Il Comitato Olimpico, d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione, sta promuovendo azioni volte ad accrescere il numero di scuole, e quindi degli studenti, che partecipano al primo livello di selezione. In tal senso si inserisce l’iniziativa di produrre alcuni materiali didattici da mettere a disposizione dei docenti che, auspicabilmente, intendono organizzare attività preparatorie con cui aiutare gli studenti ad affrontare la gara.
Creare attività multimediali per la Scuola con Jclic
JClic è un programma per creare delle attività educative
multimediali (come Hot Potatoes, tanto per dare un'idea), si tratta di un
software libero multipiattaforma , funziona infatti su Windows, Linux, Mac e
Solaris, è basato sulla tecnologia Java, per utilizzarlo occorre installare la runtime Java.
JClic è l'evoluzione in Java di Clic, un programma
creato nel 1992 da Francesc Busquets per il ministero dell'educazione del
governo autonomo della Catalogna (Departament d'Educació de la Generalitat de
Catalunya) , è basato su standard aperti (utilizza il formato XML) ed è
distribuito con licenza
GNU GPL; in questi anni è stato utilizzato da numerosi insegnanti
(soprattutto di lingua spagnola e delle altre lingue parlate in Spagna:
catalano, basco, gallego) che ne hanno permesso lo sviluppo collaborativo .
- Il sito del programma http://clic.xtec.net/en/jclic/index.htm è
attualmente disponibile in tre lingue: spagnolo, catalano e inglese. Offre una
sezione per il download del programma (http://clic.xtec.net/en/jclic/download.htm),
i tutorial in diverse lingue e un repertorio delle attivitàdistribuite
con licenza Creative Commons.
- Può creare numerose tipologie di esercizi: puzzle,
associazioni, cruciverba, esercizi di testo, cruci puzzle (wordsearch) e
supporta diversi formati multimediali ( tra gli altri AVI, MPEG,QuickTime
Flash, GIF animate, WAV, MP3, JPG, PNG)
Il programma è costituito da quattro moduli principali:
- JClic player
Una volta installato, il player permette di eseguire gli
esercizi di JClic off line ( cioè dall'hard disk del proprio computer , senza
bisogno di essere collegati a internet
- Jclic applet
E' un programma che permette di inserire un'applicazione di
Jclic in una pagina web e di poterla quindi utilizzare in rete.
- JClic author
E' la funzione autore che permette di creare, modificare e
pubblicare in rete le attività e gli esercizi di Jclic.
- JClic reports
E' il modulo che raccoglie e memorizza le informazioni sui
risultati dei singoli alunni. La sua installazione non è necessaria per il
funzionamento degli altri moduli.
- A questo punto vi starete chiedendo:"Ma com'è che
non ne ho mai sentito parlare?"
La risposta è piuttosto semplice: l'interfaccia di JClic ( e
di Clic prima) è disponibile nelle principali lingue europee: inglese,
francese, tedesco e naturalmente nelle lingue della Spagna, ma non è stata
tradotta in italiano. La traduzione nelle lingue straniere è avvenuta
attraverso un progetto (Teleregions SUN2) finanziato dalla Comunità Europea a
cui partecipavano sei grandi regioni europee tra cui la Lombardia, che però ha
deciso che non era il caso di spendere dei soldi per tradurre JClic. Al momento
nessuna delle istituzioni che si occupano di tecnologie didattiche ha pensato
di farlo e certamente quello di JClic non è l'unico caso (ecco due esempi di
programmi didattici che aspettano ancora una traduzione italiana: Squeak e Ooo.Hg).
- Ma non è il caso di scoraggiarsi, chi vuole provare a
prendere in mano JClic può dare un'occhiata a L'angolo di Jclic,
ecco quello che trovate in italiano ( con un po' di pazienza prima o poi arriva
anche qualcos'altro):
- la demo delle attività che è possibile realizzare con JClic (la traduzione non è ancora completa, alcune delle attività devono essere adattate alla lingua italiana, ma l'essenziale si capisce lo stesso): http://nilocram.free.fr/gpages/demo.htm
- un manuale su come creare gli esercizi, pubblicato originariamente da Framasoft: http://nilocram.free.fr/gpages/tutorial_jclic.pdf (708 kb.)
- un sudoku creato con Jclic da Richard Denoun ( l'originale a questo indirizzo:) , tanto per far vedere di che cosa è capace il programma:http://nilocram.free.fr/gpages/sudoku.htm.
- Per finire due osservazioni che riguardano l'uso didattico
di JClic. I file realizzati dal programma sono dei progetti costituiti da
differenti attività: l'insegnante può definire la sequenza in cui le diverse
attività verranno eseguite, ordinandole secondo dei criteri didattici. Il programma
si presta particolarmente all'utilizzo in ambito linguistico( l'ho sperimentato
direttamente imparando un po' di catalano ): la procedura per creare attività
con file sonori è piuttosto semplice; inoltre è possibile riutilizzare attività
create in altre lingue, è possibile tradurre o modificare tutti i messaggi che
contengono le indicazioni per lo svolgimento degli esercizi.
Organizzare e gestire corsi in rete con Moodle
Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning
Environment, ambiente per l'apprendimento modulare, dinamico, orientato ad
oggetti) è unambiente informatico per la gestione di corsi, basato
sull'ideologia costruzionista secondo la quale ogni apprendimento sarebbe
facilitato dalla produzione di oggetti tangibili.
Il suo software è scritto in PHP e Javascript; è open source
e modulare, permettendo quindi a qualunque gruppo di utenti di sviluppare
funzionalità aggiuntive personalizzate.
Storia
Moodle è stato ideato da Martin Dougiamas, un amministratore
di rete alla Curtin University in Australia, laureato in informatica e con un
master di un anno in educazione. L'idea di Moodle nasce dai suoi studi per una
tesi di dottorato, mai realizzata, su L'uso del software libero per aiutare
un'epistemologia costruzionista sociale di insegnamento e apprendimento
all'interno di comunità, con domande riflessive, basate su internet.
Origine del nome
La parola Moodle è un acronimo per Modular Object-Oriented
Dynamic Learning Environment (ambiente di apprendimento dinamico, modulare,
orientato ad oggetti), anche se originariamente la M stava per
"Martin", il nome dell'ideatore.
In diversi Paesi il termine è un marchio registrato da
Martin Dougiamas.
In inglese esiste anche un verbo to moodle, che significa:
oziare, perdere tempo.
Approccio pedagogico
L'ideologia costruzionista alla base di Moodle, dalla quale
è nato lo statunitense "No Child Left Behind Act of 2011", è
evidenziata da vari aspetti del suo sviluppo, come la possibilità di far
inserire e commentare tabelle di dati o wiki agli studenti, o di consegnare e
correggere compiti tramite internet. Per il docente è prevista la possibilità
di visualizzare tutti i log degli studenti e di visualizzare quali non si sono
collegati da più tempo.
