google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 TUTTOPROF.: Un interessante articolo sugli effetti del Decreto 159/09 di Brunetta google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Un interessante articolo sugli effetti del Decreto 159/09 di Brunetta

Il decreto n.150/09, al Capo V, rivoluziona tutta la materia delle sanzioni disciplinari e delle responsabilità dei dipendenti pubblici, comprendendovi anche il personale della scuola. Contrariamente a quanto avvenuto con le norme contenute nei Titoli II e III , vale a dire misurazione,valutazione della performance nonchè merito e premi, i cui limiti e modalità di applicazione sono rinviate per il personale docente della scuola/Afam/ricercatori ad un apposito DPCM, per quanto attiene alle norme del Titolo IV,Capo V in materia disciplinare, non viene operato alcun distinguo, equiparando il personale docente al restante personale del pubblico impiego.

Identiche le infrazioni, identiche le sanzioni tanto per il commesso ministeriale quanto per il docente o ricercatore universitario. Cancellati con un colpo di spugna, la specificità della scuola, gli organi di garanzia e di tutela della libertà d’insegnamento, sancita dall’art.33,comma 1 della Costituzione repubblicana che recita: "L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento". Messi così a rischio d’un sol colpo sia la libertà d’insegnamento, vale a dire l’autonomia didattica nel suo profilo metodologico e contenutistico sia la libertà dell’insegnamento con riferimento all’ambito organizzativo e strutturale.
Lo stesso art.1 del Dlgs. n. 297/94 che ben definisce la libertà d’insegnamento come "autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente…diretta a promuovere attraverso il confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni…nel rispetto della loro coscienza morale e civile ", rischia di rimanere lettera morta, ingabbiato sempre più nelle trame di un disciplinare, finalizzato anch’esso, tramite la dirigenza "a garantire la piena e coerente attuazione dell’indirizzo politico in ambito amministrativo" .
E chi se ne frega della libertà d’insegnamento, dell’autonomia didattica, della specificità della scuola e della peculiarità della dirigenza scolastica. Chi dovrà decidere, in attesa degli organismi che saranno preposti a valutare anche nella scuola merito, carriera e professionalità degli insegnanti, organismi per ora rinviati ad un apposito DPCM ? Chi deciderà nel frattempo dell’insufficiente rendimento, dell’inefficienza o incompetenza professionale, del licenziamento di un docente ?
Secondo il decreto Brunetta, i nuovi Uffici di disciplina istituiti presso l’Usp che possono comminare sanzioni da 11 giorni di sospensione fino al licenziamento. Uffici composti esclusivamente da funzionari dell’Amministrazione, senza alcuna rappresentanza del corpo docente come invece erano i Consigli di disciplina. Con l’abolizione dei Consigli di disciplina, sparisce ogni garanzia della libertà d’insegnamento, voluta dal precedente legislatore coi decreti delegati del ’74 , con lo stato giuridico specifico e distinto da quello degli impiegati civili dello Stato (TU n.3/57 ). Un ritorno al passato, agli anni cinquanta tanto cari all’attuale governo di centrodestra, preso a modello per contro riformare la scuola e non solo.
A questa svista politico-culturale se ne aggiunge un’altra di natura tecnico-giuridica. Nelle foga abrogazionista, introdotta dal decreto 150/09, è sfuggito, proprio in materia disciplinare , tutto l’articolato contenuto nel Dlgs.n.297/94 riguardante procedure, competenze e sanzioni del personale docente non di ruolo. L’art.72 del decreto n.150 si limita ad abrogare per i docenti soltanto gli art. dal 502 al 507 del 297/94 che riguardano esclusivamente il disciplinare del personale di ruolo. Per effetto della Legge n.69/09,voluta dall’attuale governo, i testi normativi devono obbligatoriamente indicare le norme che si intendono sostituire,modificare o abrogare in maniera esplicita e non più tacita (cfr.art.3).
Viene così introdotto nell’ordinamento un principio di legge dell’abrograzione esplicita non derogabile. Per effetto di tale norma , rimangono in vigore le norme disciplinari per i docenti precari : 5mila a Milano, 10mila in Lombardia, quasi 100mila in tutta Italia. Se la prima svista potremmo classificarla funzionale all’obiettivo , la seconda più banalmente è una sbadataggine . Entrambe le sviste testimoniano, comunque, quanto poco conosce la scuola chi ci governa.

Pippo Frisone

Fonte:ScuolaOggi.org                 (segnalato da lucy)