solo perché aumentare l'orario, senza aumentare lo stipendio, sarebbe suonato come un insulto a chi percepisce già stipendi fra i più bassi d'Europa. Ma anche perché sei ore in più (sei, presidente Monti!) avrebbero significato due o tre classi in più per insegnante, quindi cinquanta, settanta, novanta alunni in più da seguire, alunni che sono persone, ognuna con i propri bisogni e i propri diritti, e non nomi su un registro, quindi un aumento esponenziale del lavoro – ricordiamolo, non pagato – necessario per preparare le lezioni. Ciliegina sulla torta, quelle due o tre classi in più, assegnate ad ogni docente, sarebbero state sottratte a giovani colleghi, messi così a rischio di perdere il posto.
I docenti, a questo punto, dicono: basta!
Non si migliora la didattica restando in classe due ore in più, come sembra credere il professor Monti. Si migliora la didattica restituendo ossigeno alla scuola.
In fondo, gli insegnanti non chiedono molto.
Il rispetto della loro dignità di lavoratori e una retribuzione che tenga conto del lavoro realmente svolto e della sua qualità.
L'opportunità di esercitare l'insegnamento in una scuola pubblica, uguale per tutti, improntata a criteri di equità e di democrazia.
La possibilità di professionalizzarsi attraverso corsi d'aggiornamento seri, frequenti e soprattutto efficaci.
Un'edilizia scolastica fatta di scuole dignitose, sicure, possibilmente attrezzate secondo standard d'efficienza europei.
Per ottenere tutto ciò, serve che il Governo torni ad erogare fondi alla scuola, e non più a tagliarne. Serve il ritorno a una politica che veda la scuola come un'occasione per il futuro, e non come un tronco marcio da potare fino a rinsecchirlo.
Lo dobbiamo, se non a noi stessi, almeno ai nostri figli.
i Docenti del Liceo delle Scienze Umane di Perugia "A. Pieralli"
La mattina, entrano in classi, nelle quali li aspettano, stipati, fino a venticinque, trenta alunni. Sono classi brutte: fredde d'inverno, calde d'estate, non ben illuminate, con la vernice che si scrosta, le tapparelle che cadono, le pareti nude, oppure coperte da carte geografiche che raffigurano ancora stati come la Cecoslovacchia o l'Unione Sovietica. In quelle classi, ogni mattina i prof cercano di motivare e coinvolgere ragazzi che perlopiù vorrebbero essere altrove.
Sono soli quando escono dalla classe, corrono in quella successiva, oppure vanno a ricevere i genitori, senza avere il tempo di incontrare i colleghi, parlarsi, discutere di didattica, di bisogni degli alunni, di strategie per migliorare l'insegnamento.
Sono soli quando il pomeriggio, a casa, senza che nessuno li veda, correggono pile di compiti, spulciano libri in cerca di spunti per la lezione del giorno dopo, o scrivono programmazioni che, già lo sanno, finiranno a prendere polvere negli schedari.
Sono soli anche durante i consigli di classe: ognuno solo con il proprio registro, nel quale i ragazzi si trasformano in file di nomi, numeri, giorni di assenze, note disciplinari.
I docenti, per la maggior parte, credono in ciò che fanno: altrimenti non lavorerebbero per una retribuzione che riconosce loro soltanto una minima parte del lavoro necessario perché le ore di insegnamento siano realmente efficaci. Un lavoro che parte ai primi di settembre e va avanti sino a fine giugno, o sino a metà luglio con gli esami.
Un lavoro per la maggior parte non pagato, o pagato male: volontariato, se vogliamo dirlo in maniera gentile.
I docenti sono quelli che, nell'opinione comune, “lavorano tre ore la mattina e hanno tre mesi di ferie l'estate”. Quelli soggetti a una disistima sociale generalizzata. Quelli che, secondo le recenti dichiarazioni del Presidente Monti, “difendono interessi corporativi” e “usano i ragazzi come scudi” per “evitare di lavorare due ore in più”.
I docenti, a questo punto, si sarebbero anche un po' stufati.
Ci chiediamo, noi docenti, se l'opinione pubblica si sia accorta del feroce attacco alla scuola, quella pubblica, che è in atto da almeno un decennio, da parte dei governi di qualunque colore politico.