Moodle lascia comunque la possibilità all'insegnante di
gestire da sé il proprio corso, anche orientandolo al conseguimento dei
risultati.
Funzionalità
un forum, un blog e una chat
una wiki e un glossario
dei quiz
Moodle può essere utilizzato in diverse lingue e con un
aspetto personalizzato. La sua struttura modulare e l'utilizzo di software
libero permettono inoltre a ciascuno gruppo di sviluppare ed aggiungere
contenuti personalizzati.
Come programma di e-learning, Moodle utilizza
"unità" (Learning object) scritti secondo la versione 1.3 di SCORM
tramite applicativi d'autore.
Specifiche
Moodle può essere utilizzato sui server di rete che
supportano il PHP, dunque sulla maggior parte dei servizi di hosting, come
quelli che utilizzano uno dei sistemi Unix, Linux, FreeBSD, Windows, Mac OS X,
NetWare. Per un utente, Moodle è accessibile tramite qualunque programma di
navigazione internet.
I dati utilizzati da Moodle vengono memorizzati in un
database. La versione 1.6 supportava solo MySQL o PostgreSQL. Dalla versione
1.7, rilasciata nel novembre del 2006, Moodle sfrutta l'astrazione del database,
in modo da rendere possibile l'uso di altri database come Oracle e Microsoft
SQL Server.
fonte: Wikipedia
Il Consiglio d'Istituto: rinnovo, normativa, competenze
Un lavoro certosino del Prof. Paolo Pizzo (segreteria provinciale UIL scuola Catanzaro): 7 schede per orientare docenti, Dirigenti Scolastici, segreterie nelle procedure da mettere in atto per il rinnovo del Consiglio di Istituto.
Guarda la Guida
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Scheda tecnica sul PDL Aprea dell'Unione degli Studenti
La scheda tecnica dell'Unione degli Studenti sul progetto di
legge Aprea, aggiornata agli emendamenti presentati fino all'inizio di
settembre.
Sospensione delle attività non obbligatorie degli insegnanti
Documento modulo della Gilda di Catania per Dichiarare al proprio DS la sospensione delle attività non obbligatorie fino a revoca della proposta di aumento dell'orario di lezione frontale.
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Quanto lavorano gli insegnanti in Italia
Interessante documento della Gilda di Catania che, citando uno studio fatto già nel 2005, fa emergere quanto effettivamente lavorano gli insegnanti in Italia.
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l'art.3 e la morte della Scuola Pubblica
E’ bene che l’opinione pubblica più in generale, e i
genitori e gli studenti della scuola in particolare, sappiano le conseguenze
che comporterebbe la deprecabile approvazione, da parte del Parlamento,
dell’art. 3 del cosiddetto Disegno di “Legge di stabilità 2013”, presentato dal
Governo Monti e attualmente in discussione alla Camera.
Si tratta, in buona sostanza - e tralasciando tutte le altre
nefandezze previste per la scuola - di ciò che, sui media, viene indicato come
l’aumento dell’orario di lavoro (a retribuzione invariata) dei docenti delle
scuole medie, inferiori e superiori, da 18 a 24 ore settimanali.
Ora, premesso che le 18 ore di cui trattasi si riferiscono
soltanto alle cosiddette “lezioni frontali”, e che quindi non tengono in alcun
conto del tempo che i docenti dedicano alle operazioni necessariamente
correlate alle lezioni frontali e cioè: preparazione delle lezioni,
preparazione dei compiti scritti, correzione dei compiti, ricevimento dei
genitori, riunioni di consigli di classe e collegio dei docenti, riunioni di
dipartimento e di commissioni, scrutini e esami di stato, riunione e
partecipazione ad attività extrascolastiche (visite guidate, viaggi
d’istruzione, orientamento, progetti per l’arricchimento e l’ampliamento
dell’offerta formativa, ecc.), gli aspetti più sconvolgenti che un eventuale
aumento di ben 6 ore di orario settimanale (con tutto quel che ne consegue in
termini di tempo in più da dedicare alle attività sopra elencate), sarebbero i
seguenti:
1) innanzitutto
una lesione del principio costituzionale dell’eguaglianza (art. 3 della
Costituzione). In effetti si può anche comprendere che, in determinate
circostanze di grave difficoltà per l’intero Paese, il Governo possa chiedere
ai cittadini di lavorare un certo numero di ore in più, non retribuite,
finalizzate al ristabilimento dei conti pubblici e alla ripresa dell’economia.
Ma perché chiedere, anzi imporre dall’alto senza alcuna contrattazione, tale
“contributo di solidarietà sociale” ad una sola categoria di lavoratori? Perché
non chiederlo a tutte le categorie, come sarebbe più giusto ed accettabile?
2) in secondo
luogo la lesione ad un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica,
quel principio che stabilisce che, a parità di prestazione lavorativa,
corrisponda un compenso commisurato alla quantità effettiva di lavoro
effettuato (art. 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo,
approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948). Fu in nome di questo principio che, il
4 e il 5 agosto del 1789, i membri dell’Assemblea Costituente francese (ex
Assemblea degli Stati Generali) abolirono con due decreti i cosiddetti “diritti
feudali”, i diritti vantati dai nobili nei confronti dei contadini. Tra questi
diritti, di origine medievale, quelli più odiati dai contadini erano le
cosiddette “corvèes”, vale a dire prestazioni di lavoro gratuite nei campi
gestiti direttamente dal signore feudale. Dopo di allora nessuno, in un paese
occidentale, ha mai più osato richiamare in vita le corvèes; nessuno,
ovviamente, prima del Governo Monti. L’aspetto più stupefacente è che questo
Governo è formato da professori universitari, cioè persone che, per la loro
formazione, dovrebbero ben conoscere i principi e la storia e l’evoluzione
della nostra civiltà giuridica; persone, oltretutto, che sostengono di voler
modernizzare e rendere competitivo il Paese. Modernizzare significa ritornare
al Medioevo? Di fronte a questo paradossale e anacronistico “ritorno al
passato” non si può non insorgere, e non soltanto noi professori che siamo i
soggetti direttamente colpiti da questo insensato provvedimento, ma tutti
coloro che hanno a cuore la civiltà. Anche perché, se passano le corvèes per i
professori, chi ci garantisce che, nel prossimo futuro, non saranno estese
anche ad ogni altra categoria? E i giovani in procinto di entrare sul mercato
del lavoro, quanti anni di corvèes assolute (cioè lunghi periodi di lavoro
iniziale privi del tutto di retribuzione) dovranno sopportare prima di poter
vedere un misero salario?
