Cari studenti, cari professori
sono consapevole che il grande disagio che le piazze
esprimono - in particolar modo quelle animate da tanti giovani e studenti -
trascende dalle politiche scolastiche. I giovani, a ragione, sono preoccupati
del futuro e questo è un tema che chiama tutti alla responsabilità comune, per
uscire insieme dalla crisi e promuovere le opportunità in un’ Italia che deve
riprendere a crescere. Tuttavia mi preme rispondere, per quanto riguarda le
preoccupazioni espresse sul tema della scuola, alle sollecitazioni che ho
ascoltato in questi giorni. L’ascolto è parte del mio lavoro, e molte volte ho
dialogato con il mondo della scuola – insegnanti e studenti in particolare - e
continuerò a farlo.
Non riesco dunque a demonizzare le proteste delle ultime
settimane, perché ritengo che una certa dose di conflitto e dissenso sia
salutare per la democrazia. Ma certamente la democrazia ha anche il dovere di
regolare le forme della protesta, in modo da garantire i diritti di tutti i
cittadini e lavoratori. Anche diquanti, come gli agenti di pubblica sicurezza,
sono stati e saranno nelle strade e nelle piazze per garantire l'incolumità dei
manifestanti stessi e dei cittadini. E’ per questo che mi auguro che tutte le
iniziative di protesta della giornata di sabato si svolgano pacificamente, nel
rispetto reciproco.
Ascolteremo ancora, con attenzione, le proposte e le
critiche che giungeranno: siamo consapevoli e preoccupati per la mancanza di
risorse destinate a scuola, università e ricerca. Il mio impegno, mano a mano
che il Paese uscirà dall’emergenza, ha l'obiettivo di invertire la rotta degli
ultimi anni, per far tornare l'istruzione e la formazione il primo punto
dell’agenda per il nostro sviluppo futuro.
Colgo l'occasione di questa mia lettera per fare chiarezza
su uno dei punti che più hanno suscitato le proteste: il disegno di legge 953,
detto comunemente “ddl Aprea”. Ritengo doveroso specificare che tale proposta è
stata formulata e discussa in piena autonomia dal Parlamento, con la
partecipazione di tutte le forze politiche. Dunque non c’è alcuna diretta
responsabilità del Governo, né mia personale, nelle proposte ivi contenute.
Auspico, invece, che tutte le forze politiche sappiano ascoltare il dissenso di
vaste parti del mondo della scuola e intendano recepire le opportune proposte
di modifica durante la discussione attualmente avviata al Senato.
Il Governo – sulla vicenda dell’orario dei docenti - ha
dimostrato, in occasione della discussione della legge di stabilità, di saper
cambiare idea dopo aver ascoltato e tastato il polso della scuola italiana. E’
per questo che ho ritenuto di dare parere favorevole, già nella competente
commissione parlamentare due settimane fa, all’emendamento soppressivo della
proposta di innalzamento dell’orario settimanale dei docenti. Ho sempre pensato
infatti che le capacità di governare siano sinonimi di flessibilità,
pragmatismo e capacità di ascolto. Ribadisco questa mia personale convinzione
anche ora, nella mia responsabilità di ministro.
Francesco Profumo