Lo Stato italiano, lo sanno tutti, non ha mai brillato per attenzione alla cultura, è stato anzi il Ministro dell'Economia di uno dei recenti governi ad affermare che “la cultura non si mangia”: e sorvoliamo sulla grottesca paradossalità di un'affermazione del genere, in un paese che conserva più di metà del patrimonio artistico mondiale.
Negli ultimi anni, la scuola ha subito tagli ai finanziamenti pubblici pari al venti per cento annuo, a fronte di aiuti sempre più consistenti alle scuole private. I docenti hanno assistito alla perdita del potere d'acquisto dei propri stipendi e il blocco degli aumenti legati agli scatti d'anzianità. Si sono visti calare sulla testa “riforme” (quella Gelmini è solo la più tristemente famosa) che hanno compromesso la loro possibilità di svolgere la propria missione: costruire il sapere, far crescere le menti e le coscienze. Li si vorrebbe sempre più ridotti a ripetitori di nozioni, esecutori di programmi, somministratori di test a scelta multipla (i famigerati test Invalsi, ultima frontiera dell'omologazione cognitiva).
Ascoltano i ministri parlare di informatica, di lavagne multimediali, di tablet, di didattica via internet, ma sanno che gran parte delle scuole dispone a malapena di una connessione e di pochi computer vecchi e mal funzionanti.
Chi ha pagato di più queste politiche sono stati i più deboli: insegnanti precari, alunni con disabilità, oltre ovviamente a tutti quei ragazzi che, avendo difficoltà scolastiche, avrebbero bisogno di una maggior cura da parte dei docenti. Cura che non è più possibile fornire, affogati come siamo in classi da trenta persone.
Stando alle notizie (poche e confuse) arrivate dal Ministero, le ultime misure di legge dovrebbero prevedere un'ulteriore decurtazione di risorse pari al venti per cento, che equivale a dare un altro giro di vite al già esiguo flusso di ossigeno, che ancora prolunga l'agonia della scuola.
Il governo ha promesso, da una parte, che saranno ripristinati gli scatti d'anzianità, dall'altra ha deciso che i soldi saranno sottratti dal Fondo d'Istituto, ossia da quelle risorse che dovrebbero migliorare l'offerta formativa delle scuole. Insomma, dare con una mano per togliere con l'altra.
Il ventilato aumento delle ore di insegnamento da diciotto a ventiquattro (a quanto pare rientrato: ma non si sa mai) sarebbe stato solo l'ultimo di questi schiaffi. Non solo perché aumentare l'orario, senza aumentare lo stipendio, sarebbe suonato come un insulto a chi percepisce già stipendi fra i più bassi d'Europa. Ma anche perché sei ore in più (sei, presidente Monti!) avrebbero significato due o tre classi in più per insegnante, quindi cinquanta, settanta, novanta alunni in più da seguire, alunni che sono persone, ognuna con i propri bisogni e i propri diritti, e non nomi su un registro, quindi un aumento esponenziale del lavoro – ricordiamolo, non pagato – necessario per preparare le lezioni. Ciliegina sulla torta, quelle due o tre classi in più, assegnate ad ogni docente, sarebbero state sottratte a giovani colleghi, messi così a rischio di perdere il posto.
I docenti, a questo punto, dicono: basta!
Non si migliora la didattica restando in classe due ore in più, come sembra credere il professor Monti. Si migliora la didattica restituendo ossigeno alla scuola.
In fondo, gli insegnanti non chiedono molto.
Il rispetto della loro dignità di lavoratori e una retribuzione che tenga conto del lavoro realmente svolto e della sua qualità.
L'opportunità di esercitare l'insegnamento in una scuola pubblica, uguale per tutti, improntata a criteri di equità e di democrazia.
La possibilità di professionalizzarsi attraverso corsi d'aggiornamento seri, frequenti e soprattutto efficaci.
Un'edilizia scolastica fatta di scuole dignitose, sicure, possibilmente attrezzate secondo standard d'efficienza europei.
Per ottenere tutto ciò, serve che il Governo torni ad erogare fondi alla scuola, e non più a tagliarne. Serve il ritorno a una politica che veda la scuola come un'occasione per il futuro, e non come un tronco marcio da potare fino a rinsecchirlo.