3) In terzo
luogo, l’aumento dell’orario a 24 ore, oltre a comportare la perdita di altri
30.000 posti di lavoro (tutti quei colleghi precari che adesso garantiscono la
copertura dei cosiddetti spezzoni di cattedra) significherebbe un colpo
tremendo per la qualità della scuola. Immaginate, infatti, un docente costretto
a fare 24 ore di lezioni frontali, seguite da altre 20-24 ore di attività
correlate, senza oltretutto essere retribuito per l’enorme carico di
plus-lavoro, con un contratto bloccato dal 2009, con gli scatti di anzianità
bloccati fino al 2017, con uno stipendio quindi eroso dall’inflazione e dalle
aumentate aliquote IRPEF regionali e comunali, con l’aumento fino a 6 anni
dell’età pensionabile (per effetto della Riforma Fornero sulle pensioni);
ebbene: cosa potete aspettarvi da questo “povero cristo” maltrattato e
frustrato, malpagato e deriso? Una migliore e più competitiva qualità
didattica? Come può il ministro Profumo dichiarare, impunemente, che i
provvedimenti che il Governo sta varando “tendono alla valorizzazione della
professione docente”? Questi provvedimenti, in realtà, significano una cosa
sola: la morte definitiva della scuola pubblica, a tutto vantaggio della scuola
privata, alla quale, tra l’altro, lo stesso disegno di legge di stabilità,
assicura per il 2013 altri 233 milioni di euro. Si toglie alla scuola pubblica,
si regala alla scuola privata. Operazione degna di un moderno Robin Hood alla
rovescia (si toglie ai poveri per donare ai ricchi).
Ecco perché la lotta dei professori contro questo iniquo
provvedimento dovrebbe essere sostenuta e diventare la lotta di tutti gli
italiani che hanno a cuore le sorti del Paese: sono in gioco principi
costituzionali, principi di civiltà giuridica, il futuro dei nostri giovani. In
un Paese dove vengono calpestati, in una volta sola, i diritti fondamentali dei
cittadini, il futuro dei giovani e l’istruzione, tutto può venire calpestato,
anche le più elementari libertà. Evitiamolo.
di Francesco Sirleto (docente liceo classico Benedetto da Norcia) -23/10/2012
fonte: http://www.abitarearoma.net
10 anni di affossamento della Scuola Pubblica
Era il 2003, Letizia Moratti allora a capo del, così
ribattezzato, Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (da
cui fece cancellare l’essenziale aggettivo di “pubblica”, primo di innumerevoli
danni fatti al sistema statale della formazione), impose per decreto
l’accorpamento delle cattedre, per realizzare l’attuale orario di 18 ore per
tutti.
Per capirci, prima di allora l’orario di ciascuna disciplina
era commisurato alle esigenze del tipo di istituto in cui veniva insegnata e,
se avanzavano alcune ore, queste rimanevano a disposizione della scuola per
coprire le assenze: per esempio al liceo scientifico la cattedra di filosofia e
storia era di 15 ore più 3 a disposizione e il docente poteva, così, coprire
completamente un solo corso del triennio.
Ebbene, questo provvedimento, calato dall’alto e attuato
nella stessa logica dell’articolo 3 del ddl di stabilità, ebbe devastanti
effetti a catena:la perdita della continuità didattica per il cambiamento del
docente, la divisione tra due insegnamenti di materie tradizionalmente
abbinate, come matematica e fisica, italiano e latino, storia e filosofia, lo
spezzettamento casuale di cattedre come quella di Lingua straniera.
Vi furono proteste fin da allora, ma furono vane e
inefficaci.
Nel frattempo ci siamo assuefatti al nuovo sistema, ma la
qualità del lavoro e di conseguenza anche quella dell’apprendimento è andata
progressivamente peggiorando, nonostante i nostri sforzi di tenere insieme un
edificio sempre più pericolante.
Si sono creati paradossi come quello per cui un docente di
matematica, o di filosofia, o di lettere può avere alcune classi per un anno e
perderle quello successivo, tanto che ve ne sono molte, anche in questo liceo,
che cambiano quasi tutti i professori pressoché ogni anno, perfino al quinto in
cui c’è l’esame di stato.
Dopo Moratti, il processo di affossamento della scuola
pubblica statale era avviato e, nonostante la parentesi Fioroni del secondo
governo Prodi che rinominò il nostro ministero Pubblico, si arrivò a bomba,
attraverso il tunnel dei neutrini del Gran Sasso a Mariastella Gelmini e al suo
capolavoro, la legge Aprea, fino ad approdare al tecnico Profumo che, volendo
risparmiare, ha infine riacceso la fiamma della nostra protesta, che è appena
all’inizio.
Questo è il testo del mio intervento all'assemblea pubblica
del Talete, lo scorso 25 ottobre.
Prof.ssa Paola Mastrantonio
Flash mob di protesta degli insegnanti a Roma del 28/10/2012
Nuovo Flash mob questa mattina 28/10 davanti al MIUR dopo quello già effettuato il 21. Appuntamento a domenica 4 novembre per quello che si sta profilando come un presidio permanente a difesa della scuola.
clicca sulle foto per ingrandirle
Manifestino per flash mob 1440x900 pixel
Manifestino da usare nei flash mob o altro, o anche come sfondo desktop, personalizzabile con il nome della scuola e/o slogan (con paint). Clicca per ingrandire
24 ore di insegnamento, ad oggi (25/10/12) nulla è cambiato
Oggi la V Commissione bilancio della Camera inizierà a esaminare il disegno di legge di stabilità 2013. Il testo presentato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre è già stato modificato dal Presidente dell'Assemblea il 18 ottobre, a seguito del parere espresso dalla V Commissione stessa in merito all'incompatibilità di alcune parti con quanto previsto dall'articolo 11 della legge n. 196 del 31 dicembre 2009.
Le modifiche sono state solo tecniche e non politiche. In poche parole sono state stralciate tutte le parti che prevedevano interventi di carattere ordinamentale e non esclusivamente finanziario.
Per quanto riguarda la scuola nel nuovo testo non compaiono più nell'articolo 3 i commi:
32 (Personale docente dichiarato inidoneo), 33 (Diagnosi funzionale dell'alunno disabile), 35 (Salvaprecari regionale), 36 (Posto per DS o DSGA nelle scuole sottodimensionate), 39 (Uffici scolastici interregionali), 40 (Formazione delle classi nelle scuole paritarie) e 41 (Esami di idoneità).
Mentre continuano a farne parte i commi:
30 - 31 (Funzioni superiori assistenti amministrativi), 37 - 38 (Compensi per le commissioni esaminatrici dei concorsi per docenti), 42 (Aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore nella scuola secondaria), 43 (Ferie personale docente), 44 (Monetizzazione delle ferie ai docenti precari), 45 (Inderogabilità da parte del CCNL), 46 (Distacchi), 47 - 48 (Comandi presso altre amministrazioni), 75 - 76 (Fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica).
