CHE COS’E’ UN GIOCO FILOSOFICO?
Il gioco filosofico, per dirla con Gadamer, è innanzitutto un gioco delle parti, in cui la “trasmutazione” nel pensiero di un altro (nel pensiero di Talete, di Anassimandro, di Platone, ecc.), nella misura in cui la si vive come tentativo di appropriarsi fino in fondo del pensiero di quell’Autore (tanto da vedere il mondo con i suoi occhi, con le sue categorie), è partecipazione alla sua filosofia (non solo conoscenza teorica, ma coinvolgimento ‘patico’ nell’esperienza di vita proposta). E dunque è un “arricchimento d’essere”, è una prospettiva in più, a partire dalla quale vedere la realtà. Per cui, dopo l’incontro con Talete, si avrà un modo totalmente nuovo di vedere l’acqua; dopo l’incontro con Anassimandro, si avrà un modo del tutto nuovo di percepire i contrari e i contrasti (nel mondo e nella vita), e, dopo l’incontro con Platone, si avrà un modo del tutto diverso di considerare le caverne, le catene, la ricerca della luce, e così via.
In quest’ottica, i giochi di filosofia, accanto e oltre l’obiettivo di verifica e/o approfondimento degli argomenti, hanno sempre come sfondo l’obiettivo di aiutare gli studenti ad entrare nel mondo del filosofo preso in esame, e di ‘trasformarsi’ nella sua forma.