Lo dobbiamo, se non a noi stessi, almeno ai nostri figli.
i Docenti del Liceo delle Scienze Umane di Perugia "A. Pieralli"
Risorse Per Docenti Dai Progetti Nazionali
PROPOSTE PER LA FORMAZIONE CONTINUA DEI DOCENTI
Un supporto all’implementazione delle Indicazioni nazionali
attraverso i percorsi e i prodotti dei progetti nazionali - cofinanziati dal
FSE e realizzati in collaborazione con l'ANSAS - per promuovere lo sviluppo
professionale degli insegnanti. Le risorse del sito sono organizzate per area
disciplinare e includono guide alla costruzione dei curricoli, riflessioni
sugli sviluppi delle discipline e della loro didattica, strumenti per la
verifica degli apprendimenti, esemplificazioni metodologiche e approfondimenti.
CLICCA SUL BANNER PER ANDARE AL SITO
Storia della scienza, il VideoLab entra al museo
Nell’ambito di alcuni progetti di formazione e di ricerca
italiani ed internazionali Indire ha avuto l’occasione di collaborare con
numerosi enti culturali e di ricerca. Un’interessante e proficua collaborazione
è quella che, da qualche anno, vede coinvolti l’Indire insieme al Museo Galileo
- Istituto e Museo di Storia della Scienza (prima nell’ambito della formazione
Neoassunti e del progetto Pencil, poi del Piano di sviluppo professionale
"Educazione scientifica" promosso dal PON FSE 2007/2013
"Competenze per lo Sviluppo").
Fotografia Digitale, Corso online gratuito
Argomenti trattati: teoria e tecnica fotografica in modo
approfondito, i generi fotografici e cenni storici, sono inoltre presenti
articoli scritti da fotografi esperti in vari campi, un ampio capitolo sulla
fotografia in studio, tutorial sull'utilizzo di Lightroom e Photoshop.
Kit "Alla Ricerca Dell'unicità" sulle malattie rare
Il kit Alla Ricerca dell’unicità è un’iniziativa che la
Fondazione Telethon promuove in tutte le scuole primarie e secondarie di
1°grado con lo scopo di informare i giovani sulle malattie genetiche e
sull’importanza della ricerca scientifica.
Attraverso il sapore dell’avventura e la simbologia del viaggio,
il kit ha come obiettivo quello di sensibilizzare studenti e famiglie su quanto
sia importante guardare e scoprire cose che non conosciamo e che meritano la
nostra attenzione, raccontando la missione Telethon e la scelta della
Fondazione di dedicarsi a malattie rare e trascurate dai grandi investimenti
pubblici e privati.
Anci: Tassa su gioco azzardo e stop a F35
La Conferenza delle Regioni vuole che il Governo riveda i
tagli al fondo sanitario nazionale, il problema del trasporto pubblico locale e
il fondo sociale. I Comuni chiedono di fermare i tagli lineari previsti dalla
spending review e presentano i loro emendamenti.
ROMA - Le Regioni chiedono un incontro urgente al presidente
del Consiglio, Mario Monti, per analizzare le questioni economiche della legge
di Stabilità, mentre i Comuni minacciano le dimissioni di tutti i sindaci se i
tagli previsti a carico dei Comuni non saranno ridotti. La legge, così com'è,
non piace e da entrambi i gruppi arriva al governo al richiesta di rivedere il
testo.
L'incontro con il governo. La decisione di chiedere un
incontro al premier è stata presa dalla Conferenza delle Regioni, che si è
riunita stamattina. I tagli al fondo sanitario nazionale, la mancanza di
risorse per il trasporto pubblico locale a partire dal prossimo anno, il fondo
sociale ed altre questioni economiche, quelle messe sul tappeto. Se non vi
saranno chiarimenti le Regioni sottolineano la necessità che sia lo Stato a
provvedere ai servizi essenziali che non sono più in grado di erogare.
"Chiediamo un incontro urgente con il premier Monti perché si formino le
condizioni per aprire un Tavolo sui servizi fondamentali: la sanità, il welfare
e il trasporto pubblico locale che, continuando così, non potranno più essere
garantiti, ha sostenuto il presidente della Conferenza delle Regione, Vasco
Errani, che ha aggiunto: "Diversamente diventa chiaro che lo Stato dovrà
prendere ogni responsabilità con i cittadini riguardo all'impossibilità di
erogare i servizi in questione".