Per il momento quindi tutte le norme inserite nel disegno di legge per produrre risparmi continuano a essere presenti. Il comma 42, quello dell'aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore, che produce la quasi totalità dei risparmi, è dunque pienamente confermato.
Nulla è cambiato rispetto al disegno di legge iniziale.
Solo nei prossimi giorni sapremo veramente in che modo la V Commissione intenderà modificare il provvedimento e quali modifiche saranno accolte o imposte dal Governo.
Milano, 24 ottobre 2012
Mario Piemontese su Rete scuole
Le modifiche sono state solo tecniche e non politiche. In poche parole sono state stralciate tutte le parti che prevedevano interventi di carattere ordinamentale e non esclusivamente finanziario.
Per quanto riguarda la scuola nel nuovo testo non compaiono più nell'articolo 3 i commi:
32 (Personale docente dichiarato inidoneo), 33 (Diagnosi funzionale dell'alunno disabile), 35 (Salvaprecari regionale), 36 (Posto per DS o DSGA nelle scuole sottodimensionate), 39 (Uffici scolastici interregionali), 40 (Formazione delle classi nelle scuole paritarie) e 41 (Esami di idoneità).
Mentre continuano a farne parte i commi:
30 - 31 (Funzioni superiori assistenti amministrativi), 37 - 38 (Compensi per le commissioni esaminatrici dei concorsi per docenti), 42 (Aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore nella scuola secondaria), 43 (Ferie personale docente), 44 (Monetizzazione delle ferie ai docenti precari), 45 (Inderogabilità da parte del CCNL), 46 (Distacchi), 47 - 48 (Comandi presso altre amministrazioni), 75 - 76 (Fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica).
Per il momento quindi tutte le norme inserite nel disegno di legge per produrre risparmi continuano a essere presenti. Il comma 42, quello dell'aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore, che produce la quasi totalità dei risparmi, è dunque pienamente confermato.
Nulla è cambiato rispetto al disegno di legge iniziale.
Solo nei prossimi giorni sapremo veramente in che modo la V Commissione intenderà modificare il provvedimento e quali modifiche saranno accolte o imposte dal Governo.
Milano, 24 ottobre 2012
Mario Piemontese su Rete scuole
La mia esperienza di insegnante a 24 ore
Pochi ricordano che
le 24 ore di insegnamento nella scuola già esistono. Sono una possibilità di
aumento delle ore, volontaria, che ogni docente ha fino ad arrivare appunto a
24.
Ogni anno quando il
DS constata che nella scuola sono a disposizione degli spezzoni orari ha il
dovere di proporli ai docenti già presenti nell’istituto prima di inviarli al
Provveditorato per la ricerca di un supplente annuale.
Ora, visto che gli
insegnanti non navigano nell’oro, si penserebbe che su quelle ore c’è
l’arrembaggio. Assolutamente no, la maggioranza delle volte le ore tornano al
Provveditorato che da parte sua provvede ad assegnarle.
Non avevo mai capito
il perché di questo “spreco” finché non è toccato a me.
Una decina di anni fa nella mia scuola media, in una borgata
di Roma, si erano rese disponibili 6 ore di Educazione Tecnica (ancora si
chiamava così) che furono proposte agli insegnanti della scuola. Tutti le
rifiutarono compreso io, più per imitazione che per convinzione.
Iniziò quindi la ricerca da parte del provveditorato di un
supplente a cui assegnarle. Niente, dopo un mese e mezzo il supplente non si
trovava. Era accaduto che dopo l’accorpamento della cattedra di Educazione
Tecnica si era creato un tale soprannumero di insegnanti che nessuno si era
dedicato a fare supplenze su quella materia certo che non ne avrebbe trovate.
Così, verso la fine
di ottobre, un po’ pregato e un po’ obbligato, accettai di farle io.
Senza entrare troppo nel dettaglio vado subito alle
conclusioni: è stata un’esperienza devastante che mi ha fatto giurare, arrivato
all’agognato termine, che non l’avrei più rifatta.
Non esagero, ricordo solo che gli ultimi mesi sono andato
avanti a Red Bull. Ricordo gli sfottò dei colleghi che mi vedevano berla in
sala professori, alle ultime ore, e la scorta che avevo nel cassetto.
E avevo meno di 50 anni. E avevo 3 ore per classe (quindi 9
classi) e non 2 ore come ha Tecnologia adesso.
Se dovessi insegnare ora per 24 ore avrei 12 classi, quindi circa
300 alunni e 4 terze da portare agli esami. A quasi 60 anni e con
la prospettiva di dover arrivare a 66, se non a 67.
No grazie, ho già provato. Non ho neppure il piacere di scoprire
cosa significhi avere 24 ore d’insegnamento.
Qui non si tratta di sogni infranti o di cultura negata o di
delusione esistenziale. Qui si tratta di pura, “animale” resistenza fisica,
imparagonabile con qualsiasi altro lavoro intellettuale. Ed ho parlato solo
delle 24 ore di insegnamento frontale, poi c’è tutto il resto di cui non parlo
per non tediarvi ma che conoscete bene.
Se passasse questo provvedimento l’unica soluzione per me
sarebbe o il part time o le dimissioni volontarie.
E parliamo dell’aspetto economico
Lo so..lo so che non c’è alcun aspetto economico nel provvedimento
ma, tanto per capire quanto ci estorcerebbero, vi spiego quello che ho
percepito per quelle 6 ore.
Per un periodo di
tempo che va dal 1 novembre alla fine delle lezioni ha preso 7050 € lordi che,
dopo tasse e detrazioni varie, sono diventate circa 3950 (il 44% in meno). E mi
dicono che adesso tasse e detrazioni sono arrivate al 47% (che fortuna che ho
avuto!).
Facendo le debite proporzioni ad occhio e croce se iniziassimo
dal 1 settembre a fare 24 ore ci estorcerebbero oltre 5000€ netti! Ovvero 420€
al mese. Scusate se è poco. E in più avremmo la Red Bull a nostro carico,
speriamo almeno che la rendano mutuabile.
Documento dell’assemblea autoconvocata degli insegnanti di Genova e provincia
"Dopo i durissimi attacchi alla scuola statale dei governi precedenti, molti Docenti avevano sperato che un governo di professori avrebbe, finalmente, considerato la scuola fondamentale e centrale, e non solo a parole, per la ripresa del Paese. Purtroppo la speranza si è dimostrata nuovamente mal riposta. Ancora tagli agli organici. Otto anni di blocco sugli stipendi (con perdita dal 2006 del 25% del potere d’acquisto), senza più nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale.
