Molto spesso siamo portati a credere che i programmi
catalogati come “strumenti compensativi” per il “trattamento” della dislessia
siano una risorsa ormai irrinunciabile per le attività scolastiche, ma allo
stesso tempo perdiamo di vista il carico “psicologico” che i nostri alunni sono
costretti a sopportare per avere questi aiuti tecnologici. Mi riferisco al
fatto che, se da una parte compensiamo il lavoro dei nostri alunni con sintesi
vocale, trattamento testi ecc. dall’altra li costringiamo a utilizzare, e
qualche volta trasportare, strumenti costosi e delicati. I computer che le
famiglie affidano ai loro figli racchiudono nella loro “potenza” compensativa
un peso di responsabilità che “arricchisce” la vita scolastica di
preoccupazione per il computer affidato.
Il progetto PcInTasca Dislessia propone di
racchiudere in una pen drive, dal valore di pochi euro, una serie di programmi
open source e free che non vengono installati sul computer ospitante, ma
possono essere utilizzati direttamente dalla pen drive. Questo permette agli
alunni a non essere vincolati alla macchina su cui sono installati i programmi
specifici, ma idealmente possono utilizzare qualsiasi computer (casa, scuola,
biblioteca ecc.) che abbia una porta usb e un sistema operativo Windows (il più
diffuso).