Lettera aperta del ministro Profumo a studenti e insegnanti
Cari studenti, cari professori
sono consapevole che il grande disagio che le piazze
esprimono - in particolar modo quelle animate da tanti giovani e studenti -
trascende dalle politiche scolastiche. I giovani, a ragione, sono preoccupati
del futuro e questo è un tema che chiama tutti alla responsabilità comune, per
uscire insieme dalla crisi e promuovere le opportunità in un’ Italia che deve
riprendere a crescere. Tuttavia mi preme rispondere, per quanto riguarda le
preoccupazioni espresse sul tema della scuola, alle sollecitazioni che ho
ascoltato in questi giorni. L’ascolto è parte del mio lavoro, e molte volte ho
dialogato con il mondo della scuola – insegnanti e studenti in particolare - e
continuerò a farlo.
Non riesco dunque a demonizzare le proteste delle ultime
settimane, perché ritengo che una certa dose di conflitto e dissenso sia
salutare per la democrazia. Ma certamente la democrazia ha anche il dovere di
regolare le forme della protesta, in modo da garantire i diritti di tutti i
cittadini e lavoratori. Anche diquanti, come gli agenti di pubblica sicurezza,
sono stati e saranno nelle strade e nelle piazze per garantire l'incolumità dei
manifestanti stessi e dei cittadini. E’ per questo che mi auguro che tutte le
iniziative di protesta della giornata di sabato si svolgano pacificamente, nel
rispetto reciproco.
Ascolteremo ancora, con attenzione, le proposte e le
critiche che giungeranno: siamo consapevoli e preoccupati per la mancanza di
risorse destinate a scuola, università e ricerca. Il mio impegno, mano a mano
che il Paese uscirà dall’emergenza, ha l'obiettivo di invertire la rotta degli
ultimi anni, per far tornare l'istruzione e la formazione il primo punto
dell’agenda per il nostro sviluppo futuro.
Colgo l'occasione di questa mia lettera per fare chiarezza
su uno dei punti che più hanno suscitato le proteste: il disegno di legge 953,
detto comunemente “ddl Aprea”. Ritengo doveroso specificare che tale proposta è
stata formulata e discussa in piena autonomia dal Parlamento, con la
partecipazione di tutte le forze politiche. Dunque non c’è alcuna diretta
responsabilità del Governo, né mia personale, nelle proposte ivi contenute.
Auspico, invece, che tutte le forze politiche sappiano ascoltare il dissenso di
vaste parti del mondo della scuola e intendano recepire le opportune proposte
di modifica durante la discussione attualmente avviata al Senato.
Il Governo – sulla vicenda dell’orario dei docenti - ha
dimostrato, in occasione della discussione della legge di stabilità, di saper
cambiare idea dopo aver ascoltato e tastato il polso della scuola italiana. E’
per questo che ho ritenuto di dare parere favorevole, già nella competente
commissione parlamentare due settimane fa, all’emendamento soppressivo della
proposta di innalzamento dell’orario settimanale dei docenti. Ho sempre pensato
infatti che le capacità di governare siano sinonimi di flessibilità,
pragmatismo e capacità di ascolto. Ribadisco questa mia personale convinzione
anche ora, nella mia responsabilità di ministro.
Francesco Profumo
FLASH MOB DEI DOCENTI "FUORI TUTTO!!!" - BARI - 1 Dicembre
Questo flash mob nasce dalla nostra indignazione nei
confronti dei sindacati CISL, UIL, GILDA e SNALS per la loro decisione di
revocare lo sciopero del 24 Novembre, sfaldando, ancora una volta, il fronte
sindacale unito. Tutto ciò per accettare una proposta inaccettabile del
Ministro Profumo.
A questo flash mob verrà affiancata un'altra iniziativa.
Stiamo preparando un documento in cui spieghiamo i motivi della nostra
protesta, in cui chiediamo le dimisssioni dei segretari nazionali dei sindacati
sopra indicati, il ricompattamento del fronte sindacabile e le nostre richieste
al Ministro. Questo documento avrà una duplice funzione: servirà sia da
comunicato stampa da inviare a tutte le testate giornalistiche, ai programmi di
approfondimento e a quelli "scandalistici" (se mi passate il
termine!), sia come lettera da stampare, portare nelle sale docenti, far
firmare ai colleghi e spedire alle sedi centrali dei sindacati individuati e
per conoscenza agli altri sindacati, al Ministro Profumo ed al Presidente del
Consiglio. Appena ultimato, pubblicheremo il documento su questo gruppo.