Un patente disprezzo per il quotidiano lavoro dei Docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino ad stabilire, senza nessuna consultazione né trattativa ed in spregio al CCNL, un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale a parità di retribuzione, un’ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. Se tale scriteriata idea è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Il tutto sembra rientrare nella tecnica tutta politica di depauperare i lavoratori e di togliere ai giovani finanche la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale.
Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”: legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all’inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale istituita dalla Costituzione.
Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell’Autonomia» al posto dell’attuale Consiglio d’Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 […]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell’interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell’Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l’amministrazione dell’Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell’esercizio del diritto allo studio.
Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola.
E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei Docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)».
Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la “qualità” della scuola (art. 8)». Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l’Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz.
L’articolo 10 prevede l’opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che queste «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)».
Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell’Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana.
Pertanto, noi sottoscritti Docenti delle scuole di Genova e provincia , nella piena consapevolezza dei nostri diritti, delle nostre prerogative in ambito pedagogico-didattico e, soprattutto, della nostra dignità, rifiutiamo con forza la politica governativa sulla Scuola, e invitiamo i Colleghi di tutte le Scuole d’Italia a respingere con tutte le proprie forze il Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”, nel nome della Costituzione, delle leggi tuttora vigenti, della libertà di insegnamento, della libertà di pensiero, della libertà di apprendimento.
Rifiutiamo la logica, neoliberista ed antiliberale, che ha spinto il Presidente del Consiglio a tagliare ulteriori fondi alla Scuola Statale e a dichiarare, nell’agosto scorso, che «Il governo non farà mancare alle scuole non statali, cui riconosce una essenziale funzione, il necessario sostegno economico». Se questa logica prevalesse, se fosse varata la controriforma che il Ddl 953 prefigura, noi Docenti non saremmo più liberi di decidere che cosa insegnare e come (con gravissimo pregiudizio per il progresso culturale e civile di questo Paese); il potere discrezionale dei Dirigenti Scolastici aumenterebbe enormemente (alla faccia della “autonomia”); la didattica verrebbe decisa non più dai Docenti, ma dai privati esterni.
Invitiamo tutti i lavoratori della Scuola ad adottare ogni possibile e legale forma di lotta per impedire che questo scempio della comune libertà avvenga; a restituire le tessere di quei sindacati e di quei partiti politici che questo scempio non respingeranno esplicitamente e fattivamente. Invitiamo sempre le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.
Invitiamo i genitori e i cittadini a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale. Altrimenti, il destino delle nostre scuole e dei nostri figli sarà in balia di poteri economici e dei loro ricatti clientelari. Inoltre, le scuole dei territori più poveri verranno ulteriormente impoverite, perché lo Stato non sarà più il principale finanziatore dell’istituzione scolastica.
Invitiamo gli studenti, nostri alunni e nostri figli, a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale: per non avere Docenti ricattati, demotivati e costretti a diventare trasmettitori di quanto imposto da forze esterne; per far valere ancora le proprie ragioni nei Consigli di Classe; per impedire che ogni scuola abbia il proprio regime, e che i diritti degli studenti non siano più garantiti.
I docenti riuniti in assemblea propongono a tutti i colleghi e ai lavoratori delle scuole genovesi le seguenti forme di lotta ( da adottare in toto o solo in parte):
:
1) blocco delle attività extracurricolari (cordinamento di classe e di dipartimento, progetti, commissioni, uscite e viaggi di istruzione, e tutto quanto non espressamente previsto dal CCNL);
2) blocco delle nuove adozioni dei libri di testo;
3) organizzare una giornata o più giornate di autogestione delle scuole insieme agli studenti, durante le quali i docenti svolgano attività didattica alternativa spiegando agli studenti e alle famiglie la gravità dell’ attacco in corso alla scuola pubblica e l’ importanza della sua difesa;
4) non partecipare al Festival della Scienza;
5) valutare la possibilità di un ricorso al TAR;
6) blocco degli scrutini del primo quadrimestre e finali;
7) rifiuto di collaborare ai test INVALSI;
8) organizzare una manifestazione cittadina insieme a studenti, genitori e cittadini in occasione della giornata inaugurale del “Salone dell’orientamento”.
Invitiamo le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.
Chiediamo, inoltre, a tutte le organizzazioni sindacali di sostenere e fare proprie queste nostre proposte, altrimenti ci vedremo costretti a restituire le nostre tessere e revocare l’iscrizione al sindacato.
I docenti presenti hanno anche deciso di riconvocarsi in assemblea in data 5 novembre p.v. alle h. 14.30".
Genova, 19/10/2012
Un patente disprezzo per il quotidiano lavoro dei Docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino ad stabilire, senza nessuna consultazione né trattativa ed in spregio al CCNL, un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale a parità di retribuzione, un’ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. Se tale scriteriata idea è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Il tutto sembra rientrare nella tecnica tutta politica di depauperare i lavoratori e di togliere ai giovani finanche la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale.
Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”: legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all’inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale istituita dalla Costituzione.
Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell’Autonomia» al posto dell’attuale Consiglio d’Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 […]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell’interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell’Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l’amministrazione dell’Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell’esercizio del diritto allo studio.
Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola.
E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei Docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)».
Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la “qualità” della scuola (art. 8)». Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l’Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz.
L’articolo 10 prevede l’opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che queste «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)».
Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell’Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana.
Pertanto, noi sottoscritti Docenti delle scuole di Genova e provincia , nella piena consapevolezza dei nostri diritti, delle nostre prerogative in ambito pedagogico-didattico e, soprattutto, della nostra dignità, rifiutiamo con forza la politica governativa sulla Scuola, e invitiamo i Colleghi di tutte le Scuole d’Italia a respingere con tutte le proprie forze il Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”, nel nome della Costituzione, delle leggi tuttora vigenti, della libertà di insegnamento, della libertà di pensiero, della libertà di apprendimento.
Rifiutiamo la logica, neoliberista ed antiliberale, che ha spinto il Presidente del Consiglio a tagliare ulteriori fondi alla Scuola Statale e a dichiarare, nell’agosto scorso, che «Il governo non farà mancare alle scuole non statali, cui riconosce una essenziale funzione, il necessario sostegno economico». Se questa logica prevalesse, se fosse varata la controriforma che il Ddl 953 prefigura, noi Docenti non saremmo più liberi di decidere che cosa insegnare e come (con gravissimo pregiudizio per il progresso culturale e civile di questo Paese); il potere discrezionale dei Dirigenti Scolastici aumenterebbe enormemente (alla faccia della “autonomia”); la didattica verrebbe decisa non più dai Docenti, ma dai privati esterni.
