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Nuove fasce di reperibilità nella P.A. per le assenze per malattia, L’opinione di Massimo Argenziano, dell'Università degli studi di Genova

A settembre le assenze per malattia dei dipendenti pubblici segnano +24,2%

Il ministro della Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, ha presentato, il 29 ottobre scorso, la rilevazione sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici del mese di settembre. I dati del monitoraggio indicano un incremento a doppia cifra delle assenze per malattia rispetto allo stesso mese del 2008: +24,2% (+19,4% per le assenze superiori a dieci giorni).
Il dato esprime una tendenza già evidenziata con la rilevazione di agosto (+16,7%), che non può sorprendere ove si pensi che il rapporto percentuale esprime la relazione tra valori, settembre 2008-settembre 2009, che si collocano in una fase successiva all'applicazione delle misure di contrasto all'assenteismo di cui al Dl n. 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133/2008, mentre fino al luglio 2009 il confronto era tra "pre" e "post" riforma.

L'"effetto annuncio"
Il ministero che, comunque stima una riduzione complessiva delle assenze nel primo anno di applicazione della legge n. 133/2008 pari al 38% (riferito al complesso delle amministrazioni pubbliche, ad esclusione dei comparti Scuola, Università e Pubblica sicurezza), ci offre una lettura semplificata del fenomeno:
• il forte decremento registrato nel primo anno di applicazione della riforma è dovuto in parte al c.d. "effetto annuncio" che avrebbe "spinto le assenze sotto i livelli fisiologici" (che vuol dire che molti lavoratori pubblici hanno reso la propria prestazione lavorativa in stato di malattia);
• l'opera intrapresa, limitando l'uso distorto delle assenze, garantisce la stabilizzazione dei valori su un livello più basso rispetto a quello precedente;
• le variazioni più o meno intense sono la conseguenza di fenomeni epidemiologici, ovvero di ripresa dei comportamenti opportunistici.
Le fasce di reperibilità ripristinate dal Dl "78"
I valori delle ultime rilevazioni sono ritenuti troppo elevati per rappresentare un assestamento fisiologico, d'altronde di difficoltosa quantificazione, o una maggiore esposizione a fenomeni epidemiologici, ma semmai vengono considerati il risultato della modifica delle fasce di reperibilità avvenuta nel mese di luglio 2009 (Dl n. 78/2009, convertito dalla legge n. 102 del 3 settembre 2009), che "può aver agito sulla probabilità di un uso distorto della malattia".
Ai fini dell'effettuazione dei controlli, il dipendente pubblico era, infatti, tenuto a osservare fasce orarie di reperibilità (8.00-13.00 e 14.00-20.00) più ampie di quelle previgenti ed applicate all'universo del lavoro dipendente.
Il citato decreto legge n. 78/2009, ripristinando le fasce orarie (10.00-12.00 e 17.00-19.00) entro le quali devono essere effettuate le visite di controllo, avrebbe creato l'"occasione" per il ritorno all'abuso dell'istituto.

Le misure previste dal Dlgs "150"
A tale segnale di una ripresa dei comportamenti opportunistici il ministro Brunetta intende rispondere rilanciando l'azione di contrasto all'assenteismo attraverso l'ampio strumentario dissuasivo previsto dal recente Dlgs n. 150/2009, attuativo della legge delega n. 15/2009.
In particolare, le novità annunciate dal ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione riguardano:
• l'invio per via telematica dei certificati medici, ad opera del medico o della struttura sanitaria pubblica, all'Inps. L'Inps a sua volta li invierà, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore. Sono applicate sanzioni in caso di inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica;
• l'obbligo, in caso di assenze protratte per più di 10 giorni e dopo il secondo evento, di avere un certificato della struttura sanitaria pubblica o del medico convenzionato con il Ssn;
• l'attribuzione al ministero per la Pubblica amministrazione e l'innovazione del compito di fissare le fasce orarie di reperibilità. Con decreto verranno introdotte fasce orarie più lunghe di quelle vigenti (9.00-13.00 e 15.00-18.00) , ma verranno contestualmente previste alcune eccezioni rispetto all'obbligo di reperibilità in considerazione di particolari patologie o situazioni;
• la responsabilizzazione del dirigente nell'applicazione delle disposizioni che contrastano l'assenteismo, con sanzioni disciplinari nel caso di mancata vigilanza (decurtazione della retribuzione di risultato o mancata attribuzione della stessa, sospensione dal servizio con privazione della retribuzione);
• l'introduzione di sanzioni disciplinari, amministrative e penali (licenziamento disciplinare, multa e reclusione) per il dipendente nel caso di falsa attestazione della presenza o di certificazione medica falsa;
• l'applicazione al medico che attesta il falso di sanzioni disciplinari, penali e amministrative (radiazione dall'albo, licenziamento se dipendente di struttura sanitaria pubblica o decadenza della convenzione con il Ssn, reclusione e multa).