Organizzazione del falsh mob "FUORI TUTTI".
Sabato 1 Dicembre, alle ore 18.00 in punto, ci si ritrova
tutti in Via Sparano, nei pressi della chiesa di San Ferdinando (stesso luogo
del precedente flash mob). Mi raccomando a non formare gruppetti. Ognuno
passeggia, mischiandosi alla folla. Arriverò io, Vito Fumai (mi riconoscerete
perchè impungnerò un megafono e avrò la faccia da rivoluzionario!).
Al suono del mio fischietto (lo stesso dell'altro flash mob)
tutti ci raduniamo nella piazzetta di fronte alla chiesa e vi sedete per terra.
Io rimarrò in piedi con fischietto, megafono e faccia da rivoluzionario. A
questo punto leggo un breve messaggio in cui dico (questa è una prima stesura,
cambierò sicuramente qualcosa): "Il giorno 22 Novembre i sindacati Cisl,
Uil, Snals e Fgu-Gilda hanno divulgato un comunicato congiunto al fine di
dichiarare la propria soddisfazione per la decisione del Governo di inviare l’atto
di indirizzo all’Aran e per revocare lo sciopero proclamato per il 24 novembre.
Questi sindacati hanno accettato la proposta del Ministro Profumo di pagare
gran parte degli scatti di anzianità del 2011 con il fondo per il Miglioramento
dell'Offerta Formativa. Con questa azione gli scatti vengono pagati dai fondi
destinati ad attività fondamentali per il funzionamento di una scuola efficace,
come i corsi di recupero. Ancora una voltà, come già accaduto per la Riforma
Gelmini, alcuni sindacati hanno venduto la scuola e i docenti al Governo di
turno.
Quindi, in occasione del Natale, la Premiata ditta della
Cisl, della Uil, dello Snals e della Gilda, apre l'iniziativa FUORI TUTTO (a
questo punto tutti i docenti seduti per terra tireranno fuori fogli o cartelloni
con la scritta INSEGNANTE IN VENDITA). Approfittate anche voi della fantastica
svendita della premiata ditta! Fate come profumo, comprate gli insegnanti a
prezzi irrisori!"
Continuerò in questo modo, comportandomi da venditore. Dopo
qualche altra parola mi rivolgerò ai colleghi dicendo: "Ma adesso
conosciamo meglio questi economicissimi prodotti. Sentiamo qualcuno di voi.
Perchè un barese medio dovrebbe comprarvi?".
A questo punto chi vuole parlare alzerà la mano ed io mi
avvicinerò col megafono. L'inervistato si alzerà e dirà il motivo per cui è
conveniente comprarlo. Dovrà essere una specie di slogan, del tipo: "Sono
un insegnante di Latino e Greco, compratemi, lavoro anche tutto il giorno e mi
accontento di essere pagato solo per 18 ore!". Dopo ogni slogan dobbiamo
applaudire tutti insieme. Poi passerò ad altri che hanno alzato la mano. In
questo spazio potete proporre i vostri slogan. Chi lo propone poi lo dice al
megafono. Vi prego di pubblicarli sia per evitare le ripetizioni, sia per avere
un'idea della durata.
Il mio slogan è a vostra disposizione.
Porterò una piccola lavagna su cui scriverò il listino
prezzi degli insegnanti: si andrà dai più economici docenti di ruolo, ai
costosi ed esotici docenti precari, razza ormai in via d'estinzione nella
sempre più povera fauna scolastica.
Durante questa fase una o due persone possono distribuire il
documento ai curiosi.
Terminati gli slogan, quindi le mani sollevate, chiudo il
flash mob leggendo il documento che abbiamo avremo prodotto.
Due accortezze: primo preparate il foglio o il manifesto con
la scritta INSEGNANTE IN VENDITA e tiratelo fuori SOLO nel momento suinidicato.
Secondo contattate quante più testate giornalistiche possibile, senza svelare
nulla del flash mob, ma indicando soltanto il giorno, l'ora, il luogo e
mandando, eventualmente, il documento.
S P U T T A N I A M O L I !!!!!!!!!!!!!!!
Vito Fumai
Iscriviti a:
Post (Atom)