Ma, mi chiedo, tra il tutto e il niente non potrebbe esserci
il “Qualcosa”?
La prima casa è
sacra, siamo d’accordo, ma equiparare chi ha case di 50 mq. con chi vive in 200
mq. non è giusto. Esistono generici quanto risibili sgravi per chi ha dei figli a carico, per altro legati
all’età, che non fanno assolutamente giustizia.
Allora, io credo che
sia giunto il momento di riconsiderare la prima casa con parametri diversi
introducendo il concetto di “spazio vitale” che non dovrebbe essere
assolutamente tassato. Quanto può essere grande questo spazio vitale per essere
equo? In prima approssimazione penso che 50mq. per un single, 80mq. per una
coppia, 100mq. per tre persone, 110 per 4 persone e 10 mq. per ogni successivo
abitante sarebbe giusto. Il numero di abitanti, inoltre, dovrebbe essere legato
alla residenza e non all’età. I 50 mq. per il single non sono un premio ma la
considerazione che ci sono spazi accessori (bagno, cucina, corridoi) che non
possono essere considerati nell’insieme. Le famiglie numerose in questo modo
non verrebbero tassate. C’è poi da studiare l’incidenza delle pertinenze ma
questo è un lavoro che lascio ai più esperti.
Quanto tassare
l’eccedenza dei metri quadrati oltre lo spazio vitale della prima casa?
Poiché non si può considerare né prima casa né seconda casa
dovrebbe essere introdotta un’aliquota a metà tra l’una e l’altra, io credo
che, sommariamente, un 7,5 per mille sarebbe giusto, andando anche a coprire il
mancato gettito derivante dalla parte esente.
Questa proposta
potrebbe mettere d’accordo tutti: Berlusconi che vedrebbe salvato il principio
dell’intassabilità della prima casa, Monti che vedrebbe il gettito ridotto non
di molto e soprattutto gli italiani che si sentirebbero maggiormente rispettati
dai politici.
Ultima
considerazione, se venisse accolta questa proposta da tutti gli schieramenti si
sgombrerebbe il campo da un argomento che per l’ennesima volta sta
monopolizzando il dibattito politico, l’IMU, trasformando le elezioni politiche
in un referendum pro o contro di essa. Si tornerebbe finalmente a parlare di
cose più urgenti quali: il lavoro, la scuola, la sanità e il welfare.
Stefano Ponis