Invitiamo tutti i lavoratori della Scuola ad adottare ogni possibile e legale forma di lotta per impedire che questo scempio della comune libertà avvenga; a restituire le tessere di quei sindacati e di quei partiti politici che questo scempio non respingeranno esplicitamente e fattivamente. Invitiamo sempre le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.
Invitiamo i genitori e i cittadini a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale. Altrimenti, il destino delle nostre scuole e dei nostri figli sarà in balia di poteri economici e dei loro ricatti clientelari. Inoltre, le scuole dei territori più poveri verranno ulteriormente impoverite, perché lo Stato non sarà più il principale finanziatore dell’istituzione scolastica.
Invitiamo gli studenti, nostri alunni e nostri figli, a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale: per non avere Docenti ricattati, demotivati e costretti a diventare trasmettitori di quanto imposto da forze esterne; per far valere ancora le proprie ragioni nei Consigli di Classe; per impedire che ogni scuola abbia il proprio regime, e che i diritti degli studenti non siano più garantiti.
I docenti riuniti in assemblea propongono a tutti i colleghi e ai lavoratori delle scuole genovesi le seguenti forme di lotta ( da adottare in toto o solo in parte):
:
1) blocco delle attività extracurricolari (cordinamento di classe e di dipartimento, progetti, commissioni, uscite e viaggi di istruzione, e tutto quanto non espressamente previsto dal CCNL);
2) blocco delle nuove adozioni dei libri di testo;
3) organizzare una giornata o più giornate di autogestione delle scuole insieme agli studenti, durante le quali i docenti svolgano attività didattica alternativa spiegando agli studenti e alle famiglie la gravità dell’ attacco in corso alla scuola pubblica e l’ importanza della sua difesa;
4) non partecipare al Festival della Scienza;
5) valutare la possibilità di un ricorso al TAR;
6) blocco degli scrutini del primo quadrimestre e finali;
7) rifiuto di collaborare ai test INVALSI;
8) organizzare una manifestazione cittadina insieme a studenti, genitori e cittadini in occasione della giornata inaugurale del “Salone dell’orientamento”.
Invitiamo le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.
Chiediamo, inoltre, a tutte le organizzazioni sindacali di sostenere e fare proprie queste nostre proposte, altrimenti ci vedremo costretti a restituire le nostre tessere e revocare l’iscrizione al sindacato.
I docenti presenti hanno anche deciso di riconvocarsi in assemblea in data 5 novembre p.v. alle h. 14.30".
Genova, 19/10/2012
Flash Mob di Protesta dei Professori a Roma il 21 ottobre 2012
Manifestazione domenicale di
centinaia di professori che hanno organizzato oggi a Roma un flash mob (riunione che si dissolve nel giro di poco tempo)
davanti al ministero dell'Istruzione per protestare contro l'aumento a 24 ore
dell'orario di lezione frontale previsto nella legge di stabilità.
Ieri sera i docenti si sono inviati sms con il cellulare per autoconvocare la riunione alle 11 davanti al MIUR. Oltre 200 di loro, senza simboli né di partiti né di sindacati, attraversando la strada da un lato all'altro di viale Trastevere, hanno di fatto bloccato il traffico sia veicolare che su rotaia.
vedi anche:
- Flash mob dei professori al ministero traffico bloccato aTrastevere
- Flash mob dei professori al ministero
Ieri sera i docenti si sono inviati sms con il cellulare per autoconvocare la riunione alle 11 davanti al MIUR. Oltre 200 di loro, senza simboli né di partiti né di sindacati, attraversando la strada da un lato all'altro di viale Trastevere, hanno di fatto bloccato il traffico sia veicolare che su rotaia.
clicca sulle foto per ingrandirle
vedi anche:
- Flash mob dei professori al ministero traffico bloccato aTrastevere
- Flash mob dei professori al ministero
In America si insegna così
Lettera di un insegnante italiano in USA al Blog di Beppe
Severgnini
Caro Beppe/Italians, si e` parlato di scuola in Italia,
cosi` vorrei parlarvi della mia esperienza di insegnante in una scuola
superiore pubblica qui negli USA. Prima di tutto, sappiate che le scuole
(pubbliche) sono molto diverse da stato a stato: stipendi, programmi didattici,
contratti lavorativi etc. Io insegno (matematica) nella regione di
Philadelphia. Prima di venire qui ho insegnato in Italia (superiori), poi nel
South Carolina. Ecco alcuni dati (mi limito al punto di vista dell’insegnante).
1. L’esame di abilitazione lo fai quando vuoi, ed e` (troppo) facile. 2. Non
esistono concorsi: se sei bravo, ti assumono con un regolare colloquio e
lettera/e di raccomandazione (intendo all’americana, cioe` una raccomandazione
oggettiva e verificabile, scritta da ex preside o simile). Spesso ti fanno
insegnare una lezione per vedere come te la cavi in termini di preparazione e
rapporto con gli studenti. 3. Dopo tre anni di servizio “soddisfacente” diventi
“tenior” cioe` di ruolo. 4. La giornata lavorativa e` dalle 7.20 alle 15, dal
lunedi` al venerdi`. Bisogna restare nell’edificio (a parte la scappatina al
bar per un caffe`). Ore di insegnamento attivo (con studenti in classe): 22-23
in settimana, il resto preparazione, correzione temi, sorveglianza, lettura “Italians”
etc… 5. Gli stipendi vanno da $35000 a $98000 lordi l’anno, a seconda degli
anni di servizio e del tipo di laurea (“normale”, master, o phd). Dopo 15 anni
si raggiunge il massimo di anzianita` salariale. 6. Le attivita` dopo scuola
sono remunerate separatamente (molti clubs e sport). 7. Contratto triennale
molto dettagliato, e solo per il nostro distretto scolastico (4 scuole in
tutto). 8. Negli ultimi anni e` diventato molto difficile trovare un posto in
una buona scuola, mentre e` relativamente facile insegnare in aree povere
(rurali o urbane che siano).
Per me il punto 2 e` stato come essere in paradiso. Il punto
4 potra` sembrare pesante, in realta` anche in Italia lavoravo tanto quanto
ora. Saluti,
Massimo Malossini, maxmalossini@gmail.com
fonte: http://italians.corriere.it
Le 6 Ore In Più? Una Furbata Della Ragioneria Generale Per La Casta
Lucida analisi di Oscar Giannino, apparsa su Tempi.it, che, oltre a indurre alla riflessione sulle effettive angherie della casta, la dice lunga sulla effettiva fedeltà del funzionari della Ragioneria della Stato.