Considerazioni critiche
Su alcuni di questi provvedimenti, la cui efficacia ed effettività dovrà essere verificata a regime, ho già espresso perplessità in sede di commento al decreto delegato .
L'intenzione di voler procedere a innalzare nuovamente le fasce orarie, portandole a 7 ore giornaliere, merita invece un approfondimento.
Intanto, non pare agevolmente apprezzabile il diretto collegamento tra la riduzione delle fasce orarie operata con la succitata manovra estiva e il consistente aumento delle assenze nei mesi di agosto e settembre.
A dire il vero in materia il Dl n. 78/2009 andava oltre la ridefinizione della reperibilità, abrogando il co. 5 dell'art. 71 della legge n. 133/2008, che disponeva che "le assenze dal servizio dei dipendenti di cui al comma 1 non sono equiparate alla presenza in servizio ai fini della distribuzione delle somme dei fondi per la contrattazione integrativa […]".
Seguendo il filo logico del ragionamento del ministro, la rimozione di questa sostanziosa penalizzazione economica avrebbe dovuto stimolare opportunismi tra i dipendenti pubblici, mentre i dati del monitoraggio mostrano addirittura un ulteriore decremento delle assenze per motivi diversi dalla malattia, - 2,4%, e per le assenze superiori a dieci giorni per malattia è dato registrare un valore percentuale contenuto rispetto al totale delle assenze.
La "leva" della reperibilità sconta poi una sostanziale inadeguatezza quale elemento dissuasivo: in presenza di fasce più ampie, maggiori sono le possibilità per il lavoratore di addurre giustificati motivi di assenza dal proprio domicilio.
Difatti, per consolidato orientamento giurisprudenziale, l'assenza al controllo non è sanzionabile in presenza di stato di necessità, forza maggiore o un serio e fondato motivo determinante un ragionevole impedimento ad adempiere all'obbligo di rendersi reperibili al controllo. Ovviamente, l'assenza del lavoratore è legittima quando il differimento della stessa oltre le fasce di reperibilità può creare pregiudizio per un apprezzabile interesse meritevole di tutela.
In buona sostanza, l'ampliamento delle fasce in sé non costituisce un'azione incisiva nella politica di riduzione dell'assenteismo. Tuttavia, non è revocabile in dubbio come interventi immediati e diretti di questo tipo, di cui vengono esaltati gli aspetti sanzionatori e repressivi, incontrino un largo favore nell'opinione pubblica determinando quello che lo stesso ministero definisce "effetto annuncio", con positive ricadute in termini di contenimento del fenomeno.
Si tratta, peraltro, di azioni i cui effetti hanno una tenuta limitata nel tempo, quando non adeguatamente sorretti da interventi articolati e complementari. Da questo punto di vista si deve notare come la cura adottata e ad oggi prescritta per contrastare l'assenteismo sia ancora di tipo sistemico e sintomatico, mancando di una adeguata attività di anamnesi in grado di disaggregare e di analizzare dati che presentano apprezzabili differenze non solo tra amministrazioni o macro-aree geografiche, ma anche a livello di ogni singola amministrazione.

Conclusioni
L'assenteismo è un fenomeno complesso che si manifesta attraverso differenti modalità, dall'eccessivo uso dei permessi retribuiti alle sistematiche assenze per malattia ed infortunio, dall'utilizzo di aspettative e permessi per motivi personali e familiari all'assenza dal servizio "sotto timbro" o alla mancanza sistematica di puntualità o di rispetto dell'orario minimo di lavoro, e che non può essere ridotto ad un rapporto tra la volontà fraudolenta del lavoratore e la carenza di controlli.
Non si vuole in questa sede negare l'apprezzabile risultato ottenuto dalle politiche governative di contrasto, ma si desidera porre l'accento sulla necessità di compiere un salto di qualità con un'azione più mirata ed equa, indirizzata ad isolare ed eliminare gli agenti patogeni prima ancora degli effetti da questi procurati.
Non è superfluo ricordare quale complessità di aspetti sociologici ed ambientali sia collegabile al comportamento dei lavoratori, ed alla relazione tra essi e le amministrazioni, e come interagiscano le condizioni di lavoro complessive.
Formazione, mobilità, elasticità negli orari di lavoro, motivazione, coinvolgimento nei processi decisionali, gratificazione economica e professionale, finanche attività sociali, microclima e salubrità dell'ambiente di lavoro, si sono dimostrati fattori essenziali nel migliorare le condizioni lavorative limitando i conflitti psicosociali che sono alla base del deterioramento delle relazioni tra lavoratore e impresa.
Forse allora l'incremento dell'assenteismo evidenziato nel documento presentato a Palazzo Vidoni, più che stimolare una reazione immediata e ripetitiva, dovrebbe insinuare il dubbio circa la validità di interventi, repressivi, punitivi, unilaterali, centralistici ed indiscriminati, i quali equiparando essenzialmente l'assenza all'assenteismo, potrebbero paradossalmente peggiorare la situazione per il loro impatto sugli aspetti motivazionali.
Affrontare viceversa le cause scatenanti, anche tramite progetti di brainstorming che enfatizzino la complementarietà tra i diversi ruoli, dirigenti, lavoratori e rappresentanze sindacali, in modo cooperativo e reticolare, anche potrà nel tempo circoscrivere il fenomeno consentendo l'adozione di misure più appropriate, condivise e funzionali ad ottenere risultati strutturali, stabili e duraturi.

fonte: Guida al Pubblico impiego n. 11/2009