La Disprassia è l’incapacità di compiere movimenti
volontari, coordinati sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo. La
Disprassia è un problema dell’organizzazione del movimento che può anche
influenzare il modo di apprendere di un bambino a scuola. È più comune nei
ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può comportare goffaggine, problemi
nell’organizzare il lavoro e nel seguire delle istruzioni. L’aspetto
caratterizzante della disprassia è la non corretta esecuzione di una sequenza
motoria che risulta alterata nei requisiti spaziali e temporali e spesso
associata a movimenti non richiesti (paraprassie) con la conseguenza che
l’attività motoria anche se eseguita con rapidità ed in modo apparentemente
abile, può essere del tutto inefficace e scorretta nonostante siano integre le
funzioni volitive, la forza muscolare, la coordinazione e la disposizione a
collaborare. La disprassia può essere associata spesso a problemi di
linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero. Il linguaggio può
essere semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli
aspetti articolatori, la percezione inadeguata nell’integrare le informazioni
periferiche e nel correlarle all’azione, il pensiero scarsamente organizzato
nei vari contenuti. Il bambino disprassico utilizza le funzioni che ha
acquisito in modo stereotipato, con strategie povere e ridotte alternative.
Tramite la pratica continuativa può acquisire funzioni e svolgere senza grosse
difficoltà le attività della vita quotidiana. La povertà di strategie e le
ridotte abilità di generalizzazione rendono tuttavia difficoltosa
l’acquisizione di nuovi compiti e il trasferimento di soluzioni strategiche già
acquisite.