Commentando le vessazioni della legge di stabilità a carico soprattutto della povera gente, Giannino afferma: “Quando si scopre che è la Ragioneria generale a decidere di aumentare di 6 ore in assenza di corrispettivo l’insegnamento frontale dei docenti delle medie e superiori, non si sa se ridere o piangere. Così si risparmia sulle supplenze affidate ai precari, certo. Ma comparate questa misura a quanto è successo negli stessi giorni al portafoglio dei mandarini di Stato. La Corte costituzionale ha deciso per loro, e i giudici hanno ringraziato. Gli italiani perdono reddito a livelli record. Ma questo riguarda noi, poveri sudditi. Chi indossa la livrea del sovrano pubblico incassa. Il Tesoro dovrà trovare altri pacchi di milioni per restituire denari a chi dallo Stato ne prende più di 90 mila l’anno. Usciranno come sempre dalle vostre tasche. Mica è solo quella politica, la casta intoccabile.”
Il problema però, secondo Giannino, e che tutto questo meccanismo di restituzione di soldi ai burocrati “puzza di bruciato sin dall’inizio”.
Infatti “quando due anni fa Tremonti chiese un contributo di solidarietà del 5 per cento ai pubblici dirigenti sopra i 90 mila euro, e del 10 sopra i 150 mila” i tecnici della Ragioneria generale, che hanno scritto materialmente la norma, capendo benissimo che si rivolgeva contro di loro, l’hanno formulato con la consapevolezza del vulnus in modo che la Corte non avrebbe potuto fare altro che annullare la legge di solidarietà che li colpiva.
Per Giannino infatti i funzionari della Ragioneria non avrebbero mai potuto “ignorare che andava formulata per bene proprio per evitare di incappare nell’ovvia obiezione di incostituzionalità per lesa eguaglianza.
Invece la norma è stata proprio scritta – da coloro al cui reddito si applicava – strizzando l’occhietto alla Corte. Che, venuto il suo turno, non ha mancato di sparare. “
Ma l’economista aggiunge ancora: “Il punto non è tanto e solo la mancata previsione di un analogo contributo per i dirigenti privati, ma di aver omesso che la soglia del reddito nel pubblico valeva sia per chi è contrattualizzato, sia per chi, come giudici e militari, non ha contratto, sia per chi la superasse per indennità integrative, contrattualizzate o meno.
Capitava così che il taglio scattasse per i dirigenti dell’Agenzia delle entrate, ma non per quelli di Sogei.
Non ci credo che chi ha fatto errori così pedestri sia un somaro.
È un beneficiario interessato ad aggirare un taglio, e ha ottenuto il suo fine. La Corte, per non farci mancare nulla, ha aggiunto anche la restituzione ai giudici degli adeguamenti automatici retributivi – quelli che abbiamo levato ai pensionati al minimo – scrivendo che sono garanzia di «serenità e indipendenza del magistrato».
A questo punto di disperante asimmetria per cui lo Stato prende e il suddito paga, è solo una chicca barocca. Il supremo scherno che gli intoccabili riservano a noi paria.”
E di fronte a quanto sostiene Giannino c’è quantomeno di rimanere allibiti, sia per l’assenso del ministro ad accettare una ulteriore stangata a danno dei docenti e della scuola per favorire funzionari probamente “infedeli”, e sia per l’ulteriore ignobile colpo contro i lavoratori che lavorano e penano e subiscono mazzate per mantenere privilegi, tenori di vita altissimi e benessere a presunti filibustieri sempre all’arrembaggio nelle tasche degli altri.
Più che sconfortante.
Commentando le vessazioni della legge di stabilità a carico soprattutto della povera gente, Giannino afferma: “Quando si scopre che è la Ragioneria generale a decidere di aumentare di 6 ore in assenza di corrispettivo l’insegnamento frontale dei docenti delle medie e superiori, non si sa se ridere o piangere. Così si risparmia sulle supplenze affidate ai precari, certo. Ma comparate questa misura a quanto è successo negli stessi giorni al portafoglio dei mandarini di Stato. La Corte costituzionale ha deciso per loro, e i giudici hanno ringraziato. Gli italiani perdono reddito a livelli record. Ma questo riguarda noi, poveri sudditi. Chi indossa la livrea del sovrano pubblico incassa. Il Tesoro dovrà trovare altri pacchi di milioni per restituire denari a chi dallo Stato ne prende più di 90 mila l’anno. Usciranno come sempre dalle vostre tasche. Mica è solo quella politica, la casta intoccabile.”
Il problema però, secondo Giannino, e che tutto questo meccanismo di restituzione di soldi ai burocrati “puzza di bruciato sin dall’inizio”.
Infatti “quando due anni fa Tremonti chiese un contributo di solidarietà del 5 per cento ai pubblici dirigenti sopra i 90 mila euro, e del 10 sopra i 150 mila” i tecnici della Ragioneria generale, che hanno scritto materialmente la norma, capendo benissimo che si rivolgeva contro di loro, l’hanno formulato con la consapevolezza del vulnus in modo che la Corte non avrebbe potuto fare altro che annullare la legge di solidarietà che li colpiva.
Per Giannino infatti i funzionari della Ragioneria non avrebbero mai potuto “ignorare che andava formulata per bene proprio per evitare di incappare nell’ovvia obiezione di incostituzionalità per lesa eguaglianza.
Invece la norma è stata proprio scritta – da coloro al cui reddito si applicava – strizzando l’occhietto alla Corte. Che, venuto il suo turno, non ha mancato di sparare. “
Ma l’economista aggiunge ancora: “Il punto non è tanto e solo la mancata previsione di un analogo contributo per i dirigenti privati, ma di aver omesso che la soglia del reddito nel pubblico valeva sia per chi è contrattualizzato, sia per chi, come giudici e militari, non ha contratto, sia per chi la superasse per indennità integrative, contrattualizzate o meno.
Capitava così che il taglio scattasse per i dirigenti dell’Agenzia delle entrate, ma non per quelli di Sogei.
Non ci credo che chi ha fatto errori così pedestri sia un somaro.
È un beneficiario interessato ad aggirare un taglio, e ha ottenuto il suo fine. La Corte, per non farci mancare nulla, ha aggiunto anche la restituzione ai giudici degli adeguamenti automatici retributivi – quelli che abbiamo levato ai pensionati al minimo – scrivendo che sono garanzia di «serenità e indipendenza del magistrato».
A questo punto di disperante asimmetria per cui lo Stato prende e il suddito paga, è solo una chicca barocca. Il supremo scherno che gli intoccabili riservano a noi paria.”
E di fronte a quanto sostiene Giannino c’è quantomeno di rimanere allibiti, sia per l’assenso del ministro ad accettare una ulteriore stangata a danno dei docenti e della scuola per favorire funzionari probamente “infedeli”, e sia per l’ulteriore ignobile colpo contro i lavoratori che lavorano e penano e subiscono mazzate per mantenere privilegi, tenori di vita altissimi e benessere a presunti filibustieri sempre all’arrembaggio nelle tasche degli altri.
Più che sconfortante.
di Pasquale Almirante su http://www.tecnicadellascuola.it
Aumento a 24 ore: lettera del Presidente del CiDi Napoli
PROPOSTA INDECENTE
Dopo una ridda di indiscrezioni e di parziali marce indietro sembra che l’articolo che prevede un orario di servizio di 24 ore a parità di stipendio per gli insegnanti della secondaria sia rimasto inalterato nel Disegno di legge che il Governo proporrà al Parlamento, anche se (bontà sua) il ministro Profumo, con i suoi ineffabili colleghi, si mostra disponibile alla discussione e a modifiche, purché “a saldi invariati”.
Ecco, ai nostri governanti la scuola appare così: un limone da spremere finché non avrà più succo, finché resterà avvizzita e inaridita; non basta che abbia contribuito per l’86% al risparmio della spesa statale, che abbia subito il blocco di retribuzioni già in coda a tutte le classifiche europee, forse c’è ancora qualcosa da cavarne.
Peccato! Molti di noi pensavano che il ministro Profumo, un accademico di rilievo, uomo di sinistra (è stato candidato alle primarie del Pd per il comune di Torino), avrebbe potuto ridare slancio ad una scuola falcidiata dai provvedimenti di Gelmini-Tremonti.
Ma così non è stato. Tuttavia dispiace che l’ex-rettore mostri così palesemente di condividere i peggiori pregiudizi brunettiani, che ormai da anni colpiscono la scuola e i suoi operatori.
A quale altra categoria, se non a presunti fannulloni, si potrebbe imporre un incremento di un terzo dell’orario di lavoro a parità di stipendio senza colpo ferire?
Certo, l’orario di lavoro degli insegnanti potrebbe apparire estremamente ridotto, se confrontato con quello previsto da contratti di altre categorie, anche all’interno dello stesso comparto pubblico. Ma, a parte il fatto che l’insegnamento può essere considerato un lavoro certamente usurante, come dimostra il drammatico incremento della sindrome di burn-out tra gli insegnanti, e che il contratto di lavoro prevede comunque 40+40 ore di impegno collegiale (ma forse il Ministro le considera un’inutile perdita di tempo, o un modo di impiegare amenamente le giornate), chi può credere, se non un osservatore prevenuto e distratto, che l’impegno dell’insegnante si riduca alle lezioni? E non vanno preparate? Magari con quelle slides e con quegli strumenti digitali che tanto piacciono al Ministro? E i compiti in classe? Non vanno elaborati e corretti? E giudicati e valutati? E commentati e magari riproposti? Ormai quasi tutte le discipline (anche Educazione Fisica) prevedono alle superiori il doppio voto, orale e scritto (un residuo ottocentesco che ormai andrebbe superato).
E la personalizzazione, l’individualizzazione, la laboratorialità, la collegialità, la condivisione, lo sviluppo delle competenze, di cui sono pieni i documenti ministeriali, sono vuote parole, l’ultima frontiera del burocratese scolastico, l’ennesima riforma gattopardesca del “tutto deve cambiare perché nulla cambi”, o richiedono da parte degli insegnanti impegno, riflessione, progettazione, collaborazione, che certo non possono mettersi in atto tra i muri di una classe e in presenza degli studenti, ma nei (rari) spazi di collegialità, o, più spesso, in riunioni informali, già oggi gratuite e volontarie, a casa, al telefono, al computer?
Insomma, caro ministro Profumo, o lei ha una visione ottocentesca della scuola (tablet a parte), o davvero crede che gli insegnanti siano una pletora di fannulloni (da smuovere, ipse dixit, col bastone e la carota, ma più bastone), oppure sta raccontando l’ennesima favola in cui la scuola ha il ruolo del capro espiatorio.
Piuttosto che modificare ex-lege un contratto vigente si discuta seriamente con i sindacati, con l’associazionismo, con il mondo della scuola tutto, su un nuovo modello di scuola, ma che sia davvero nuovo, negli spazi, nei tempi, negli strumenti.
Che nel contratto della scuola molto vi sia di obsoleto e di non rispondente ad una idea di scuola moderna ed efficace, è vero. Ma ciò non va a vantaggio degli insegnanti, come molti pensano, quasi consentisse un impegno relativo, con molto tempo libero e tre mesi di ferie. Piuttosto, va a loro detrimento, perché impedisce un reale apprezzamento dell’impegno che il lavoro scolastico richiede e ne rende impossibile la precisa quantificazione.
Credo che molti insegnanti sarebbero favorevoli ad un orario lungo, con uno stipendio congruo, in cui fossero concentrate tutte le incombenze che il loro lavoro richiede, dalla preparazione delle lezioni e dei compiti alla loro correzione, in luoghi adeguatamente attrezzati, agli incontri con gli studenti e le famiglie, agli interventi di approfondimento e recupero.
Ma questo significherebbe un reale investimento per la qualità. Sarebbe interessante conoscere quale partito sia disposto a dichiararsi favorevole ad una prospettiva del genere, ora che le elezioni sono vicine.
E poi, queste sei ore in più non si inserirebbero certo in una prospettiva didattica, di organico funzionale, da impiegare secondo le esigenze del progetto formativo di istituto, così da permettere ad esempio compresenze o articolazioni diversificate del gruppo classe, ma sarebbero da spendere in un’ottica meramente frontale, per coprire spezzoni vacanti o colleghi assenti, finendo così per rendere più ardue le condizioni di lavoro, svilendo la qualità dell’insegnamento, e per danneggiare i precari e i giovani, ai quali pure il ministro dichiara di voler aprire le porte della scuola con il concorso appena bandito.
Insomma, un pasticcio da rispedire al mittente, e di cui chiedere una indiscutibile bocciatura alle forze politiche in cui ci riconosciamo, che avranno qui un significativo banco di prova pre-elettorale.
Infine, un’ultima beffa: il Ministro ha dichiarato che i risparmi realizzati serviranno per migliorare la sicurezza delle scuole e per arricchire la formazione degli insegnanti (magari mediante gli immancabili tablet, che sembra il ministero si stia preparando ad acquistare in larga scala). Ma formazione dei dipendenti e sicurezza degli edifici non sarebbero dovere di un efficace datore di lavoro? O forse sono i lavoratori a doverseli pagare di tasca propria, come sembra suggerire il ministro? Sarebbe come se gli operai delle industrie emiliane, i cui capannoni sono crollati per le scosse di terremoto, li riedificassero a proprie spese attraverso trattenute sullo stipendio.
Che la scuola italiana si regga sulle spalle degli insegnanti lo sappiamo già da tempo, ora, teste Profumo, la metafora diventa verità letterale.
Antonio Maiorano
(Presidente Cidi Napoli)
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